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Archivio per la categoria ‘Attività del Comitato’

Rifiuti a Pianopoli, il “De Grazia” in piazza con i cittadini

11 novembre 2010 Commenti chiusi

Domenica (14 nov.) manifestazione a Pianopoli. Associazioni ambientaliste e cittadini contro al discarica di Carratello

Il comitato civico “Natale De Grazia” tra i promotori della manifestazione nazionale del 24 ottobre 2009 ad Amantea contro i “veleni” insieme alle associazioni che hanno dato vita alla Rete Difesa per il Territorio “Franco Nisticò”,  ha aderito alla manifestazione indetta a Pianopoli dai comitati locali contro la discarica di Carratello che nelle ultime settimane ha ritirato anche i rifiuti della Campania.

segue articolo pubblicato ieri dal “Quotidiano della Calabria”

http://ilquotidianodellacalabria.ilsole24ore.com/it/calabria/catanzaro_ambientalisti_piazza_rifiuti_pianopoli_domenica_mobilitazione_daneco_discarica_na.html

Lamezia Terme, 10/11/2010 – La prima richiesta è quella dei comitati locali e regionali e dalla rete Calabrese per la difesa del territorio “Franco Nisticò” che chiedono la fine del commissariamento del settore rifiuti, attivo ormai da più di 12 anni.
Intanto dopo la chiusura di una settimana per il maltempo, la discarica di Pianopoli gestita dalla Eco Inerti ieri ha riaperto senza che, come annunciato, non accoglierà nessun carico dalla Campania. La vicenda però preoccupa gli ambientalisti calabresi, che domenica mattina si ritroveranno sul corso di Pianopoli per manifestare contro la discarica privata: «Sul tema esistono più indagini della magistratura che politiche ambientali serie», sostiene Franco Sesto, esponente lametino della rete, «c’è un decreto per vedere perché si è arrivati alla situazione campana, oltre a quello di far arrivare i rifiuti in Calabria. Oggi quindi si scarica a Pianopoli, domani altrove.
Il sito di Carratello è stato dimostrato più volte non idoneo, ma questo sembra non interessare il commissario per l’emergenza, e sembra che già ci dovremmo rassegnare ad una prossima e duratura emergenza anche per la stessa Calabria». Normale quindi lo “scetticismo” su un possibile raddoppio del sito, «perché non si può mercificare in questo modo un bisogno dei cittadini e la loro salute» reputa Sesto. Nel 2010 nelle casse di diversi comuni sono arrivati finanziamenti per l’aumento della raccolta porta a porta e per la creazione delle isole ecologiche o delle riciclerie, e per questo Sesto ricorda come «non è tanto il privato o il pubblico il problema, quanto la mancata vigilanza sulla spesa di tali fondi e sul rispetto del piano dei rifiuti».
Filippo Sestito, esponente del crotonese: «chiediamo che si chiuda il commissariamento per l’emergenza ambientale in Calabria, che dopo circa 15 anni ancora non ha trovato una propria soluzione. Esiste un piano regionale dei rifiuti che è ancora inevaso nonostante l’approvazione in consiglio, e l’attuale commissario, che è anche governatore della regione, dovrebbe provvedere a creare un centro di smaltimento per ogni provincia come previsto nel piano». Sestito ricorda che non esiste solo il caso di Pianopoli, ma che «nella provincia di Cosenza manca ancora un centro di smaltimento provinciale, a Crotone si parla di raddoppio nonostante quanto sta succedendo ora a Pianopoli sia già successo in quel territorio con tutti i danni consequenziali». L’esponente crotonese non nasconde nemmeno che «dietro il ciclo dei rifiuti spesso si annida anche la mafia, oltre che privati i quali non badano troppo ai territori che vanno a deturpare. Vicino a Crotone, per esempio, si sta per aprire una discarica per diverse tonnellate di amianto, e non è nemmeno raro che chi prima abbia avuto a che fare con il commissario poi diventi consulente di ditte private, aspetto che deve far riflettere»

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Gli ambientalisti fermano per 92 ore il convoglio radioattivo più pericoloso della storia

11 novembre 2010 Commenti chiusi

Migliaia di persone in azione contro il nucleare. È successo tra Francia e Germania. Da venerdì, Greenpeace insieme al movimento antinucleare ha provato a bloccare il treno che trasporta scorie nucleari vetrificate provenienti dall’impianto di ritrattamento del combustibile di La Hague in Francia e dirette al sito di stoccaggio temporaneo di Gorleben in Germania. È un convoglio di 11 vagoni da 100 tonnellate, ognuno dei quali porta 28 contenitori pieni di scorie. La quantità totale di radiazioni è 10 volte più elevata rispetto a quella emessa da Cernobyl.Segue la testimonianza dell’amico Alesssandro Giannì, responsabile della campagna in Italia di Greenpace.

“L’azione di protesta anti-nucleare in Germania è andata avanti per tutta la notte. Ci è voluta energia, determinazione, coraggio. Ieri alle 19 un camion con cinque attivisti a bordo blocca l’uscita della stazione ferroviaria di Gorleben dove stavano per essere scaricati gli 11 contenitori di scorie del tipo “Castor”. Dopo poche ore arrivano altri sei dei nostri che – ben equipaggiati – si incatenano di fronte al camion. È dura per la polizia sgomberarci. Per spostare il camion dovranno prima spostare gli attivisti incatenati di fronte.

Ma non c’è solo Greenpeace. C’è la gente del posto, i contadini e 1.000 pecore “attiviste” ad occupare la zona per impedire il pericoloso viaggio delle scorie. Si fanno avanti anche i giornalisti, che superano il blocco della polizia per filmare la protesta. Nel camion gli attivisti riprendono e diffondono in streaming le immagini di tutto quello che succede. Le ore passano una dopo l’altra, ma la tensione non scende.

L’obiettivo è bloccare il convoglio quanto più tempo possibile. Solo questa mattina alle 8.30 gli attivisti alla fine vengono trascinati via da squadre specializzate di poliziotti.

Abbiamo resistito più di dodici ore. Il convoglio di rifiuti radioattivi raggiunge il sito di stoccaggio intorno alle 10…con 92 ore e 26 minuti di ritardo – il ritardo più lungo mai registrato per questo tipo di trasporto”.

Alessandro Giannì
Direttore delle Campagne Greenpeace Italia


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Dopo 15 anni parte la bonifica delle ferriti di Zinco della sibaritide

10 novembre 2010 Commenti chiusi

Cassano alla Jonio –  Sembra siano iniziate finalmente le operazioni di bonifica dei tre siti (Chidichimo, Tre Ponti, nel territorio di Cassano, e Capraro nel territorio di Cerchiara di Calabria) interessati, circa 15 anni fa, dall’interramento di ferriti di zinco provenienti dalla Pertusola di Crotone. A darne testimonianze gli amici ambientalisti aderenti alla rete per la difesa del Territorio “Franco Nisticò” che vivono e operano nella sibaritide. Sono circa 30 mila le tonnellate di scarti di lavorazione del ciclo industriale della Pertusola sud di Crotone che, attorno alla metà degli anni novanta, sono stati illecitamente stoccati nelle campagne di Cerchiara e Cassano. Le operazioni di risanamento, avviate dai due comuni, erano state stoppate lo scorso maggio per volontà del ministero dell’Ambiente, che aveva girato alla Syndial il compito di provvedere alla bonifica (l’incarico è stato affidato dal Ministero dell’Ambiente alla Syndial (ENI), con il coinvolgimento della SOVRECO di Crotone) . I lavori iniziati nel mese di novembre si riferiscono alle zone di Tre Ponti (lavori effettivamente avviati) e Prainetta dove ancora però non sono effettivamente visibili i risultati dell’avvio dei lavori. Nelle prossime settimane sarà importante capire come saranno portate via le scorie e dove saranno smaltite.  Sarà fondamentale un controllo sociale e democratico delle popolazioni locali sulle modalità di svolgimento delle operazioni di bonifica.

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Pianopoli come Terzigno?

8 novembre 2010 Commenti chiusi

I cittadini di Pianopoli si battono da anni per la chiusura della discarica della città e la bonifica dell’area. Nelle ultime settimane il Governo nazionale “ha risolto” il problema dei rifiuti in Campania spedendoli in Calabria e precisamente nella discarica di Pianopoli, appunto! Cercando così anche di sedare le proteste delle popolazioni di Terzigno.
Per dire NO alla discarica di Pianopoli ed allo scempio ambientale provocato nel paese lametino le popolazioni locali scenderanno in piazza il prossimo 14 NOVEMBRE e chiedono solidarietà a tutti i calabresi.

Per approfondimenti: http://nodiscaricapianopoli.wordpress.com/

Per aderire alla manifestazione scrivete all’indirizzo: altralamezia@gmail.com

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Il mostro: l’elettrodotto di Montalto Uffugo (Calabria)

6 novembre 2010 Commenti chiusi

Il mostro di Montalto Uffugo

di Claudio Dionesalvi, Silvio Messinetti

“Il Manifesto” 05 novembre 2010

Questa è una storia di inquinamento elettromagnetico e di impegni non mantenuti, di leggi disattese e di lassismo governativo. Questa è la storia dell’elettrodotto Laino-Rizziconi e di una comunità, quella di Montalto Uffugo, che vive da cinque anni sotto un incubo. Dal quale nessuno riesce a svegliarla.

L’ELETTRODOTTO
Il 31 ottobre del 2005 viene energizzato l’elettrodotto Laino-Feroleto-Rizziconi che attraversa il territorio di Montalto Uffugo nelle due frazioni di Pianette e Lucchetta.
È un decreto ministeriale, il D.M. Ambiente e Tutela del territorio 6102/2002, ad autorizzarlo. Ma ben presto le condizioni poste dalla legislatore per salvaguardare la salute ed il territorio si riveleranno lettera morta.
In effetti, il tracciato risulta non conforme agli standard progettuali di qualità, di sicurezza, di salute pubblica, di impatto ambientale ed urbanistico previsti dalla normativa. Il percorso della linea contrasta con quanto stabilito dal decreto, nella parte in cui impegnava Terna Spa, l’operatore di reti per la trasmissione di energia elettrica, «a valutare l’introduzione di migliorie tecniche progettuali, con particolare riferimento alle prescrizioni in merito a distanze da abitazioni ed insediamenti vari». Da allora, nessuna miglioria è stata apportata da Terna specialmente nei centri abitati attraversati di Pianette e Lucchetta.
Accade così che i fili dell’alta tensione siano posizionati a meno di 50 metri lineari dalle abitazioni in presenza di un continuo ed insopportabile disturbo acustico. Nondimeno, le cosiddette funi di guardia non sono in realtà tali, quanto piuttosto funi di conduzioni telefonica Wind. Con cui Terna, espropriando «per pubblica utilità», ha fatto passare una fune di cavo telefonico esclusivamente per i suoi fini commerciali.

Agli atti della Regione Calabria non risulta inoltre prodotta alcuna Valutazione di impatto ambientale (Via) e non risulta redatta o richiesta nemmeno una Valutazione ambientale strategica (Vas) così come previsto dall’Unione Europea secondo cui tutti gli stati membri si sarebbero dovuti adeguare entro il 2004. Terna non ha mai fornito idonea documentazione circa il cosiddetto «principio di precauzione» sull’elettromagnetismo ed ha impunemente violato l’obbligo, sancito dal piano Energetico della Regione Calabria, di «interramento dei cavi o tracciati alternati nel caso di attraversamento in aree antropizzate».
A causa dell’arroganza della multinazionale, i montaltesi sono così costretti a vivere a contatto con i cavi dell’alta tensione a 380 Kw. Nonostante studi scientifici testimonino che ad una distanza compresa tra i 4-500 metri da un elettrodotto si muoia facilmente di cancro e leucemia infantile. Gli effetti dell’elettromagnetismo si sono, peraltro, già manifestati sulla loro salute. Molti abitanti avvertono continui mal di testa e fastidiosi malesseri. «Perché – si chiedono – la nostra vita e la nostra salute non viene tutelata? Perché tanto silenzio e tanto disinteresse sul nostro dramma? Perché nessuno riesce a costringere la società Terna ad interrare i cavi e a spostarli sulle montagne?».

IL COMPLEANNO
A lungo hanno cercato di abbattere il “mostro”. Purtroppo le manifestazioni, i blocchi stradali e le raccolte di firme sono serviti a poco. Alla fine, ironici e per nulla rassegnati, gli abitanti di Montalto hanno deciso di festeggiarne il compleanno. Così ogni dodici mesi riempiono di striscioni la piazza centrale del paese per commemorare amaramente l’anniversario della costruzione dell’elettrodotto Laino-Rizziconi, il serpentone che taglia in due la Calabria e sorvola minaccioso tetti e teste. Giganteschi tralicci e robusti cavi metallici trasportano fuori dalla regione l’elettricità a 380kw. Secondo il Comitato Insieme per la salute nuocerebbe gravemente alla salute, provocando tumori e leucemie, soprattutto tra i bambini. Della vicenda si sta occupando anche la procura della repubblica di Cosenza. In base ad una perizia disposta dal tribunale, la distanza tra l’elettrodotto e le abitazioni non violerebbe i termini di legge.
Rimangono però tanti interrogativi sugli effetti dell’inquinamento elettromagnetico. Di fronte alle pressioni del comitato, di recente il comune ha commissionato un studio specifico che analizza gli effetti sulla salute delle persone. Le controdeduzioni, affidate al professor Maximilian Caligiuri, saranno rese pubbliche nelle prossime settimane. Se quest’ultima perizia confermerà sia le conclusioni a cui sono pervenuti diversi esperti negli ultimi anni sia le preoccupazioni dei medici riuniti in convegno nella primavera scorsa a Montalto, la procura non potrà che prenderne atto. E il compleanno dell’elettrodotto potrebbe trasformarsi in funerale.
In passato, gli abitanti delle località in cui sorgono i tralicci, hanno cercato di raggiungere un accordo con Terna. Si è tentato di ottenere l’interramento dei cavi o il loro trasferimento sulle colline della catena costiera, in una corsia lontana da centri abitati. Il bastone e la carota! Nella bozza di accordo, Terna proponeva, insieme alla variante di percorso, anche la costruzione in loco di un’enorme centrale elettrica di smistamento. In pochi mesi, con la caduta del governo Prodi, dell’accordo non si è parlato più.
Aldo Perri, portavoce del comitato, denuncia l’indifferenza dell’amministrazione provinciale e della Regione: «Ci aspettavamo un minimo di attenzione nei confronti della nostra richiesta d’aiuto. Abbiamo trovato solo indifferenza». Più cinica la disamina di Emanuele Lupo, attivista impegnato da anni nella mobilitazione: «Perché mai dovrebbero ascoltare le nostre richieste? È stata proprio la classe politica locale a farci questo regalo. In Calabria le multinazionali sanno benissimo che le risorse naturali e il territorio intero sono in svendita. Terna, come Veolia, Enel, Eni e Impregilo stanno realizzando investimenti pesanti. Ma a giudicare dai danni all’ambiente e dai livelli di disoccupazione e degrado con cui noi calabresi dobbiamo fare i conti, l’affare lo fanno solamente loro».
Con avviso pubblicato su la Repubblica, Terna nel 2008 rendeva noto di aver presentato istanza con relativo progetto al Ministero dello Sviluppo economico ed al Ministero dell’ Ambiente al fine di ottenere l’autorizzazione alla costruzione di una variante che prevedeva il passaggio dei cavi in prossimità del crinale della montagna. Da due anni il dicastero di Stefania Prestigiacomo non emette il necessario decreto del Via. E i montaltesi continuano a vivere nell’incubo.
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Bruno Giordano “paladino della biodiversità”. Il procuratore di Paola premiato col Panda d’oro dal Wwf Italia

1 novembre 2010 Commenti chiusi

Il Wwf consegna il Panda d’oro ai paladini della natura italiana. Tra i premiati la giornalista Milena Gabanelli e il magistrato Bruno Giordano per le inchieste sul traffico di rifiuti sul Tirreno cosentino e nella vallata del fiume Oliva in particolare.

Bruno Giordano, procuratore-capo di Paola CS

ROMA – Green-carpet della natura, il 29 ottobre a Roma, per la premiazione ufficiale del Panda d’Oro 2010. Il WWF ha consegnato gli “Oscar dell’ambiente” ai paladini della natura italiana, che hanno realizzato le migliori “buone pratiche” per la tutela dei nostri habitat e specie più preziosi, dimostrando come, a pochi giorni dall’approvazione di una Strategia nazionale sulla biodiversità attesa da 16 anni e mentre è in corso la Conferenza internazionale di Nagoya, c’è chi già opera nei fatti con progetti innovativi per garantire la conservazione della biodiversità in Italia.

Per rendere onore all’impegno dei singoli, il WWF ha assegnato il diploma di “custode della biodiversità” al Procuratore di Paola Dott. Bruno Giordano per il suo diretto contributo contro il traffico illegale di rifiuti pericolosi sulla costa cosentina e nella vallata del fiume Oliva, e alla giornalista Milena Gabanelli della trasmissione televisiva “Report” per il prezioso servizio di informazione sul rispetto della legalità a garanzia della tutela ambientale. “Faccio solo il mio mestiere” così ha commentato la notizia il procuratore Giordano che pur ringraziando il WWF per il lusinghiero riconoscimento non si è recato a Roma a ritirare il premio poichè ritiene, appunto, di essersi occupato del grave caso di inquinamento del fiume Oliva per spirito di servizio e perché rientra nelle sue funzioni di magistrato indagare quando si viene a conoscenza di un ipotesi di reato, senza cercare notorietà o “vetrine”.«Mi sento lusingato – ha scritto il procuratore di Paola al presidente nazionale del WWF – per l’assegnazione alla mia persona del premio “Panda d’Oro”. Tuttavia, la mia personale impostazione deontologica e l’esigenza, altrettanto personale, di non dare adito al sospetto di utilizzare come vetrina l’impegno professionale ed i risultati da esso prodotti, mi impongono di non essere presente giorno 29 prossimo venturo…». L’impegno del procuratore Giordano era stato segnalato al WWF nazionale, nell’ambito dell’iniziativa del Panda d’oro, da alcuni ambientalisti che operano sul litorale Tirrenico cosentino contro il traffico illegale di rifiuti.

Oltre ai singoli sono stati premiati alcuni progetti virtuosi che dimostrano come sia possibile nei fatti difendere la biodiversità e le ricchezze naturali italiane. Tra i progetti premiati dall’associazione del Panda c’è quello intitolato “Il camoscio e la sibilla” dell’Ente Parco Nazionale dei Monti Sibillini, che ha reintrodotto nelle Marche 13 camosci appenninici portati dai vicini parchi abruzzesi ; “Salviamo l’ululone”, dell’Ente Parco Naturale Regionale di Montemarcello-Magra, in Liguria, per le iniziative di tutela degli habitat  dell’Ululone, un piccolo rospo giallo e nero, in forte declino numerico.

pianta di Ulivo secolare in Puglia

Premiato anche l’Ente Parco Regionale Migliarino San Rossore Massaciuccoli,per il progetto “SOS Dune Costiere”, finalizzato alla conservazione delle dune e delle zone umide di due Siti di Importanza Comunitaria (SIC) lungo la costa toscana, realizzando anche sentieri, fascinate e altre infrastrutture per permettere agli amanti del mare di fruire il litorale rispettando questi delicatissimi habitat.

Il premio speciale della giuria popolare, attivata per la prima volta grazie a una votazione pubblica sul web, è andato agli  agricoltori biologici pugliesi de “I giganti del Mediterraneo”, che coltivano ulivi monumentali (che hanno anche 2500 anni di età), nel rispetto della natura e della legalità, tutelando un paesaggio caratteristico del Mediterraneo.

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Fiume Oliva. Ora vogliamo la bonifica

1 novembre 2010 Commenti chiusi

E’ arrivato il momento di smetterla con la solfa che ci hanno ripetuto in faccia per anni:  “così facendo danneggiate l’economia del territorio, voi non volete bene ad Amantea ed alla Calabria”.

Chi ama la Calabria la vuole “pulita”!

di Alfonso Lorelli


1- Il fiume Oliva deve il suo nome alla secolare presenza nella vallata di migliaia e migliaia di piante dell’albero che fu sacro per tutte le civiltà del Mediterraneo, qui arrivate dall’Asia minore forse tremila anni fa e che ancora oggi vegetano rigogliose sulle terre dei dolci declivi di Gallo, Formiciche, Imbelli, Carratelli. Queste terre hanno prodotto sempre olio di prima qualità che fino ai primi anni del Novecento veniva esportato in tutta Italia; anche la genovese Gaslini si riforniva di olio proveniente dai frantoi locali e commercilizzati attraverso la società Calabro-lombarda dei fratelli Furgiuele, con sede ad Amantea, che nel 1908 gestiva una catena di un centinaio di frantoi e sansifici sparsi per tutta la Calabria.

Terre che anche il fiume, con il suo microclima, aveva reso fertili da sempre, sulle quali ancora oggi svettano olivi di 500 anni, accanto a migliaia di piante che giovani contadini ostinati a non voler abbandonare l’agricoltura di quelle zone, hanno impiantato negli ultimi 50 anni. Oggi quel fiume, dilaniato nelle sue carni, piange e con lui piangono le famiglie che abitano da quelle parti, per colpa di luridi porci, mangiatori di “sterco del demonio”, che lo hanno riempito di veleni.

2- Nell’ufficio del Procuratore  di Paola, Bruno Giordano, l’Arpacal ha depositato le prime analisi sui campioni prelevati nel letto del fiume e lungo le sponde adiacenti; la mappa dei siti avvelenati incomincia a delinearsi con chierezza. Arsenico, cobalto, cadmio, antimonio, cromo, nikel, idrocarburi; migliaia di tonnellate di veleni sepolti nel ventre molle ed indifeso del nostro fiume  da parte di uomini senza scrupoli, sempre pronti ad assassinare anche la madre pur di ingozzarsi di danaro. Ed a Foresta, polveri di marmo per la profondità di 15 metri (schermo di materiale radioattivo?) oltre i quali sono comparsi materiali ferrosi ed altro, ancora da analizzare. E’ stato ipotizzato che tutto sia accaduto negli ultimi 20 anni e fino a tre anni fa; se il 1990 dovessere essere lo spartiacque allora occorre ripensare molte cose.

Dunque, è stata accertata una devastazione  ambientale enorme e persistente, compiuta da  imprese mafiose, magari in possesso del certificato antimafia, che hanno operato per conto di industrie di altre regioni, forse anche di Stati sovrani; che hanno goduto della complicità o della semplice indifferenza sia delle istituzioni deputate ai controlli che della popolazione.

3- Tra qualche giorno dovrebbero arrivare anche i risultati delle analisi fatte da altri laboratori, dell’Ispra, dell’Arpa Piemonte, dell’Arpa Lombardia, dell’Arpa Emilia-Romagna; alcuni di questi enti sono in qualche modo “controllati” o controllabili dal governo anche attraverso i rispettivi governatori di regione; ma credo che non sarà possibile che si ripeta il “caso è chiuso”, affermazione con cui la Prestigiacomo ha seppellito la vicenda della Chunski dopo aver manovrato perché tutto fosse messo a tacere. Questa volta i 500 campioni prelevati durante i  91 carotaggi fatti nell’Oliva non possono essere manipolati più di tanto, perché sono lì ed hannno già “parlato” confermando quanto stiamo ripetendo da anni. Quanto alla radioattività, già a suo tempo rilevata dalla stessa Arpacal, pur convinti della volontà del governo di non far conoscere la verità, restiamo in attesa dei risultati delle analisi specifiche non ancora comunicate, sperando che ci possa essere risparmiata un’altra tragica beffa di Stato, dopo quella di Cetraro.

4- Ora gli struzzi sono invitati a togliere la testa dalla sabbia; è arrivato anche per loro il momento di guardare in faccia la realtà ed evitare di diffondere pessimismo o fatalismo con il “ ormai è accaduto, non si potrà fare più niente”. E’ arrivato il momento di smetterla con la solfa che ci hanno ripetuto in faccia per anni:  “così facendo danneggiate l’economia del territorio, voi non volete bene ad Amantea ed alla Calabria”. E noi a ripetere che chi ama la propria terra la vuole pulita e vuole che chi l’ha sporcata la venga subito a ripulire. A differenza di molti di loro, che amano più gli imbrogli e gli affari sporchi o soltanto il danaro, noi amiamo tantissimo la terra dove siamo nati e viviamo, perciò la difendiamo, rischiando non poco, querele comprese, contro chiunque l’ha devastata o la vuole usare per il proprio immondo tornaconto; essa appartiene a tutti i calabresi, non soltanto ai mangiatori di sterco del demonio; perciò d’ora in avanti è necessario ri-organizzarsi per raggiungere l’obiettivo della bonifica.

5- Come dimostrano i casi di Crotone, Sibari, Praia ecc, ottenere la bonifica non sarà facile. Non solo perchè sono necessarie risorse finanziarie consistenti che Governo e Regione prometteranno ma non renderanno disponibili, magari trincerandosi dietro il prossimo disastro del federalimo, ma anche perché le istituzioni locali spesso non riescono ad essere compatte e determinate, facendosi condizionare da appartenenze politiche e preferendo far passare il tempo che affievolisce la memoria collettiva e rende rassegnata la popolazione. Inoltre da un governo regionale che fa venire in Calabria migliaia di tonnellate di rifiuti napoletani per far piacere a Berlusconi non c’è da aspettarsi nulla di buono in tema di difesa ambientale.

6 – Compito del Comitato De Grazia e di tutte le associazioni ambientaliste della Regione, d’ora in avanti, dovrà essere quello di tenere alta la mobilitazione popolare  non solo ad Amantea e nei comuni vicini ma anche in tutta la Regione, per evitare che oltre al danno arrivi anche la beffa. Sappiamo che ci aspettano “lotte dure senza paure” e che, se necessario, dobbiamo alzare il tiro dello scontro con le istituzioni, anche rischiando di essere chiamati “ i nuovi briganti della Calabria”, il che, a 150 anni dall’Unità, non dispiace granchè.  Ma sappiamo anche che con le istituzioni dobbiamo  discutere per spingerle ad agire; perché in ultima istanza  è assegnato a loro il compito di ridarci una Calabria senza veleni,  loro hanno l’obbligo di organizzare e realizzare le bonifiche.

7- Bisogna porsi anche il problema di cosa fare affinchè quello che è accaduto non accada più. Finora è stato possibile ai “padroni dei fiumi” scavare delle enormi buche prelevandone la sabbia, riempirle di veleni e coprirle sotto decine di metri di terra. Controlli sulla loro attività, nessuno. Per tanti sciacalli vi sono stati profitti altissimi, ricavati sia dall’uso incontrollato di beni demaniali sia dal traffico dei veleni interrati. E’urgente porsi il problema di come sottrarre a questi banditi la disponibilità totale del demanio fluviale. Regione e Province devono innanzitutto porre mano ad una nuova legislazione e regolamentazione sull’uso dei beni pubblici in Calabria; Comuni e Province devono coordinarsi per realizzare un controllo continuo e rigido sul demanio attraverso le proprie Polizie; è necessario perseguire fino in fondo funzionari e controllori corrotti che aiutano i pirati dei fiumi ad agire indisturbati. Bonifiche e nuova organizzazione di difesa del territorio devono camminare insieme, altrimenti tutto continuerà come prima.

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30 ottobre: a Crotone si è riunita la “Rete” di associazioni calabresi per la difesa del territorio

31 ottobre 2010 Commenti chiusi

A Crotone il terzo incontro della Rete Difesa del Territorio “F. Nisticò”

sit-in davanti alla Pertusola di Crotone - Foto D. Amendola

Si sono date appuntamento tutte le realtà calabresi, comitati, associazioni, movimenti che compongono la RDT “F. Nisticò”e che da anni sono impegnate nelle mille vertenze a difesa del territorio e dell’ambiente.

La mattina si è tenuto un sit-in dal valore altamente simbolico davanti ai cancelli delle fabbriche dell’ex area industriale di Crotone, luogo questo che mentre per decenni ha rappresentato il lavoro e la speranza per un’ intera comunità, oggi è solo il simbolo di ciò che la dismissione delle fabbriche ha lasciato in eredità: inquinamento, lutti e disperazione.

Gli scheletri delle fabbriche crotonesi sono un’immagine forte, e la scelta di incontrarsi a Crotone, in questi luoghi, nasce dalla volontà di fare emergere il “caso Crotone”. Il territorio della provincia di Crotone registra, infatti, una situazione ambientale pesantissima, i segni dello sfruttamento di un territorio sono sempre più tangibili e dagli interventi che si sono susseguiti nel corso della mattinata si è alzata forte la condanna verso il Governo ed in particolare verso l’Eni, primo responsabile dell’inquinamento da produzione chimica. La RDT “F. Nisticò”assume tra le sue rivendicazioni che siano, quindi, l’Eni e lo Stato a bonificare integralmente tutti i siti crotonesi indebitamente inquinati – il danno ambientale è stato complessivamente stimato in 2.700 milioni di euro – garantendo la copertura economica e tutti gli interventi tecnicamente indispensabili al risanamento della terra, dell’aria e dell’acqua. Ancora la RDT “F. Nisticò”chiede una moratoria sullo smaltimento dei rifiuti nella provincia di Crotone, infatti nella discarica situata nel centro cittadino in località Columbra e di proprietà delle aziende del gruppo Vrenna, nell’ultimo decennio sono stati abbancati i rifiuti provenienti da gran parte della Calabria e da altre Regioni. La RTD chiede che in Calabria si avvii per davvero la raccolta differenziata e che non si realizzino ampliamenti delle discariche esistenti o peggio nuove discariche, inceneritori, centrali biomasse o turbogas, ecc.

I lavori dell’assemblea della RDT “F. Nisticò” sono iniziati nel pomeriggio, presso i locali del dopolavoro ferroviario, ed hanno registrato una partecipazione ampia di soggetti interni ed esterni alla rete. Assemblea che ha subito espresso la solidarietà alle popolazioni di Terzigno e dell’area vesuviana sottoposte ad una violenta repressione.

Dopo un ampio dibattito, è stata condivisa la piattaforma della Rete per la Difesa del Territorio “F. Nisticò”, (allegata al presente comunicato stampa).

In seguito l’assemblea ha approvato un documento (anch’esso allegato) in cui condivide l’allarme lanciato dai comitati e dalle associazioni lametine sull’assurda decisione del presidente Scopelliti e del suo ass. Pugliano, di autorizzare lo sversamento nella discarica di Pianopoli dei rifiuti provenienti dalla Campania, anche alla luce del fatto che questa rappresenta oggi il punto di approdo della maggior parte dei rifiuti calabresi e di quelli di altre regioni. Per questi motivi, la RDT “F. Nisticò” incontrerà nei prossimi giorni il coordinamento delle associazioni lametine per decidere le necessari mobilitazioni da mettere in atto.

Si è passati poi a fare il punto sulle lotte in atto contro la realizzazione del ponte sullo stretto di Messina e le grandi opere, contro la riconversione della centrale a carbone di Rossano, contro la riconversione della centrale del Mercure situata dentro il Parco nazionale del Pollino, contro la realizzazione della centrale a biomasse nel comune di Panettieri, per chiedere la verità e le bonifiche nel tirreno cosentino, a cominciare dai veleni del fiume Oliva, nel cassanese, nella Marlane di Praia, nella Pertusola Sud di Crotone, per la difesa dell’acqua pubblica ed ancora contro l’apertura della discarica di  amianto per una capienza di 450.000 metri cubi a Scandale (kr)e sulle tante altre piccole e grandi vertenze aperte nella nostra regione.

Tutte le realtà che compongono la RDT “F. Nisticò”  si sono, infine, date appuntamento il 3 novembre a Potenza per un presidio sulla centrale del Mercure, il 6 novembre a Francavilla per la presentazione del libro “La notte di Santa Lucia”, il 1 dicembre a Cosenza in occasione della venuta di Lucarelli, il 4 dicembre a Cosenza per la manifestazione regionale per l’acqua pubblica e per chiedere una moratoria per l’assegnazione dei servizi idrici fino ai referendum del 2011, il 19 dicembre a Badolato per un’iniziativa sul rifacimento della statale 106, per l’anniversario morte F. Nisticò, fra i fondatori del Comitato Vittime della Statale della morte.

Per la Rete Difesa del Territorio “F. Nisticò”

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La piattaforma della Rete calabrese di associazioni “F. Nisticò”

31 ottobre 2010 Commenti chiusi

Rete Difesa del Territorio “Franco Nisticò”

“… i molti problemi del nostro territorio, come il dissesto idrogeologico, i giovani, il lavoro,non hanno bisogni di divisione, ma hanno bisogno di unità. Dobbiamo lottare con forza e tutti insieme per sconfiggere chi marcia contro. E allora la speranza siamo tutti noi, vecchi e giovani. Per dare insieme una speranza a questa Calabria abbandonata da tutti …”

Franco Nisticò, 19 dicembre 2009

PIATTAFORMA DELLA RETE PER LA DIFESA DEL TERRITORIO FRANCO NISTICO’

La crisi ecologica che investe il pianeta è evidente conseguenza di un sistema in cui tutto, umanità compresa, è stato ridotto a merce. I livelli di inquinamento e di compromissione dell’equilibrio dell’ecosistema non hanno precedenti nella storia, e gli effetti in termini di cambiamenti climatici, riduzione della biodiversità ed impatto sulla salute e sulla qualità della vita sono drammaticamente chiari.

In Calabria la mercificazione del territorio viene favorita e alimentata dalla presenza opprimente di una criminalità diffusa e collusa con la classe politica, e da una secolare fame di occupazione e benessere, favorita da una politica nazionale che accentua il dualismo nord-sud, generando così, dal Pollino allo Stretto, una lunghissima serie di catastrofi. L’innegabile presenza di rifiuti nucleari e “navi a perdere” è solo la riprova di come le nostre montagne e i nostri mari per anni abbiano svolto il compito di enormi discariche per scarti  illegali e pericolosi. A fronte di questo avvelenamento, l’emergenza ambientale è servita solamente a far proliferare discariche e a progettare inceneritori, mentre il ciclo dei rifiuti si è intrecciato singolarmente con quello dell’acqua, nell’unico grande business dei servizi locali. Così svendiamo le ricchezze del territorio ed assistiamo all’imposizione di inquinanti impianti di produzione energetica – in una regione che da decenni ne esporta grandi più di quanto consuma – mentre non subisce flessioni il business del cemento come negli infiniti cantieri dell’A3, prova generale di ciò cui andremo incontro se malauguratamente saranno avviati gli espropri per la realizzazione del Ponte sullo Stretto.

Siamo convinti però che invertire questa rotta è ancora possibile, tessendo legami solidali e di supporto tra le esperienze che in questi anni hanno cercato di dare risposte concrete alle emergenze, ostacolare le speculazioni, bloccare  progetti scellerati. Una Rete ambientalista per la vita e contro le devastazioni, per combattere la realtà esistente affrontando temi e percorsi, non solo politici ma anche sociali, che in Calabria significa soprattutto rompere la tenaglia dei poteri economici, criminali e non, con la politica degli interessi della casta calabrese e le loro “relazioni internazionali” che hanno trasformato la nostra regione in una colonia-pattumiera da cui spremere energie e risorse.

Le importanti esperienze di lotte territoriali degli ultimi anni hanno dimostrato ampiamente che ovunque le comunità locali si sono ribellate, realizzando forme di democrazia ed azione diretta a difesa dei propri territori, esse sono riuscite a sviluppare una consapevole critica del modello di sviluppo imperante, affinando così le ragioni di un’alternativa radicale fondata sulla tutela dei beni comuni, sulla gestione partecipata dei servizi pubblici; sulla riqualificazione delle terre abbandonate; sull’incentivazione dell’agricoltura di qualità – biologica o naturale – e delle filiere corte; sulla decentralizzazione e la redistribuzione energetica attraverso l’uso di fonti rinnovabili; sull’imposizione, a monte, di produzioni con materiali interamente riciclabili; e a valle, con la raccolta differenziata porta a porta; sulla consapevole modifica di stili di vita e di consumo non più tollerabili, e così via verso modelli sostenibili.

La soluzione a lungo termine della crisi ecologica dipenderà dalla capacità di trasformare e riorganizzare la società, riscoprendo forme di politica basate sulla democrazia diretta, sulle assemblee di vicinato e di quartiere, sulla partecipazione reale. Dobbiamo e possiamo stabilire nuovi contesti, fondati su modi di sapere e di produzione qualitativi ed emancipatori, prevedendo una nuova sensibilità verso gli altri. Vogliamo una società non gerarchica, basata sulla complementarità piuttosto che sulla rivalità e su nuove comunità a misura umana e dell’ecosistema in cui ci troviamo – un mondo pubblico nuovo, decentralizzato, autogestito, uno spazio-tempo per nuove forme di autonomia, di democrazia diretta e gestione sociale.

Ogni comitato, associazione, gruppo e persona della Rete per la Difesa del Territorio “Franco Nisticò”, si propone con le sue decisioni consapevoli e condivise col resto della Rete a limitare le scelte contrarie allo sviluppo ecologico e sociale della nostra Calabria, proporre modelli alternativi in cui la nostra terra non sia più solo una pattumiera o spazio da cementificare, ma un luogo buono per viverci. Per dare insieme una speranza a questa Calabria abbandonata da tutti.

La speranza siamo tutte e tutti noi.

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Mobilitazione necessaria per dire NO ai rifiuti campani a Pianopoli

31 ottobre 2010 Commenti chiusi

La Rete Difesa del Territorio “Franco Nisticò”, riunita a Crotone per il Forum regionale, condivide pienamente l’allarme lanciato dai comitati e dalle associazioni lametine sull’assurda decisione del presidente Scopelliti e del suo ass. Pugliano, per giunta con l’uso politico dei pieni poteri commissariali,  di autorizzare lo sversamento nella discarica di Pianopoli dei rifiuti provenienti dalla Campania, anche alla luce del fatto che questa rappresenta oggi il punto di approdo della maggior parte dei rifiuti calabresi e di quelli di altre regioni.

Difatti, la discarica di Pianopoli (i cui progettisti sono sottoposti ad azione giudiziaria!), insieme all’ampliamento  ed all’attivazione di altre sul territorio regionale, da quella di Bucita di Rossano a quella di Castrolibero per finire a quelle che stanno devastando il crotonese, rappresentano un serio pericolo per l’ambiente e l’economia calabrese.

Questa visione sprecona ed ottusa,  figlia delle devastanti gestioni emergenziali nel settore dei rifiuti cui sono sottoposte la nostra regione e quella campana,  che concepisce la soluzione del problema con l’utilizzo solo di discariche ed inceneritori, impedisce di mettere in campo altre le modalità di intervento di cui avremmo bisogno per avviare un processo virtuoso di gestione dei rifiuti.

Le soluzioni più utili per la tutela dell’ambiente e più immediate da attuare per eliminare le gravi speculazioni messe in atto in questo settore da aziende senza scrupoli, spesso coperte dalla mala-politica e conniventi con la criminalità organizzata, non possono che passare dall’attivazione di un serio sistema di raccolta differenziata spinta porta-a-porta cui incentivare i cittadini e gli enti locali.

Difatti, l’avvio di un sistema di amministrazione trasparente e partecipato del settore diventerebbe  fondamentale per garantire la salute dei cittadini, avviare una gestione economica sana nel settore ed evitare gli scempi ambientali prodotti da anni ed anni di gestione commissariale.

Per questi motivi, al più presto la RDT “Franco Nisticò” incontrerà il coordinamento delle associazioni lametine per decidere le necessari mobilitazioni da mettere in atto nei prossimi giorni.

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