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Inquinamento Fiume Oliva: Il comitato De Grazia parte civile nel procedimento penale

23 luglio 2010 Commenti chiusi

Il comitato civico Natale De Grazia si costituirà parte civile nel procedimento penale relativo all’inquinamento della vallata del fiume Oliva ed ha invitato i sindaci dei comuni interessati a fare altrettanto.

p1020644Fiume Oliva  - L’associazione che porta il nome del capitano di corvetta Natale De Grazia, nel mese di aprile ha deciso di intervenire nel procedimento penale in itinere presso al procura della repubblica di Paola sull’inquinamento della vallata del fiume Oliva, nominando quali legali di fiducia gli avvocati Simonetta Bruni del foro di Paola e Antonella Bruno Bossio del foro di Roma, già soci dello stesso comitato, che hanno già depositato l’atto di manifestazione di parte lesa in tribunale.

Ritenendo che anche i Comuni territorialmente interessati, siano ampiamente legittimati ad intervenire in qualità di parte lesa, sia nel procedimento penale già incardinato che in altri che potranno esserlo in futuro, in quanto rappresentano e tutelano gli interessi legittimi della comunità di cittadini offesi dal delitto ambientale, il comitato De Grazia ha inviato negli ultimi giorni, una lettera ai sindaci nei cui comuni rientrano i territori interessati dall’inquinamento dell’Oliva (Amantea, Aiello Calabro, Serra d’Aiello, S. Pietro in Amantea e Lago) chiedendo “nel rispetto assoluto dell’autonomia decisionale dei Consigli e delle Giunte, di volersi costituire parte lesa nel procedimento penale in itinere ed in altri eventualmente sopravvenienti, al fine di tutelare anche per via giudiziaria, gli interessi offesi della collettività amministrata”. Gli Enti e le associazioni che si costituiscono parte civile possono “in ogni grado e stato del procedimento presentare memorie e, con esclusione del giudizio di Cassazione, indicare elementi di prova” (art. 90 CPP).

Segue il testo della lettera spedita ai sindaci di Amantea, Aiello Calabro, Serra d’Aiello, S. Pietro in Amantea e Lago tutti in provincia di Cosenza.

«Oggetto: richiesta di intervento, in qualità di parte lesa, nel procedimento penale pendente presso la Procura di Paola (n. 926/09 RG-Gip), relativo all’inquinamento della vallata del fiume Oliva.

Le prime valutazioni sui carotaggi effettuati nel fiume Oliva per conto della Procura della Repubblica di Paola confermano, purtroppo, la presenza di una enorme quantità di fanghi industriali inquinanti che hanno arrecato, e possono arrecare fino quando non saranno rimossi, gravi danni all’ambiente ed alla salute degli abitanti delle zone contermini, per come è stato già evidenziato dalle poche e generiche indagini epidemiologiche condotte finora.

Da una sommaria stima si tratta di oltre centomila tonnellate di materiali inquinanti, alcuni dei quali provenienti da fuori-regione, che sono stati sotterrati negli anni, con la connivenza e complicità di criminali che hanno potuto agire indisturbati, forse clandestinamente o forse alla luce del sole, in quanto “controllori” illegali dei territori interessati.

Il danno all’ambiente, alla salute dei cittadini ed all’economia del territorio, per l’immagine negativa che gli eventi hanno generato, sono incalcolabili.

Pur in mancanza di una dettagliata analisi epidemiologica vogliamo ricordare come nella sola contrada Gallo, nell’anno 2009, vi erano 18 ammalati affetti da patologie oncologiche su una popolazione residente di 177 abitanti, distribuiti in 62 famiglie e nello stesso anno sono insorti altri sei nuovi casi di malattie tumorali.

Gli effetti negativi sulla nostra salute potrebbero essere di lunga durata se non si apre una nuova, ampia e coordinata iniziativa per ottenere la bonifica di tutti i siti inquinati, non appena le analisi che si stanno effettuando presso diversi laboratori daranno i risultati precisi, sito per sito, sulla quantità e tipologia degli inquinanti ritrovati.

Il ruolo che d’ora in avanti sono chiamati a svolgere gli enti locali (Comuni, Provincia) e la Regione Calabria è primario, assolutamente insostituibile; deve essere sinergico e forte perché occorre attivare finanziamenti statali, regionali ed europei. Senza la necessaria unità di intenti si rischia di imbattersi nei soliti “muri di gomma” che sempre si attivano in tali circostanze, come abbiamo recentemente verificato a proposito delle “navi dei veleni”.

Poiché quei rifiuti non hanno raggiunto il fiume Oliva da soli ma sono stati colà trasportati e sepolti da persone fisiche che hanno deciso di lucrare avvelenando i loro simili per sete di danaro, occorre perseguire i responsabili con determinazione.

E’ necessario sostenere, quasi coralmente, lo sforzo immane fatto finora dalla Procura di Paola che ci ha permesso di conoscere la verità sulla presenza dei rifiuti tossici e nocivi e che continuerà nella ricerca dei responsabili di tali delitti e nella battaglia difficile, che ci attende tutti,  che è quella della bonifica.

Poiché esiste, presso la Procura di Paola, il procedimento penale n. 926/09 GR-Gip in itinere, Vi comunichiamo che lo scrivente Comitato Civico “Natale De Grazia” ha provveduto a manifestare la propria qualità di parte offesa – prerogativa per costituirsi parte civile qualora si dovesse procedere in giudizio contro gli indagati – nella qualità di associazione che persegue la difesa collettiva di beni (la salute, l’ambiente) tutelati dall’ordinamento giuridico italiano.

Riteniamo che anche i Comuni territorialmente interessati, ai quali inviamo questa lettera, siano ampiamente legittimati ad intervenire in qualità di parte lesa, sia nel procedimento penale già incardinato che in altri che potranno esserlo in futuro, in quanto essi rappresentano e tutelano gli interessi legittimi della comunità di cittadini offesi dal reato. A tal proposito le sentenze di merito e di legittimità sono molteplici. Vogliamo ricordare anche che gli enti e le associazioni senza fini di lucro che si costituiscono parte civile, “in ogni grado e stato del procedimento possono presentare memorie e, con esclusione del giudizio di Cassazione, indicare elementi di prova” (art. 90 CPP).

Ciò premesso, nel rispetto assoluto dell’autonomia decisionale dei Consigli e delle Giunte, chiediamo ai Comuni in indirizzo di volersi costituire parte lesa nel procedimento penale in itinere ed in altri eventualmente sopravvenienti, al fine di tutelare anche per via giudiziaria, gli interessi offesi della collettività amministrata.

Stare insieme ed in molti in una battaglia giusta rende anche più forti.

Ringraziamo e restiamo in attesa di una vostra comunicazione in merito.

Amantea, li 20/07/2010

P/Il Comitato De Grazia

Il Presidente Gianfranco Posa

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Referendum Acqua pubblica: in Calabria raccolte 41.000 firme.

20 luglio 2010 Commenti chiusi

Chiusa la campagna referendaria per l’acqua pubblica.Raccolte 1 milione e 400 mila firme in totale. In Calabria oltre 41mila.

Banchetto comitato De Grazia

Cosenza - Oltre quarantunomila persone, disseminate in quasi tutti i comuni calabresi, hanno apposto tre volte la loro firma, in favore di ognuno dei tre quesiti per la ripubblicizzazione del servizio idrico proposti dal Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, di cui il Coordinamento Calabrese Acqua Pubblica “Bruno Arcuri” è tra i fondatori. Si tratta di un risultato storico, perché mai nella nostra regione, così come nel resto del Paese (1 milione 400mila firme!), è stata riscontrata un’adesione talmente ampia e diffusa ad una campagna referendaria.

Nello specifico, la provincia con i numeri più rilevanti è quella di Cosenza (quasi 19500 firme), seguono Catanzaro (quasi 10mila firme), Reggio Calabria (7500 firme), Crotone (3600) e Vibo Valentia (1500). Tra i singoli comuni, la “palma” va assegnata a Catanzaro, con quasi 4400 firme raccolte. Seguono Reggio (quasi 2900 firme), Lamezia (2640), Cosenza (2580, che diventano però quasi 3700 considerando anche le vicine Rende e Castrolibero), Crotone (2350), Castrovillari e Vibo (entrambe con oltre 900 firme). In alcuni piccoli centri invece è la percentuale di aderenti a segnare il dato più significativo, superando il 10% del corpo elettorale in almeno una ventina di comuni, con il record del 40% a Grimaldi.

Questo straordinario successo è basato sull’obiettivo della salvaguardia di un bene comune, che ha coagulato energie provenienti da radici e storie diverse, dalle parrocchie ai centri sociali, creando i migliori presupposti per la campagna referendaria, che si terrà presumibilmente nella prossima primavera. Durante i mesi che ci separano dalla scadenza referendaria rilanceremo la necessità di accogliere con tre SI convinti i quesiti proposti, per bloccare la privatizzazione del servizio idrico, per aprire la strada alla ripubblicizzazione e per impedire il profitto sull’acqua. Fin d’ora però chiediamo:

  1. a tutti gli amministratori locali, ed in particolare al sindaco di Lamezia Terme, una moratoria del decreto Ronchi almeno fino all’effettuazione dei referendum;
  2. che l’ANCI regionale prenda una posizione decisa sulla questione delle tariffe illegittime attuate dalla Sorical, circa la quale abbiamo dato comunicazione da almeno due mesi al Presidente Perugini senza ottenere risposta;
  3. un incontro pubblico con il neo-presidente della Sorical, Sergio Abramo, che diverse volte in passato si è apertamente lamentato della gestione delle acque calabresi, e che non vorremmo avesse cambiato idea sulla necessità di una maggiore partecipazione e trasparenza circa le politiche di questa società. Un buon inizio sarebbe quello di rendere noto il proprio compenso e la buonuscita dell’ex-presidente Camo.

La campagna per l’acqua pubblica in Calabria non è un fatto isolato, ma si nutre di una storia che contribuisce a costruire. Solo lo scorso mese di ottobre, nemmeno un anno fa, si è tenuta la grande manifestazione di Amantea contro i veleni disseminati nel nostro territorio, e nel mese di dicembre un’altra grande manifestazione contro il ponte sullo Stretto. In Calabria più che altrove il mito dello sviluppo, come in ogni colonia, ha significato spregio della vita e della salute umana, oltre che depredazione delle risorse del territorio. La battaglia per l’acqua si proietta dunque come battaglia per i beni comuni, anzi per il bene comune, e quindi per la partecipazione e la democrazia. Dunque, si scrive acqua, ma si legge democrazia.

Coordinamento Calabrese Acqua Pubblica “Bruno Arcuri”

www.difendiamolacalabria.org

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“Intestare le strade di Amantea alle vittime della mafia”

9 luglio 2010 Commenti chiusi

E’ la richiesta del comitato De Grazia.
L’associazione con una missiva indirizzata agli amministratori locali, ha suggerito che le nuove vie e quelle che portano banalmente nomi di fiori  o piante siano intestate alle vittime che hanno combattuto la mafia ad iniziare dai calabresi Losardo, Valarioti e il giudice Scopelliti.

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Il comitato De Grazia a Luglio 2009 dedicava simbolicamente il lungomare di Amantea a Natale De Grazia. Il successivo 24 ottobre, su richiesta dello stesso comitato, avveniva l'intestazione ufficiale

segue il testo della lettera

Gent.mi Amministratori,

anche la toponomastica di una città è indicativa dei valori culturali e civili che hanno ispirato ed ispirano le amministrazioni comunali deputate ad assegnare il nome a vie e piazze.

Ad Amantea sembra non esservi mai stata una riflessione sull’importanza che assume l’intestazione di un luogo che, invece, veicola sempre messaggi educativi alla collettività e trasmette anche a chi visita la città il sentire comune della gente che vi abita.

Ad Amantea, negli ultimi decenni, numerose strade sono state banalmente intestate a fiori, piante e quant’altro di strano possa essere stato pensato da chi lo ha deciso, a conferma della superficialità con cui è stato affrontato il problema.

Leggere il nome di un uomo o di una donna che ha conseguito gloria nazionale o internazionale nel campo delle arti o delle scienze, nella lotta civile per costruire una società migliore, non è la stessa cosa che leggere il nome di una pianta, di un fiore o di un fiumiciatttolo ignoto ai più.

La nostra città sta attraversando un periodo molto difficile della sua storia. I fatti negativi che l’hanno portata agli “onori della cronaca” nazionale (operazione “Nepetia”, scioglimento del Consiglio comunale per mafia, inquinamento del territorio, ecc.) producono degrado culturale e sociale, penalizzano l’economia, colpiscono la convivenza civile della parte onesta e laboriosa della città che resta comunque la sua maggioranza.

Per questo la classe dirigente della città è oggi chiamata a compiti molto difficili ed all’assunzione di iniziative coraggiose e dirompenti finalizzate innanzitutto a ricostruire un clima di convivenza civile condiviso e partecipato.

Alla luce di tutto ciò il Comitato De Grazia ritiene quantomai opportuno, anzi necessario, che gli organi deputati a decidere vogliano intestare un congruo numero di strade cittadine ad eroi civili morti nel combattere la mafia e la malavita organizzata di cui anche la nostra città è vittima. Ci riferiamo in particolare a Giannino Lo Sardo, a Giuseppe Valarioti, a Peppino Impastato, a Sergio Cosmai, ai giudici Antonino Scopelliti, Rosario Angelo Livatino ed altri.

Tra nuove strade che nascono e strade che oggi portano nomi di assoluta insignificanza non sarà difficile attuare una importante operazione culturale qualificante per Amantea oggi.

In attesa di riscontro, distintamente,

Amantea, 08/07/2010                                                 Comitato civico Natale De Grazia

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Fiume Oliva: Uniti per la bonifica

9 luglio 2010 Commenti chiusi

«FIUME OLIVA, ORA PENSIAMO ALLA BONIFICA».

di Alfonso  Lorelli

Alfonso Lorelli

Fiume Oliva - Purtroppo una prima conferma è arrivata. Nel fiume Oliva sono stati interrati rifiuti tossici e pericolosi di ogni tipo: mercurio, zingo, rame, cadmio, berillio, cobalto, cesio ed altro ancora, che soltanto le analisi sui campioni prelevati potranno descrivere in maniera analitica. La loro pericolosità per la salute è comunque dimostrata dalla più ampia letteratura scientifica.

I prelievi di terreno inquinato efffettuati attraverso decine di carotaggi distribuiti in aree diverse della vallata forse potranno rivelare anche l’origine di quei rifiuti, i luoghi di lavorazione e la provenienza. Forse sarà difficile, se non impossibile, contestare alle persone fisiche o alle società produttrici di quei veleni, i reati commessi a danno dei cittadini calabresi ed in particolare agli abitanti di tutta l’area interessata all’inquinamento. Non così invece per i responsabili dell’interramento, per i proprietari delle aree inquinate, per quelli che dovevano controllare e non lo hanno fatto. Per costoro uscire indenni dalla vicenda sarà molto difficile, e tutti dobbiamo sperare che su di loro cada inesorabile il rigore della legge.

Comunque è ormai chiaro che si tratta di scarti di lavorazioni industriali, incompatibili con le poche attività produttive della nostra regione, che organizzazioni mafiose ed imprese criminali hanno sotterrato nel nostro fiume procurando danni incalcolabili alla salute degli abitanti, all’economia ed all’ambiente.

Come a Crotone, a Cassano, a Locri, nella piana di Gioia ed in tante altre aree della Calabria, anche nel fiume Oliva il ricco Nord ha depositato, forse per decenni, i rifiuti velenosi delle proprie industrie. Giustizia commutativa vorrebbe che ora gli industriali del nord e lo Stato almeno fossero costretti a togliere le loro porcherie.

La determinazione, il desiderio di verità e la capacità investigativa del Procuratore Bruno Giordano e dei suoi pochi fidati collaboratori hanno impedito che anche su questa vicenda venisse distesa una coltre omertosa di silenzio e di falsificazione della realtà, come è invece accaduto per il relitto di Cetraro.

Le due vicende (Cetraro e valle Oliva), temporalmente parallele, dimostrano come sia molto più facile il controllo governativo su indagini condotte da apparati giudiziari centrali, nel nostro caso la DNA, che non sulle procure territoriali, nel nostro caso quella di Paola, quando queste ultime sono guidate da uomini seri, rispettosi della legge e della legalità, mossi dalla ricerca della verità nell’interesse dei cittadini e non da un privilegiato rapporto con i vertici dello Stato e di chi manovra gli “arcana imperii”.

I risultati finora raggiunti nelle due vicende dimostrano anche quanto sia strumentale e carica di sventure l’idea di togliere alle procure territoriali la competenza ad indagare sui reati ambientali (art.51 C.P.P.) per assegnarla alla Direzione distrettuale o nazionale antimafia.

Questa volta, per il fiume Oliva, i depistaggi ed i segreti di Stato non si sono sovrapposti ed imposti alla ricerca della verità, almeno fino ad ora. La “merda” industriale è stata trovata, farla scomparire definitivamente dietro un’operazione “congiunta” non è stato possibile.

Il fatto che saranno diversi laboratori  pubblici ad analizzare i campioni prelevati nel fiume e sulle colline contermini, dovrebbe rendere oltremodo difficile, ove si fosse messo in moto qualche depistaggio, manipolare i campioni o falsificare le risultanze e comunicare dati non corrispondenti al vero. Dovrebbe essere molto difficile anche una diversa valutazione dei campioni da parte di ciascuno dei tre laboratori perché le risultanze sono scientifiche e non affidabili all’interpretazione dei singoli analisti. Il procuratore Giordano ed i suoi collaboratori, ai quali i cittadini devono essere grati e riconoscenti, avranno certamente preso tutte le misure cautelari necessarie.

Ora non dobbiamo più sapere se vi sono i rifiuti ma solo quali tipi di rifiuti, quante migliaia di tonnellate sono state sepolte nei diversi siti, quale  e quanto inquinamento hanno prodotto, qual’è il grado di pericolosità e come possiamo neutralizzarlo o ridurlo al minimo.

Ora gli “struzzi” tolgano la loro testa dalla sabbia; i negazionisti a priori e per motivi diversi tacciano finalmente; facciano il mea culpa i denigratori del Comitato De Grazia e delle centinaia di associazioni ambientaliste che hanno organizzato la giornata di lotta del 24 ottobre ad Amantea; i sindaci, i funzionari che hanno coperto le operazioni criminali, le altre istituzioni deputate a controllare e difendere il territorio, prendano atto quantomeno di una loro “culpa in vigilando” e cambino le loro scelte sul controllo del territorio. D’ora in avanti, senza più contrapposizioni, siamo tutti chiamati, dal nostro imperativo morale e dall’amore per la vita nostra e dei nostri figli e nipoti, alla costruzione di un nuovo fronte di lotta finalizzato ad ottenere la bonifica di tutti i siti inquinati. Passato il momento degli scetticismi e dei “distinguo” ricostruiamo il massimo di unità perché la soluzione non è facile ed il tempo dei giochi a nascondino è ormai passato.

La storia ci insegna che la bonifica di vaste aree inquinate si ottiene soltanto se le popolazioni dimostrano compattezza e determinazione, perchè i fondi necessari sono tanti e gli stanziamenti sempre insufficienti; specialmente oggi, per la presenza congiunta di una crisi economica che colpisce molto di più il Mezzogiorno, di un governo sostanzialmente guidato dai ceti forti del Nord, di una “manovra” Tremonti-Berlusconi-Bossi che sottrae milioni di euro alle  Regioni ed enti locali del Sud.  Così le lobby criminali del nord, per interposto governo, dopo avere riempito la nostra terra di tutte le loro porcherie alleandosi ai tanti criminali nostrani, potrebbero negarci anche il diritto sacrosanto ad avere tutti i fondi necessari alla bonifica integrale di tutti i siti inquinati.

Dunque, uniti, attrezziamoci  per i prossimi ostacoli, per nuovi fronti di lotta. Fino a quando potremo dire “avevamo un problema, l’abbiamo risolto; e non permetteremo più che si ripeta.”

Chi ama veramente la propria terra non ne nasconde i problemi, cerca di risolverli.

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Rifiuti Fiume Oliva: non tutto quello che viene scritto è VERITÀ

4 luglio 2010 Commenti chiusi

Non è stata ancora confermata la presenza di scorie radioattive. Confermata invece dalla Procura la presenza di oltre «100mila metri cubi di rifiuti industriali», ma non ci sono ancora dati scientifici sulle sostanze trovate nel Torrente Oliva.

manifestazione-24-ottobre-calabria-257 Il comitato De Grazia che cerca di seguire da vicino i lavori di carotaggio può confermare che le uniche certezze fino ad oggi riscontrate, sono la presenza di almeno otto discariche illecite rinvenute nell’Oliva, salvo che i lavori dell’ultima ora (i carotaggi si concluderanno martedì prossimo) non riservino – come si sospetta – ulteriori brutte sorprese.

La maggior parte di queste discariche contengono rifiuti industriali, fanghi, residui di altiforni che non sono presenti in Calabria. Rifiuti tossici. Altre, almeno due, situate nei territori di diversi comuni, sono discariche abusive di rifiuti solidi urbani, spazzatura proveniente dalle nostre case. Una mista (RSU e rifiuti tossici). Alcune di queste discariche sono pericolosamente situate nel letto del fiume.

Per arrivare a questi risultati è stato necessario effettuare circa cento carotaggi (buchi effettuati con trivelle per prelevare oltre 1.000 campioni di terreno a varie profondità) sono stati effettuati scavi con le ruspe e sono stati piazzati un numero cospicuo di piezometri, dispositivi che permettono di monitorare nel tempo l’acqua delle falde acquifere che verrà prelevata a varie scadenze e poi analizzata per vedere se è inquinata. Altra certezza è che i terreni contaminati sono di più – sia come numero, ma anche come estensione e profondità – di quanto si era preventivato. All’inizio erano stati previsti carotaggi solo su quattro siti ma grazie a segnalazioni di cittadini e ad ispezioni di campo i luoghi da monitorare sono aumentati di giorno in giorno.

E’ certo che qualcuno quei rifiuti li abbia seppelliti. E’ certo che noi pretendiamo la bonifica. E’ necessario che le autorità sanitarie fughino ogni dubbio sull’incidenza che queste sostanze (dopo che i laboratori ne avranno svelato la natura) possano avere sulla salute pubblica.

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Fiume Oliva - Purtroppo in questi giorni c’è una gran confusione sui giornali, sulla natura dei rifiuti trovati nell’Oliva. In particolare l’articolo di recente pubblicazione sul quotidiano nazionale “la Repubblica” dal titolo «Calabria, rifiuti tossici sotto al fiume “Oltre quattromila persone a rischio”», datato 1 luglio 2010, ha provocato reazioni a catena con dichiarazione che si susseguono sulle pagine dei giornali e siti web tra i rassicuratori e coloro che sono invece allarmati dalle notizie apparse su quotidiani nazionali e locali.
Molti scrivono e si pronunciano senza conoscere i fatti, senza aver mai parlato con il procuratore o con i tecnici, senza aver visitato i luoghi contaminati, né aver consultato documenti ufficiali, creando confusione nel lettore mettono a rischio la verità, facendo finire nel calderone dei “cialtroni” e degli “allarmisti” chi, la verità, la cerca con convinzione ed onestà.

L’articolo di Repubblica firmato dalla giornalista Anna Maria De Luca, è una articolo che riporta molte verità, ma basandosi su documenti ormai datati, vecchi, rispetto allo stato dell’arte. L’articolo fa presumere che i carotaggi abbiano confermato la presenza di scorie radioattive scrivendo «Dai carotaggi ordinati dal Procuratore di Paola Bruno Giordano (…) emerge la presenza del cesio 137», ma ad oggi non è così, non vi è certezza della presenza di scorie, per avere certezze bisognerà attendere l’arrivo delle analisi da tutti i laboratori coinvolti (si prevede in autunno). L’articolo fa probabilmente riferimento alla relazione dell’Arpacal trasmessa alla procura di Paola il 2 marzo 2009 sugli esami strumentali condotti in superficie (“analisi radiometriche campali”) sulla cava definita radioattiva. Ma solo le analisi di laboratorio condotte sul terreno prelevato in profondità durante i lavori di carotaggio di queste ultime settimane, potranno confermare o meno la presenza di scorie radioattive o, come si sta ipotizzando in questi ultimi tempi – ma sempre sulle pagine dei giornali – la presenza di minerali radioattivi di origine naturale.
L’articolo riporta in gran parte quanto scritto nella sua relazione, nell’anno 2009, dal dott. Giacomino Brancati, dirigente del Dipartimento Sanità della Regione Calabria, al quale la procura di Paola ha affidato, il 28 ottobre 2008, l’incarico di «riferire con la massima urgenza le statistiche riportate all’attualità non solo in riferimento alla mortalità e morbilità (frequenza con cui una data malattia si manifesta nella popolazione ndr) per linfomi, ma anche per altre forme tumorali e per malattie non tumorali del sangue eventualmente riscontrate» nei comuni che circondano l’Oliva e di riferire «in particolare se possano esistere connessioni tra quanto registrato e gli inquinanti ambientali presenti nel suolo e nelle acque e in atmosfera nel bacino del fiume Oliva». La risposta di Brancati è del 10 maggio 2009. Più di un anno fa.

Carotaggi: Campione di terreno da analizzare - Foto G. Posa

Oggi, partendo da quella perizia e dai risultati delle altre consulenze affidate dalla Procura a tecnici di rilievo nazionale, si sta cercando di andare avanti, capirne di più. Ad oggi ancora non sono stati effettuate, né quindi diffusi, i risultati delle analisi che si dovranno condurre sui campioni di terreno prelevati durante i carotaggi che si concluderanno martedì prossimo.
Lo stesso Giacomo Brancati nella sua relazione concludeva dicendo che la sua perizia non era esaustiva ma che bisognava approfondire le indagini. «Si conferma l’esistenza di un pericolo attuale per la popolazione residente nei territori dei comuni» che sorgono intorno al fiume Oliva ma «si conferma ancora l’impossibilità di esprimersi scientificamente in termini di casualità netta per l’associazione tra esposizione a sostanze chimiche ed eccesso di mortalità e/o ricovero» continua la relazione Brancati «ma le evidenze attuali rafforzano la sensazione che siano effettivamente presenti una quantità e tipologia di inquinanti ambientali nel suolo e nelle acque e in atmosfera in ambito del bacino fluviale del fiume Oliva tali da poter condizionare un danno per la salute dei residenti oltre che per l’ambiente circostante».
Insomma vi è il dubbio che i rifiuti sotterrati nell’Oliva possano provocare danni alla salute e per questo è giusto e inevitabile approfondire le ricerche, poiché a dirlo non è uno sprovveduto, un semplice cittadino o un ambientalista allarmista, ma un tecnico, un funzionario della sanità pubblica.

Pertanto è necessario studiare a fondo, capirne di più, anche dal punto di vista sanitario e non fermarsi all’aspetto scientifico dei materiali rinvenuti. Come scriveva Brancati nella sua perizia: «tutti i dati presentati confermano altresì la necessità ormai di approfondire  il livello di analisi con indagini epidemiologiche di campo in uno con le attività di sorveglianza sanitaria, risk management, e bonifica ambientale». Allora che si facciano queste analisi! Il comitato De Grazia nel 2005 ha cercato di far condurre questo studio all’Asl n. 1 di Paola coinvolgendo i medici di base del comprensorio di Amantea, con scarsi risultati. Speriamo con il cambio ai vertici dell’Asp di trovare maggiore sensibilità verso la problematica che molti trovano scomoda e cercano di ignorare.

Il presente non è un articolo di smentita o di rassicurazione, ma di gente che ama e crede di inseguire “onestamente” la verità fondata, però, sui fatti.

Comitato Civico Natale De Grazia

Le tonnellate di rifiuti dell’Oliva non interessano a nessuno

3 luglio 2010 Commenti chiusi

p1020644 Tutti alla “Villa” a farsi fotografare, ma nell’Oliva non si vede nessuno.

Politici e Istituzioni in corteo all’antica Villa Romana scoperta in località Principessa. Ma passando dall’Oliva si girano dall’altra parte.

di Gianfranco Posa*

Amantea - Tonnellate di rifiuti sono state seppellite nella vallata dell’Oliva, «100mila metri cubi» ha dichiarato Giordano, il procuratore di Paola. Chi lo conosce sa che è un professionista, una persona seria e non si lascerebbe andare a dichiarazioni di questo genere senza averne gli elementi. Giordano ha rispetto dei ruoli istituzionali, per esempio non si è scagliato contro chi ne ha esautorato l’indagine sulla nave di Cetraro, operando senza quella trasparenza che contraddistingue invece il suo lavoro e quello dei suoi uomini. Dopo che le indagini sono passate di mano si è sempre limitato a dire “di queste indagini non parlo, non sono più di mia competenza”, eppure possiamo solo immaginare l’amaro in bocca che gli è rimasto, il rammarico, la rabbia. Giordano ed i suoi collaboratori sono invece costretti a subire critiche e angherie, anche le accuse sfrontate dei proprietari (non tutti per fortuna) dei terreni che circondano l’Oliva che in questi giorni di carotaggi, invece di collaborare hanno mostrato astio contro gli uomini che lavoravano per la procura colpevoli, secondo loro, di aver infangato il territorio, di aver fatto fuggire i turisti. Più colpevoli degli ambientalisti che sostengono il loro lavoro. Persone che da anni setacciano palmo a palmo l’alveo del fiume, esponendosi senza protezione alle esalazioni dei veleni che giorno dopo giorno riemergono dalle profondità.

il "Bello" e...

Ma dei veleni che stanno emergendo dal fondo dell’Oliva pare che alle altre istituzioni non importi. Ad Oliva, in  questi anni (le indagini sono iniziate nel 2003) non si è fatto vedere nessuno. Neanche quei sindaci che dalle pagine dei giornali invocavano un incontro con Giordano, criticandone la “mancanza di dialogo”. Ma poi quando la procura li ha convocati, non si sono presentati, a quanto pare senza nemmeno un messaggio di scuse, di quelli che i politici sono abituati ad inviare quando devono marinare un incontro «dottore mi scusi, ma impegni istituzionali urgenti mi impediscono di essere presente all’incontro», niente, nemmeno una telefonata di cortesia.

Ma purtroppo sappiamo – e non da adesso – a chi è affidata la gestione del nostro territorio.

Perlopiù a politicanti che utilizzano il pubblico mandato per interessi personali, per raccogliere consensi che serviranno per fare “carriera”, per occupare una poltrona ancora più comoda. Gli stessi che presumibilmente hanno acconsentito all’interramento di rifiuti all’interno dell’Oliva. Sì, perché se a preoccupare la popolazione locale vi è l’elevata presenza di rifiuti industriali, nell’alveo dell’Oliva sono state trovate almeno tre discariche abusive di RSU, rifiuti solidi urbani, la monnezza che produciamo nelle nostre case, per intenderci. E a meno che qualcuno non pensi che migliaia, decine di migliaia, di cittadini si siano dati appuntamento tutti insieme sugli argini dell’Oliva, fare un’enorme buca e poi riempirla con le loro buste di spazzatura, è facile immaginare che dei camion, pieni di spazzatura, abbiano riversato nell’Oliva il loro carico. E la domanda più che lecita è “ma dove hanno preso tutte quelle tonnellate di buste di spazzatura? E per conto di chi?”. Ma comunque siano andate le cose, gli amministratori locali possono stare tranquilli, i reati sono prescritti! Ma…non la loro responssabilità morale nei confronti dei cittadini.

Ma se i sindaci sono indifferenti, anche chi sta più in alto di loro fa altrettanto. Più volte negli anni Giordano (e chi lo ha preceduto in queste indagini) ha sempre detto “sono solo”.

Poi a farlo sentire meno solo ci fu Silvio Greco, ex assessore all’ambiente della Regione Calabria, che da biologo si è reso conto della situazione e gli ha dato una mano fornendo i mezzi necessari alle delicate e difficoltose indagini. Poi Greco, “trombato” nelle ultime competizioni elettorali regionali, è tornato al suo lavoro all’Ispra. Il suo successore non si è fatto ancora vivo.

Negli ultimi giorni è sceso sul Tirreno il presidente della Provincia di Cosenza, Mario Oliverio, è stato visto nell’Oliva calpestare i terreni contaminati insieme a Giordano per sincerarsi della situazione.

..il "Brutto"

Se le analisi confermeranno quanto anticipato da Giordano la situazione è grave. Sarà necessario che tutte le istituzioni, Comuni, Provincia, Regione facciano pressione affinché l’Oliva venga inserito tra i siti di interesse nazionale da bonificare con urgenza, altrimenti sarà difficile reperire nelle carenti casse degli enti locali i fondi che serviranno per disporre la bonifica. Per fare questo vi sarà bisogno della pressione degli enti locali e della popolazione, soprattutto nei confronti di un Governo che ci considera, e forse non a torto, incapaci di gestire le risorse come abbiamo fatto con i fondi europei.

Adesso godiamoci l’estate ma presto sarà necessario rimboccarsi le maniche per curare, tutti insieme, le ferite inflitte al nostro amato territorio.

* Presidente Comitato civico Natale De Grazia

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E sui fondali spunta la Elbe

2 luglio 2010 Commenti chiusi

Il Quotidiano della Calabria 1 luglio 2010

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Colonna del VI secolo a.c. rinvenuta durante i carotaggi nell’Oliva

30 giugno 2010 Commenti chiusi

Nel fiume Oliva, tra i fanghi industriali, spunta una colonna del VI Secolo a.c. E’ il caso di dire  ”non tutti i mali vengono per nuocere”.


Fiume Oliva, 30 Giu. 2010 - I lavori di carotaggio, disposti dalla procura di Paola alla ricerca di rifiuti pericolosi nell’alveo del torrente Oliva, hanno portato alla luce una  colonna antica risalente al VI secolo a.c.

Il reperto archeologico era stato seppellito insieme a rifiuti industriali. Era prassi, soprattutto negli anni passati e soprattutto nella frazione di Campora San Giovanni seppellire, cementificare o comunque “far sparire” i reperti storici rinvenuti durante gli scavi delle fondamenta dei fabbricati, per paura che le autorità competenti potessero sequestrare i cantieri e sospendere i lavori. Cosa non vera perhè i lavori edili in questi casi vengono sospesi generalmente solo per pochi giorni, il tempo necessario a recuperare i reperti storici.

la colonna del IV sec. a.c. ritrovata

la parte di colonna del VI sec. a.c. ritrovata nell'Oliva

Dai primi rilievi effettuati dalla Soprintendenza dei beni culturali è emerso che la colonna apparterrebbe ad una costruzione antica facente parte dell’agglomerato urbano dell’antica Temesa, città della Magna Grecia, che tanti studiosi negli ultimi anni stanno cercando di far riaffiorare dai terreni che circondano l’abitato di Campora San Giovanni, frazione del comune di Amantea. E’ infatti di questi ultimi tempi l’avvio di una campagna di scavi archeologici che proprio alcuni giorni addietro ha portato alla luce in località Principessa un’antica villa romana.

Non solo rifiuti quindi lungo il fiume Oliva, ma anche risorse culturali trattate come semplici materiali di scarto, a testimonianza della scarsa sensibilità verso la “cosa pubblica” e verso quei beni che potrebbero divenire preziosi per tutta la comunità. Purtroppo la Calabria a differenza della Sicilia conserva poco e male le risorse ereditate dal periodo magno-greco e latino. Questi beni se valorizzati e resi fruibili potrebbero diventare un polo d’attrazione per i turisti. Come speriamo avvenga per il pezzo di colonna ritrovato, che è stato preso in consegna dai militari della guardia costiera che lo custodiscono nella stazione della capitaneria di Porto di Amantea, in attesa di essere trasferito probabilmente nel museo di Serra d’Aiello, nato pochi anni fa per custodire il patrimonio archeologico che sta venendo alla luce in questa zona.

Una volta ripulito dalle sostanze tossiche che vi sono state seppellite, il fiume Oliva potrebbe diventare un’area fruibile dal punto di vista turistico e culturale. E perché no, magari diventare quel parco naturale che pochi anni fa l’amministrazione comunale di Amantea aveva pensato di realizzare.

Ma per fare in modo che questo avvenga, bisogna prima disporre e realizzare la bonifica dei circa 100mila metri cubi di rifiuti che pare siano stati seppelliti nell’alveo del fiume (leggi l’articolo che segue).

Comitato civico Natale De Grazia

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Fiume Oliva, procuratore di Paola: “centomila metri cubi di fanghi industriali”

30 giugno 2010 Commenti chiusi

Bruno Giordano

Giordano: “Abbiamo ancora lavori di carotaggio per 3 o 4 giorni, poi potremo iniziare il lavoro di analisi dei detriti campionati”


Amantea 30 giu. 2010 - Il Procuratore di Paola (Cosenza), Bruno Giordano, ha commentato i lavori di carotaggio che si stanno compiendo lungo il fiume Oliva, nei comuni di Amantea, Serra d’Aiello e Aiello Calabro: «La stima è senz’altro per difetto, ma pensiamo che sotto il fiume Oliva ci siano almeno centomila metri cubi di fanghi industriali». I carotaggi in questione, si erano resi indispensabili a seguito di diverse segnalazioni della presenza di presunto materiale tossico nella zona e a seguito di alcune relazioni medico-scientifiche che avevano fatto emergere una casistica insolita di morti per tumore in quell’area.
«Abbiamo ancora lavori di carotaggio per 3 o 4 giorni, poi potremo iniziare il lavoro di analisi dei detriti campionati», ha aggiunto Giordano, che già nelle scorse settimane aveva confermato senza dubbi la presenza dei fanghi.
Dalla Procura di Paola si precisa che ieri sono anche terminati i carotaggi sulla collina che contiene una cava in cui si sono misurati valori anomali di radioattività. Ma di questo ancora non si vuole dire niente. Nella zona si sospetta possano essere stati smaltiti in maniera fraudolenta rifiuti industriali provenienti da altre regioni. [continua a leggere sul sito: http://ilquotidianodellacalabria.ilsole24ore.com/it/calabria/cosenza_paola_fanghi_industriali_fiume_oliva_dichiarazioni_procuratore_giordano_depurazione.html

Carotaggi Oliva - Foto G. Posa

dal sito de “Il Quotidiano Della Calabria”

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Quello che la TV non racconta. Testimonianza dall’Aquila

28 giugno 2010 Commenti chiusi

Gli aquilani costretti a pagar le tasse e i mutui per case che non hanno più

Il testo che segue, probabilmente non c’entra nulla, con le notizie che trovate in questo sito, che si occupa di ambiente, di traffico di rifiuti…e delle attività del nostro Comitato, un comitato civico, unione spontanea di cittadini “che non ci stà!” e vuol difeneder a denti stretti il proprio territorio – in Calabria – che “Ama” profondamente, a differenza di quello che qualcuno pensa….

Ma quello che segue è testimonianza del sistema Italia, lo stesso sistema che permette ad imprese senza scrupoli di utilizzare intere regioni come luogo di smaltimento degli scarti pericolosi delle proprie lavorazioni in nome del “profitto”, nell’indifferenza generale e complicità del sistema., Ma anche della gente comune che forse pensa “tanto non è successo a me”.

Aquila - «Ieri mi ha telefonato l’impiegata di una società di recupero crediti, per conto di Sky. Mi dice che risulto morosa dal mese di settembre del 2009. Mi chiede come mai. Le dico che dal 4 aprile dello scorso anno ho lasciato la mia casa e non vi ho più fatto ritorno, causa terremoto. Il decoder sky giace schiacciato sotto il peso di una parete crollata. Ammutolisce.
Quindi si scusa e mi dice che farà presente quanto le ho detto a chi di dovere, poi, premurosa, mi chiede se ora, dopo un anno, è tutto a posto. Mi dice di amare la mia città, ha avuto la fortuna di visitarla un paio di anni fa. Ne è rimasta affascinata. Ricorda in particolare una scalinata in selci che scendeva dal Duomo verso la basilica di Collemaggio, mi sale il groppo alla gola.
Le dico che abitavo proprio lì. Lei ammutolisce di nuovo. Poi mi invita a raccontarle cosa è la mia città oggi.

Ed io lo faccio.

Le racconto del centro militarizzato.
Le racconto che non posso andare a casa mia quando voglio.
Le racconto che, però, i ladri ci vanno indisturbati.
Le racconto dei palazzi lasciati lì a morire.
Le racconto dei soldi che non ci sono, per ricostruire. E che non ci sono neanche per aiutare noi a sopravvivere.
Le racconto che, dal primo luglio, torneremo a pagare le tasse ed i contributi, anche se non lavoriamo.
Le racconto che pagheremo l’ICI ed i mutui sulle case distrutte e ripartiranno regolarmente i pagamenti dei prestiti.
Anche per chi non ha più nulla. Che, a luglio, un terremotato con uno stipendio lordo di 2.000 euro vedrà in busta paga 734 euro di retribuzione netta. Che non solo torneremo a pagare le tasse, ma restituiremo subito tutte quelle non pagate dal 6 aprile.
Che lo stato non versa ai cittadini senza casa – ben ventisettemila che si gestiscono da soli – neanche quel piccolo contributo di 200 euro mensili che dovrebbe aiutarli a pagare un affitto.
Che i prezzi degli affitti sono triplicati. Senza nessun controllo.
Che io pago, in un paesino di cinquecento anime, quanto Bertolaso pagava per un appartamento in via Giulia, a Roma.
La sento respirare pesantemente. Le parlo dei nuovi quartieri costruiti a prezzi di residenze di lusso. Le racconto la vita delle persone che abitano lì. Come in alveari senz’anima. Senza neanche un giornalaio o un bar.
Le racconto degli anziani che sono stati sradicati dalla loro terra lontani chilometri e chilometri.

Le racconto dei professionisti che sono andati via.
Delle iscrizioni alle scuole superiori in netto calo.
Le racconto di una città che muore e lei mi risponde, con la voce che le trema:
” Non è possibile che non si sappia niente di tutto questo. Non potete restare così. Chiamate i giornalisti televisivi. Dovete dirglielo, chiamate la stampa. Devono scriverlo.”»

Molti giornalisti o meglio, molte redazioni decidono di non scrivere, non trasmettere, non documentare (alcuni giornalisti si sono già auto-imbavagliati) ma queste notizie possiamo farle girare in rete…e poi incazzarci e star vicino a questa gente senza lasciarla sola…cercando, con i pochi sistemi democratici che ci sono rimasti, di cambiare il sistema

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