“Natale De Grazia. I veleni del passato riemergono”. Commemorazione del capitano Natale De Grazia
Amantea, 09/12/2011 – A sedici anni dalla sua morte avvenuta il 13 dicembre 1995, il comitato civico, che porta il suo nome, ricorda il capitano Natale De Grazia, morto misteriosamente mentre indagava su un traffico di rifiuti via mare: le cosiddette “navi dei veleni”.
Il capitano Natale De Grazia era collaboratore del magistrato Francesco Neri, titolare delle indagini sugli affondamenti delle “navi a perdere”. La notte della sua morte, si dirigeva con dei colleghi in auto verso la Liguria per ascoltare l’equipaggio della Motonave Rosso ed altri testimoni, un viaggio mai concluso perché fu colto da improvviso malore le cui cause non sono mai state chiarite fino in fondo.
Il 24 maggio 2001 la vedova De Grazia a Livorno, in occasione della festa nazionale della Marina Militare, ha ricevuto dalle mani del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi la medaglia d’oro alla memoria di un militare che ha sacrificato la sua vita per lo Stato.
Il 24 ottobre 2009 in occasione della Manifestazione Nazionale “Basta veleni!”, svoltasi ad Amantea, in presenza della signora De Grazia e delle istituzioni, al capitano di corvetta è stato intitolato il lungomare della cittadina.
La commemorazione è organizzata dal comitato civico che porta il suo nome in collaborazione con l’associazione antimafia “daSud onlus” che ha curato la produzione del libro-fumetto “Natale De Grazia. Le navi dei veleni” (Round Robin Editrice) alla cui copertina si ispira la locandina dell’evento che si svolgerà ad Amantea martedì 13 dicembre ore 18.30, presso la sala conferenze dell’Hotel Mediterraneo. Mentre la mattina, alle ore 10,30, presso il nuovo Polo scolastico gli studenti delle classi quarte e quinte, coadiuvati dalla docente Rosanna Grisolia incontrano gli autori del libro e i responsabili dell’associazione daSud e del Comitato De Grazia.
In occasione della commemorazione del capitano De Grazia verrà affrontata anche la problematica dei veleni che sono riemersi dal sottosuolo del fiume Oliva. Le recenti evoluzioni verificatesi nelle indagini svolta dal procuratore capo di Paola, Bruno Giordano, titolare dell’inchiesta sull’inquinamento della vallata dell’Oliva, che descrivono l’attuale condizione in cui versa l’intera area, sono molto preoccupanti. Infatti, l’indagine ha già consentito di individuare, una serie di siti contaminati da sostanze altamente pericolose e la presenza in quest’area anche di contaminazione radioattiva da Cesio 137. La quantità di materiale rinvenuto e confermato dalle analisi condotte lo scorso anno dai tecnici dell’Arpa Calabria e dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) è stimato tra 80/90mila metri cubi. Si tratta di contaminanti composti per lo più da fanghi industriali e idrocarburi la cui provenienza non è riconducibile alla Calabria. Questo materiale interrato ha contaminato sia i territori che le falde acquifere della zona.
Il caso della “valle del fiume Oliva” ha richiamato l’attenzione della Comunità Europea. Il 23 novembre scorso ad Amantea la commissione ambientale del Parlamento Europeo, ha incontrato le istituzioni locali, le associazioni ambientaliste, la procura di Paola e con i membri dell’Arpa Calabria e dell’Ispra ha effettuato un sopralluogo nelle zone interessate. L’inquinamento del fiume Oliva è stato ormai accertato, ora si tratta di bonificare i siti risultati inquinati da sostanze tossiche che producono terribili malattie e potrebbero indurle anche alle future generazioni.