Inquinamento fiume Oliva, il caso in Parlamento europeo. Chiesta l’istituzione di un Fondo per la bonifica
La richiesta avanzata dal Comitato De Grazia invitato a Bruxelles per partecipare ai lavori di implementazione della Direttiva sul danno ambientale
Intervento Comitato De Grazia dal minuto 1:21:20
Bruxelles, 8 marzo 2017 - L’istituzione di un Fondo europeo a cui accedere per riparare i disastri ambientali quando non è possibile individuarne i responsabili. E’ la richiesta avanzata dal comitato De Grazia alla Comunità europea, durante il workshop sulla “responsabilità ambientale” tenutosi oggi a Bruxelles e al quale il comitato calabrese è stato invitato a partecipare. Il workshop è propedeutico all’implementazione della direttiva europea 2004/35/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 aprile 2004, sulla responsabilità ambientale in materia di prevenzione e riparazione del danno ambientale. All’incontro, organizzato dai parlamentari europei Laura Ferrara e Benedek Jávor – ed al quale hanno partecipato tra gli altri Massimo Fundarò di medici per l’ambiente, Rodolfo Ambrosio per Legambiente e Paolo Parentela parlamentare del M5S – il rappresentante del comitato De Grazia, Danilo Amendola, su delega del presidente Gianfranco Posa, ha presentato un documento sul disastro ambientale del fiume Oliva, ove risultano ancora interrati da 120 a 160 mila metri cubi di rifiuti di varia natura, anche industriali, per i quali non si conoscono ancora tempi e modi di messa in sicurezza o bonifica. Soprattutto dopo che il processo in Corte d’Assise a Cosenza, si è chiuso con l’assoluzione di tutti gli imputati, poiché secondo la Corte giudicante non è stato possibile dimostrare la loro responsabilità. Resterebbe quindi, in capo alla collettività l’onere di sostenere le spese per il risanamento della valle. «La vicenda dell’inquinamento della Valle dell’Oliva – scrive nella propria relazione il comitato – rappresenta un esempio di come, nei casi di inquinamento appurati, sia necessario trovare gli strumenti più efficaci per ottenere in tempi rapidi la bonifica dei luoghi. A tal proposito da parte delle istituzioni europee è indispensabile migliorare la direttiva sulla responsabilità ambientale al fine di garantire il ripristino dei luoghi inquinati tempestivamente».
La direttiva – oltre a contemplare l’obbligo per le autorità ambientali nazionali a procedere alla messa in sicurezza dal punto di vista igienico-sanitario e ambientale, nonché alla bonifica dei siti inquinati nel rispetto del principio di precauzione, di cui all’articolo 191 del Trattato dell’Unione Europea; ed il rispetto della Convezione sull’accesso alle informazioni, la partecipazione dei cittadini ai processi decisionali e l’accesso alla giustizia in materia ambientale (Convenzione di Arhus) -, dovrebbe altresì prevedere, ed è questa la proposta più interessante del comitato, l’istituzione di un Fondo Europeo, attraverso l’imposizione di un tributo sul volume di affari delle attività industriali con produzioni ad elevato rischio di inquinamento. A tale fondo, le istituzioni dei Paesi membri (Ministero, Regioni, Comuni) dovrebbero poter accedere per il ripristino dei territori inquinati nel momento in cui non sia possibile applicare il principio “chi inquina paga”. L’obbiettivo dovrebbe essere quello di alimentare il fondo in modo premiale per quegli operatori economici che dimostrino di essere all’avanguardia nelle attività di tutela dell’ambiente e di prevenzione del rischio ambientale, questo andrebbe fatto tenendo in considerazione la condotta degli operatori nel tempo. Ad esempio, il ritrovamento di rifiuti illecitamente smaltiti, riconducibili ad un operatore, sarebbe un possibile indice per quantificare il coefficiente di rischio di un certo settore o di uno specifico operatore.