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Il torrente Oliva tra i sette fiumi “orribili” d’Italia. Inchiesta del settimanale Focus

3 dicembre 2010

Gli orribili 7: i fiumi italiani nella crisi idrica globale

fonte: http://www.focus.it/natura/ambiente/speciali/italia-inquinata-i-fiumi-italiani-nella-crisi-idrica-globale-201011251234.aspx

Incuria, degrado, criminalità, indifferenza: il nostro viaggio nell’Italia contaminata continua con lo stesso ritornello. In questa seconda parte ecco sette storie fluviali, selezionate tra tante non perché peggiori di altre, ma perché rappresentative di ciò che accade al patrimonio idrico italiano quasi in ogni luogo del Paese (Giorgio Zerbinati, 25 novembre 2010).

I sette “Orribili” fiumi:

Fiume Aniene

Fiume Aterno-Pescara

Fiume Lambro

Fiume Oliva

Fiume Sacco

Fiume Saline

Fiume Sarno

FIUMI LOCALI, CRISI GLOBALE I fiumi in crisi, titola la copertina del numero di settembre 2010 della prestigiosa rivista scientifica Nature, che dedica diverse pagine alle “minacce globali alla sicurezza idrica e alla biodiversità dei fiumi”. Lo studio dimostra come l’inquinamento da un lato e l’aumento dei prelievi per uso alimentare dall’altro stiano rapidamente impoverendo le riserve d’acqua dolce del pianeta, al punto da prosciugare interi fiumi. Basta dare un’occhiata alle mappe di Nature per rendersi conto che la crisi idrica è globale: l’Italia e i Paesi del Mediterraneo spiccano fra le zone più a rischio (in buona compagnia), il che vuol dire che nei prossimi decenni succederà sempre più spesso di dover decidere chi avrà diritto all’acqua: le città, i campi o i fiumi.

Di allarme idrico si parla da diversi anni. Nel 2006 il giornalista scientifico britannico Fred Pearce ha raccontato nel suo Pianeta senz’acqua che cosa succede in quei luoghi della Terra dove i fiumi ormai si insabbiano prima di arrivare al mare e tutt’attorno avanza il deserto. L’impoverimento dei fiumi è uno degli aspetti della crisi idrica globale: l’acqua che in ogni bacino fluviale scorre attorno, sotto e sopra la superficie è in realtà un tutt’uno e perciò usi impropri o prelievi eccessivi in qualche punto impoveriscono in realtà l’intero sistema che alla fine non avrà più abbastanza acqua per il fiume stesso.

SE NON CI SONO PIÙ LE MEZZE STAGIONI, CI SARANNO ANCORA I FIUMI? Finché continuerà a piovere e nevicare ci saranno ruscelli e fiumi… Certo, ma siamo sicuri che le stagioni siano – o rimarranno – ancora quelle di una volta?Secondo gli studi dell’IPCC, il centro di ricerca internazionale sui cambiamenti climatici, nei prossimi venti-quarant’anni in Europa i mutamenti del clima causeranno l’aumento delle precipitazioni nell’area a nord delle Alpi e la loro riduzione a sud. Ci sarà cioà più acqua dove già non manca e meno dove già scarseggia, che in sintesi vuol dire alluvionisiccità. Per i bacini fluviali dell’area mediterranea si prevede una riduzione della portata media fino al 23% entro il 2020 e del 36% entro il 2070, anno in cui le portate estive dei fiumi si saranno ridotte dell’80% rispetto ad oggi.

Parallelamente l’aumento di temperatura dovuto al riscaldamento globale inaridirà i campi, che dovranno essere irrigati più frequentemente, aumentando così i prelievi d’acqua. Secondo le stime dell’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA, European Environment Agency) l’agricoltura europea consuma già oggi, in media, il 24% dell’acqua dolce totale (nei paesi mediterranei si arriva anche all’80%). Dell’acqua utilizzata per l’irrigazione solo il 30% ritorna alle falde o ai fiumi, il 70% evapora o viene assorbito dalla crescita delle colture attraverso la fotosintesi clorofilliana. L’abbassamento del livello dei fiumi e delle falde fa sì che nelle fasce costiere l’acqua salata del mare risalga le foci e “bruci” la vita d’acqua dolce.

TROPPO NUTRIMENTO LO SOFFOCA L’agricoltura non è solo la maggiore consumatrice di acqua dolce del pianeta, ma anche una delle principali cause del suo inquinamento. L’acqua che torna alle falde o ai fiumi dopo essere passata sui terreni agricoli trasporta pesticidi e fertilizzanti: lo studio dell’Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambienteper il triennio 2003/2005 ha riscontrato nelle acque di fiumi e laghi italiani ben 112 pesticidi e altri 48 nelle acque di falda.
All’inquinamento agricolo si aggiungono gli scarichi industriali più o meno trattati, ma il nemico numero uno degli ambienti fluviali sono gli scarichi civili e zootecnici. I liquami sono di per sé dei fertilizzanti, ma il loro eccesso produce un’esplosione di vita acquatica che in breve tempo consuma l’ossigeno dell’acqua e l’ecosistema fluviale a quel punto va in “crisi respiratoria” e molte specie muoiono: è la cosiddetta eutrofizzazione. Da notare che in Italia la depurazione civile è ancora assolutamente insufficiente: secondo il censimento Istat del 2008 il totale dei liquami civili scaricato nei fiumi senza subire nessun trattamento di depurazione è paragonabile a quello prodotto da 41 milioni di abitanti.

Il peso di tutti questi fattori sull’ambiente fluviale e acquatico è insostenibile e il loro efetto è ormai evidenti. Il Wwf ricorda che a causa del degrado dell’habitat lacustre sono a rischio di estinzione 28 specie di anfibi su 3749 specie di pesci d’acqua dolce su 50.

Se non vogliamo che si estinguano i fiumi stessi serve innanzi tutto sapere che cosa succede e perché: cominciamo da qui.

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