La sentenza che ha assolto gli imputati conferma il disastro ambientale compiuto nel fiume Oliva
di Bruno Pino (Il quotidiano del Sud)
COSENZA, 11 febb. 2018 – Novità sulla vicenda giudiziaria riguardante il disastro ambientale della Valle Oliva, nel basso Tirreno Cosentino. Dopo la celebrazione del processo in Corte d’Assise, terminato a marzo 2017 con l’assoluzione ex art. 530 (comma 1 e 2) dell’imprenditore amanteano Cesare Coccimiglio e degli altri 4 coimputati, la Procura di Paola che nel corso del dibattimento aveva rappresentato la Pubblica Accusa ha inteso, qualche giorno fa, ricorrere in appello. La decisione è maturata dopo la disamina delle motivazioni della sentenza, depositata a metà dicembre scorso.
Il processo indiziario, come abbiamo visto, non è riuscito a individuare “oltre ogni ragionevole dubbio” i responsabili dei reati contestati che sono di disastro ambientale e di avvelenamento delle acque. Vedremo quali saranno gli sviluppi e quali le decisioni della Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro.
Sulla questione ambientale, invece, che è l’aspetto che riguarda più da vicino le popolazioni che abitano nelle zone interessate dall’inquinamento, c’è da sottolineare che la Corte d’Assise, pur assolvendo gli imputati, ha riconosciuto che in una vasta area del bacino del fiume Oliva sussiste “una gravissima forma di inquinamento del sottosuolo e delle circostanti acque limitrofe e persino sotterranee, con particolare riferimento alle Loc. Foresta, Carbonara, Giani e di tutta una serie di aree alle stesse limitrofe”.
Il processo, dunque, ha stabilito un fatto inequivocabile. Che nella vallata, nell’arco di diversi anni, dagli anni ‘90 ad almeno il 2008, si sono registrati interramenti di materiale nocivo e cancerogeno, smaltimenti illeciti di rifiuti speciali stimati in 162 mila metri cubi: come fanghi industriali, metalli pesanti, idrocarburi, cesio 137 riscontrato a qualche metro di profondità, e altro ancora.
Se la questione giudiziaria prosegue il suo cammino, quella della bonifica ambientale – per la quale, come è stato stimato da Ispra, servono circa 21 milioni di euro – invece sembra aver smarrito la strada. La situazione dei siti inquinati ubicati nella vallata in località Foresta, Carbonara, presso galleria Cozzo Manco e Giani, ricadenti nei comuni di Aiello, Amantea, Serra d’Aiello, attende una soluzione che tarda ad arrivare. L’analisi del rischio eseguita da Arpacal, propedeutica alla bonifica o alla messa in sicurezza dei siti interessati dall’inquinamento, risale ormai a più di un anno fa, all’ottobre del 2016, e da allora non si hanno notizie su provvedimenti da parte della regione Calabria. Eppure, la salute delle persone e la salubrità dell’ambiente dovrebbero essere al primo posto nelle preoccupazioni e azioni di ogni Istituzione.
Intanto, tra le numerose parti civili nel processo svoltosi a Cosenza (il Ministero dell’Ambiente, la regione Calabria, i comuni di Amantea, Serra d’Aiello e San Pietro in Amantea, diverse associazioni ambientaliste, la Cgil di Cosenza e vari cittadini e operatori nel settore turistico), il Comitato civico di Amantea, intitolato al capitano Natale De Grazia, ha espresso, tramite il suo portavoce Gianfranco Posa, plauso alla iniziativa della procura di Paola.
«Non vi è nessun dubbio» sul disastro ambientale dell’Oliva
Purtroppo le motivazioni che hanno spinto il comitato De Grazia, in tutti questi anni, a sollecitare la bonifica – ha dichiarato Posa - trovano conferma e si rafforzano nella sentenza della Corte d’Assise di Cosenza che ha confermato il disastro ambientale compiuto nell’Oliva con conseguente inquinamento delle acque sotterrane e gravi ripercussioni sulla salute della popolazione locale. ‘Non vi è nessun dubbio’ sostiene la Corte – fa notare il portavoce del Comitato -, circa l’interramento illecito di rifiuti pericolosi nelle profondità del bacino del fiume Oliva dovuto ad attività sistematica ed organizzata e non a sporadici abbandoni di rifiuti come qualcuno sosteneva”.
“La stessa Corte – aggiunge – ribadisce che il fatto che nessuna opera di bonifica sia stata operata ‘consente di ritenere che il pericolo per la salute dei cittadini, oltre a non essere cessato, sia o possa essere anche adesso drammaticamente attuale’”.
“Pertanto come associazione – annuncia il portavoce del De Grazia – continueremo a fare quanto possibile per ottenere la rimozione dei rifiuti presenti nel bacino del fiume Oliva, soprattutto per le aree maggiormente inquinate come Foresta e Carbonara che ricadono nell’alveo del fiume e quindi sono maggiormente soggette alla forza erosiva delle sue acque che potrebbero far risalire in superficie le sostanze inquinanti portandole verso il mare.
La Regione Calabria – Conclude Posa – in più occasioni ha dichiarato che sarebbero stati stanziati i fondi per la messa in sicurezza dell’area ma ad oggi, nonostante l’analisi del rischio – ultimo atto necessario prima della bonifica – sia stata depositata da oltre un anno, nessun intervento è stato ancora realizzato.”.
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