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Archivio per dicembre 2010

Cosenza manifestazione Acqua Pubblica. Il “De Grazia” c’era

8 dicembre 2010 Commenti chiusi

Il Comitato De Grazia a Cosenza

Il 4 dicembre il Comitato De Grazia era a Cosenza a difendere l’Acqua, un bene comune che è stato “regalato” dai governi ai privati per farne profitti, lucrarci sopra, Mentre i movimenti per l’Acqua di tutto il mondo vorrebbero che la gestione del servizio idrico tornasse ad essere un servizio pubblico.
Perchè l’acqua è di tutti e non ha padroni.

La testimonianza di chi c’era.

Cosenza - Quattro dicembre 2010, la Calabria c’era. Anche oggi, come in tante altre occasioni, per dimostrare che quando crediamo in qualcosa, andiamo avanti nelle nostre battaglie.
C’era per gridare «No alla privatizzazione dell’acqua», che  «l’acqua è un bene di tutti» e che non possiamo permettere che ci venga “portato via” come è già capitato in altri paesi d’Italia, che, a causa della privatizzazione, si ritrovano costi triplicati in bolletta, e pessime qualità dell’acqua a causa dei tagli agli investimenti da parte delle società private. Quindi tutti in piazza, per la richiesta di una moratoria immediata sulle scadenze della Legge Ronchi per fermare i processi di privatizzazione dell’acqua pubblica, in attesa dei referendum sull’acqua previsti per la prossima primavera.
Molte le partecipazioni: da Lamezia, Crotone, Amantea, Catanzaro, Rossano, Reggio Calabria,  e dalla stessa Cosenza, soprattutto giovani come i numerosi studenti dell’Unical, che hanno continuato a manifestare a far sentire la loro voce anche quando i vari gruppi erano arrivati al capolinea e si erano ormai sciolti per tornare a casa.
Il corteo, organizzato dal Coordinamento calabrese Acqua Pubblica “Bruno Arcuri” con il supporto della Cgil di Cosenza, è partito alle 15:30 circa da Piazza Loreto, passando per Via Alimena e arrivando fino a Corso Mazzini, dove sono intervenuti i vari rappresentanti dei comitati presenti, spiegando le ragioni per cui oggi, a Cosenza come a Cancun, e in altre parti del mondo, si scendeva in piazza.
Alla fine degli interventi da parte del Coordinamento, Totonno Chiappetta, poeta cosentino, ha divertito una folla stanca ma ancora attenta, recitando una poesia, e confessando tra l’altro, di essere «alla ricerca di Talete»  filosofo greco , il quale sosteneva che “l’acqua è tutto”.
In serata, su Viale Mancini, la manifestazione si è chiusa con il concerto dei Musicanti nel Vento.
Con la propria terra da salvare nel cuore, i calabresi, si ritroveranno alla prossima manifestazione, sventolando, assieme alle bandiere, la stessa passione e determinazione di oggi.

Asmara Bassetti
Comitato De Grazia

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Domani a Cosenza si scende in piazza per l’Acqua Pubblica contro le privatizzazioni

3 dicembre 2010 Commenti chiusi
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La scheda del Fiume Oliva redatta dal settimanale scientifico Focus

3 dicembre 2010 Commenti chiusi

Il Fiume Oliva

Lunghezza: 19,45 km
Portata media: circa 1,3 metri cubi al secondo
Estensione del bacino: 59,5 kmq
Abitanti nel bacino: circa 2.600

Stato ecologico: non rivelato. I risultati delle analisi sono attualmente coperti da segreto istruttorio per le indagini in corso da parte della Procura di Paola.

Le cause: smaltimento di rifiuti tossici e radioattivi, discariche abusive di rifiuti solidi urbani e industriali, depurazione civile insufficiente.

Fonte: http://www.focus.it/natura/ambiente/speciali/italia-inquinata-i-fiumi-italiani-nella-crisi-idrica-globale-201011251234_5.aspx

La mappa sei siti contaminati lungo il fiume Oliva (© Comitato civico Natale De Grazia).

CHI LO CONOSCE LO EVITA L’Oliva nasce dalla confluenza di più rivoli che scendono dal Monte Scudiero, in provincia di Cosenza. Scorre verso sud ovest lunga la vallata omonima e attraversa piccoli comuni rurali come Aiello Calabro e Serra D’Aiello. Sfocia nel Tirreno a Campora San Giovanni. Può ingrossarsi per le piogge in autunno e primavera, ma prosciugarsi in estate.

Nonostante sia poco più di un torrente l’Oliva ha meritato l’attenzione dei vertici scientifici e istituzionali italiani. Le Arpa di Calabria, Piemonte, Emilia Romagna e Lombardia, l’Ispra, il Cnr, il Ministero dell’Ambiente, le Commissioni Parlamentari d’Inchiesta sui Rifiuti e sulla Mafia, le Università della Calabria e di Bologna, il Corpo Forestale dello Stato, il Comando Carabinieri per la Tutela dell’Ambiente e la Procura di Paola: in questi anni tutti hanno indagato sulla contaminazione dell’Oliva; le ultime campagne di studio sono in pieno svolgimento e i risultati sono coperti dal segreto istruttorio per l’inchiesta della Procura di Paola.

Per capire la preoccupazione di investigatori e scienziati si deve partire dal giudizio di un medico: «Nello studio che ho condotto tra il 2008 e il 2009 per conto della Procura», spiega il dottor Giacomino Brancati, consulente tecnico d’ufficio nell’indagine, «ho evidenziato che nella popolazione che nei decenni scorsi ha vissuto nella valle dell’Oliva vi è un evidente eccesso di mortalità e di ricoveri per malattie cardiovascolari e soprattutto per tumori maligni del colon, del retto, dell’apparato genito-urinario, della mammella e della tiroide». E la mortalità – secondo questo studio – aumenta avvicinandosi al fiume.

RIFIUTI RADIOATTIVI Cosa ci sia di pericoloso nell’Oliva lo aveva già scoperto nel 2004 l’Arpa Calabria e negli anni successivi molte altre indagini hanno purtroppo confermato i risultati: nei sedimenti e terreni dell’Oliva ci sono metalli pesanti tossici e cancerogeni come arsenico, rame, zinco, nichel, vanadio, berilio, piombo, mercurio, selenio, tallio e stagno, oltre a PCB e diossine. Il piombo è stato trovato anche nelle carni dei polli, prova che la contaminazione è entrata nella catena alimentare. Ma soprattutto in alcuni punti sono stati trovati cesio 137, antimonio 124 e cadmio 109: radionuclidi di origine artificiale, ossia rifiuti radioattivi. La concentrazione di queste sostanze, che non possono essere state rilasciate da industrie locali, aumenta scavando in profondità nel terreno: qualcuno ha seppellito rifiuti industriali tossici e radioattivi in questa piccola valle calabrese.

Cava dismessa. Radioattività naturale o provocata dall'uomo?

LA MAPPA DELLE DISCARICHE Il primo allarme l’aveva lanciato il Wwf locale nel 1999, ma era stato accusato di rovinarel’immagine turistica della Calabria. Nel 2004 alcuni militanti fondarono il Comitato civico Natale De Grazia e nel 2009 hanno pubblicato il dossier La valle dei veleni, che ricostruisce la situazione nel dettaglio. «Risalendo il fiume Oliva dal mare verso le sorgenti si incontrano quattro aree fortemente contaminate», spiega Gianfranco Posa, presidente del comitato. «Sotto lo sbarramento, a Serra D’Aiello c’è un sarcofago in cemento armato lungo 100 metri contenente mercurio e rifiuti industriali. Poco più sopra, sulla sponda sinistra, a Foresta c’è un’area contaminata da pcb e diossine, metalli pesanti e sostanze radioattive: si nota rispetto al territorio circostante perché intorno gli alberi sono secchi. Risalendo ancora, sulla riva destra si incontra una discarica abbandonata dove durante l’emergenza rifiuti degli anni ’80 i comuni della zona hanno scaricato tonnellate di rifiuti urbani, industriali e ospedalieri. Infine, poco sopra c’è una cava abbandonata dove è stata rilevata una evidente anomalia termica per la forte presenza di sostanze radioattive nel sottosuolo.»

Qui il fiume lo si guarda “al contrario” e cioè dal mare, perché alcuni pensano che una parte dei rifiuti sia arrivata da lì. Il 14 dicembre 1990 la motonave Jolly Rosso si arenò su queste spiagge: anche se finora le inchieste non sono riuscite a provarlo rimane il sospetto che quella nave trasportasse rifiuti tossici per conto dei “soliti noti” e che dopo il naufragio qualcuno li abbia fatti sparire sotterrandoli nella valle dell’Oliva.

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Il torrente Oliva tra i sette fiumi “orribili” d’Italia. Inchiesta del settimanale Focus

3 dicembre 2010 Commenti chiusi

Gli orribili 7: i fiumi italiani nella crisi idrica globale

fonte: http://www.focus.it/natura/ambiente/speciali/italia-inquinata-i-fiumi-italiani-nella-crisi-idrica-globale-201011251234.aspx

Incuria, degrado, criminalità, indifferenza: il nostro viaggio nell’Italia contaminata continua con lo stesso ritornello. In questa seconda parte ecco sette storie fluviali, selezionate tra tante non perché peggiori di altre, ma perché rappresentative di ciò che accade al patrimonio idrico italiano quasi in ogni luogo del Paese (Giorgio Zerbinati, 25 novembre 2010).

I sette “Orribili” fiumi:

Fiume Aniene

Fiume Aterno-Pescara

Fiume Lambro

Fiume Oliva

Fiume Sacco

Fiume Saline

Fiume Sarno

FIUMI LOCALI, CRISI GLOBALE I fiumi in crisi, titola la copertina del numero di settembre 2010 della prestigiosa rivista scientifica Nature, che dedica diverse pagine alle “minacce globali alla sicurezza idrica e alla biodiversità dei fiumi”. Lo studio dimostra come l’inquinamento da un lato e l’aumento dei prelievi per uso alimentare dall’altro stiano rapidamente impoverendo le riserve d’acqua dolce del pianeta, al punto da prosciugare interi fiumi. Basta dare un’occhiata alle mappe di Nature per rendersi conto che la crisi idrica è globale: l’Italia e i Paesi del Mediterraneo spiccano fra le zone più a rischio (in buona compagnia), il che vuol dire che nei prossimi decenni succederà sempre più spesso di dover decidere chi avrà diritto all’acqua: le città, i campi o i fiumi.

Di allarme idrico si parla da diversi anni. Nel 2006 il giornalista scientifico britannico Fred Pearce ha raccontato nel suo Pianeta senz’acqua che cosa succede in quei luoghi della Terra dove i fiumi ormai si insabbiano prima di arrivare al mare e tutt’attorno avanza il deserto. L’impoverimento dei fiumi è uno degli aspetti della crisi idrica globale: l’acqua che in ogni bacino fluviale scorre attorno, sotto e sopra la superficie è in realtà un tutt’uno e perciò usi impropri o prelievi eccessivi in qualche punto impoveriscono in realtà l’intero sistema che alla fine non avrà più abbastanza acqua per il fiume stesso.
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