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Valle Oliva. Profondo Rosso

17 dicembre 2011 Commenti chiusi

Il litorale tirrenico contaminato da metalli pesanti. L’inchiesta sull’inquinamento della valle dell’Oliva si allarga. Sullo sfondo il mistero della motonave Rosso

di Roberto De Santo suIl Corriere della Calabria

Sono appostati da giorni. Seguono passo passo i movimenti dei mezzi e degli uomini della società Coccimiglio, una ditta di lavorazione d’inerti. Un lavoro lungo e laborioso che permette agli uomini della Guardia costiera di Vibo Valentia di scoprire cosa starebbe mettendo in atto quella ditta. È il 2007, ad Amantea, lungo la costa tirrenica cosentina, sono in corso i lavori di ripascimento degli arenili, erosi dalle mareggiate che per anni stanno flagellando il litorale. Tra le ditte impegnate in quell’intervento c’è, appunto, la società Coccimiglio che ha la sua sede operativa nell’Oliva. È l’area al centro dell’inchiesta portata avanti dalla Procura di Paola, che ha permesso di rinvenire nei terreni e nelle acque di questa zona contaminazioni chimiche e radioattive e che ha portato all’arresto proprio del titolare di quella ditta, il settantacinquenne Cesare Coccimiglio. Ebbene, proprio durante quell’attività investigativa – che in gergo viene definita Ocp (Osservazione, controllo e pedinamento) – gli ufficiali notano qualcosa di strano: dai camion di quella ditta che proveniva da località Valle del Signore di Aiello Calabro – nella valle dell’Oliva – viene gettato in spiaggia del materiale ferroso. Si aspetta la notte per comprendere cosa fosse stato interrato.

Ebbene, da quella spiaggia collocata tra il torrente Santa Maria e il torrente Colongi emergono dalla profondità pezzi di una nave che gli inquirenti definiscono come «parti metalliche di una nave Ro-Ro» di colore rosso. Lo stesso colore che ha dato il nome all’unica imbarcazione – appunto del tipo Ro-Ro – che si è spiaggiata proprio qualche chilometro più a nord di questo rinvenimento, alcuni anni addietro. Per l’esattezza il 14 dicembre del 1990. Eppure quella nave, la “Jolly Rosso”, passata agli onori della cronaca come una delle navi dei veleni, sarebbe dovuta esser smaltita da tempo e non certamente in loco e non dalla ditta sotto il controllo della Procura di Paola per l’inchiesta sull’inquinamento della Valle dell’Oliva. Già nel 1992 la società Mo.Smo.De di Crotone aveva acquisito il relitto dalla Ignazio Messina ed ottenuto dalla Capitaneria di porto di Vibo Valentia l’autorizzazione alla demolizione della motonave.

Non ad Amantea, quindi, non dalla ditta Coccimiglio. Coincidenze. Come quelle emerse dall’analisi dei terreni interrati anche nella spiaggia di Amantea: contaminazione da metalli pesanti e fanghi industriali. Gli stessi inquinanti rinvenuti nell’Oliva. Semplici coincidenze, null’altro, che non permetteranno di legare la vicenda del presunto smaltimento di rifiuti tossici-nocivi, ma anche radioattivi – ricordiamo che nell’area dell’Oliva è stato rinvenuto materiale contaminato dal cesio 137 con valori 16 volte superiori al fondo valle –, al naufragio della nave. Tanto che l’inchiesta sulla Rosso terminerà nel 2009 con un’archiviazione. «Non sono emersi –  dirà il pm Francesco Greco nella sua richiesta, poi accolta dal gip di Paola – elementi chiari di collegamento tra il rinvenimento dei materiali trovati in località Foresta… e la motonave Rosso…». Eppure, da lì proseguono le indagini portate avanti con caparbietà dal capo della Procura di Paola, Bruno Giordano, che permetteranno, anche grazie ad un’informativa della Dda di Catanzaro, di individuare altri siti contaminati.

Dai carotaggi effettuati lo scorso anno daitecnici dell’Arpacal e dell’Ispra emergeranno dati drammatici: 86mila metri cubi di fanghi industriali la cui provenienza, vista la caratteristica e la mole, secondo la Procura, non può essere locale. Già, materiale non locale. Ma non certamente della Rosso. Nonostante quelle coincidenze. Nonostante le rivelazioni dei collaboratori di giustizia che avrebbero indicato i luoghi dello smaltimento della nave.

L’INCHIESTA SULL’OLIVA

Ma l’inchiesta sull’inquinamento nella valle dell’Oliva prosegue portando i primi importanti risultati. Accanto all’arresto del titolare dell’azienda, infatti, sono finiti nei guai Vincenzo Launi, Giuseppina Marinaro, Antonio Sicoli e Arcangelo Guzzo. Tutti della zona e tutti titolari o concessionari dei terreni nell’Oliva che, secondo l’accusa, avrebbero concesso alla ditta Coccimiglio per interrare i veleni. Per loro i procedimenti penali si apriranno con l’inizio del nuovo anno. Ma c’è di più. Anche la moglie di Cesare Coccimiglio, Giovannina Pino, è stata rinviata a giudizio e la prima udienza è stata già fissata per luglio prossimo. Per lei l’accusa ha ipotizzato, nella sua qualità di legale rappresentante delle ditte del gruppo Coccimiglio, di aver organizzato, in concorso con altri, il traffico illecito di rifiuti altamente pericolosi, il furto aggravato di inerti, lo smaltimento illecito di materiale contaminato ma soprat-tutto di aver causato un disastro ambientale per l’intera zona. Negli atti di questo procedimento – che è il faldone principale dell’inchiesta sull’Oliva – emergono, infatti, altri particolari inquietanti: la contaminazione non riguarderebbe solo i terreni dell’area ma una vasta zona che va da Belmonte Calabro a Nocera Terinese. Per quest’ultimo caso che sarebbe consistito, secondo l’accusa, nell’interramento di materiale contaminato lungo il corso del fiume Savuto, gli inquirenti di Paola avrebbero già da tempo trasmesso il fascicolo d’indagine alla Procura di Lamezia Terme, competente per zona. Mentre gli investigatori avrebbero accertato il trasporto e l’illecito smaltimento di terreno contaminato proveniente dal «feudo»

Il litorale della costa amanteana dove sarebbero stati interrati, secondo la ricostruzione del gip, i resti della nave “Jolly Rosso”

dell’Oliva nell’alveo del fiume Colongi nei pressi del campo sportivo di Amantea, nonché negli arenili tra Amantea e Belmonte Calabro, in occasione, appunto dei lavori di rinascimento del litorale. In queste aree gli inquirenti avrebbero riscontrato soprattutto la presenza massiccia di cobalto in spiaggia. Per vincere alcune gare d’appalto, inoltre, l’azienda Coccimiglio avrebbe attuato ribassi elevatissimi. In un caso citato ad esempio dagli inquirenti, infatti, quella ditta avrebbe vinto l’appalto per la realizzazione dei lavori del tratto provinciale “Fondovalle Fiume Oliva” con un ribasso del 41 per cento. Ribassi che, per citare il gip Giuseppe Battarino, «non rendono antieconomico l’intervento proprio in quanto il movimento del terreno e la realizzazione del rilevato della strada gli consentono di intombare una rilevante quantità di rifiuti».

Wils (Ue): «L’Italia assicuri la bonifica»
«La situazione è molto grave: l’approvvigionamento delle risorse idriche è seriamente compromesso. Ed anche se non abbiamo potuto compiere una visita approfondita ovunque, è evidente che il problema principale rimane come liberarsi delle sostanze inquinanti e altamente nocive presenti nel terreno che hanno già causato danni alla salute della popolazione». Non usa mezze parole Sabine Wils (a sinistra nella foto), deputato europeo del gruppo Gue-Ngl (Sinistra unitaria europea – Sinistra verde nordica) e membro della commissione Ambiente, Salute Pubblica e Sicurezza alimentare (Envi) del Parlamento europeo – che ha partecipato alla missione europea per comprendere la vicenda dell’inquinamento del fiume Oliva – per descrivere l’idea che si è fatta della situazione. Un’iniziativa, promossa dall’europarlamentare del Partito democratico, Mario Pirillo, che ha consentito di portare alla ribalta europea il caso dell’Oliva. E la posizione della deputata tedesca, Wils è categorica: «Urge che le autorità italiane assicurino fondi e prontezza d’interventi per una bonifica efficace e duratura».

Che cosa vi ha detto il procuratore della Repubblica di Paola, Bruno Giordano, nell’incontro?

«Ha fornito e illustrato alla delegazione del Parlamento europeo i dati sullo stato di salute della popolazione, sulla crescita dei decessi dovuti a tumori, assolutamente anomalo e inaccettabile rispetto alle altre regioni italiane. La difesa della salute e quindi l’accertamento dei reati penalmente rilevanti sono stati gli argomenti maggiormente dibattuti nell’incontro».

L’Europa può intervenire per sostenere la ricerca della verità?

«L’Unione non ha competenza per interferire o suggerire come condurre un’inchiesta. Alle istituzioni europee spetta il compito di produrre gli opportuni testi legislativi, direttive o regolamenti comunitari da trasporre negli ordinamenti di ogni Paese in modo da poter essere utilizzati dalla magistratura per identificare e sanzionare le possibili violazioni».

Che cosa può fare l’Europa per spingere le autorità locali a bonificare l’area e quali azioni possono essere messe in campo, anche in termini economici?

Ssopralluogo nell'Oliva della Commissione Europea Envi

«Sono in vigore direttive europee sulle discariche, sullo smaltimento dei rifiuti e sulle emissioni industriali. Resta purtroppo ancora “congelata” in sede di Consiglio quella sulla protezione del suolo su cui il Parlamento si è già espresso tre anni fa, mentre alcuni governi di Stati membri impediscono, con una “minoranza di blocco”, che il Consiglio dei ministri dell’Ue adotti la propria posizione e che quindi si confronti con il Parlamento europeo visto che sono entrambi co-legislatori. Risultato: non c’è ancora una direttiva europea sul suolo. La mancanza di una direttiva ad hoc sulla protezione del suolo non impedisce, però, che siano applicate le leggi esistenti. Sul versante economico, in primis, i compiti di bonifica e di tutela della salute dei propri cittadini spettano agli Stati membri. Quindi è compito dell’Italia adottare le misure economiche per risanare lo sversamento ille gale di sostanze tossiche e nocive che è stato prodotto nel fiume Oliva. I fondi strutturali europei non possono che intervenire nel rispetto del principio di sussidiarietà, quindi rispettando la responsabilità e la capacità di spesa degli Stati membri. Accedere a fondi europei di sviluppo regionale per rilanciare attività economiche, siano esse agricole o industriali, danneggiate da terreni resi insalubri, anzi pericolosi, è possibile sulla base di una proposta dell’autorità nazionale competente, ma nel rispetto del regolamento europeo valido per tutti gli Stati membri. In caso di grandi calamità si può attivare un fondo ad hoc, come ad esempio richiesto dall’Ungheria in seguito al non contenimento e mancato stoccaggio in sicurezza dei fanghi rossi residui della lavorazione dell’alluminio che ha portato al disastro ambientale di alcuni mesi fa. Per questo è fondamentale che l’Italia inquadri bene questa vicenda».

Quali azioni ha intenzione di intraprendere per approfondire l’argomento in sede europea?

«La mia prima iniziativa per la gravità della situazione che ho potuto vedere e, visto che siamo venuti in Calabria per conto della commissione Ambiente e tutela della salute pubblica del Parlamento europeo, sarà quella di proporre quanto prima un’audizione a Bruxelles della commissione stessa o del gruppo politico della Sinistra unitaria europea (Gue -Ngl) cui appartengo, invitando tutti i soggetti coinvolti in questa vicenda e soprattutto i rappresentanti della società civile e delle organizzazioni non governative (Ong) che con ostinazione da anni chiedono l’accertamento delle responsabilità e la bonifica della vallata del fiume Oliva».

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Valle Oliva. I fantasmi ritornano

16 dicembre 2011 Commenti chiusi

Pezzi della Jolly Rosso nei terreni del fiume ma anche lungo il litorale amanteano. E veleni sono stati ritrovati pure nell’area del Savuto

di Roberto De Santo sul Corriere della Calabria n. 24

A volte ritornano. I fantasmi di un passato prossimo, che qualcuno ha voluto a tutti i costi rimuovere, riaffiorano. E, come nel migliore dei film dell’orrore, provocano sgomento e terrore. L’inchiesta portata avanti dal capo della Procura di Paola, Bruno Giordano, sull’interramento di sostanze tossiche radioattive nella valle dell’Oliva riserva anche quest’ultimo colpo di scena: la motonave Rosso, meglio conosciuta come “Jolly Rosso”, è nel fascicolo di quell’inchiesta. Un mistero nel mistero. Visto che su quella nave, ma soprattutto sul suo contenuto – nonostante l’archiviazione disposta nel 2009 dal pm Francesco Greco – aleggiano ancora troppi quesiti irrisolti.

Dubbi alimentati soprattutto dalla circostanza che quella nave era stata utilizzata nel 1988 dal governo italiano per recuperare in Libano materiale altamente pericoloso: 9.532 fusti di rifiuti tossici nocivi, esportati illegalmente da aziende italiane.

Un’imbarcazione, dunque, passata agli onori della cronaca come una delle cosiddette “navi dei veleni”. Ora a rievocarla, come appunto uno spettro, il giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Paola, Giuseppe Battarino, che nella ordinanza che ha disposto i domiciliari per Cesare Coccimiglio – l’imprenditore amanteano del ramo dell’edilizia responsabile, secondo l’accusa, dell’interramento dei veleni nella valle dell’Oliva – ne fa esplicito riferimento: «Vi è prova – scrive il gip – della partecipazione dell’indagato (Coccimiglio, ndr) alle operazioni che si svolsero intorno alla nave Jolly Rosso, arenatasi nel dicembre del 1990 sulla spiaggia di Amantea». Ma vi è di più. Il gip di Paola, citando un’indagine svolta nel 1997 dalla guardia costiera di Vibo Valentia e da alcuni uomini della polizia giudiziaria della Procura paolana, racconta di un altro passaggio che, se dovesse risultare vero, sarebbe terrificante. Il materiale che conteneva quella nave sarebbe stato rinvenuto sia nei terreni dell’Oliva sia a mare: precisamente nella spiaggia del litorale amanteano. «A distanza di tempo – si legge a questo proposito nell’ordinanza di Battarino – in coincidenza con l’intervento dell’azienda dell’indagato (Coccimiglio, ndr) per il rinascimento di un tratto di costa con materiali inerti, sono riemersi parti metalliche di nave Ro-Ro, del tipo di quella arenata (appunto la Jolly Rosso, ndr), e parti di fusti, ritrovati da operanti della Guardia costiera, sia sulla spiaggia interessata dallo scarico di materiali, sia nel punto di prelevamento dei materiali stessi da parte dell’indagato, in Aiello Calabro, località Valle del Signore».

Un collegamento tanto logico tra i due episodi da far dire al giudice: «Nessuna alternativa logica vi è alla ricostruzione di un intombamento di materiale proveniente dalla nave (la Rosso, ndr), in un’area collinare (Oliva, ndr), e del loro affioramento in occasione del prelievo degli inerti nel medesimo punto». E se quel materiale fosse costituito dalle sostanze riscontrate dall’Arpacal e dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), i risvolti di quell’inchiesta sarebbero da incubo.

Ricordiamo che lo scorso anno, come già anticipato dal Corriere della Calabria, nel corso dei carotaggi effettuati dai tecnici dei due istituti portarono tra l’altro alla scoperta della presenza di Cesio 137 con valori fino a 16 volte superiori alla media del territorio – anche se per l’Ispra dovuti alla nube di Chernobyl – ma anche alla contaminazione chimica delle acque e dei terreni circostanti il fiume Oliva. Si tratta di 86mila metri cubi di fanghi industriali costituiti per lo più da arsenico (riscontrato con valori fino a 10 volte superiori alla norma), cromo, nickel, antimonio, zinco (cinque volte superiore alla norma) e cobalto. Ma anche idrocarburi, cadmio (6,5 volte superiore alla norma), cromoesavalente e rame. Tutte sostanze riscontrate in quantità almeno tre volte superiore ai limiti di legge nei sottosuoli dell’intera zona. Materiale che dunque potrebbe essere finito direttamente sulle nostre spiagge oltre che nei terreni e nelle falde acquifere della zona. E i riscontri oggettivi nelle mani degli investigatori sarebbero numerosi, dettati non solo dal rinvenimento del materiale contaminato ma da testimonianze dirette di quest’attività svolta dall’indagato sempre all’interno dell’Oliva. Un vero e proprio “dominus” di quei luoghi, che il gip definisce un «feudo» di Coccimiglio.

Ma dall’inchiesta sull’Oliva emerge anche un’altra drammatica verità che riporta alla ribalta il “modus operandi” della gestione dei rifiuti tossici-nocivi e radioattivi in Calabria.

Il connubio che esisterebbe tra “l’imprenditore-feudatario” dell’Oliva e le ‘ndrine locali. Se è vero quello che sostiene lo stesso gip che per svolgere la sua attività illecita «è entrato in contatto con realtà criminali organizzate ed interessate a una più ampia utilizzazione del territorio calabrese come “pattumiera” per rifiuti speciali e pericolosi ». Un passaggio proveniente da un’informativa della Distrettuale antimafia di Catanzaro del 2009. E infine un’ultima coda di questo film dell’orrore: «Il ruolo assunto dall’indagato Coccimiglio negli interramenti di rifiuti pericolosi in terreni di proprietà della Curia in Serra d’Aiello, e in Nocera Terinese lungo il corso del fiume Savuto, e i rapporti sottesi a tali condotte delittuose con strutture criminali organizzate». Così quei veleni, frutto d’interramenti svoltisi in almeno un ventennio nella zona – secondo l’inchiesta – sarebbero finiti anche altrove. Ma i limiti di questa contaminazione restano tutti ancora da scoprire.

Il video dell’iniziativa “Natale De Grazia. I veleni del passato riemergono”. Riprese dalla diretta streaming

14 dicembre 2011 Commenti chiusi


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“Natale De Grazia. I veleni del passato riemergono”. Commemorazione del capitano Natale De Grazia

9 dicembre 2011 Commenti chiusi

Amantea, 09/12/2011 – A sedici anni dalla sua morte avvenuta il 13 dicembre 1995, il comitato civico, che porta il suo nome, ricorda il capitano Natale De Grazia, morto misteriosamente mentre indagava su un traffico di rifiuti via mare: le cosiddette “navi dei veleni”.

Il capitano Natale De Grazia era collaboratore del magistrato Francesco Neri, titolare delle indagini sugli affondamenti delle “navi a perdere”. La notte della sua morte, si dirigeva con dei colleghi in auto verso la Liguria per ascoltare l’equipaggio della Motonave Rosso ed altri testimoni, un viaggio mai concluso perché fu colto da improvviso malore le cui cause non sono mai state chiarite fino in fondo.

Il 24 maggio 2001 la vedova De Grazia a Livorno, in occasione della festa nazionale della Marina Militare, ha ricevuto dalle mani del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi la medaglia d’oro alla memoria di un militare che ha sacrificato la sua vita per lo Stato.

Il 24 ottobre 2009 in occasione della Manifestazione Nazionale “Basta veleni!”, svoltasi ad Amantea, in presenza della signora De Grazia e delle istituzioni, al capitano di corvetta è stato intitolato il lungomare della cittadina.

La commemorazione è organizzata dal comitato civico che porta il suo nome in collaborazione con l’associazione antimafia “daSud onlus” che ha curato la produzione del libro-fumetto “Natale De Grazia. Le navi dei veleni” (Round Robin Editrice) alla cui copertina si ispira la locandina dell’evento che si svolgerà ad Amantea  martedì 13 dicembre ore 18.30, presso la sala conferenze dell’Hotel Mediterraneo. Mentre la mattina, alle ore 10,30, presso il nuovo Polo scolastico gli studenti delle classi quarte e quinte, coadiuvati dalla docente Rosanna Grisolia incontrano gli autori del libro e i responsabili dell’associazione daSud e del Comitato De Grazia.

In occasione della commemorazione del capitano De Grazia verrà affrontata anche la problematica dei veleni che sono riemersi dal sottosuolo del fiume Oliva. Le recenti evoluzioni verificatesi nelle indagini svolta dal procuratore capo di Paola, Bruno Giordano, titolare dell’inchiesta sull’inquinamento della vallata dell’Oliva, che descrivono l’attuale condizione in cui versa l’intera area, sono molto preoccupanti. Infatti, l’indagine ha già consentito di individuare, una serie di siti contaminati da sostanze altamente pericolose e la presenza in quest’area anche di contaminazione radioattiva da Cesio 137. La quantità di materiale rinvenuto e confermato dalle analisi condotte lo scorso anno dai tecnici dell’Arpa Calabria e dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) è stimato tra 80/90mila metri cubi. Si tratta di contaminanti composti per lo più da fanghi industriali e idrocarburi la cui provenienza non è riconducibile alla Calabria. Questo materiale interrato ha contaminato sia i territori che le falde acquifere della zona.

Il caso della “valle del fiume Oliva” ha richiamato l’attenzione della Comunità Europea. Il 23 novembre scorso ad Amantea la commissione ambientale del Parlamento Europeo, ha incontrato le istituzioni locali, le associazioni ambientaliste, la procura di Paola e con i membri dell’Arpa Calabria e dell’Ispra  ha effettuato un sopralluogo nelle zone interessate. L’inquinamento del fiume Oliva è stato ormai accertato, ora si tratta di bonificare i siti risultati inquinati da sostanze tossiche che producono terribili malattie e potrebbero indurle anche alle future generazioni.

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Amantea ricorda il capitano Natale De Grazia a 16 anni dalla sua prematura scomparsa

7 dicembre 2011 Commenti chiusi
Amantea - A sedici anni dalla morte, avvenuta il 13 dicembre 1995, il comitato che porta il suo nome, ricorda il capitano Natale De Grazia, morto misteriosamente mentre indagava su un traffico di rifiuti via mare: le cosiddette “navi dei veleni”.
Lo farà con la collaborazione dell’associazione nazionale antimafia “daSud onlus” che ha curato la produzione del libro-fumetto “Natale De Grazia. Le navi dei veleni” (Round Robin Editrice) alla cui copertina fà riferimento la locandina dell’evento (sopra).
L’occasione sarà utile per discutere anche dei veleni che stanno riemergendo dal sottosuolo del fiume Oliva e delle novità scaturite dall’inchiesta giudiziaria.
L’appuntamento è ad Amantea, martedì 13 dicembre ore 18.30, presso la sala conferenze dell’Hotel Mediterraneo dove saranno presenti:
- Alfonso LORELLI per il comitato Natale De Grazia
- Salvatore VITELLO – Procuratore Capo di Lamezia Terme
- Danilo CHIRICO – Presidente assoc. “daSud” onlus
- Raniero MAGGINI – vice presidente Wwf Italia
- Enzo MANGINI – Scrittore Fumetto
- Pierdomenico SIRIANNI – Disegnatore fumetto
- Roberto DE LUCA – Docente Unical
- Luigi POLITANO – Giornalista (moderatore)
Mentre alle 10.30 presso il nuovo Polo scolastico, gli studenti delle classi IV e V, coadiuvati dalla professoressa Rosanna Grisolia, incontrano gli autori del libro-fumetto “Natale De Grazia Le navi dei veleni” insieme a Gianfranco Posa presidente del comitato Natale De Grazia.
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Jolly Rosso, ritrovate parti della nave nel fiume Oliva

27 novembre 2011 Commenti chiusi

La copertina del settimanale in edicola

Pezzi metallici della nave rinvenute nel fiume e lungo la spiaggia di Amantea insieme a parti di fusti. Ipotizzati collegamenti tra l’imprenditore arrestato e le cosche locali. A rivelarlo il “Corriere della Calabria” in edicola da venerdì 25 novembre.

Amantea 25 Nov. 2011 – Pezzi della Jolly Rosso sono stati seppelliti nei terreni del fiume Oliva ma anche lungo le spiagge di Amantea dove sono state rinvenute anche parti di fusti.  Lo ha confermato il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Paola, Giuseppe Bettarino, affermando “vi è la prova” di un “intombamento di materiale proveniente dalla Rosso nel fiume Oliva”. Rivelazioni contenute nel provvedimento di custodia cautelare emesso nei confronti dell’imprenditore di Amantea, Cesare Cossimiglio, accusato di aver seppellito per oltre 20 anni rifiuti tossici nel bacino del fiume Oliva e che secondo il giudice avrebbe delle responsabilità nello smaltimento della Jolly Rosso. Il sospetto che parti della nave insieme al suo carico potessero esser  stati seppelliti in quel fiume aleggia sulla cittadina di Amantea da oltre 30 anni, da quel famoso 14 dicembre 1990, giorno un cui la nave alla deriva si è incagliata sulla spiaggia di località Formiciche. Nel suo provvedimento il Gip ipotizza anche un legame tra l’imprenditore e le cosche locali.

Comitato Civico Natale De Grazia

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Fiume Oliva, sopralluogo Delegazione commissione Envi del Parlamento Europeo. Il servizio del TG regionale

27 novembre 2011 Commenti chiusi

Servizio del TG3 regionale realizzato a seguito del sopralluogo che la delegazione della commissione Envi del Parlamento Europeo ha compiuto nella vallata del fiume Oliva in Calabria.

La delegazione UE è stata inviata nella nostra regione per esaminarne lo stato dell’ambiente e verificare soprattutto due casi particolarmente gravi come la vallata del fiume Oliva, dove sono stati seppelliti rifiuti tossici e forse radioattivi, e la città di Crotone avvelenata dalle scorie provenienti dalla fabbrica dismessa della Pertusola Sud.

Veleni fiume Oliva: la Commissione ambiente del Parlamento Europeo incontra le associazioni

24 novembre 2011 Commenti chiusi

Comitato Natale De Grazia e Wwf incontrano oggi la Commissione Ambiente dell’Europarlamento

“AMBIENTE E SALUTE A RISCHIO NELLA VALLE DELL’OLIVA IN UN PROMEMORIA LA DENUNCIA E LE PROPOSTE”

Confermati nel dossier consegnato agli europarlamentari i dati preoccupanti su malattie e tumori nei comuni della Valle dei veleni, dove sono seppellite illegalmente sostanze nocive e radioattive

Amantea, 23 Nov. 2011 - In occasione del sopralluogo di oggi della Commissione Ambiente del Parlamento Europeo nella valle del Fiume Oliva nei pressi di Amantea, a Cosenza, in Calabria, tristemente nota come “Valle dei veleni”, il WWF e il Comitato Civico Natale De Grazia hanno consegnato un Promemoria agli europarlamentari con denunce e proposte per la messa in sicurezza e la bonifica dell’area.

L’APPELLO ALLA COMMISSIONE EUROPEA. “Rivolgiamo un appello alla Commissione Ambiente del Parlamento Europeo affinchè solleciti un intervento della Commissione Europea sul Governo italiano per la messa in sicurezza e la bonifica della Valle dei Veleni, nel rispetto dei principi comunitari ‘chi inquina paga’, di prevenzione e precauzione”, dichiara Raniero Maggini, Vice Presidente del WWF Italia.

VELENI SEPPELLITI E AUMENTO DEI TUMORI: IL PROMEMORIA. Nel Promemoria si rileva che tutte le indagini compiute da organi ufficiali (Arpacal, CNR, Università di Cosenza, Regione Calabria, Arpa Emilia Romagna, Vigili del Fuoco, ecc.), ultima la  “caratterizzazione”, degli inquinanti presenti nella valle del fiume Oliva conclusa nel 2010 da ISPRA (l’Istituto per la protezione e la ricerca ambientale che fa capo al Ministero dell’ambiente, della tutela del territorio e del mare), confermano nella sostanza gli elevati rischi per la salute umana e l’ambiente nella Valle dell’Oliva dovuti, tra l’altro, alle alte concentrazioni di metalli pesanti (tra cui il mercurio, il cromo totale, il cadmio e il cobalto), di sostanze chimiche altamente nocive (quali l’arsenico), di contaminanti cancerogeni quali diossine e furani, di idrocarburi, di radionuclidi artificiali con elevata radio-tossicità (antimonio 124, cadmio 109 e cesio 137), provocati dallo sversamento e dal seppellimento illegali di rifiuti e sostanze pericolose.

Nel Promemoria si ricorda che le sostanze indicate hanno effetti biologici importanti tra i quali spicca, per la maggior parte di esse, la capacità  di indurre patologie tumorali, come confermato dalla classificazione sviluppata dalla International Agency for Reasearch on Cancer (IARC) dell’Organizzazione Mondiale di Sanità – OMS.

Inoltre nel Promemoria si ricordano gli accertamenti compiuti nell’ambito dell’attività giudiziaria della Procura della Repubblica di Paola, che recentemente ha portato agli arresti di un imprenditore locale, finalizzata alla individuazione delle responsabilità del grave inquinamento della Valle del fiume Oliva e all’accertamento dei possibili effetti sulla salute umana già presenti nella popolazione residente nel territorio interessato dal grave inquinamento.

Nel Promemoria si richiamano le valutazioni del Consulente Tecnico d’Ufficio della Procura della Repubblica di Paola, nelle quali tra l’altro si rileva:

- l’esistenza di un eccesso statisticamente significativo di mortalità nell’area nel distretto sanitario di Amantea rispetto al restante territorio regionale, dal 1992 al 2001;

- un eccesso statisticamente significativo di ricoveri ospedalieri rispetto al rimanente territorio regionale, dal 1996 ad oggi, nel distretto sanitario di Amantea ed in particolare nel comune di Serra d’Aiello;

- l’esistenza di un pericolo attuale per la popolazione residente nei territori dei comuni di Amantea, San Pietro in Amantea e Serra d’Aiello, circostante al letto del fiume Oliva a sud della località Foresta (centri di Campora San Giovanni, Coreca e Case sparse comprese tra il mare e la località Foresta) dovuto alla presenza di contaminanti ambientali capaci di indurre patologie tumorali e non (metalli pesanti, radionuclidi artificiali).

- l’entità del consistente danno ambientale sia in ragione della tipologia delle sostanze presenti che in rapporto al luogo in cui sono dismesse (con un rapporto stretto con il letto del fiume Oliva). Menzione specifica e particolare merita il rilievo di radionuclidi artificiali ed in particolare dell’isotopo del Cesio 137 (137Cs), la cui presenza e diffusione impone azioni tese ad una caratterizzazione ulteriore e rende la fattispecie del danno ambientale assai più grave dato anche l’ eccesso di tumori maligni della tiroide nei territori più prossimi ai siti di contaminazione.

Per questi motivi il WWF e il Comitato Natale De Grazia hanno chiesto alla Commissione ambiente del Parlamento europeo  di portare a conoscenza dell’europarlamento e della Commissione Europea la vicenda della valle del fiume Oliva affinché si intervenga sul Governo italiano su tre direttrici perché:

-  le autorità ambientali italiane (Ministero dell’ambiente e ISPRA) e quelle sanitarie (Ministro della Sanità e Istituto Superiore di Sanità) procedano alla messa in sicurezza dal punto di vista igienico-sanitario e ambientale e alla bonifica della Valle dell’Oliva, nel rispetto del principio di precauzione, di cui all’articolo 191 del Trattato dell’Unione Europea

-  le autorità ambientali e sanitarie italiane rispettino appieno gli obblighi stabiliti dalla Convezione UN/ECE sull’accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico ai processi decisionali e l’accesso alla giustizia in materia ambientale (“Convenzione di Arhus”);

-  le autorità ambientali e sanitarie italiane collaborino attivamente con la Magistratura penale (come già fatto da ISPRA), contribuendo ad accertare il danno agli habitat naturali e alle risorse idriche e le relative responsabilità, in coerenza con quanto stabilito dalla  Direttiva 2004/35/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 aprile 2004, sulla responsabilità ambientale in materia di prevenzione e riparazione del danno ambientale.

“Una situazione di emergenza che va affrontata con senso di responsabilità, efficacia ed efficienza dalle autorità italiane a cui ci rivolgiamo perché sia data continuità e sviluppo all’impegno delle istituzioni”, dichiara Gianfranco Posa, portavoce del Comitato Civico Natale De Grazia.

Roma, 24 novembre 2011


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Bossoli di lupara per Sergio Gambino attivista calabrese impegnato sul fronte dell’Acqua pubblica

18 novembre 2011 Commenti chiusi

Vile atto intimidatorio contro un attivista calabrese, la solidarità del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua


Nella giornata di ieri è stato fatto trovare sulla porta di casa di Sergio Gambino, attivista calabrese per l’acqua bene comune, un cartuccia di lupara.

Il Forum Italiano dei Movimenti per l’acqua esprime totale solidarietà e vicinanza a Sergio, a tutti i militanti e le militanti del “Coordinamento Acqua Pubblica Bruno Arcuri” e dell’Associazione “Il Brigante” che nelle Serre Vibonesi si battono per la difesa dei beni comuni e per l’acqua pubblica, in particolare sulla questione dell’inquinamento nell’invaso dell’Alaco, simbolo del fallimento della gestione privatistica del servizio idrico.

Il vigliacco atto mosso contro uno di noi è la dimostrazione di quanto la lotta per la ripubblicizzazione del servizio idrico vada a colpire interessi particolari e pericolosi potentati economici che operano nel nostro Paese.

Il 12 e 13 giugno abbiamo avuto la dimostrazione di essere maggioranza nel Paese nella difesa dell’acqua e dei beni comuni. Tutti insieme possiamo dimostrare che un’altra Italia è possibile. Iniziamo il 26 novembre a Roma, nella grande manifestazione per il rispetto del voto referendario.

Roma, 18 novembre 2011

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Valle Oliva, ora è necessario intervenire per la bonifica

17 novembre 2011 Commenti chiusi

COMUNICATO STAMPA

Amantea, 17 nov. 2011 - Pur tra mille difficoltà e tentativi istituzionali di impedire la piena conoscenza dei fatti, la verità sull’inquinamento della vallata del fiume Oliva sta emergendo. Abbiamo sempre sostenuto che è primario interesse della popolazione risolvere il grave problema che persone senza scrupoli hanno causato alle comunità che vivono nella vallata e nei comuni contermini, con gravi danni alla salute dei cittadini.

Il comitato civico Natale De Grazia intende esprimere gratitudine alla procura di Paola per i risultati conseguiti sulle due delicate inchieste legate alla depurazione delle acque ed all’inquinamento del fiume Oliva. L’emissione delle richieste di custodia cautelare sono l’epilogo di anni di lavoro, tesi all’acquisizione di dati per tutelare la salute della popolazione. Inchieste molto delicate condotte in questi anni dalla procura di Paola con estremi sacrifici in quasi assoluto isolamento istituzionale.

Noi non siamo “giustizialisti” e non godiamo difronte alla limitazione della libertà, ma i provvedimenti di custodia cautelare emessi in questi ultimi giorni, aggiungono un tassello di verità a quelle vicende che da più parti si è cercato e si cerca di occultare, soprattutto da quegli ambienti istituzionali che troppo spesso vestono i panni dei rassicuratori e che hanno cercato di convincere l’opinione pubblica che il mare inquinato e i veleni dell’Oliva erano un’invenzione degli ambientalisti e degli organi di informazione in cerca di notizie sensazionali.

L’individuazione di responsabilità sui veleni disseminati nel fiume Oliva e nel mar Tirreno, secondo il principio che “chi inquina paga”, potrebbe costringere chi indebitamente si è arricchito minando la salute dei cittadini, a restituire alla comunità parte di quegli illeciti guadagni, per risanare il territorio sostenendo i costi della bonifica di cui non possono e non devono farsi carico i cittadini.

Il fatto che il Gip abbia convalidando le misure di custodia cautelare, confermando in sostanza l’intero impianto accusatorio redatto dalla Procura di Paola, dimostra l’ottimo lavoro svolto dal pool investigativo diretto dal dott. Bruno Giordano, che probabilmente aveva visto bene anche sull’inchiesta legata alle c.d. “navi dei veleni”, chiusa troppo frettolosamente. Se il Governo e la Procura nazionale antimafia avessero fatto continuare il suo lavoro alla procura di Paola l’esito di quelle indagini avrebbe consegnato probabilmente una verità diversa.

I fatti di oggi testimoniano che le nostre preoccupazioni sullo stato dell’Oliva erano fondate, che le nostre proteste e le azioni messe in campo – ad iniziare dalla grande manifestazione del 24 ottobre 2009 tesa a sollecitare l’intervento delle istituzioni – non erano comportamenti sprovveduti ed irresponsabili.

A questo punto ci aspettiamo che le autorità competenti – ad iniziare dagli enti locali – svestano i panni di “rassicuratori” e assumano le responsabilità che loro competono compiendo tutti gli atti amministrativi necessari ad avviare la fase di bonifica delle aree inquinate e diano inizio ad una seria ed accurata indagine sulle malattie epidemiologiche contratte nell’area circostante la vallata dell’Oliva e sull’intero territorio del Tirreno cosentino, con l’istituzione del registro tumori tante volte promesso ma mai realmente istituito.

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