Rifiuti nel fiume Oliva. Cinque persone a giudizio
Il gup ha rinviato a giudizio l’imprenditore edile Cesare Coccimiglio e i proprietari dei terreni in cui si presume essere stati interrati i rifiuti.
Fonte ANSA
Amantea, 24 ott. 2012 - Cinque persone sono state rinviate a giudizio dal Gup di Paola davanti alla Corte d’assise di Cosenza per disastro ambientale, avvelenamento delle acque e morte in conseguenza di altro reato. Per l’accusa, i cinque, un imprenditore ed i proprietari di alcuni terreni, avrebbero interrato nell’alveo del fiume Oliva fanghi industriali e idrocarburi. Comportamento che avrebbe provocato la morte di un uomo che andava a pescare nel fiume e lesioni ad un suo amico.
Il gup, in particolare, ha rinviato a giudizio l’imprenditore edile Cesare Coccimiglio, che nell’ambito dell’inchiesta fu arrestato nel novembre dello scorso anno, e Vincenzo Launi, Giuseppina Marinaro, Antonio Sicoli e Arcangelo Guzzo. Secondo l’accusa contestata dal procuratore di Paola Bruno Giordano e dal pm Giovanni Calamita, che ha chiesto il rinvio a giudizio in aula, Coccimiglio, con i suoi mezzi, avrebbe interrato per anni i rifiuti tossico-nocivi nei terreni degli altri quattro imputati. Durante le indagini, andate avanti per tre anni, la Procura ha anche disposto una serie di carotaggi nel terreno. Agli atti ci sono anche alcune testimonianze di persone che hanno visto camion scaricare materiale nell’alveo. La data di inizio del processo sarà fissata dalla Corte d’assise di Cosenza.
Il gup ha anche ammesso la costituzione di parte civile dei Comuni di Amantea, San Pietro in Amantea e Serra D’Aiello. E’ stata respinta, invece, per il mancato riconoscimento formale di un danno diretto, l’analoga richiesta avanzata da Wwf, Legambiente, da un’associazione di albergatori della zona e del Comitato civico “Natale De Grazia” che da anni si batte contro l’inquinamento nella zona.
Il presidente del Comitato, Gianfranco Posa, è attualmente sotto processo, a Genova, per diffamazione, insieme ad una giornalista de La7 ed al pentito di ‘ndrangheta Francesco Fonti, per una intervista nella quale aveva espresso il sospetto che nella zona fossero stati interrati rifiuti. La querela è stata presentata dalla compagnia di navigazione genovese Messina, proprietaria della Jolly Rosso, una motonave affittata a terzi, che il 14 dicembre 1990 si arenò sulla costa tirrenica calabrese, ad Amantea, nelle vicinanze del fiume Oliva. Sullo spiaggiamento della motonave, la Procura di Paola aveva aperto un’inchiesta ipotizzando che potesse trasportare rifiuti tossici poi archiviata nel 2009. (ANSA)