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«Il Relitto di Cetraro non è il Catania»

6 febbraio 2010

«Il relitto di Cetraro non è il Catania» lo afferma il giornalista Gianni Lannes che sostiene di averne le prove, smentendo le dichiarazioni della ministro Prestigiacomo.

Gianni Lannes sarà in Calabria dal 9 al 12 febbraio per la presentazione del suo libro “Nato: colpito e affondato”. Con lui parleremo di Navi dei Veleni, Segreti di Stato…e mostrerà le prove delle sue affermazioni sul “Catania”.

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Gianni Lannes, giornalista scortato dalla polizia di Stato per i numerosi attentati subiti durante le sue inchieste giornalistiche, non solo sulle “navi dei veleni”, sarà in Calabria

9 febbraio: Amantea (CS) Mediterraneo Palace Hotel ore 19,00

10 febbraio: Cosenza – Unical aula Filol8 ore 10,30 – Libreria Ubik ore 17,00

11 Febbraio: Cetraro (CS) – Palazzo del Trono – ore 18,00

12 febbraio: Reggio Calabria – sede dell“Associazione piccola Opera  Papa Giovanni Onlus”- ore 17,00

di seguito l’intervista di Lannes su Navi dei Veleni:
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su Gianni Lannes
C’è una nota ora, sul sito del giornale web TerraNostra (www.italiaterranostra.it), che meglio di tante parole può dare la misura della miseria morale in cui siamo sprofondati; perché chi nel nostro Paese ha ancora il coraggio e la dedizione per affrontare la lotta alle organizzazioni criminali, per affermare il bene della libertà di informazione e di parola, il bene della dignità che si oppone agli abusi di ogni potere, viene sempre più spesso lasciato solo a sostenere il peso di una lotta generosa ma sconveniente.

“Siamo liberi, indipendenti e incondizionabili, ma il direttore non mette a repentaglio la vita e l’incolumità dei suoi collaboratori (alcuni dei quali già minacciati). Da oggi le pubblicazioni saranno congelate – fino a quando non percepiremo dei segnali positivi – poiché lo Stato di diritto è andato a farsi friggere ed il governo Berlusconi se ne infischia dei cittadini onesti”.

Pubblicazioni sospese, nome dei collaboratori oscurato. Un’intera redazione che deve entrare in clandestinità. Il fatto che dei giornalisti si debbano autoimporre il silenzio a causa di intimidazioni e attentati volti proprio a estorcerglielo, è la prova agghiacciante di una sconfitta comune. E’ una nostra sconfitta. Il segno di una rotta generale della società italiana davanti alla ferocia del potere criminale che non si pone più limiti, davanti all’indifferenza connivente di istituzioni a cui nemmeno il più ottimista di noi può più fare sconti. E’ uno dei sintomi della peste civile che ci affligge, trionfante.

TerraNostra è un giornale web davvero bello. Lo scrivo con una doppia amarezza, perché purtroppo l’ho scoperto solo da poco, imbattendomi nelle notizie sulle numerose intimidazioni mafiose a Gianni Lannes, direttore di TerraNostra. La sospensione di questa testata è una ferita bruciante nel tessuto vivo della nostra esistenza civile, e tanto più bruciante quanto ignorata e passata sotto silenzio dalla maggioranza dei media nazionali.

La mobilitazione, i pochi (troppo pochi) attestati di solidarietà a Lannes e alla sua redazione, non sono finora serviti.

Il 2 luglio l’automobile di Lannes è stata incendiata; il 23 luglio, un sabotaggio ai freni; poi, l’esplosione di un’altra autovettura. E poi le lettere minatorie, “Lannes sei morto”, le minacce continue. La Prefettura di Foggia non intende assegnargli una scorta.
Meglio attendere che Lannes venga ammazzato sul serio, per potersi poi commuovere retoricamente una volta resolo innocuo. Vengono alla mente altri nomi: Siani, Rostagno, Mario Mauro, Ilaria Alpi, Maria Grazia Cutuli. Un elenco lunghissimo di giornalisti caduti armi in pugno sul loro campo di battaglia, e quasi sempre sembra trattarsi di fuoco amico. Un elenco che sembra infinito. Un muro del pianto della libera informazione italiana, davanti al quale sempre più persone dovrebbero fermarsi per riflettere, interrogarsi.

“Insomma, devono ammazzarmi affinché poi qualcuno possa retoricamente strapparsi i capelli.
Comunque, a filo di memoria, rammento che il marcio è allocato proprio in prefettura. Prove alla mano, basta rileggersi quanto ho scritto e pubblicato – nel settembre 2007 – sul mensile Narcomafie di don Luigi Ciotti, a proposito di tale Michele Di Bari, intoccabile ed eterno vice prefetto. In quella specifica inchiesta giornalistica è spiegato proprio tutto. Ecco perché non intendono proteggermi. Francamente non so a che punto sia l’indagine dell’autorità giudiziaria sugli attentati che ho subito.”

Le parole di Gianni Lannes sul suo lavoro e sulla sua vicenda meriterebbero attenzione e spazio infinitamente maggiore di quello che hanno avuto finora. Per questo segnalo la bellissima intervista a Lannes reperibile sull’altrettanto bellissimo blog di Antonella Beccaria, da cui ho tratto la precedente citazione.

Grande giornalista, Gianni Lannes. Free lance, autore di inchieste importantissime, sempre su argomenti che i potentati politici e finanziari d’Italia (e non solo) hanno tutto l’interesse a mantenere nel silenzio: i coinvolgimenti segreti della NATO sul territorio italiano, il traffico d’armi, il traffico di rifiuti tossici, l’assassinio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, le ecomafie e le navi dei veleni, la speculazione e i reati ambientali connessi alla costruzione di superstrade e inceneritori come quello targato Marcegaglia in Puglia. E poi ancora: le multinazionali come l’Eni, la Barilla, e i loro lati oscuri.

Un grande giornalista, che fa quello che un giornalista dovrebbe fare; che dovrebbe essere portato in palmo di mano dagli editori, additato come esempio da seguire per i giovani apprendisti, interpellato e valorizzato. Le sue inchieste meriterebbero la prima serata, la prima pagina; perchè
la finalità vera, più autentica, di chi sceglie la verità come professione è precisamente quella di tenere aperto uno spazio di libertà di azione, coscienza e parola per tutti noi, perchè solo all’interno di un luogo simile, sempre più necessario quanto più utopico e distante in questa nostra Italia, solo all’interno di un luogo simile noi possiamo vivere da cittadini, da uomini liberi.

Per questo la sospensione di un sito come TerraNostra colpisce tutti noi indiscriminatamente, compresi coloro i quali ne ignoravano l’esistenza, perché va a minare e a far crollare buona parte di quelle libertà e di quei diritti su cui anche i più inconsapevoli fondano la propria esistenza.

Un uomo con la sua parola può molto, perché la parola ha il potere reale e performativo di modellare il mondo che ci circonda, il mondo di chi a quella parola sa e vuole prestare ascolto per cercare di capire.
Se attorno a lui e ai pochi come lui cala il silenzio, se trionfano la diffidenza, l’isolamento, l’ignavia, ogni potenzialità di miglioramento si perde, e le parole migliori rischiano di svanire come gocce inghiottite dal deserto. Questo è quello che sta accadendo quotidianamente nel nostro Paese. Una sconfitta di TerraNostra sarebbe la sconfitta della nostra terra, usurpata dagli abusi e dalle tresche di clan, logge e consorterie di partito. La nostra libertà rischia sempre più di essere svenduta e assassinata per favorire mafie e oltraggiosi capitani d’industria, criminali e utilizzatori finali di ogni sorta.
Gianni Lannes ha deciso che la sua parola non si lascerà assassinare impunemente, la sua parola venderà cara la pelle. Tocca a noi decidere cosa fare della nostra parola, e con essa della nostra vita.

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