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La storia del capitano Natale De Grazia a settembre su RaiUno

31 agosto 2017 Commenti chiusi

Parte il 4 settembre “Nel nome del popolo italiano”. In seconda serata su Raiuno quattro storie per non dimenticare eroi nazionali: il capitano Natale De Grazia, il giudice Vittorio Occorsio, Piersanti Mattarella e Marco Biagi.

fonte Ansa.it

Quattro uomini di Stato, quattro storie di vita e sacrificio per la difesa della democrazia, della legalità e di un ideale di integrità. “Nel nome del popolo italiano” racconta attraverso 4 docufilm da 60 minuti, per quattro serate consecutive a settembre su Rai1, le vicende di quattro eroi nazionali. Il giudice Vittorio Occorsio, ucciso per mano di Ordine Nuovo nel 1976; il presidente della Regione Sicilia Piersanti Mattarella, ammazzato dalla mafia nel 1980 (fratello del capo dello stato Sergio); il professor Marco Biagi, freddato dalle Nuove Brigate Rosse nel 2002; il capitano di fregata Natale De Grazia (avvelenato nel 1995  dopo aver mangiato in un ristorante). In onda il 4, 5, 6 e 7 settembre, in seconda serata su Rai1, i documentari raccontano storie di ieri che sono un messaggio anche per l’oggi, soprattutto per le nuove generazioni. Accompagnano il telespettatore nel racconto Gian Marco Tognazzi (per il docu-film ‘Vittorio Occorsio’), Dario Aita (protagonista di quello su Piersanti Mattarella), Massimo Poggio (per Marco Biagi) e Lorenzo Richelmy (per Natale De Grazia).

Quattro ritratti scritti e diretti con un linguaggio originale per un progetto che ha una declinazione televisiva e crossmediale. Quattro detection giornalistico-narrative che prevedono anche interviste con testimoni diretti e parenti delle vittime, coniugando il linguaggio classico del documentario a quello appassionante e contemporaneo della narrazione drammaturgica, la riflessione giornalistica allo spunto romanzesco. Diretti dai registi Gianfranco Pannone (Vittorio Occorsio), Maurizio Sciarra (Piersanti Mattarella), Gianfranco Giagni (Marco Biagi) e Wilma Labate (Natale De Grazia), i quattro film puntano a restituire al pubblico lo sfondo storico, culturale e sociale in cui i quattro personaggi hanno vissuto e operato andando incontro al loro destino, nel ventennio che va dalla fine degli anni ’80 ai primi anni del 2000. Il direttore di Rai1 Andrea Fabiano fa notare che “la formula editoriale scelta è innovativa, così come sarà innovativa la programmazione, perché i quattro docufilm andranno in onda nella seconda serata di Rai1 per quattro giorni consecutivi”. “Abbiamo cercato quattro personaggi diversi tra loro – spiega Gloria Giorgianni che produce la serie con la sua Anele e con Rai Cinema e Rai Com -, ognuno rappresenta anche un tema attuale: Occorsio quello della giustizia, Mattarella quello della lotta alla mafia, Biagi quello del lavoro e De Grazia quello dell’ambiente. La cornice è quella della questione meridionale, che è centrale per raccontare il Paese nella sua interezza.
Coltivare la memoria poi non è solo un discorso conservativo, ma serve anche per proiettarsi verso il futuro”.
Tra le testimonianze dei familiari, per Piersanti Mattarella, spiegano gli ideatori del progetto, “non si è si voluto disturbare il Capo dello Stato: abbiamo ascoltato i tre nipoti Giorgio, Andrea e Piersanti che ci hanno raccontato cose interessanti sul nonno”. Del giudice Vittorio Occorsio sono stati intervistati i figli Eugenio e Susanna Occorsio e il nipote che porta il nome del nonno. “Abbiamo sposato questo progetto – ha aggiunto Fabiano – perché crediamo che occorra dare continuità e sistematicità all’impegno del servizio pubblico per la legalità e la lotta alla criminalità. Che non possano bastare eventi straordinari, pure di grandissimo valore, come quello andato in onda in occasione dell’anniversario della strage di Capaci o come quello della fiction su Borsellino che andrà in onda la prossima settimana”. E infatti ‘Nel nome del popolo italiano’ potrebbe non limitarsi a questo primo ciclo.

 

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Inquinamento fiume Oliva, il caso in Parlamento europeo. Chiesta l’istituzione di un Fondo per la bonifica

15 marzo 2017 Commenti chiusi

La richiesta avanzata dal Comitato De Grazia invitato a Bruxelles per partecipare ai lavori di implementazione della Direttiva sul danno ambientale 

Intervento Comitato De Grazia dal minuto 1:21:20

Bruxelles, 8 marzo 2017 - L’istituzione di un Fondo europeo a cui accedere per riparare i disastri ambientali quando non è possibile individuarne i responsabili. E’ la richiesta avanzata dal comitato De Grazia alla Comunità europea, durante il workshop sulla “responsabilità ambientale” tenutosi oggi a Bruxelles e al quale il comitato calabrese è stato invitato a partecipare. Il workshop è propedeutico all’implementazione della direttiva europea 2004/35/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 aprile 2004, sulla responsabilità ambientale in materia di prevenzione e riparazione del danno ambientale.  All’incontro, organizzato dai parlamentari europei Laura Ferrara e Benedek Jávor – ed al quale hanno partecipato tra gli altri Massimo Fundarò di medici per l’ambiente, Rodolfo Ambrosio per Legambiente e Paolo Parentela parlamentare del M5S – il rappresentante del comitato De Grazia, Danilo Amendola, su delega del presidente Gianfranco Posa, ha presentato un documento sul disastro ambientale del fiume Oliva, ove risultano ancora interrati da 120 a 160 mila metri cubi di rifiuti di varia natura, anche industriali, per i quali non si conoscono ancora tempi e modi di messa in sicurezza o bonifica. Soprattutto dopo che il processo in Corte d’Assise a Cosenza, si è chiuso con l’assoluzione di tutti gli imputati, poiché secondo la Corte giudicante non è stato possibile dimostrare la loro responsabilità. Resterebbe quindi, in capo alla collettività l’onere di sostenere le spese per il risanamento della valle. «La vicenda dell’inquinamento della Valle dell’Oliva – scrive nella propria relazione il comitato – rappresenta un esempio di come, nei casi di inquinamento appurati, sia necessario trovare gli strumenti più efficaci per ottenere in tempi rapidi la bonifica dei luoghi. A tal proposito da parte delle istituzioni europee è indispensabile migliorare la direttiva sulla responsabilità ambientale al fine di garantire il ripristino dei luoghi inquinati tempestivamente».

Danilo Amendola, attivista del comitato De Grazia

La direttiva – oltre a contemplare l’obbligo per le autorità ambientali nazionali a procedere alla messa in sicurezza dal punto di vista igienico-sanitario e ambientale, nonché alla bonifica dei siti inquinati nel rispetto del principio di precauzione, di cui all’articolo 191 del Trattato dell’Unione Europea; ed il rispetto della Convezione sull’accesso alle informazioni, la partecipazione dei cittadini ai processi decisionali e l’accesso alla giustizia in materia ambientale (Convenzione di Arhus) -, dovrebbe altresì prevedere, ed è questa la proposta più interessante del comitato, l’istituzione di un Fondo Europeo, attraverso l’imposizione di un tributo sul volume di affari delle attività industriali con produzioni ad elevato rischio di inquinamento. A tale fondo, le istituzioni dei Paesi membri (Ministero, Regioni, Comuni) dovrebbero poter accedere per il ripristino dei territori inquinati nel momento in cui non sia possibile applicare il principio “chi inquina paga”. L’obbiettivo dovrebbe essere quello di alimentare il fondo in modo premiale per quegli operatori economici che dimostrino di essere all’avanguardia nelle attività di tutela dell’ambiente e di prevenzione del rischio ambientale, questo andrebbe fatto tenendo in considerazione la condotta degli operatori nel tempo. Ad esempio, il ritrovamento di rifiuti illecitamente smaltiti, riconducibili ad un operatore, sarebbe un possibile indice per quantificare il coefficiente di rischio di un certo settore o di uno specifico operatore.

Infine, i rappresentanti del comitato credono che sia indispensabile pretendere dalle istituzioni dei Paesi membri della UE un maggior controllo sulle attività industriali potenzialmente inquinanti, nonché sul trasporto, il tracciamento e lo smaltimento dei rifiuti.
Comitato Civico Natale De Grazia

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Processo Oliva. Assolti tutti gli imputati “per non aver commesso il fatto”

15 marzo 2017 Commenti chiusi

La Corte d’assise di Cosenza ritiene che non sia stato dimostrato, durante il processo, la piena responsabilità dell’imprenditore Coccimiglio e dei proprietari dei terreni per il disastro ambientale del fiume Oliva.

di Bruno Pino

Cosenza, 6 marzo 2017 – Cesare Coccimiglio, imprenditore di Amantea accusato di disastro ambientale e avvelenamento delle acque, insieme agli altri 4 coimputati proprietari dei terreni risultati inquinati. ovvero Vincenzo Launi, Giuseppina Marinaro, Antonio Sicoli e Arcangelo Guzzo, ieri mattina, al termine del processo Valle Oliva, sono stati assolti dalla Corte d’Assise di Cosenza, per non aver commesso il fatto.

Dopo una camera di consiglio durata poco più di un’ora, la Corte presieduta da Giovanni Garofalo (a latere De Vuono) ha dunque assolto tutti gli imputati del procedimento penale iniziato nell’aprile del 2013, ai sensi dell’articolo 530, commi 1 e 2, del Codice di procedura penale. Le motivazioni saranno depositate entro 90 giorni. Solo in seguito, una volta lette le motivazioni che hanno determinato l’assoluzione – così ha fatto sapere il Pubblico ministero della Procura di Paola, Maria Francesca Cerchiara, che ha preso le redini del processo solo dallo scorso ottobre – si valuterà un eventuale ricorso. La pm Cerchiara – che ha dovuto studiarsi la documentazione prodotta nel corso delle indagini, e quella prodotta in fase dibattimentale – aveva chiesto 16 anni e mezzo per Coccimiglio e l’assoluzione per i coimputati Launi, Marinaro, Sicoli e Guzzo. Nella sua requisitoria, la pm aveva detto chiaramente che si trattava di un processo indiziario, perché l’imputato principale non è stato mai trovato ‘con la pistola fumante’, sebbene quanto avvenuto non poteva non ricondursi all’azione del Coccimiglio. Accuse che l’avvocato Nicola Carratelli aveva contestato sostenendo l’inesistenza di alcun nesso di causa tra l’inquinamento del fiume Olivo e l’attività imprenditoriale del suo assistito.
Ieri mattina, in aula, delle parti civili costituitesi in giudizio (Verdi, WWF, Legambiente, Anpana, Ministero dell’Ambiente, Regione Calabria, comuni di Amantea, Serra d’Aiello, San Pietro in Amantea, e altre parti civili), c’era il portavoce del Comitato Natale De Grazia di Amantea. «Attendiamo di leggere le motivazioni – ha dichiarato Gianfranco Posa -, ma per chi ha seguito tutte le fasi del processo, come noi, la sentenza di assoluzione non ci sorprende poiché, nonostante durante il dibattimento sia stato ampiamente dimostrato il disastro ambientale perpetrato nell’Oliva, non è stato dimostrato con certezza la responsabilità degli imputati, almeno nel processo di primo grado. Resta la necessità di rimuovere e mettere in sicurezza l’area inquinata, con il rammarico che a pagarne le spese sarà la comunità non essendo stato individuato un responsabile. A tal proposito – ha aggiunto il rappresentante del Comitato civico intitolato al capitano Natale De Grazia -, nei prossimi giorni saremo a Bruxelles per chiedere alla comunità Europea la costituzione di un Fondo europeo al quale le comunità locali possano attingere nel caso sia impossibile individuare i responsabili dei disastri ambientali».
Se da una parte si conclude, almeno per ora, l’aspetto giudiziario, dopo una ventina e passa udienze e le tante testimonianze di accusa e difesa, la preoccupazione dei cittadini del comprensorio amanteano, è la bonifica dei siti interessati dall’interramento di rifiuti tossici pericolosi per la salute, stimati in circa 160 mila metri cubi. L’analisi del rischio è stata completata pochi mesi fa dall’Arpacal, e anche se più rassicuranti, le condizioni ambientali sono pur sempre critiche. Ora toccherà alla Regione Calabria prendere in esame le risultanze scientifiche e quindi procedere con gli interventi necessari.

 

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Processo Oliva. Nessuna responsabilità degli imputati secondo la difesa

15 marzo 2017 Commenti chiusi

Chiesta l’assoluzione con formula piena per Coccimiglio e gli altri 4 imputati

di Bruno Pino

Cosenza, 31 gen. 2017  – Non c’è evidenza, nessun nesso di causa tra l’inquinamento riscontrato nella vallata dell’Olivo e l’attività imprenditoriale del principale imputato Cesare Coccimiglio, accusato di disastro ambientale e avvelenamento delle acque. Né prove di responsabilità degli altri 4 coimputati proprietari dei terreni avvelenati.

Sono le conclusioni dei legali delle difesa che ieri mattina hanno tenuto le arringhe davanti alla Corte d’Assise a Cosenza dove il processo Valle Oliva si sta celebrando da luglio 2013, oramai alle battute finali. Si arriverà a sentenza il 6 marzo prossimo quando è stata fissata la Camera di Consiglio. I giudici dovranno valutare, accogliendo o respingendo, quanto richiesto dalla Procura di Paola, rappresentata dalla pm Maria Francesca Cerchiara, da ottobre scorso titolare dell’accusa, che nella requisitoria del 16 gennaio scorso aveva chiesto 16 anni e mezzo per l’imprenditore di Amantea e l’assoluzione con formula dubitativa per i coimputati Launi, Marinaro, Sicoli e Guzzo. gennaio gen
Nell’udienza di ieri, ognuno degli avvocati presenti – Filice, Staiano, Osso e Carratelli – ha sottoposto all’esame della Corte presieduta da Giovanni Garofalo (a latere De Vuono) e ai giudici popolari, le ragioni dei propri assistiti e chiesto l’assoluzione degli stessi con la formula più ampia.
L’attesa arringa di Carratelli, che ha parlato per un’ora e un quarto, aveva l’intento di “sgretolare” l’impianto accusatorio contro il suo assistito. Nel suo intervento, ha citato la sentenza del tribunale del Riesame che aveva annullato, nel 2011, il provvedimento di arresto di Coccimiglio. I giudici del riesame avevano evidenziato che dopo anni di investigazioni non si è mai riusciti ad accertare illeciti da parte dell’imprenditore. È questa, per il legale, la vera chiave di lettura del processo. E non c’è nessun dato che fa diventare l’indizio, con assoluta certezza, una prova. L’ipotesi accusatoria del “chi se non lui”, ossia il Coccimiglio, definito dominus del feudo Oliva, non regge. Mai, come hanno sostenuto i testimoni della difesa, quali il comandante dei Carabinieri della stazione di Aiello Calabro, su nessun camion della ditta amanteana è stato eseguito un accertamento diretto che abbia riscontrato attività illecite. Nella Vallata dell’Oliva, peraltro, non ha lavorato soltanto Coccimiglio. Anzi, secondo quanto riferito dal principale accusato nel corso delle sue deposizioni, così ha riferito Carratelli, c’erano altre imprese dotate di mezzi e uomini che avrebbero potuto interrare i veleni nel sottosuolo, durante gli anni in cui si è consumata la violazione della valle. Una valle, ha tuonato ancora il legale, trasformata in pattumiera (è il caso della discarica di Carbonara) anche dai comuni che si sono costituiti parte civile (Amantea, Serra d’Aiello, e San Pietro in Amantea, ndc), “per lavarsi la coscienza”.
Per le conclusioni, il legale si è inoltre soffermato sulla relazione Ispra acquisita agli atti processuali nell’udienza del settembre 2015 che sminuisce quanto riportato nel capo di imputazione. Nel documento dell’istituto del Ministero dell’Ambiente, ministero peraltro anche esso parte civile nel processo, non ci sarebbero livelli di inquinamento oltre i limiti di legge. Insomma, è stato, ha detto Carratelli, un “processo gonfiatissimo” in cui quello che viene fuori è solo la certezza dell’innocenza dell’imputato.
Vedremo come andrà a finire, anche se l’esito, secondo i più, molto verosimilmente, sarà di assoluzione. Restano, senza sapere chi li ha messi lì, i materiali nocivi interrati, da fine anni ‘80 ad almeno il 2008, stimati in circa 160 mila mc.
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Processo Oliva. Condanna a 16 anni e sei mesi per Coccimiglio è la richiesta della procura

15 marzo 2017 Commenti chiusi

Chiesta l’assoluzione per gli altri quattro imputati

di Bruno Pino

Cosenza, 16 gen. 2017 – Sedici anni e sei mesi per l’imprenditore Cesare Coccimiglio di Amantea, accusato di disastro ambientale e assoluzione per i coimputati Launi, Marinaro, Sicoli e Guzzo. Queste le richieste del pm Maria Francesca Cerchiara a conclusione della requisitoria nel corso del processo Valle Oliva Inquinata tenutosi ieri mattina in Corte d’Assise a Cosenza, che dunque dopo tre anni e mezzo dall’inizio, nel luglio 2013, arriva alle fasi finali.

Il pm della Procura di Paola, che dal mese di ottobre ha preso le redini dell’accusa, in sostituzione di Nuzzo e Camodeca, ha tenuto una circostanziata requisitoria, durata poco meno di due ore durante le quali ha ribadito il rilevantissimo inquinamento perpetrato ai danni della vallata. Ben 162 mila metri cubi di rifiuti tossici pericolosi per la salute, circa 15 mila viaggi di camion, interrati in sette aree lungo l’asta fluviale. Una mole enorme di materiale sotterrato illecitamente, e in modo sistematico, da fine anni ‘80 ad almeno il 2008.
La Cerchiara ha evidenziato più volte che si tratta di un processo indiziario, perché l’imputato principale non è stato mai trovato ‘con la pistola fumante’, ma quanto avvenuto non può non ricondursi all’azione del Coccimiglio. Una tesi spiegata con chiarezza di dettagli alla Corte d’Assise presieduta da Giovanni Garofalo (a latere De Vuono), attraverso l’analisi della situazione delle aree contaminate, tutte nelle disponibilità dell’imputato, e molto vicine all’azienda. Solo l’imprenditore di Amantea, dominus incontrastato, ha detto il Pm, era attivo nella zona del fiume Olivo, dove ha potuto svolgere gli interramenti nocivi.
Tutti i siti oggetto di indagini, di analisi e carotaggi, da Foresta a Carbonara, da Cozzo Manche e Valle del Signore, a Giani, sono risultati inquinati oltre i limiti di legge da fanghi industriali e metalli pesanti. In particolare, nella ricostruzione dell’accusa, si è parlato della briglia sull’Olivo di località Foresta, proprietà del demanio fluviale, che nel tempo ha registrato lavori eseguiti dalla ditta di Amantea, dove nel 2010 è stato ritrovato il sarcofago in cemento, contenente mercurio, ad una profondità tra i 10 e 12 metri. Per la pubblica accusa, più che un indizio, una prova.
Nessuna prova è emersa invece a carico dei quattro coimputati Launi, Marinaro, Guzzo e Sicoli, proprietari o concessionari dei terreni, che non sarebbero stati consapevoli della condotta illecita del principale accusato.
In ultimo, anche le parti civili – Comitato Natale De Grazia, Verdi, WWF, Legambiente, Anpana, Ministero dell’Ambiente, Regione Calabria, comuni di Amantea, Serra d’Aiello, San Pietro in Amantea, Cgil Cosenza, e le altre parti civili – hanno avanzato le proprie richieste alla Corte. Ovvero di dichiarare la penale responsabilità degli imputati per i reati a loro ascritti con la condanna alle pene ritenute di giustizia, nonché al risarcimento di tutti i danni provocati e delle spese processuali.
Prossima udienza, il 30 gennaio. La parola passa al collegio difensivo composto dai legali Carratelli, Filice, Staiano e Osso. In quella data, sarà fissata la camera di Consiglio che emetterà la sentenza di condanna o assoluzione.
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Valle Oliva. Il Comitato De Grazia chiede, durante la seduta della Commissione Ambiente regionale, la messa in sicurezza in tempi brevi

5 novembre 2016 Commenti chiusi

“Le tonnellate di rifiuti seppelliti nell’Oliva vanno messi in sicurezza”. Preoccupazione espressa anche per l’amianto trovato vicino al campo sportivo di Campora nella stessa vallata

Amantea, 05 Nov. 2016 – «E’ confortante il risultato finale dell’analisi del rischio che ha interessato i terreni del fiume Oliva, ma ora bisogna procedere rapidamente con gli interventi di messa in sicurezza o di bonifica dei terreni per come stabilito dalla stessa Arpacal». Questa la richiesta del presidente del comitato De Grazia, Gianfranco Posa, durante l’audizione presso la Commissione ambiente del Consiglio regionale che si è tenuta a Reggio Calabria giovedì scorso.

La relazione sull’analisi del rischio è stata depositata nelle scorse settimane dall’Arpacal alla regione Calabria ed è stata presentata, nel corso della stessa audizione, dal dott. Luigi Dattola. Il geologo dell’Arpacal ha evidenziato che attualmente non vi è pericolo per la salute dei cittadini ma che nell’Oliva risultano comunque seppelliti illegalmente da 120 a 160 mila metri cubi di rifiuti, anche di origine industriale, che vanno comunque messi in sicurezza.

Negli scorsi anni, i dati ufficiali delle numerose analisi effettuate nei terreni dell’Oliva, hanno evidenziato il superamento dei limiti di legge di molti metalli pesanti – pericolosi per la salute –  come dimostrano le relazioni del dott. Morselli di Bologna (del 2008) e della dottoressa De Rosa docente Unical (del 2011), documenti che Posa ha consegnato alla commissione nel corso della seduta. «È evidente che se le analisi fossero state effettuate a ridosso degli interramenti i risultati sarebbero stati diversi» ha aggiunto Posa «Gli inquinanti col tempo si sono dispersi nell’ambiente e avrebbero già potuto produrre i loro effetti negativi sulla salute dei cittadini». Se e quali effetti ci possono essere stati sulla salute, avrebbe potuto dircelo il registro tumori della provincia di Cosenza, istituito da diversi anni, prima da una delibera di giunta e successivamente da una legge regionale, ma che in realtà non ha ancora reso pubblico nessun dato statistico essendo ancora nella fase di accreditamento presso l’Airtum.

Desta invece forte preoccupazione l’amianto rilevato di recente in un terreno sito nei pressi del campo sportivo “Gagliardi” di Campora San Giovanni, di cui si è parlato anche durante la seduta della Commissione Ambiente, presieduta da Domenico Bevacqua.

Nel corso dell’audizione, il rappresentante del comitato De Grazia, ha evidenziato che vi è un’ordinanza del sindaco di Amantea, emessa a fine giugno, in cui si imponeva ai proprietari del terreno “di procedere entro e non oltre 30 giorni (dalla data di notifica) alla messa in sicurezza ed alla bonifica del sito in questione al fine di eliminare il pericolo per la salute pubblica”, ma ad oggi l’ordinanza non è stata attuata. Per tale ragione il comitato De Grazia insieme agli attivisti del Wwf Ceam “Scogli di Isca”, del Forum ambientalista Calabria e del comitato “Valle Oliva terre a perdere”, ha spedito una missiva al sindaco di Amantea per sollecitarne l’intervento e mettere in sicurezza la zona. Anche la lettera datata 17 ottobre e l’ordinanza n. 70 del 29 giugno 2016 sono stati consegnati ai membri della commissione.

 Al riguardo si rimanda all’articolo successivo

 

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Amianto nell’Oliva. Gli ambientalisti sollecitano la bonifica

5 novembre 2016 Commenti chiusi

Gli attivisti del De Grazia, del Wwf, del Forum ambientalista e del comitato “Valle oliva terre a perdere” chiedono al sindaco di Amantea di mettere in atto l’ordinanza n. 70 del 29 giugno 2016

Amantea, 21/10/2016 – Procedere con urgenza e inderogabilità con gli interventi di messa in sicurezza e di bonifica del terreno contaminato da amianto nella valle dell’Oliva. È quanto richiesto, in una missiva indirizzata al sindaco di Amantea Monica Sabatino, dagli attivisti del comitato De Grazia, del Wwf Ceam “Scogli di Isca”, del Forum ambientalista Calabria e del comitato “Valle Oliva terre a perdere”. Che hanno sollecitato il primo cittadino ad imporre ai proprietari un intervento d’urgenza sul terreno contaminato.

Una richiesta scaturita dopo l’ordinanza del sindaco di Amantea emessa a seguito della scoperta di amianto effettuata dai tecnici dell’Arpacal in alcuni campioni di terreno prelevato nelle adiacenze del campo sportivo di Campora “G. Gagliardi”, a ridosso della strada provinciale che collega Amantea ad Aiello. Il terreno, ricadente nel comune di Amantea, era già stato posto sotto sequestro da parte della Procura della Repubblica di Paola poiché alcuni anni addietro nello stesso era stato rinvenuto del materiale speciale non pericoloso e per tale ragione i proprietari erano stati raggiunti, nel 2013, da un decreto per citazione diretta a seguito del quale si sta celebrando un processo presso il tribunale di Paola.

In particolare il risultato delle recenti analisi dell’Arpacal, che hanno rivelato nel terreno la presenza di asbestosi (crisolito) – materiale in cui è presente l’amianto -, sono state trasmesse al comune di Amantea che, il 29 giugno scorso, ha emesso appunto l’ordinanza sindacale n. 70 in cui si intimava ai proprietari Coccimiglio Antonio, Coccimiglio Francesco e Coccimiglio Umbertino “di procedere entro e non oltre 30 giorni (dalla data di notifica) alla messa in sicurezza ed alla bonifica del sito in questione al fine di eliminare il pericolo per la salute pubblica sopra evidenziato”. Ad oggi però l’ordinanza non è stata attuata, da qui la richiesta degli ambientalisti che hanno scritto al sindaco per sollecitarne l’intervento.

Nella missiva, inoltrata per conoscenza anche alla Procura di Paola, alla sede Arpacal regionale e quella provinciale, all’Asp servizio igiene pubblica di Amantea e alla Polizia municipale, gli ambientalisti si dicono preoccupati poiché sembra scientificamente provato che chiunque venga a contatto, con quantità anche minime di questa fibra di asbesto, è a rischio insorgenza di malattie tumorali come l’adenocarcinoma polmonare ed il mesotelioma pleurico.

L’area in oggetto è adiacente a terreni coltivati e alla strada provinciale Amantea-Aiello percorsa quotidianamente da centinaia di automobilisti. Ma – fatto ancora più grave – la superficie di terreno inquinato è prossima al campo sportivo “G. Gagliardi” dove giocano e si allenano decine di giovani e ragazzi che possono facilmente respirare le fibre di amianto provenienti dall’area contaminata. Inoltre i venti che soffiano nella vallata dell’Oliva possono diffondere le fibre di asbesto nei vicini centri abitati, con possibili conseguenze sulla salute dei cittadini che vi risiedono. Da ciò consegue l’urgenza e l’inderogabilità della messa in sicurezza d’emergenza del terreno e la successiva bonifica, in applicazione delle disposizioni legislative nazionali e regionali in materia di inquinamento da amianto, tutela della salute, tutela ambientale e bonifica.

Segue testo della lettera inviata

AL SINDACO DELLA CITTÀ DI AMANTEA
p.c. alla Procura della Repubblica di Paola
p.c. all’Arpacal sede regionale di Catanzaro
p.c. all’Arpacal dip. Prov. Cosenza
p.c. all’Asp – Servizio Igiene Pubblica di Amantea
p.c. alla Polizia Municipale di Amantea

Amantea, li 17/10/2016

Oggetto: Conoscenza atti esecutivi prescritti dall’Ordinanza Municipale n. 70/2016

I sottoscritti, in qualità di rappresentanti delle organizzazioni ambientaliste di seguito indicate, Comitato Civico “Natale De Grazia”, WWF Ceam “Scogli di Isca” (Calabria Citra), Forum Ambientalista Calabria, Valle Oliva Terre a Perdere.

PREMESSO CHE

  1.  L’ArpaCal, dopo analisi di laboratorio su campioni di terreno prelevati, ha constatato la presenza di amianto in un’area sita in località Oliva, già sottoposta a sequestro giudiziario, di proprietà dei signori Coccimiglio Antonio, Coccimiglio Francesco, Coccimiglio Umbertino, tutti residenti in Amantea.
  2. Tale terreno contaminato è situato nella più vasta area della vallata del fiume Oliva nel cui sottosuolo sono stati interrati, nel corso degli anni, tra i 125 mila e 160 mila metri cubi di sostanze tossiche ed inquinanti, per come verificato e documentato dall’Arpacal e dall’Ispra; per i reati conseguenti e connessi, accertati dalle indagini della Procura della Repubblica di Paola, si sta celebrando un processo dinanzi alla Corte d’Assise di Cosenza.
  3. Con Ordinanza Municipale n. 70 del 29.06.2016 è stato prescritto ai proprietari del terreno “di procedere entro e non oltre 30 giorni (dalla data di notifica) alla messa in sicurezza ed alla bonifica del sito in questione al fine di eliminare il pericolo per la salute pubblica sopra evidenziato”. Detta ordinanza è stata trasmessa alla Procura della Repubblica di Paola, all’Azienda sanitaria ASP di Amantea, al Comando Polizia Municipale di Amantea, al fine di vigilare sull’esecuzione del provvedimento.
  4. E’ scientificamente provato che chiunque venga a contatto, anche se non in continuità temporale, con quantità anche minime di questa fibra di asbesto, è a rischio di insorgenza di malattie tumorali come l’adenocarcinoma polmonare ed il mesotelioma pleurico. Ora, l’area in oggetto è adiacente a terreni coltivati e alla strada provinciale Amantea-Aiello percorsa quotidianamente da centinaia di automobilisti. Ma – fatto ancora più grave – la superficie di terreno inquinato è prossima al campo sportivo “G. Gagliardi” dove giocano e si allenano decine di giovani e ragazzi che possono facilmente respirare le fibre di amianto provenienti dall’area di che trattasi. Inoltre i venti che soffiano nella vallata dove trovasi il terreno inquinato possono diffondere le fibre di asbesto nei vicini centri abitati, con possibili conseguenze sulla salute dei cittadini che vi risiedono. Da ciò consegue l’urgenza e l’inderogabilità della messa in sicurezza d’emergenza del terreno e di tutti i conseguenti interventi per la bonifica e di quant’altro fosse ritenuto necessario, in applicazione del D.Lgs. 3 aprile 2006 n. 152 e delle altre disposizioni legislative nazionali e regionali in materia di inquinamento, tutela della salute, tutela ambientale e bonifica.

TANTO PREMESSO, poiché “de visu” non sembra che all’ordinanza in oggetto sia stata data esecuzione,

CHIEDIAMO

al sindaco di Amantea di conoscere i provvedimenti finora adottati, quando e come si intende procedere per bonificare il sito inquinato ed in che modo lo stesso Ente sta procedendo per imporre il rispetto dell’ordinanza in oggetto e della legislazione vigente.
Alle autorità cui la presente viene inviata per conoscenza, chiediamo di attivarsi, ognuna per le proprie competenze, affinché venga bonificato il terreno imponendo ai responsabili il rispetto delle normative in materia.

Restiamo in attesa di risposta e distintamente salutiamo.

Comitato civico “Natale De Grazia”
Ceam WWF “Scogli di Isca”
Forum Ambientalista Calabria
Comitato civico “Valle Oliva Terre a perdere”

 

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La Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti ad Amantea per commemorare il Capitano Natale De Grazia

17 ottobre 2016 Commenti chiusi

di Bruno Pino

Un momento della cerimonia

Amantea 6 Sett. 2016 -  La Commissione d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti ha fatto tappa ad Amantea per rendere onore alla memoria del Capitano Natale De Grazia, valoroso servitore dello Stato che si è distinto per acume investigativo e valore nelle famose inchieste sul traffico e smaltimento illecito di rifiuti in mare.

I Parlamentari, impegnati in Calabria in questi giorni per alcune audizioni a Gioia Tauro e Crotone, sono giunti sul Lungomare cittadino che dal 24 ottobre 2009, giornata memorabile della più grande manifestazione ambientalista contro i veleni ed il traffico di rifiuti, porta il nome dell’ufficiale.
Ad accogliere la Commissione Ecomafie presieduta da Alessandro Bratti, c’era una folta delegazione del comitato civico intitolato al comandante De Grazia, con il suo portavoce Gianfranco Posa, il sindaco della Città Monica Sabatino, rappresentanti delle Istituzioni civili e militari, tra cui i vertici della Capitaneria di porto nella quale De Grazia prestava servizio con il grado di capitano di fregata, e la signora Rita, sorella dell’ufficiale, che per questa significativa occasione ha voluto essere presente insieme ai familiari.
A seguire, la breve e intensa cerimonia, con la deposizione di una corona di fiori sul Monumento dedicato ai Marinai.
A margine, in collegamento tv con la trasmissione I Fatti in diretta di LaC, ospiti il Sindaco Sabatino e Gianfranco Posa, ed il collega Rino Muoio, si è parlato delle necessità della memoria, in questo caso della memoria di un servitore dello Stato come Natale De Grazia, ma anche della necessità della bonifica del territorio. “In queste settimane, e comunque entro fine anno, come è stato assicurato dalla Quarta Commissione regionale Ambiente, tenutasi ad aprile proprio ad Amantea – ha detto Posa ai microfoni del giornalista Agostino Pantano – dovrebbe concludersi l’analisi del rischio sui siti inquinati della valle Oliva che sta eseguendo l’Arpacal, fase propedeutica alla bonifica”.
“Spingeremo e vigileremo – ha aggiunto – affinché il più presto possibile si faccia la bonifica o la messa in sicurezza del nostro territorio. Anche se è passato troppo tempo, e gran parte dei veleni a distanza di 20 o 30 anni dagli interramenti, si sono dispersi nell’ambiente”.
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Il presidente Bratti con Posa del comitato De Grazia

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l'on. Bratti con Rita De Grazia

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In TV ai  ”I FATTI IN DIRETTA” su LaC
collegamenti da Amantea ai minuti 00.42 – 01:01 – 01:12 – 01:19:04

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Amantea, Commemorazione Natale De Grazia da parte della commissione rifiuti

4 settembre 2016 Commenti chiusi

La Commissione Parlamentare sul ciclo dei rifiuti ad Amantea per commemorare Natale De Grazia.

Amantea, 04 sett. 2016 – Si terrà martedì 6 settembre alle ore 15.30 sul lungomare di Amantea la commemorazione di Natale De Grazia da parte della Commissione parlamentare sul ciclo dei rifiuti. La commissione – guidata dal presidente Alessandro Bratti – sarà in Calabria per delle audizioni a Gioia Tauro e nel passaggio da Amantea si fermerà sul lungomare che porta il nome di Natale De Grazia per deporre una corona di fiori e ricordare il valoroso servitore dello stato che si è distinto per acume investigativo e valore nelle famose inchieste sul traffico e smaltimento illecito di rifiuti in mare.

Il 24 ottobre 2009, la commissione prefettizia che allora governava la città, accogliendo la richiesta del comitato Natale De Grazia, intitolava ufficialmente il lungomare di Amantea al valoroso capitano e in quella data installava una targa alla memoria durante le cerimonie di apertura della grande manifestazione contro i veleni ed il traffico di rifiuti che si è tenuta proprio il 24 ottobre 2009 ad Amantea.

Alla cerimonia saranno presenti oltre ai componenti della Commissione, anche le istituzioni locali e organi militari in particolare i rappresentanti della Capitaneria di porto, corpo al quale De Grazia apparteneva.

Il comitato civico Natale De Grazia invita la cittadinanza a partecipare.

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Jolly Rosso, confermata in Appello l’assoluzione per il portavoce del comitato De Grazia: «Posa non ha diffamato la società Messina»

21 maggio 2016 Commenti chiusi

Genova, 19 mag. 2016 -  Confermata dalla Corte d’appello di Genova l’assoluzione con formula piena per Gianfranco Posa, portavoce del comitato “Natale De Grazia”, che era stato denunciato per diffamazione dalla società Ignazio Messina & C. Spa, armatrice della nave Jolly Rosso. Assolti “perché il fatto non sussiste” era stato il verdetto in primo grado del giudice del tribunale di Genova, sia per Posa che per la giornalista Lavinia Bruno, entrambi imputati per diffamazione per le dichiarazioni andate in onda, durante la trasmissione Reality “Le navi del mistero”, sull’emittente televisiva La7 nel 2009. I rappresentanti legali della  società Messina avevano impugnato la sentenza di assoluzione ai fini civili, richiedendo il risarcimento dei danni. Nella seduta del 19 maggio scorso la Corte d’appello ha invece confermato la sentenza assolutoria ed ha condannato gli appellanti al pagamento delle spese di giudizio, riservandosi di depositare le motivazioni della sentenza nei prossimi trenta giorni.

«Crediamo che le querele per diffamazione – ha dichiarato Posa, difeso in giudizio dall’avvocato Antonella Bruno Bossio del foro di Roma -  non abbiano mai la forza di fermare battaglie civili e far tacere le richieste di verità e giustizia dei cittadini. Nel nostro impegno civico abbiamo sempre raccontato fatti documentati – ha sottolineato Posa – e chiesto verità su vicende che accendevano il dubbio nei cittadini, sui possibili pericoli per la salute collettiva. Dubbi che devono essere dissolti e per tale ragione continueremo il nostro impegno».

Le attività di Posa e del comitato De Grazia hanno avuto inizio a seguito della tristemente famosa vicenda delle “navi dei veleni” e dell’inquinamento riscontrato nel fiume Oliva. Gli attivisti del De Grazia sono impegnati proprio in questo periodo per raggiungere nel più breve tempo possibile la bonifica o messa in sicurezza dei siti inquinati nella vallata del fiume. «Troppo tempo è passato dall’interramento dei rifiuti e per tale ragione i rilievi effettuati di recente dall’Arpacal rilevano concentrazioni di sostanze inquinanti inferiori a quelle riscontrate negli anni scorsi – ha affermato Posa – e decisamente più basse rispetto a quelle che potevano essere riscontrate al momento dell’interramento, avvenuto a partire dagli anni ’80. Per tale ragione, come ci hanno riferito gli stessi tecnici, “i danni alla salute dei cittadini si sono già consumati” negli anni passati senza che venissero adottati adeguati e tempestivi provvedimenti».

Comitato civico Natale De Grazia

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