Valle Oliva, 4milioni di euro per la bonifica. Ma chi li paga?
Stimati da esperti i costi per ripulire la vallata. La popolazione chiede una soluzione da più di 7 anni ma gli enti politici dimostrano di essere incapaci, nessuno sembra volersi accollare le spese
di Ernesto Pastore su Gazzetta del Sud
Amantea, 14 feb. 2012 - L’inquinamento conclamato della vallata del fiume Oliva è un problema che deve essere affrontato a livello nazionale o europeo? L’interrogativo, oltre a celare il dramma di coloro che vivono lungo il fiume ed hanno visto i propri cari morire per effetto di patologie tumorali estremamente gravi, dimostra l’incapacità degli enti politici di dialogare tra loro per cercare di giungere ad una risoluzione della vicenda.
Il punto di vista dei delegati della Commissione Envi, che nei mesi scorsi hanno effettuato un sopralluogo lungo la valle dell’inferno e che di recente hanno trasmesso una dettagliata relazione agli organi politici europei, è chiarissimo: il problema dello stoccaggio dei rifiuti ammassati lungo il percorso fluviale deve “considerarsi di carattere locale e non europeo”. Una presa di posizione che, almeno per il momento, sbarra le porte ad ogni possibile stanziamento di fondi per consentire la bonifica dell’intera area. E di soldi per restituire all’Oliva il fascino antico ne servono molti. Gli esperti convergono su un ipotesi di spesa compresa tra i tre ed i quattro milioni di euro, ai quali vanno ad aggiungersi gli oneri per lo smaltimento.
A contrapporsi alle tesi portate avanti dai membri della Commissione Envi è il procuratore capo di Paola Bruno Giordano che continua il proprio lavoro d’indagine. I rilevamenti compiuti dalle forze dell’ordine hanno condotto all’arresto del settantacinquenne Cesare Coccimiglio, titolare di una ditta specializzata nella lavorazione d’inerti che opera nella valle dell’Oliva. Coccimiglio è stato poi rilasciato su disposizione del Tribunale della libertà e attende ora la celebrazione del processo. Secondo lo stesso Giordano l’interramento dei rifiuti nella valle del fiume Oliva deve essere trattato su base europea, perché è dal vecchio continente che provengono le sostanze tossiche rinvenute. «La maggior parte dei rifiuti ritrovati nelle aree adiacenti al corso d’acqua – si legge nella relazione firmata dai delegati della Commissione Envi – non proviene dalla Calabria. Sono stati rinvenuti fanghi industriali contaminati da petrolio e sul territorio regionale non ci sono raffinerie che effettuano questo tipo di produzione». Gl’idrocarburi dunque sono stati “importati” da altre nazioni. Secondo lo stesso Giordano, in base ad una stima prudente, dovrebbero essere sotterrati “oltre centomila metri cubi di fanghi industriali”. Il Procuratore, inoltre, ha rilevato che “in Italia non c’è nessun centro per il trattamento dei rifiuti industriali che di norma dovrebbero essere inviati in Germania”. Una circostanza che conferma come le aziende avrebbero potuto ottenere un enorme profitto attuando uno stoccaggio illegale.
Ma c’è un altro punto sul quale la magistratura pone seri dubbi. Secondo i tecnici dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) le tracce di radioattività rinvenute in alcuni punti della vallata e riconducibili alla presenza di Cesio 137 deriverebbero dai residui lasciati dalla nube tossica di Chernobyl del 1986. Ma gli esami attestano che il Cesio 137 è presente fino a sei metri di profondità. In Italia non esistono impianti nucleari ed il Cesio 137 è un rifiuto tipico da lavorazione di questo genere. Ecco perché è logico supporre che la maggior parte dei rifiuti interrati nell’Oliva provengano dai paesi europei e per questo motivo il problema della bonifica e dello smaltimento dovrebbe riguardare anche gli organi politici e consultivi del vecchio continente.