L’acqua di Amantea sarà Pubblica
«L’acqua di Amantea sarà gestita da un ente pubblico»
Con queste parole il sindaco Tonnara risponde all’appello del comitato “Natale De Grazia”. Nel prossimo Consiglio comunale sarà approvata la delibera proposta dallo stesso Comitato.
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Amantea, 22 maggio 2010.
Nel prossimo consiglio comunale di Amantea sarà approvata la proposta di delibera che il Comitato De Grazia ha inviato ai membri del civico consesso nel mese scorso, con la quale sarà sancito che il Servizio Idrico Integrato è un servizio pubblico locale privo di rilevanza economica. Un servizio pubblico essenziale per garantire l’accesso all’acqua a tutti i cittadini, la cui gestione deve essere affidata ad un Ente di diritto pubblico, il cui fine principale non è il conseguimento di profitti ma il benessere di tutti i cittadini. Lo ha affermato il sindaco di Amantea Francesco Tonnara nel corso del dibattito “L’acqua è un bene comune. Non privatizziamola!”, organizzato dal Comitato De Grazia, dalla Cgil di Amantea e dal Coordinamento calabrese Acqua pubblica “Bruno Arcuri”, che si è tenuto venerdì 21 maggio nei locali dell’hotel Mediterraneo. Per attuare questo progetto sarà necessario coinvolgere tutti i paesi del comprensorio, soprattutto quelli che hanno nel proprio territorio la materia prima – l’acqua appunto – e le sorgenti da cui deriva il prezioso liquido.
«L’acqua è vita e la nostra vita non può dipendere dalla sete di ricchezza dei privati speculatori. – hanno sottolineato Alfonso Lorelli e Gianfranco Posa del Comitato De Grazia- L’Ente pubblico può e deve garantire un bene essenziale per la vita anche ai cittadini più poveri, mentre il privato potrebbe sospendere il servizio, come successo già in altre regioni, se il cittadino non può pagare». I volontari del comitato De Grazia hanno espresso soddisfazione per il risultato raggiunto, con l’impegno assunto pubblicamente dal sindaco Franco Tonnara per l’approvazione, nella prossima riunione di Consiglio, della delibera comunale proposta dal comitato e che porterà alla ri-pubblicizzazione del servizio idrico locale. «Questo dimostra – hanno concluso i responsabili del Comitato De Grazia – che, in un periodo di crisi delle forme tradizionali di partecipazione democratica (vedi i partiti), i cittadini, se si organizzano in comitati o associazioni, riescono a proporre soluzioni valide e concrete ai problemi delle comunità».
Mario Albino Gagliardi, sindaco di Saracena, ha illustrato come è stato semplice nel suo comune, togliere la gestione dell’acqua alla Sorical, la società per azioni che attualmente gestisce il servizio idrico in Calabria. Nel territorio di Saracena sono situate anche le sorgenti che forniscono l’acqua alle abitazioni del comune, pertanto sono state affidate ad un unico soggetto, dall’approvvigionamento alla distribuzione, tutte le fasi del servizio idrico (captazione, adduzione, distribuzione e depurazione). Questo permetterà ai cittadini di Saracena di risparmiare 600/700 euro all’anno circa sulle bollette dell’acqua. Saracena è strato il primo comune in Calabria ed uno dei primi e pochi in Italia, a dichiarare l’acqua un bene privo di rilevanza economica e passare dalla gestione privata del servizio a quella pubblica, senza dover aspettare il referendum abrogativo per sottrarre l’acqua alle leggi del mercato.
Giovanni Di Leo, del Coordinamento calabrese acqua pubblica “Bruno Arcuri”, ha illustrato la deficitaria gestione del servizio idrico in Calabria, affidato per i prossimi 30anni alla So.Ri.Cal Spa, una società mista pubblico-privata con il 53,5% del capitale sociale di proprietà della Regione Calabria ed il restante 46,5% della società francese “Veolià”, la più grande multinazionale al mondo nella gestione dell’acqua. Secondo quanto stabilito dalle leggi attualmente in vigore, il capitale della Sorical entro il 2015 potrebbe diventare a maggioranza privata peggiorando la situazione per i cittadini consumatori che, oltre a veder salire l’importo delle tariffe, potrebbe vedersi sospeso il servizio di fornitura dell’acqua nel caso non riuscisse a pagare le esose bollette, come già successo in altre regioni d’Italia (vedi il Lazio). La Sorical gestisce solo la prima fase del servizio idrico, quella più remunerativa, fatturando ai Comuni la quantità di acqua che arriva dalla sorgente fino ai serbatoi comunali. A causa delle enormi perdite nelle reti di distribuzione, l’acqua che arriva complessivamente nelle nostre abitazioni è la metà di quella che è erogata dal serbatoio e che il Comune deve pagare alla Sorical. Pertanto, in sostanza, i cittadini devono pagare il doppio dell’acqua che consumano. Poi ci sono i mutui contratti dalla Sorical per 240 milioni di euro per i quali non è definita la somma di estinzione e che saranno pagati ovviamente dai cittadini. E per sfatare il concetto che i privati sono più efficienti rispetto al pubblico nella gestione dei servizi, basti pensare che gli investimenti sulle strutture degli acquedotti sono diminuiti del 70% con la gestione privata, mentre le tariffe sono aumentate, in media, del 62% negli ultimi dieci anni. Per non parlare dei posti di lavoro, che sono diminuiti del 30% come evidenziato da Franco Bozzo segretario confederale della Cgil di Cosenza e Massimiliano Ianni segretario cittadino dello stesso sindacato, che hanno illustrato l’importante ruolo delle Camere del lavoro nella campagna referendaria contro la privatizzazione dell’acqua, al fianco delle associazioni di volontariato e nella difesa dell’occupazione anche nel settore idrico.
Comitato Civico Natale De Grazia