Chi ha rotto il giocattolo al bambino?
Perché è stato negato a 400 bambini amanteani il diritto alla “loro recita” sul tema “Acqua…risorsa di vita”.
di Alfonso Lorelli
ANTE-FATTO
Un paio di mesi fa, discutendo della necessità di sensibilizzare la popolazione amanteana sul problema dell’acqua pubblica e della opportunità di educare i giovani ed anche i bambini ad una diversa coscienza sull’uso di questa preziosa risorsa naturale, all’interno del Comitato “ De Grazia” è nata l’idea di proporre alle scuole elementari di Amantea-centro un progetto dal titolo “ Acqua risorsa di vita” alla cui stesura si è immediatamente dedicata con entusiasmo, idee e competenze Iole Pugliano, assistente alla persona disabile nella scuola.
Sia la dirigente, dott.ssa Nella Pugliese, che i docenti contattati, considerata la valenza educativa del messaggio veicolato e l’attenzione che la scuola ha sempre dedicato a progetti finalizzati ad educare i bambini alla difesa delle risorse naturali e dell’ambiente, hanno dichiarato la loro disponibilità a realizzarlo insieme ai volontari del Comitato. A chi non era d’accordo la dirigente ricordava i tanti riconoscimenti ricevuti dal Comitato a livello nazionale, tra questi il premio nazionale conferito, proprio in quei giorni, da “Agende Rosse”, l’associazione che fa riferimento alla memoria del giudice Borsellino.
E’ iniziata così una lunga e fattiva collaborazione tra molti insegnanti ed il gruppo dei volontari del Comitato, che ha coinvolto le scuole elementari di via Garibaldi e di via Baldacchini, le scuole materne dipendenti dalla stessa dirigenza e la scuola materna privata “Dolce bimbo” coordinata da Denise Malomo.
I ragazzi delle scuole materne si sono espressi attraverso la recita di facili ed armoniose poesie e canzoncine sull’acqua; quelli delle scuole elemenari si sono dedicati anche alla preparazione di cartelloni ed altri lavori manuali ed artistici, a giochi creativi con l’acqua, a visite guidate sul Catocastro; un gruppo di bambini ha simulato un’attività giornalistica intervistando sul tema dell’acqua altri loro compagni. Tutte queste attività sono state riprese da Antonio Cima per essere poi proiettate il giorno 28 maggio nell’auditorium della scuola media, dando così ai bambini la gioia di sentirsi protagonisti ed “attori” man mano che la loro immagine sarebbe passata sullo schermo.
Due giorni prima della manifestazione la dirigente scolastica dott.ssa Pugliese comunica ai volontari del Comitato che in tutti gli interventi che sarebbero stati fatti durante la manifestazione non si doveva fare cenno ai referendum sull’acqua e che nell’auditorium non dovevano essere affissi simboli o striscioni che facessero riferimento al Comitato de Grazia; questo perché, a suo parere, l’accenno ai referendum avrebbe significato “ far politica nella scuola”, cosa assolutamente vietata e passibile di denuncia; in caso di disaccordo sulle sue decisioni la manifestazione non si sarebbe più tenuta.
Nella stessa mattinata le stesse cose sono state ripetute a G. Posa, presidente del Comitato, recatosi a scuola per discutere delle richieste fatte dalla dirigente ed arrivate inopinatamente alla vigilia della manifestazione. Evidentemente dovevano essere intervenuti fatti nuovi se, addirittura, la dirigente imponeva, improvvisamente, di non esporre nell’auditorium neanche il logo e lo striscione del Comitato De Grazia organizzatore e proponente il progetto nonché soggetto attuatore unitamente al corpo docente della scuola.
Mi chiedo da dove sia scaturito quell’improvviso diktat della dirigente: Che vi sia stata una qualche “circolare” del Ministero della Istruzione che, all’interno della scelta governativa di boicottare i referendum, abbia invitato le scuole ad obbedire ad un comando, questo si tutto politico e tutto illegittimo, proveniente da quei partiti che vogliono impedire ai cittadini l’esercizio del diritto costituzionale previsto dall’art.75 della Costituzione ? Se così fosse, un organo dello Stato (di tutti) avrebbe agito in violazione di un diritto costituzionalmente garantito perché è illegittimo utilizzare apparati statali per impedire o ridurre il godimento di un diritto di cittadinanza. L’esercizio del diritto referendario è primieramente l’esercizio del diritto generale di cittadinanza attiva, non è equiparabile alla lotta politica tra partiti, perciò non riconduce a quella che comunemente si chiama propaganda politica. I soggetti che hanno indetto la raccolta delle firme e che gestiscono la campagna referendaria sull’acqua sono Comitati autonomi di cittadini che non appartengono a partiti né si rapportano alle loro organizzazioni. Il Comitato nazionale che ha organizzato la raccolta delle firme sull’acqua si chiama “ Forum nazionale per l’acqua pubblica”.
Comunque il presidente del “De Grazia”, pur incredulo per quella perentoria richiesta, al fine di evitare che il lavoro svolto dai volontari dell’Associazione, da tanti insegnanti e da centinaia di bambini fosse vanificato, senza che i principali destinatari del messaggio educativo (i bambini) potessero comprendere le cause della loro mancata “recita”, dette assicurazione alla dirigente che il Comitato avrebbe “obbedito”, e che avrebbe potuto solo riferire le richieste della dirigente all’amministrazione comunale ma non avrebbe potuto imporre al sindaco o ad un suo rappresentante di esprimere liberamente le proprie idee nel corso della manifestazione. L’idea di una “necessaria censura preventiva” sulle opinioni degli altri non appartiene alla nostra cultura, la “religione della libertà” fa parte del nostro essere nel mondo.
FATTO
Sabato mattina (28-05-2011) circa 400 bambini accompagnati dalle rispettive insegnanti, si sono recati nell’auditorium e pur non avendo trovato tutti una sistemazione a sedere, si notava nei loro occhi curiosi e nei loro sguardi interrogativi tutta la gioia di stare insieme, di partecipare ad un evento che li vedeva protagonisti, di poter manifestare ai “grandi”, specialmente ai genitori presenti, la loro capacità a cantare, recitare, disegnare, parlare davanti ad un microfono ecc.
Una vispa ragazzina di quarta elementare, scelta per fare la presentatrice dell’evento insieme ad una socia del Comitato, emozionata ma piena di gioia , andava ripetendo il copione scritto, preoccupata di doversi cimentare in un ruolo mai svolto prima.
Dopo le prime parole “di rito” delle due presentatrici il rappresentante del Comitato ringrazia le scuole e le insegnanti che hanno partecipato alla realizzazione del progetto, ringrazia principalmente i bambini ai quali rivolge un invito a difendere l’acqua come bene comune; dice, tra l’altro, che madre natura ha dato l’acqua a tutti, ricchi o poveri che siano, perciò a nessuno deve esser consentito di collegare il godimento di questo bene alla ricchezza o povertà degli uomini.
In assenza del sindaco, impegnato altrove, viene invitata a salire sul palco la dott.ssa Monica Sabatino, presente in sala, in rappresentanza dell’amministrazione comunale la quale, con il garbo e la gentilezza che la caratterizzano, ricorda ai bambini l’importanza dell’acqua sollecitandoli a rispettarla ed a non sciuparla negli atti quotidiani, accenna alla sacralità dell’acqua in ogni epoca ed in ogni religione, invita i bambini a ricordare ai loro genitori di andare a votare e di votare SI ai referendum in difesa dell’acqua che si svolgeranno il 12 e 13 di giugno.
All’improvviso, mentre Sabatino si trova ancora sul palco circondata dai bambini in festa che sventolano palloncini blu a simboleggiare le gocce d’acqua e che si apprestano a recitare le loro poesie, la dirigente scolastica si impossessa di uno dei microfoni che girano in sala e dopo aver affermato la gentiliana frase “qui non si fa politica”, accusa il Comitato De Grazia di non aver rispettato i patti che stabilivano di non pronunciare le parole referendum e di non invitare al voto del 12 giugno; chiarisce che si può votare anche NO, che addirittura è stata commessa un’illegalità(?) e che per la mancata osservanza degli accordi presi avrebbe chiesto alle maestre di riportare nelle classi i propri alunni.
Pur avendo il diritto alla libertà di parola e riconoscendo il diritto altrui a criticarla per l’invito fatto a votare sui referendum, dicendo comunque che lei nulla sapeva del divieto imposto e dell’accordo con il Comitato, la dott.ssa Sabatino, anche per buttare acqua sul fuoco, chiede scusa alla direttrice e dice ai bambini di non tenere conto delle parole dette sul voto, invita a non esasperare la situazione ed a far continuare la festa ai bambini presenti in sala. A quel punto, quasi come contraltare alle parole pronunciate dalla dirigente scolastica, una mamma presente si impossessa anche lei di un microfono, dichiara con forza di dissociarsi dall’atteggiamento e dalla decisione presa dalla dott.ssa Pugliese, stigmatizza e critica la decisione di far portare via i bambini perché non è educativo impedire lo svolgimento di una festa organizzata con tanto entusiasmo.
A quel punto l’incidente poteva considerarsi chiuso perché sia la direttrice, sia la mamma, sia la dott.sssa Sabatino, seppure in forme diverse, avevano espresso le loro opinioni. I bambini potevano svolgere la loro manifestazione secondo il copione previsto. Invece la direttrice ha abbandonato l’aula e l’invito rivolto alle insegnanti è diventato un ordine. E’ scattato il riflesso condizionato dell’obbedienza all’autorità, anche se, forse, alcune maestre sono state attraversate da qualche dubbio: per esempio, se quel comando era legittimo, se riportare i bambini a scuola era pedagogicamente corretto, se era poi possibile spiegare ai bambini il perché di quel divieto, se i bambini avevano veramente recepito il messaggio elettorale mandato dalla Sabatino, se era giusto ed educativo per i loro alunni obbedire ad un comando che mal si concilia con il principio dell’autonomia didattica ecc. ecc. Ma alla fine anche i pensieri critici ed il desiderio di agire liberamente, comparsi nella coscienza di quelle insegnanti, sono stati messi a tacere ed è prevalsa l’obbedienza al comando gerarchico.
Sono risultati inutili i tentativi fatti da alcuni genitori e dai componenti del Comitato de Grazia a far continuare la manifestazione, a superare “l’incidente di percorso” nell’interesse dei bambini che, increduli ed incapaci a capire che cosa stava succedendo tra i “grandi”, guardavano con occhi interrogativi le loro maestre che ordinavano il ritorno a scuola. Loro erano andati all’auditorium per “fare la recita”, cioè per cantare, recitare, divertirsi; per dimostrare agli adulti che cosa sapevano fare e dire, ed invece alcuni adulti gridavano, litigavano, imprecavano travolgendo insensatamente quei visini diventati improvvisamente tristi perché i grandi toglievano loro la gioia della festa. Dopo l’allontanamento dei bambini della scuola pubblica la “recita” è continuata, seppure in tono minore, con i bambini della materna privata.
Verso le ore 18 dello stesso giorno una bambina di sette-otto anni gira con una piccola bicicletta davanti al cancello di casa mia; mi guarda con occhi interrogativi, poi prende coraggio e si ferma:
“Ciao, stamattina ti ho visto, lo sai”;
“Dove mi hai visto?”;
“Nella scuola della recita, hai pure parlato; ma poi le maestre non ce l’hanno fatta fare, ci hanno detto che dovevamo ritornare a scuola… ma noi eravamo andati senza zaino… alcune mamme sono venute a prendere i figli…”
“ Ma me lo dici perché non ci hanno fatto fare la recita?”
“ Forse perché c’era troppa confusione, ma non ti preoccupare, vedrai che le maestre te la faranno fare lo stesso la recita.”
Mi ha sorriso ed è ritornata a girare sulla sua biciclettina.
CONSIDERAZIONI APORETICHE
A) Quei bambini delle scuole materne ed elementari non potevano capire che cosa significa “referendum”, “acqua pubblica e non privata”, “votare Si-votare No” ecc. perché – come le maestre sanno – non sono ancora in possesso delle strutture logico-cognitive e del necessario processo di astrazione; i bambini fino a sette-otto anni, poi, per comprendere un messaggio “hanno bisogno di un altro sistema di significanti, più individuali e più motivati, di tipo simbolico…”( Piaget) . Ma anche se quei messaggi astratti fossero stati recepiti dai bambini di otto-dieci anni, non capisco che cosa essi contenevano di contrario ad una corretta educazione scolastica, atteso che far conoscere i diritti ed i doveri dei cittadini rientra tra i compiti fondamentali di ogni insegnante. “Quando ritornate a casa, cari bambini, ricordate ai vostri genitori di andare a votare per difendere l’acqua, e di votare SI…” A queste parole della Sabatino bastava aggiungere con garbo “ Cari bambini, ricordate ai vostri genitori che si può votare anche No, ma l’importante è andare a votare, perché votare è un diritto di tutti i cittadini…”. Invece, purtroppo, così non è andata. Alla normale dialettica delle idee che avrebbe educato i bambini presenti alla tolleranza, si è sostituita una violenza verbale che ha generato una certa confusione in sala, condizione comunque non sufficiente per far interrompere la festa dei bambini che, invece, bisognava far svolgere comunque. Un cattivo esempio di educazione alla vita sociale, perché, come ha scritto Aldous Huxley, “Fine dell’educazione è quello di far progredire i più giovani in vista della libertà, della giustizia e della pace”
B) Come tutti sappiamo, non vi è società senza educazione alla vita sociale; ogni società trasmette alle nuove generazioni il proprio patrimonio di conoscenze e di valori, le proprie esperienze, le proprie abitudini di vita. Questa socializzazione si realizza in primo luogo mediante la convivenza tra adulti e giovani nel corso della quale la formazione etica viene trasmessa dagli adulti ai ragazzi attraverso l’esempio, il loro modo di fare e le loro modalità di relazione, la loro libera e pacifica convivenza, la loro collaborazione. Noi adulti siamo spesso agitati da passioni turbolente, da irascibilità ed incomprensione verso gli altri, ma quando ci troviamo al cospetto di bambini che osservano ed imitano i nostri comportamenti dobbbiamo assolutamente evitare manifestazioni negative. Ciò è richiesto a tutti noi, ma è richiesto essenzialmente agli educatori di professione. L’esempio negativo dato da alcuni adulti giorno 28 maggio ai bambini presenti nell’auditorium della Scuola media doveva essere assolutamente evitato.
C) Alla base di ogni buona attività educativa va posto “il rispetto della spontaneità creativa del bambino” (Ad. Ferrière) comprendendo e favorendo il suo spirito di iniziativa che non va mai né compresso né impedito o vietato, che anzi va favorito ed aiutato ad esprimere tutta la gioia che egli sente quando può far conoscere agli altri le sue capacità liberamente espresse. Questa gioia è stata inopinatamente negata a centinaia di bambini amanteani la mattina del 28 maggio. Il fanciullo ha sempre bisogno di fare e fare da sé; “egli ha tendenze che sbocciano, è un essere in espansione che va ascoltato, diretto, mai impedito da pregiudizi o discorsi teorici degli adulti…”( J. Dewey). Non mi pare che queste verità pedagogiche siano state rispettate quando, si è impedito, di fatto, a centinaia di bambini di far conoscere agli altri le capacità espresse nei lavori effettuati durante due mesi di svolgimento di quel progetto educativo. “Gli educatori dicano sempre a sé medesimi: io son qui a loro modello”(Lambruschini). I responsabili di quella recita negata dovrebbero chiedersi se i comportamenti tenuti giorno 28 maggio al cospetto di centinaia di bambini sono stati o meno comportamenti esemplari.
Concludendo: Non è stata una bella giornata quella vissuta dai bambini di Amantea giorno 28 maggio, perché è stato loro impedito, senza ragione, di esprimere la loro creatività, il loro impegno, la gioia del fare e del far vedere agli altri le cose fatte, di capire anche attraverso l’esempio dei grandi come si può stare armonicamente insieme ed agire nel rispetto reciproco. Chi era presente ha potuto capire e vedere chi ha voluto proditoriamente rompere tra le mani di quei bambini i loro giocattoli. Il Comitato De Grazia quei giocattoli aveva contribuito a costruirli con il lavoro esemplare di volontari capaci, motivati ed amati dai bambini;altri hanno voluto romperli, incuranti del danno psicologico prodotto su quelle piccole coscienze gioiosamente presenti nell’auditorium quella mattina.
Amantea 3 giugno 2011
Prof. Alfonso Lorelli
Comitato ed Amministrazione invitano a votare
APPELLO AI CITTADINI
REFERENDUM SULL’ACQUA 12 – 13 Giugno 2011
<< Riconoscere il diritto umano dell’ccqua, ossia l’accesso all’acqua come diritto universale, indivisibile, inalienabile e lo status dell’acqua come bene comune pubblico; confermare il principio della proprietà e gestione pubblica del servizio idrico integrato e che tutte le acque sono pubbliche e costituiscono una risorsa da utilizzare secondo criteri di solidarietà; riconoscere che il servizio idrico integrato è un servizio pubblico locale privo di rilevanza economica, in quanto servizio pubblico essenziale per garantire l’accesso all’acqua per tutti (…) e pari dignità umana a tutti i cittadini >> comma 3, art. 51 – Statuto del Comune di Amantea
PERCHE’ BISOGNA ANDARE A VOTARE
Perché il referendum è uno strumento di democrazia diretta che consente ai cittadini di decidere – senza intermediari – su un problema importante per la vita di tutti. Il referendum è valido se va a votare almeno il 50% più uno degli elettori
PERCHE’ VOTARE SI
- Perché L’ACQUA è UN BENE COMUNE che non può essere dato ai privati per ricavarne profitti. L’acqua non è una merce, ma un bene dato dalla natura a tutti gli uomini.
- Perché la privatizzazione farebbe aumentare le tariffe sulle quali i privati dovranno ricavare i loro profitti. Così è successo dove la privatizzazione è già avvenuta
- Per ridare ai Comuni il diritto di gestire una risorsa fondamentale per la vita di tutti, facendo pesare sulle tariffe soltanto i costi di gestione
L’amministrazione Comunale – insieme ai comitati, alle associazioni e ai sindacati che sottoscrivono l’appello – rivolge un accorato invito a tutti i cittadini per recarsi a votare domenica 12 e lunedì 13 Giugno
PER ADERIRE
stampa@comune.amantea.cs.it
ufficiostampa@comune.amantea.cs.it
comitato.nataledegrazia@gmail.com
“Acqua…risorsa di vita” i bambini dovevano essere i protagonisti, ma gli adulti hanno rubato la scena fornendo un pessimo esempio
L’esibizione dei bambini conclusa bruscamente dalla dirigente scolastica dopo l’intervento della rappresentante dell’amministrazione comunale che ha parlato di referendum. Gli alunni (elementari e materne) non hanno capito perchè sono stati riportati in aula tra gli schiamazzi.
Posa: «adulti esempio diseducativo. Il comitato non può essere ritenuto responsabile delle dichiarazioni di un amministratore comunale»
Amantea, 29 mag. 2011 - Gli alunni delle scuole materne ed elementari hanno partecipato con entusiasmo al progetto “Acqua…risorsa di vita” portato avanti per oltre tre mesi dal corpo docente in collaborazione con il Comitato civico Natale De Grazia. Il progetto si sarebbe dovuto concludere sabato scorso con la presentazione dei lavori realizzati nelle aule e con l’esibizione dei bambini presso l’auditorium delle scuole medie di Amantea. Centinaia di bambini non hanno potuto esibirsi e sono stati riportati in aula per una incomprensibile decisione della dirigente delle scuole elementari Manzoni e Pascoli che ha interpretato un incidente di percorso del tutto fortuito come un mossa “studiata ad arte” per far passare un messaggio elettorale a favore dei referendum del 12 e 13 giugno.
«Non era certamente nelle intenzioni del comitato strumentalizzare i bambini o la manifestazione a scopi elettorali – ha dichiarato Gianfranco Posa presidente del comitato De Grazia – Né questo poteva avvenire, conoscendo lo sviluppo mentale dei bambini ed i conseguenti livelli di apprendimento ed interiorizzazione dei messaggi esterni mandati dagli adulti. La situazione incresciosa che si è venuta a creare e l’esempio dato da alcuni adulti sono stati alquanto diseducativi per i bambini che si sono impegnati nei lavori di gruppo e che volevano essere protagonisti della loro “recita” tanto attesa. Aver impedito ai bambini di esprimersi, essere protagonisti e far conoscere a tutti, genitori in primis, il lavoro svolto è stata una decisione per loro incomprensibile e che andava assolutamente evitata».
In realtà il progetto “Acqua…risorsa di vita”, vista anche la tenera età dei bambini coinvolti, non rientrava certamente tra le iniziative portate avanti dall’associazione a favore della campagna referendaria “2 Si per l’acqua bene comune”, ma un modo per sensibilizzare i più piccoli al rispetto dei beni comuni e dell’ambiente ed accrescere in loro la consapevolezza che le risorse naturali come l’acqua sono limitate e vanno salvaguardate. Questa iniziativa era la prima di una serie che il comitato intende portare avanti nei prossimi anni in collaborazione con le scuole del comprensorio e con le istituzioni, sulle tematiche ambientali.
Il comitato ha peraltro rispettato la volontà della dirigenza scolastica e la sua perentoria richiesta, fatta nei giorni precedenti la manifestazione, che consisteva nel divieto di non far riferimento ai referendum e addirittura di non esporre nell’auditorium il logo del comitato. Genitori e docenti hanno potuto constatare come la sala sia stata allestita principalmente con i lavori realizzati dagli alunni e nel rispetto della sensibilità dei bambini e come l’intervento del professore Alfonso Lorelli, in rappresentanza del comitato De Grazia, sia stato di carattere generale e molto educativo. E’ evidente che l’invito ad andare a votare ai referendum espresso dalla dottoressa Monica Sabatino – già presidente del consiglio comunale con delega alla cultura – come ella stessa ha riferito, è stata una dichiarazione di carattere personale determinata dal fatto che non era a conoscenza del divieto imposto dalla dirigente e di cui si è anche scusata con i presenti. Il suo era un intervento istituzionale legittimo e come tale non sottoponibile a divieti o condizionamenti da parte di altri. Il Comitato De Grazia aveva avvertito l’Amministrazione della volontà espressa dalla dirigente ma, evidentemente per un difetto di comunicazione, tale volontà non è stata riferita alla incolpevole Sabatino.
Tra l’altro Gianfranco Posa, presidente del comitato De Grazia, nel corso di un precedente incontro aveva riferito alla dirigente scolastica che egli si faceva garante che nessun membro del comitato avrebbe proferito parola sui referendum ma cha allo stesso tempo il comitato non poteva, ovviamente, sentirsi responsabile e farsi garante delle opinioni che sarebbero state espresse dall’amministrazione comunale, il cui invito era stato concordato con la scuola.
La storia di Natale De Grazia in un fumetto.
Il prodotto editoriale, alla cui stesura ha contribuito anche il “Comitato civico Natale De Grazia”, è stato presentato a Roma il 20 maggio alla Biblioteca Europea Salario.
Roma, 19 maggio - La vicenda della misteriosa morte di Natale De Grazia diventa un fumetto, in uscita per la Round Robin Editrice il 27 maggio.
La graphic novel “Natale De Grazia, le navi dei veleni” (collana Libeccio, in collaborazione con l’Associazione daSud onlus) racconta la storia del Comandante di fregata, morto ufficialmente per un attacco cardiaco durante la notte del 12 e il 13 dicembre del 1995. Faceva parte del pool che indagava sulle navi a perdere, le carrette del mare affondate dalla ‘ndrangheta con i loro carichi di scorie. De Grazia seguiva una pista, che l’aveva portato a sfiorare anche la vicenda tragica della morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin.
Gli autori, Enzo Mangini (giornalista), Pierdomenico Sirianni e Anna Ciammitti (disegnatori), presenteranno il volume in anteprima, venerdì 20 maggio alle ore 18.00 presso la “Biblioteca Europea Salario” (via Savoia 13) a Roma. Interverranno con loro, Riccardo Bocca (giornalista), Enrico Fontana (giornalista), Vito Foderà (Ass. daSud), Luigi Politano (giornalista e autore di “Pippo Fava, lo spirito di un giornale”).
Il comitato Domenica a Belmonte con Manoccio. Durante la serata l’esibizione di Gallo e Brusco
Campagna referendaria. Di seguito gli eventi del 21 e 22 maggio
Campagna referendaria, eventi 21 e 22 maggio
“Non privatizzate sorella acqua” Digiuno dei missionari a S.Pietro
Insieme a sacerdoti e suore si raduneranno il 9 giugno a Piazza S.Pietro, a partire dalle 12, per un giorno di digiuno a pane e acqua per appoggiare il referendum del 12 e 13 giugno con i due quesiti contro la privatizzazione idrica. “In piazza come hanno fatto i monaci in Myanmar contro il regime che opprime il popolo”
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Città del Vaticano – Sacerdoti, suore e missionari si raduneranno il 9 giugno a Piazza S.Pietro, a partire dalle 12, per un giorno di digiuno a pane e acqua per “salvare l’acqua”. L’iniziativa, lanciata dai missionari padre Adriano Sella e padre Alex Zanotelli, fa riferimento al referendum del 12 e 13 giugno con i due quesiti contro la privatizzazione dell’acqua.
“Come cristiani – si legge nell’appello – non possiamo accettare la Legge Ronchi, votata dal nostro Parlamento (primo in Europa) il 19 novembre 2009, che dichiara l’acqua come bene di rilevanza economica. Il referendum del 12 e 13 giugno sarà molto importante per bloccare questo processo di privatizzazione dell’acqua e per salvare l’acqua come un grande dono per l’umanità”.
“Ci stanno rubando l’acqua – affermano i missionari – come possiamo permettere che l’acqua, nostra madre, sia violentata e fatta diventare mera merce per il mercato? Per noi cristiani, l’acqua è un grande dono di Dio, che fa parte della sua straordinaria creazione e non può mai essere trasformata in merce”.
L’appello fa riferimento alle parole sull’acqua come bene comune pronunciate più volte da Benedetto XVI, contenute nel Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, ed espresse di recente anche dal segretario della Cei, Monsignor Mariano Crociata, durante il convegno ad Assisi su “Sorella Acqua” (aprile 2011).
In quell’occasione Monsignor Crociata aveva affermato: “In questo scenario, conservano tutto il loro peso i processi di privatizzazione, che vedono poche multinazionali trasformare l’acqua in affare, a detrimento dell’accesso alle fonti e quindi dell’approvvigionamento, con conseguente perdita di autonomia da parte degli enti governativi. Il tema va affrontato dalla comunità internazionale, per un uso equo e responsabile di questa risorsa, bene strategico – l’oro blu! – attorno al quale si gioca una delle partite decisive del prossimo futuro. Richiede un impegno comune – proseguiva Crociata – che sappia orientare le scelte e le politiche per l’acqua, concepita e riconosciuta come diritto umano, come bene dalla destinazione universale”.
“A dire quanto queste problematiche tocchino la sensibilità comune – affermava il Segretario generale della Cei – la Corte costituzionale ha ammesso a referendum due quesiti, sui quali il popolo italiano sarà chiamato a esprimersi nel prossimo mese di giugno”. Ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose si chiede di scendere in piazza “come hanno fatto i monaci in Myanmar (ex Birmania) contro il regime che opprime il popolo”. “Venite – recita l’appello – con i vostri simboli sacerdotali e religiosi, ma anche con i vostri manifesti pastorali, per gridare a tutto il popolo italiano: ‘Salviamo l’acqua!’”