Intervento sulla massicciata a protezione dello scoglio di Coreca
Il NO al “mostro” di Coreca di Alfonso Lorelli*
A chi giova la mostruosa barriera di massi che vogliono costruire davanti allo scoglio di Coreca? Soltanto all’impresa che la costruirà, a chi venderà quei massi, a chi trasporterà migliaia di metri cubi di sabbia avvelenata prelevata dall’Oliva. A loro e soltanto a loro. Non alla collettività amanteana, non ai cittadini di Coreca, non alla Calabria che quel luogo annovera tra i più belli della regione. Vogliono distruggere un patrimonio naturale unico per soli fini speculativi, fregandosene della volontà dei cittadini. Perché non attivare il referendum consultivo previsto dallo Statuto?
Tutti i cittadini di Amantea sono contrari, lo sarebbero tutti i cittadini della Calabria se venissero interpellati, ma l’amministrazione comunale tergiversa, è incerta, non sa scegliere, non ha il coraggio di dare il suo parere negativo e di porsi alla guida dei suoi cittadini per impedire, comunque, un così devastante assalto alla bellezza di quel tratto di litorale. Forse è il solito, stantio, pensiero perverso del “ ma così perdiamo il finanziamento” che non può essere devoluto;ma ci hanno provato ad aprire un tavolo in tal senso con la regione per utilizzare quel milione di euro per un’opera ben più urgente e necessaria che è la difesa della S.S.18 alla Principessa?; “per non perdere un finanziamento” non scelto dalla collettività in Italia sono state costruite le opere più mostruose,inutili e dannose che hanno prodotto guadagni soltanto a speculatori senza scrupoli, alle mafie, a funzionari ed amministratori corrotti. Cento volte meglio “perdere che trovare” finanziamenti del genere.
A che serve un’opera che danneggia un territorio? Che rovina per sempre una bellezza naturale da custodire gelosamente? Anche una barriera sommersa distruggerebbe comunque la bellezza del luogo, producendo altri danni più a sud. Soltanto amministratori, enti pubblici, funzionari che non sanno badare al bene collettivo possono avere dubbi quando si tratta di utilizzare un finanziamento che finirà col produrre danni anziché benefici. Soltanto governi regionali o locali insensati possono fare scelte del genere, salvo che non si debba sempre “pensar male”; ed a “pensar male si fa peccato ma ci si azzecca” diceva Andreotti.
Lo scoglio di Coreca non è in pericolo; chi dice il contrario non lo fa sulla base di incontrovertibili dati scientifici. Esso resiste alla furia del mare da millenni e nessun crollo serio si è mai verificato. Da quando Ulisse lo scoprì nel suo travagliato viaggio di ritorno da Troia, 3.000 anni fa, e lo chiamò “Koreca petre”, pietra delle cornacchie, come l’omonima scogliera ancora esistente nella sua Itaca. Pietra sulla quale gracchiano le cornacchie, toponimo greco. A riprova sta il fatto che fino a qualche decennio fa sulla sommità dello scoglio si appollaiavano le cornacchie che dimoravano e nidificavano nell’antro della Marinella-Oliva, là dove, forse, risiedeva il mostro Polifemo che scagliò il masso contro il figlio di Laerte; masso che si trova ancora davanti alla “Grotta del pecoraro”.
Coreca è località famosa in tutto il mondo, cara alla memoria ed alla storia della comunità amanteana e calabrese, va difesa ad ogni costo impedendo che venga realizzata un’opera mostruosa che nemmeno dei barbari potrebbero costruire. Tutte le associazioni amanteane si sono dichiarate contrarie, tutti i cittadini esprimono il loro parere negativo. Se l’amministrazione comunale e la Regione si ostinano, non restano che scelte estreme ma necessarie. A) una pubblica manifestazione davanti al Municipio durante il prossimo Consiglio comunale o anche prima che venga assunta la sciagurata decisione; B) se dovessero iniziare i lavori, l’occupazione del cantiere. Come il movimento No-Tav . E’ necessario che gli amanteani si diano una mossa, quando le parole non bastano più bisogna usare anche altri mezzi ed altre forme di lotta. Salviamo lo scoglio di Ulisse.
*vice presidente Comitato “Natale De Grazia”