Il mostro: l’elettrodotto di Montalto Uffugo (Calabria)
Il mostro di Montalto Uffugo
di Claudio Dionesalvi, Silvio Messinetti
“Il Manifesto” 05 novembre 2010
Questa è una storia di inquinamento elettromagnetico e di impegni non mantenuti, di leggi disattese e di lassismo governativo. Questa è la storia dell’elettrodotto Laino-Rizziconi e di una comunità, quella di Montalto Uffugo, che vive da cinque anni sotto un incubo. Dal quale nessuno riesce a svegliarla.
L’ELETTRODOTTO
Il 31 ottobre del 2005 viene energizzato l’elettrodotto Laino-Feroleto-Rizziconi che attraversa il territorio di Montalto Uffugo nelle due frazioni di Pianette e Lucchetta.
È un decreto ministeriale, il D.M. Ambiente e Tutela del territorio 6102/2002, ad autorizzarlo. Ma ben presto le condizioni poste dalla legislatore per salvaguardare la salute ed il territorio si riveleranno lettera morta.
In effetti, il tracciato risulta non conforme agli standard progettuali di qualità, di sicurezza, di salute pubblica, di impatto ambientale ed urbanistico previsti dalla normativa. Il percorso della linea contrasta con quanto stabilito dal decreto, nella parte in cui impegnava Terna Spa, l’operatore di reti per la trasmissione di energia elettrica, «a valutare l’introduzione di migliorie tecniche progettuali, con particolare riferimento alle prescrizioni in merito a distanze da abitazioni ed insediamenti vari». Da allora, nessuna miglioria è stata apportata da Terna specialmente nei centri abitati attraversati di Pianette e Lucchetta.
Accade così che i fili dell’alta tensione siano posizionati a meno di 50 metri lineari dalle abitazioni in presenza di un continuo ed insopportabile disturbo acustico. Nondimeno, le cosiddette funi di guardia non sono in realtà tali, quanto piuttosto funi di conduzioni telefonica Wind. Con cui Terna, espropriando «per pubblica utilità», ha fatto passare una fune di cavo telefonico esclusivamente per i suoi fini commerciali.
Agli atti della Regione Calabria non risulta inoltre prodotta alcuna Valutazione di impatto ambientale (Via) e non risulta redatta o richiesta nemmeno una Valutazione ambientale strategica (Vas) così come previsto dall’Unione Europea secondo cui tutti gli stati membri si sarebbero dovuti adeguare entro il 2004. Terna non ha mai fornito idonea documentazione circa il cosiddetto «principio di precauzione» sull’elettromagnetismo ed ha impunemente violato l’obbligo, sancito dal piano Energetico della Regione Calabria, di «interramento dei cavi o tracciati alternati nel caso di attraversamento in aree antropizzate».
A causa dell’arroganza della multinazionale, i montaltesi sono così costretti a vivere a contatto con i cavi dell’alta tensione a 380 Kw. Nonostante studi scientifici testimonino che ad una distanza compresa tra i 4-500 metri da un elettrodotto si muoia facilmente di cancro e leucemia infantile. Gli effetti dell’elettromagnetismo si sono, peraltro, già manifestati sulla loro salute. Molti abitanti avvertono continui mal di testa e fastidiosi malesseri. «Perché – si chiedono – la nostra vita e la nostra salute non viene tutelata? Perché tanto silenzio e tanto disinteresse sul nostro dramma? Perché nessuno riesce a costringere la società Terna ad interrare i cavi e a spostarli sulle montagne?».
In passato, gli abitanti delle località in cui sorgono i tralicci, hanno cercato di raggiungere un accordo con Terna. Si è tentato di ottenere l’interramento dei cavi o il loro trasferimento sulle colline della catena costiera, in una corsia lontana da centri abitati. Il bastone e la carota! Nella bozza di accordo, Terna proponeva, insieme alla variante di percorso, anche la costruzione in loco di un’enorme centrale elettrica di smistamento. In pochi mesi, con la caduta del governo Prodi, dell’accordo non si è parlato più.
Con avviso pubblicato su la Repubblica, Terna nel 2008 rendeva noto di aver presentato istanza con relativo progetto al Ministero dello Sviluppo economico ed al Ministero dell’ Ambiente al fine di ottenere l’autorizzazione alla costruzione di una variante che prevedeva il passaggio dei cavi in prossimità del crinale della montagna. Da due anni il dicastero di Stefania Prestigiacomo non emette il necessario decreto del Via. E i montaltesi continuano a vivere nell’incubo.