Restauro Abbazia Florense. 5 gennaio menifestazione S. Giovanni in Fiore
5 gennaio 2010, dalla Calabria rinasce l’utopia della giustizia.
Le ragioni di una manifestazione aperta, non partitica.
di Emiliano Morrone
fonte: http://www.lavocedifiore.org
San Giovanni in Fiore – L’Autorità di vigilanza sui Lavori pubblici ha stabilito che presso il Comune di San Giovanni in Fiore (Cs) sono state commesse gravissime irregolarità per il restauro dell’Abbazia florense; finanziato con fondi europei, ad oggi bloccati dalla Regione Calabria. Contestualmente, ha informato la Corte dei conti e la Procura della Repubblica.
Il monumento, da tempo vergognosamente prigioniero di un’impalcatura ormai marcia, simbolo dell’utopia della giustizia in questo mondo, dell’abate rivoluzionario Gioacchino da Fiore (1135-1202), è attualmente sequestrato dalla Procura della Repubblica di Cosenza.
I direttori del restauro, Giovanni Belcastro, Salvatore Marazita e Domenico Marra, nominati con delibera di giunta municipale e in violazione delle leggi e dei princìpi di correttezza e trasparenza dell’ordinamento interno e comunitario, sono indagati per danni. Con loro, è indagato il responsabile unico del procedimento, Pasquale Tiano, a cui la giunta comunale recentemente ha dato mandato, all’unanimità (Antonio Nicoletti, Pierino Lopez, Aldo Orlando, Attilio Mascaro, Antonio Candalise, Giuseppe Lammirato), di predisporre gli atti per la “rescissione in danno” contro l’impresa appaltatrice, Ati Lufraco (di Rende, in provincia di Cosenza). Dal canto suo, l’appaltatore, al quale la Procura di Cosenza e l’Autorità di vigilanza non hanno mosso alcun addebito, ha avviato contro il Comune una causa di risarcimento milionario; pure confortato da atti della Soprintendenza ai Beni architettonici di Cosenza, nei quali è chiaramente contestato l’operato dei direttori dei lavori.
Per come stanno le cose, è molto probabile che l’appaltatore vinca in giudizio: probabilmente saranno prosciugate le già esigue casse pubbliche del municipio, a danno dei cittadini. San Giovanni in Fiore ha una disoccupazione record, un’emigrazione da primato. Anche per assistenzialismo, purtroppo, si pone ai vertici dell’Europa.
Queste notizie sull’Abbazia florense, provate da documenti ufficiali, sono state taciute da parte della stampa regionale, che nel settembre scorso ha dato in pompa magna la notizia del dissequestro dell’edificio, rivelatasi poi una straordinaria bufala. Infatti, la Procura di Cosenza ha in realtà solo ordinato la realizzazione di opere di consolidamento dell’edificio; ancora non iniziate, forse per la volontà politica di modificare favorevolente la situazione, grazie al silenzio generale e all’atteggiamento di riverenza di pezzi dell’informazione.
Per questi motivi, fermamente credendo nella Costituzione, nella legge, nelle regole, nell’etica e nella responsabilità, mi appello a tutta la rete affinché il prossimo 5 gennaio calabresi e residenti altrove riusciamo a dimostrare che esiste una vigilanza su chi amministra e che la cosa pubblica è di tutti.
E’ necessario fermare gli abusi. Quello del restauro dell’Abbazia florense rappresenta uno dei più emblematici fra quelli commessi in Calabria, dove tutto è possibile e nessuno paga. Ha da fare, lo sottolineo, coi fondi europei; in Calabria sottratti da criminalità e colletti bianchi.
Sul caso, solo per citare alcune figure, a tutela del monumento sono intervenuti gli onorevoli Angela Napoli, Sonia Alfano, Luigi De Magistris, Gianni Vattimo e Franco Laratta; dal quale attendo un atto di grande coerenza, cioè la sua partecipazione alla manifestazione del 5 gennaio prossimo, nonostante appartenga allo schieramento che sostiene la giunta comunale in carica. Si sono espressi, ancora, Marcello Veneziani, Beppe Grillo, Rosanna Scopelliti, Derrick De Kerckhove e altri.
Il 5 gennaio dovrà rappresentare una rinascita per la Calabria, di là dai colori politici. Nell’unità, nel coraggio e nella fermezza d’una richiesta di giustizia corale che sia più forte delle coperture politiche che assicurano impunità e arricchimento ai responsabili di scempi, violazioni, ruberie.
Dalle ore 15, faremo una catena umana davanti all’Abbazia florense, purtroppo in pericolo per tutto quanto è fin qui accaduto. Il monumento, secondo indagini tecniche effettuate nei mesi scorsi, rischia anche cedimenti per causa di un restauro incompleto e il mancato consolidamento delle strutture portanti.
Pertanto, aspetto tutti gli amici della rete. E’ fondamentale partecipare e far sentire la nostra voce, indipendentemente dalle convinzioni politiche personali, dalle ideologie, dalle simpatie, dalla provenienza geografica.
Dateci una mano a riprenderci la nostra meravigliosa terra, conquistata e usata per sé dalla Ndrangheta con la maiuscola. Devastata, distrutta.