«Urge la bonifica dell’Oliva»
Nel corso dell’incontro “La bonifica del territorio per il lavoro e il futuro della Calabria” organizzato dalla Cgil, arrivano richieste e proposte per le istituzioni che devono ocuparsi del risanamento del territorio
AMANTEA – «Urge la bonifica dell’Oliva» è il coro quasi unanime che si è levato dalla sala consiliare del comune di Amantea il 22 dicembre scorso, nel corso dell’incontro organizzato dalla Cgil, “La bonifica del territorio per il lavoro e il futuro della Calabria”. “Quasi” perché c’è qualcuno, come il sindaco di Aiello Calabro Franco Iacucci, a cui non basta sapere che vi sono rifiuti seppelliti ma bisogna approfondire, capire cosa vi è stato interrato, perché «la procura non ci ha mai comunicato i dati delle analisi e abbiamo dovuto apprendere dai giornali le notizie sull’Oliva».
I risultati delle analisi, almeno in parte, sono invece stati acquisiti dal Comitato De Grazia che ne ha fatto formale richiesta ad ottobre alla Procura versando le relative imposte di cancelleria. Analisi che confermano la presenza di metalli pesanti, fanghi industriali, idrocarburi e la presenza pressoché inspiegabile di elementi radioattivi come il cesio137. Rifiuti industriali dalla dubbia provenienza e stimati in circa 100mila tonnellate. Ma aldilà di qualche distinguo nella forma, la sostanza non cambia perché sindacato, ambientalisti, giornalisti, esperti, imprenditori e i sindaci di Amantea e Aiello ritengono che bisogna fare uno sforzo comune per ottenere il risultato più importante, ora che siamo all’epilogo di una storia lunga quasi trent’anni, ottenere la bonifica del territorio appunto, i cui mali ambientali potrebbero essere tra le cause dei tanti tumori diffusi tra la popolazione del basso Tirreno cosentino.
Sulla necessità del risanamento del territorio è stato incisivo l’intervento di Demetrio Metallo, albergatore ai vertici della Confindustria regionale, disposto a rinunciare ai fondi destinati al settore (come quelli delle fiere per esempio stimati in qualche milione di euro) per destinarli alla bonifica quanto mai necessaria per far ripartire anche l’immagine e quindi l’economia del territorio.
Ma per far raggiungere tali obiettivi le istituzioni locali devono schierarsi al fianco dei cittadini per spingere le autorità competenti, come Governo e Regione, ad investire i fondi necessari al risanamento del territorio. Ma le istituzioni, come ha ribadito Silvio Greco, non sempre remano nella direzione della verità, soprattutto quando si tratta di traffici e smaltimento di rifiuti. E lui ne ha avuto conferma quando da assessore regionale all’ambiente si è occupato dell’Oliva e del relitto ritrovato nei fondali di Cetraro. In quell’occasione si è scontrato con dei veri e propri muri di gomma.
Anche sui risultati delle analisi dell’Oliva c’è molta contraddizione. L’Ispra, l’Arpacal, le Arpa di altre regioni, il Cnr, i consulenti della procura e gli altri istituti di ricerca che hanno partecipato ai lavori non hanno un uguale metro di lettura dei risultati, tant’é che il procuratore di Paola, Bruno Giordano, ha dichiarato di voler esaminare l’atteggiamento avuto dai tecnici che hanno collaborato con la Procura. Atteggiamento che non convince neanche chi da più anni segue la vicenda. «L’idea paventata, secondo la quale la presenza di cesio137 sedici volte superiore alla norma, provenga da sedimenti di Chernobyl e che la presenza di idrocarburi discenda dallo smaltimento abusivo di rifiuti solidi urbani, ci appare inverosimile per diversi fattori – ha affermato il professor Alfonso Lorelli, del Comitato De Grazia, nel corso dell’incontro organizzato dalla “Cgil che vogliamo”-. Noi pertanto vogliamo verificare cosa e come fare per procedere alla bonifica dei siti, assieme alle istruzioni locali».