Gli arcana imperii e la valle dell’Oliva
«Uno dei grandi segreti che oggi il popolo non deve conoscere è quello delle scorie nucleari e della pericolosità delle centrali atomiche esistenti nel mondo»
di Alfonso Lorelli*
Amantea, 30.3.2011 - Che sulla vicenda delle navi dei veleni e delle scorie radioattive potesse distendersi ancora una volta il silenzio di Stato, non abbiamo mai avuto dubbi; né che i costruttori di verità a tavolino potessero trovare megafoni sempre pronti e velinari sempre disponibili. La povera gente come noi, che si batte a mani nude per conoscere la verità su problemi enormi come l’affare nucleare, viene sempre zittita attraverso una vasta ed incontrollabile organizzazione dei poteri forti e coalizzati operanti in silenzio, che comprende sia la manipolazione dell’informazione che la somministrazione di una verità ufficiale le cui fonti di prova sono sempre sottratte ai cittadini. Come scrisse Tucidide, 2400 anni fa, “ il mondo è retto dagli arcana imperii… alcune verità vanno nascoste al popolo nel superiore interesse del Principe….”.
Uno dei grandi segreti che oggi il popolo non deve conoscere è quello delle scorie nucleari e della pericolosità delle centrali atomiche esistenti nel mondo; ed anche quando scoppia un incidente catastrofico come quello di Cernobyl o di Fukushima il “superiore interesse” fa scattare subito una valanga di bugie e disinformazioni da parte delle potentissime lobby (governi,industrie, stampa asservita). Queste losche alleanze cercano di minimizzare il pericolo al fine di impedire le rivolte popolari che potrebbero scatenarsi se venissero scoperte le loro terribili bugie come “ il nucleare pulito di terza o quarta generazione” , “ da noi fatti come quelli non potrebbero mai accadere” , “ le scorie non sono un problema irrisolvibile”, e così via cianciando.
Dopo quello che è successo in Giappone tutto è ormai possibile, la catastrofe nucleare è sempre dietro l’angolo, gli effetti di lunga durata sulla salute dell’umanità intera sono imprevedibili, la morte nucleare può arrivare anche dopo cento e mille anni se, oggi, gli uomini non si coalizzano per fermare i pazzi sedicenti scienziati che mettono la loro scienza al servizio del male assoluto, incuranti della distruzione del mondo. In Giappone non hanno retto le tecnologie più avanzate, figuriamoci in Italia; forse neanche le bugie che vengono somministrate quotidianamente possono reggere a lungo.
Il governo italiano, incurante del nostro futuro e della nostra salute, ha scelto il ritorno al nucleare, perciò, ancor più dopo Fukushima, ha bisogno di intorbidire le acque, di mettere fumo nei nostri occhi, di barattare bugie per verità, di impedire che la rabbia montante dei cittadini possa vincere e fermare definitivamente la costruzione delle sei nuove centrali nucleari. Ecco perché chiudere la bocca dei cittadini attivi sulle navi dei veleni e sulle scorie radioattive scaricate nei fondali marini è considerato fondamentale per i nostri “dottor Stranamore” programmatori di morte atomica.
Dentro questo quadro generale va dunque collocato ed interpretato l’uso che viene fatto, proprio in questi giorni, delle sedicenti verità ufficiali sulle navi dei veleni.
Così si sbandiera ai quattro venti che anche le ultime indagini sono state chiuse; che nel nostro mare non vi sono navi affondate con carichi nocivi; che i fusti fotografati in fondo al mare contengono granaglie e portarli alla luce non serve. Si ribadisce che chi afferma il contrario o solleva dubbi dice solo bugie, e se può dimostri il contrario “ altrimenti taccia per sempre”; ma poiché dimostrare il contrario è impossibile perché solo lo Stato ha i mezzi ed i capitali per farlo, bisogna accettare la verità ufficiale e tacere. Bisogna fare come gli struzzi, altrimenti si rischia di essere accusati di lesa maestà, di voler danneggiare le popolazioni, di voler continuare a dire bugie, di essere additato a nemico pubblico, di voler svegliare i dormienti.
Gli “arcana imperii” di cui parlava Tucidide 24 secoli fa hanno vinto ancora una volta.
Che i poteri forti possano ripetere lo stesso copione anche sull’inquinamento del fiume Oliva e sulla necessità della bonifica ci sembra più difficile ma non impossibile. Le centomila tonnellate di rifiuti scoperti possono essere sempre degradati a materiale non pericoloso; cesio, cadmio, piombo, mercurio e quant’altro possono sempre essere ridotti a scarti di lavorazione industriale innocui o ad elementi non pericolosi per la salute della gente; la radioattività artificiale scoperta nel 2004 può sempre diventare “naturale”; Foresta può diventare all’improvviso un’oasi eclogica doveandare a fare pic-nic; gli ambientalisti possono essere sempre rappresentati come pericolosi banditi che vogliono il male della gente; l’Autorità giudiziaria che ha scoperto tutto il materiale inquinante può essere trasformata in un nemico dello Stato che agisce nell’ombra; gli inquinatori, veri pirati dei fiumi, anziché mandarli in galera possono anche essere fatti santi subito.
Al di là di ogni amara ironia, vogliamo ancora una volta denunciare con molta preoccupazione i silenzi ed i ritardi ingiustificati che stanno caratterizzando la vicenda delle analisi sui campioni prelevati nel fiume Oliva circa un anno fa. L’Ispra, organismo statale che deve concludere e sintetizzare le risultanze sui prelievi dopo aver acquisito i dati forniti dalle diverse Arpa regionali incaricate delle analisi sui campioni, a ben otto mesi dalla conclusione delle operazioni di carotaggio del terreno, pare non abbia ancora fatto pervenire alcunché di definitivo all’Autorità giudiziaria. E l’Ispra è un ente tutt’altro che indipendente.
Le risultanze dell’Arpa Calabria, già consegnate da qualche mese alla Procura di Paola, pongono già, di per sé sole, il problema della necessità della bonifica di molti siti inquinati, stante la pericolosità elevata per la salute della gente.
Non vorremmo che i ritardi dell’Ispra dovessero essere collegati alle prossime elezioni referendarie, al panico per Fukushima oppure a qualche altro depistaggio o tentativo di costruire una verità ufficiale edulcorata, in nome della tranquillità sociale spesso tanto invocata a sproposito da qualche organo di stampa ma anche da amministratori comunali poco accorti, sempre più struzzi e sempre meno aquile.
* Vice-presidente Comitato “De Grazia”
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