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Archivio per la categoria ‘Attività del Comitato’

Il “mio” Oliva. Ricordi di quando il fiume era incontaminato

10 giugno 2010 Commenti chiusi

Allora il fiume non era contaminato, né l’uomo pensava mai di usarlo come discarica per i propri rifiuti. Veniva pulito ogni anno dai contadini che sapevano bene come dalle sue acque dipendeva la loro vita ed anche la bontà dei loro prodotti.

di Alfonso Lorelli*

Alfonso Lorelli

«Oggi quel fiume non c’è più ed io, ogni volta che vi ritorno, ripercorro con la memoria quei tempi passati e ne piango come un bambino. Vorrei sapere, ma ancora non so, chi e quanti hanno ridotto il mio fiume ad una discarica di materiali tossici e nocivi trasformandolo da donatore di vita a seminatore di morte e di malattie. In questi ultimi tempi mi reco spesso lungo il fiume Oliva per osservare tutte le sue ferite causate dalla insensatezza e dalla criminalità umana ed ogni volta mi viene in mente la bellezza incontaminata di quella vallata che ho amato trascorrendovi molti anni della mia fanciullezza e della mia adolescenza».

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Amantea - Ho vissuto per molti anni sui terreni della Marinella-Oliva irrigati dalle limpide acque di quel fiume dove, fino a quaranta anni fa, vi era l’agricoltura più produttiva, innovativa e di qualità di tutto il Tirreno cosentino. I pomodori tondo-lisci, la fagiolina, i cetrioli prodotti – dove oggi vi è soltanto una distesa ininterrotta di case, molte delle quali incompiute da decenni, – erano sufficienti a soddisfare tutta la domanda del mercato ortofrutticolo di Cosenza e dei paesi contermini.
Si trattava di migliaia di quintali di prodotti ortofrutticoli la cui qualità e quantità uscivano dal duro lavoro di centinaia di coloni della tenuta Furgiuele ma anche dalla qualità delle acque di quel fiume oggi reso famoso dalla presenza nel suo corpo martoriato di rifiuti tossici depositati da criminali da forca.
Ricordo i filari maestosi di eucalipti e di pioppi che si snodavano lungo la riva destra il cui “stormir di fronde” ci rallegrava quando andavamo al fiume a controllare la derivazione dell’acqua immessa nell’“acquaro grande” che serviva per irrigare quei cento ettari di terreno fertilissimo della Marinella. Ricordo i tantissimi salici piangenti distribuiti lungo gli argini delle due rive opposte ed i tanti piccoli acquitrini dove si potevano pescare le rane ed i pesciolini di acqua dolce; e le anquille che in certi periodi dell’anno risalivano il fiume per alcuni chilometri e che noi pescavamo anche nelle piccole chiuse che servivano per far funzionare i tre mulini ad acqua che si trovavano tra la foce ed il ponte di Guarno nei pressi di Aiello Calabro.
L’Oliva era incontaminato, né l’uomo pensava mai di usarlo come discarica per i propri rifiuti; esso veniva pulito ogni anno dai contadini limitrofi che sapevano bene come dalle sue acque dipendeva la loro vita ed anche la bontà dei loro prodotti. Sui terreni demaniali della sua riva sinistra venivano coltivate le noci-pesche più saporite ed odorose di tutta la Calabria, perché vi era un microclima particolarmente adatto a quella coltivazione; era una produzione di nicchia che scomparve non appena le acque del fiume persero la loro antica purezza.
Lungo la riva destra del fiume, per circa 20 chilometri, si snodava l’antica strada comunale Amantea-Aiello, attraversata giornalmente da centinaia di asini, di muli, di carri trainati dai buoi che portavano verso la marina i prodotti dell’economia di montagna e verso i paesi dell’entroterra i prodotti ortofrutticoli e le alici di Amantea.
Sulla sua riva sinistra vi era la fontana di “Foresta” dove centinaia di famiglie attingevano l’acqua da bere ritenuta la migliore della zona. Oggi a Foresta si trova una enorme discarica nella quale sono stati rinvenuti materiali tossici quali il mercurio, il cadmio, la diossina, insieme a centinaia di tonnellate di polveri di marmo spesso usate come schermo protettivo di emissioni radioattive.
Là dove oggi le cave sventrano i declivi della vallata vi era un continuum di coltivazioni arboree che con le loro diversità indicavano le misure altimetriche dei luoghi attraversati.
Quando avevo dieci anni una mattina mia madre mi svegliò verso le tre, ci sistemammo sulla groppa dell’asino ed insieme ad altri cinque “equipaggi” ci recammo nella montagna di Aiello a fare un carico di castagne per il maiale da ingrasso la cui “festa” doveva allietare il nostro Natale.
Forse fu allora che mi innamorai per la prima volta di quel fiume, delle sue rive, degli uccelli che con il loro canto mattutino allietarono tutto il nostro viaggio fatto all’ombra di quei grandi alberi sotto i quali passava la vecchia mulattiera che collegava Amantea ad Aiello.
Oggi quel fiume non c’è più ed io, ogni volta che vi ritorno, ripercorro con la memoria quei tempi passati e ne piango come un bambino.

Il fiume Oliva - Oggi

Vorrei sapere, ma ancora non so, chi e quanti hanno ridotto il mio fiume ad una discarica di materiali tossici e nocivi trasformandolo da donatore di vita a seminatore di morte e di malattie. Non so se quei veleni, magari prodotti a migliaia di chilometri di distanza, sono arrivati a bordo di navi o di camion, né chi sono i criminali che hanno avvelenato il mio fiume, sventrandolo in ogni parte del suo corpo indifeso. Non so se si tratta soltanto di bestie dal volto umano che lo hanno fatto per sete di guadagno o anche di criminali di Stato che hanno agito per conto di un Leviatano che si erge, in tutta la sua superbia e potenza, contro i suoi stessi cittadini inermi ed indifesi. Uno Stato che ogni qual volta i cittadini chiedono la verità sull’inquinamento delle terre e dei mari di Calabria e la bonifica dei siti inquinati cerca sempre di negare il pericolo e di fornirci una “sua verità” narcotizzante, mai direttamente verificabile, che non convince perché costruita a tavolino per rassicurare la popolazione in modo tale che tutto possa continuare come prima.
So che violando il mio fiume hanno colpito anche me; e che io devo reagire finchè posso, insieme a tutti i cittadini onesti di questa Regione, affinchè non abbiano a ripetersi gli atti criminali compiuti finora.
Credo perciò che sia assolutamente indispensabile realizzare una unità di intenti tra tutti i calabresi che hanno visto e vedono violentare i propri fiumi, le proprie terre ed il proprio mare, per lottare e vincere contro i poteri criminali ed i criminali di Stato che ci considerano come topi da discarica. Per vincere è necessario che tutti i cittadini onesti di questa regione si sentano uniti, nello spirito della manifestazione di Amantea del 24 ottobre.Lo chiede anche il mio amato e martoriato fiume.

*Vice-presidente Comitato civico Natale De Grazia

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Valle Oliva: la CGIL invita alla mobilitazione generale per ottenere la bonifica

9 giugno 2010 Commenti chiusi

La CGIL chiama le popolazioni locali alla mobilitazione generale.

G. Posa e M. Ianni

Masimiliano Ianni (Cgil):

«Sappiamo bene dei risvolti negativi della vicenda su agricoltura e turismo, ma la salute è più importante.
Solo “alzando la voce” possiamo tutelare l’elementare diritto alla salute.
Dobbiamo renderci conto che grazie al Procuratore Giordano e al Comitato De Grazia la battaglia per la verità è già stata vinta».


Amantea – Dopo le dichiarazioni del Procuratore Capo di Paola Dott. Bruno Giordano, emerge chiaro un dato incontrovertibile: tutta la zona del fiume Oliva è profondamente inquinata. A questo punto rimane solo sapere di che tipo di inquinamento si tratti. Basta nascondere la verità. Basta dire che l’inquinamento è di derivazione naturale. Basta dire che è tutto sotto controllo.

Senza essere esperti, e senza presunzione alcuna, possiamo affermare che probabilmente oggi trova una sua spiegazione l’alta incidenza tumorale nella zona. Tutto il territorio lungo il fiume è invaso dai rifiuti, in barba al buon senso ed all’interesse comune. Una stupefacente catena di errori, superficialità e ritardi sia da parte della politica sia da parte degli organi inquirenti ha fatto sì che questa storia diventasse un disastro. Ma il conto, secondo noi, sarà ancora più salato, poiché il disastro ambientale di cui sì è sempre solamente parlato, oggi non solo è certo, ma si stenta a definirne i contorni.

Sappiamo bene dei risvolti negativi della vicenda in agricoltura e turismo, ma riteniamo che la salute di migliaia di cittadini sia più importante. Serve secondo noi capire non solo qual è la provenienza dei rifiuti e la loro portata inquinante (cosa che si sta già facendo), ma soprattutto devono essere individuati e perseguiti i responsabili.

E’ necessario, a questo punto, dare un segnale forte: la nostra terra non può essere una pattumiera per il proliferare di interessi illeciti. Cogliamo l’occasione per chiamare alla mobilitazione generale le popolazioni dei territori interessati, perché siamo convinti che solo attraverso questa si può chiedere alla Regione, alla Provincia e, perché no,  anche alla Comunità Europea la bonifica dei siti inquinati. Evitiamo l’ennesima puntata delle polemiche politico-partitiche.

Il tema, come tutti i temi importanti, ha l’effetto benefico di rendere autonome le scelte. Questa volta non possiamo consentire e consentirci che inutili ripicche prestino il fianco ad ulteriori ritardi e rimbalzi di responsabilità. Dobbiamo essere consapevoli che una battaglia è stata già vinta: quella per la verità. Per questo ringraziamo il Procuratore Capo di Paola, ed il Comitato De Grazia per la sua caparbietà.

Siamo convinti che la mobilitazione, indipendentemente dall’esito finale, non lascerà le cose come prima. In questo Paese ed in particolare nella nostra Regione solo “alzando la voce” possiamo avere una speranza di far valere i nostri diritti, anche i più elementari, come quello alla salute.

Amantea, 08.06.2010

Massimiliano Ianni

CGIL Amantea

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Fiume Oliva: Confermata la presenza di rifiuti tossici

8 giugno 2010 Commenti chiusi

Almeno quattro i siti inquinati da rifiuti industriali.
Il P.M. Giordano: «L’Oliva? Una bomba ecologica».
Ma i cittadini preferirebbero non se ne parlasse, in nome della buona reputazione e dell’economia del territorio, nonostante i tanti morti per tumore.


Amantea – Lo aveva anticipato il presidente del Comitato civico “Natale De Grazia” alla presentazione del libro di Riccardo Bocca “Le navi della vergogna” a Catanzaro, il 28 maggio scorso. «In queste ore sta emergendo nel fiume Oliva la presenza di tonnellate di rifiuti industriali pericolosi per la salute umana» ha riferito Gianfranco Posa agli intervenuti «Alla fine dei lavori, quasi certamente, emergerà che nella vallata dell’Oliva è stata realizzata una delle più grandi discariche abusive d’Europa».

lavori di carotaggio nel fiume Oliva - foto G. Posa

Ora arrivano le conferme ufficiali con le dichiarazioni rilasciate dal Procuratore di Paola, Bruno Giordano, che in una recente intervista ha definito l’alveo del fiume Oliva una “bomba ecologica”. Individuati quattro siti altamente inquinati da rifiuti industriali. Centinaia di metri cubi di terreno contaminato. Buche estese quanto un campo di calcio e profonde probabilmente oltre 10 metri, riempite con fanghi industriali ed idrocarburi. Indiscrezioni hanno riferito della presenza di residui di altiforni, sicuramente non presenti in Calabria. Adesso attraverso il posizionamento di piezometri lungo il corso del fiume, si sta cercando di capire se anche la falde acquifere sono state contaminate.

«Mentre questi luoghi venivano feriti a morte, è mai possibile che nessuno abbia visto niente?» è la domanda, alquanto retorica, che Posa si è posto ed ha posto agli intervenuti al dibattito di Catanzaro. E a questo punto non può che farsi una riflessione. Sono tanti e troppo estesi gli appezzamenti di terreno utilizzati nell’Oliva come discarica abusiva. Per realizzare un lavoro di tale portata non si può pensare al solo coinvolgimento di imprese “criminali”, certamente vi è stata la connivenza – se non vera e propria complicità – di chi doveva controllare e non lo ha fatto.

E poi l’indifferenza dei cittadini, soprattutto quelli che abitano nei pressi del fiume Oliva. «Ci troviamo in queste condizioni per una questione di cultura – aveva detto Posa sempre all’incontro con Riccardo Bocca– dobbiamo cambiare atteggiamento verso la ‘cosa pubblica’, percepita ancora oggi come “cosa di nessuno” invece di considerarla patrimonio di tutti». Sono pochissimi quelli che hanno collaborato con gli investigatori che stanno cercando di scoprire tutti i luoghi contaminati e chi ha compiuto e commissionato questi lavori avvelenando i terreni, ancora oggi coltivati, condannando a morte molti degli abitanti della zona dell’Oliva. Qualcuno dice che intorno a questo torrente non vi sia famiglia che non pianga un morto o un malato di tumore.

Eppure da queste parti è viva la convinzione che di queste cose non si debba parlare. Soprattutto adesso che arriva l’estate. «Bisogna lavorare ma…in silenzio» dicono in molti. Lo stesso silenzio che per anni ha permesso ad imprese criminali di avvelenare indisturbati questi luoghi. Oggi – forse è vero – queste località sono evitate dai turisti, anche se non solo per la storia dei “veleni”, ma soprattutto per la mancanza di servizi che accentua il divario tra la qualità ed il prezzo di una vacanza sul litorale tirrenico cosentino e per quella quotidiana chiazza scura sul mare sporco di rifiuti organici.

E parlando di “veleni” molti, stranamente, ritengono che l’immagine negativa che si è diffusa del nostro territorio, non sia colpa di coloro che hanno avvelenato questi terreni, provocando la morte e distruggendo l’economia di un territorio considerato  “malato”. Ma di chi ama questi luoghi, vuole difenderli e vorrebbe poter dire «ecco, avevamo un problema di inquinamento ma ora è stato risolto». Le stesse persone che chiedono verità e giustizia per i tanti morti “ammazzati” di tumore.

Comitato civico Natale De Grazia

Nel video che segue una recente intervista rilasciata al tg di La7 dal capo della procura di Paola, Bruno Giordano.

NAVI DEI VELENI, IL PM: ECCO LE PROVE

Servizio di Francesco Straticò

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La scoria infinita andato in onda su La7

5 giugno 2010 Commenti chiusi

Ieri 4 giugno, su La7, la trasmissione Exit in “La scoria infinita” si è occupata di nucleare e del problema dello smaltimento delle scorie.

Se si dovesse tornare al nucleare dove andranno a finire le scorie prodotte se quelle generate in passato girano ancora in Italia, alcune finiscono nei nostri Mari o sotto Terra, come in Liguria e Calabria?

cliccando sul link sottostante è possibile vedere l’intera trasmissione:

http://www.la7.tv/richplayer/index.html?assetid=50181099


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Presentato in Calabria “Le navi della Vergogna” il libro di Riccardo Bocca

5 giugno 2010 Commenti chiusi

Alla Prima Nazionale è intervenuto il presidente del Comitato De Grazia

Bocca: «Il problema non è arrivare ad una conclusione, ma cosa è stato scoperto durante il percorso per giungere ad una conclusione. La verità esiste, è già stata scritta grazie anche al coraggio di giornalisti locali e cittadini come voi»

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Catanzaro – Nella biblioteca De Nobili di Catanzaro, il 28 maggio scorso, è stato presentato in prima nazionale, il libro di Riccardo Bocca “Le navi della vergogna” che raccoglie anni di lavoro sul traffico dei rifiuti. Un libro-inchiesta dedicato dal giornalista «A chi conosce la verità ed ha paura di raccontarla». Sì, «perché la verità, aldilà di quello che vogliono farci credere, esiste già ed è stata scritta» ha dichiarato l’autore leggendo di seguito dei passi di documenti ufficiali trascritti nel suo libro arricchito da notizie inedite. L’editorialista dell’Espresso è stato tra i primi a livello nazionale ad occuparsi di traffico di rifiuti e di “navi dei veleni”. Ad iniziare dall’anno 2004 con la vicenda della Motonave Rosso spiaggiatasi ad Amantea nel 1990.

«E’ stato Bocca a svelare ai cittadini calabresi gli inquietanti scenari che si sospetta possano nascondersi dietro lo spiaggiamento di quella nave e sul traffico di rifiuti che interessa la Calabria» ha dichiarato Gianfranco Posa presidente del Comitato civico Natale De Grazia. Nel 2003 la procura di Paola, ricevuto per competenza il fascicolo sullo spiaggiamento della Rosso di cui si erano occupati i magistrati di Reggio Calabria, ha iniziato ad indagare sul possibile interramento del carico di quella nave nell’entroterra di Amantea. Gli ambientalisti seguivano l’inchiesta soprattutto attraverso gli articoli pubblicati sulla stampa locale, «ma lo trattavamo come uno dei tanti possibili casi di inquinamento di cui eravamo abituati ad occuparci – sostiene Posa –  Poi Bocca ci ha svelato l’inquietante scenario fatto di intrighi internazionali, dentro il quale si muovevano faccendieri senza scrupoli, servizi segreti e ‘ndrangheta che hanno utilizzato la Calabria come pattumiera per le industrie del nord Italia e d’Europa».

Da "Il Quotidiano della Calabria"

All’incontro con Bocca, organizzato dall’Associazione Universitaria Ulixes, hanno partecipato Vincenzo Capellupo, presidente della stessa associazione, l’On. Angela Napoli componente della Commissione parlamentare antimafia e Gianfranco Posa per il Comitato Natale De Grazia, ha moderato l’incontro Massimiliano Nespola che cura l’ufficio stampa dell’associazione Ulixes.

L’associazione universitaria già lo scorso mese di dicembre aveva conferito il premio Itaca al giornalismo a Riccardo Bocca per le sue inchieste soprattutto sulle navi dei veleni e al comitato De Grazia – con la menzione speciale come “calabresi dell’anno” – «Per il suo impegno coraggioso di lunga data contro lo scarico clandestino di rifiuti tossici in mare e intende con la stessa menzione ricordare la figura del capitano De Grazia, ufficiale che non si fermò neanche davanti a pressioni ostili alle sue indagini e la cui morte desta ancora sospetti».

Il portavoce del De Grazia ha avuto parole d’elogio anche per Angela Napoli. «Non siamo abituati a trattare i politici con i guanti di velluto – ha premesso Posa – ma alla Napoli va il nostro ringraziamento per il lavoro svolto in Parlamento perché si è posta nei confronti di questa vicenda con la stessa sete di verità di molti calabresi. Per lei – ha proseguito il rappresentante del De Grazia – abbiamo scritto alla Commissione antimafia affinché il presidente Pisanu la integrasse nel comitato d’inchiesta sulle navi dei veleni, dalla quale è stata ingiustamente estromessa».

Questo non ha impedito, però, alla parlamentare di occuparsi della  vicenda, infatti è sua la risoluzione d’intervento proposta all’assemblea dei Parlamenti dei Paesi del Mediterraneo che presto potrebbe essere approvata obbligando l’Italia a prendere dei provvedimenti sul traffico dei rifiuti. «La mia paura è che questa vicenda tenda ad essere dimenticata come tante altre verità nascoste del nostro Paese –  ha dichiarato la Napoli – I cittadini calabresi sono assuefatti e incapaci di reagire – ha proseguito la parlamentare – ed insieme agli amministratori locali ed agli imprenditori, preferiscono nascondersi dietro il silenzio, in nome della buona reputazione e dell’economia del territorio».

«Andiamo alla ricerca nelle Istituzioni delle persone perbene che lavorano con onestà e tenacia per lo Stato – ha dichiarato Posa – per questo sosteniamo l’impegno del dott. Bruno Giordano e dei suoi collaboratori che con estremi sacrifici portano avanti un lavoro molto delicato nella procura di Paola. Nei mesi scorsi abbiamo scritto al Consiglio superiore della magistratura e al Ministro Alfano per chiedere il potenziamento della procura paolana ridotta al limite, in termini di forze umane e risorse tecniche ed economiche”. Poi il presidente del De Grazia ha riferito di come sia cambiato in città l’atteggiamento dei cittadini nei confronti delle attività del comitato. «Prima ci accusavano di essere dei terroristi che infamavano il territorio, il 24 ottobre scorso la città è scesa in piazza insieme alle oltre 30.000 persone giunte da ogni angolo di Calabria e da altre regioni, mentre nel dicembre 2004 per le stesse strade a sfilare erano poco meno di due mila manifestanti».

«Ma ancora oggi non è facile occuparsi di queste vicende in paese. – ha denunciato Posa – Oggi prima di venire a Catanzaro qualcuno mi ha rimproverato: “ma vai ancora in giro a parlare di queste cose? Si è fatto un gran baccano sullo smaltimento di rifiuti sul nostro territorio senza arrivare a nessuna conclusione”».
«Il problema non è arrivare ad una conclusione – ha rassicurato Riccardo Bocca – ma cosa è stato scoperto durante il percorso per giungere ad una conclusione. La verità esiste, è già stata scritta. Il mio libro – che documenta tante verità – non sarebbe esistito senza il coraggio di alcuni giornalisti locali (rivolgendosi a Paolo Orofino del Quotidiano della Calabria presente in sala ndr) ed a quei pochi cittadini e ambientalisti che lottano per la verità e che alzando la testa aiutano giornalisti come me a non mollare».

E con l’analisi sul ruolo dei cittadini si è chiusa l’iniziativa di Catanzaro. Del “rispetto” che spesso viene attribuito a chi rispetto non lo merita, come quei politici, imprenditori o criminali che hanno avvelenato le nostre terre. «Ci troviamo in queste condizioni per una questione di cultura – ha concluso Posa – dobbiamo cambiare atteggiamento verso la ‘cosa pubblica’, percepita ancora oggi come “cosa di nessuno” invece di considerarla patrimonio di tutti. In queste ore sta emergendo nel fiume Oliva la presenza di tonnellate di rifiuti industriali pericolosi per la salute umana. Alla fine dei lavori, quasi certamente, emergerà che nella vallata dell’Oliva è stata realizzata una delle più grandi discariche abusive d’Europa. E mentre questi luoghi venivano feriti a morte, è mai possibile che nessuno abbia visto niente?»

Comitato civico Natale De Grazia

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Saviano: ”Rifiuti business come narcotraffico”

5 giugno 2010 Commenti chiusi

«Le ecomafie sono business, sono silenzio, sono tacito accordo.
Il puzzo del loro malaffare è coperto dalle parole rassicuranti di quelli che ripetono a oltranza che tutto va bene»


I guadagni del traffico illecito dei rifiuti investiti in altri settori "legali"

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Roma. “Quello dei rifiuti è diventato uno dei business più redditizi che negli anni ha foraggiato le altre economie”, come per il narcotraffico, i profitti dell’ecomafia.

Vengono poi utilizzati dalle organizzazioni criminali per accumulare capitali con cui poi entra in altri settori, come negozi, alberghi, proprietà immobiliari, trasporti”.

È quanto scrive Roberto Saviano nella prefazione del rapporto ‘Ecomafia 2010′ presentato oggi da Legambiente. “Quindi in realtà – scrive ancora Saviano – usare il territorio italiano come un’eterna miniera nella quale nascondere rifiuti è più redditizio che coltivare quelle stesse terre”. “Le ecomafie sono business, sono silenzio, sono tacito accordo. Il puzzo del loro malaffare è coperto dalle parole rassicuranti di quelli che ripetono a oltranza che tutto va bene”, continua Saviano il quale sottolinea come, con i più di venti miliardi di guadagni annui, “le mafie attraverso gli affari del settore ambientale ricavano un profitto superiore a quello annuo della Fiat, che è di circa 200 milioni di euro, e di Benetton, che è di circa 120 milioni di euro”. Per lo straniero “l’idea dell’Italia muta” – continua Saviano. Se egli conservava “l’illusione delle colline toscane e del buon vino, delle belle donne e della pizza osservando il Vesuvio da lontano mentre il mare luccica cristallino, qualcosa inesorabilmente cambia. Tutto assume una dimensione meno idilliaca e più sconcertante”.

ANSA, 4 giugno 2010

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«No alle scorie», una petizione on line per fermare il nucleare

4 giugno 2010 Commenti chiusi

L’iniziativa dell’attore Ulderico Pesce, che ha anche realizzato uno spettacolo sul tema: «Bisogna fermare lo scempio»

di Debora Aru

Fonte: http://www.ilmanifesto.it/il-manifesto/ricerca-nel-manifesto/vedi/nocache/1/numero/20100602/pagina/15/pezzo/279555/?tx_manigiornale_pi1[showStringa]=ulderico%2Bpesce&cHash=2fd305c549

Ulderico Pesce, a giugno,  sarà in Calabria e Basilicata dal 23 (Amantea)  al 27 (Maratea)  protagonista del Gaia International Festival, incontro internazionale di cittadini e artisti per l’ambiente

Ulderico Pesce

Ulderico Pesce

Sono 6.480 persone e sono i sottoscrittori della petizione “No scorie nucleari” che l’attore Ulderico Pesce ha lanciato dal suo sito www.uldericopesce.it. «I depositi nucleari -ha spiegato l’artista- utilizzano l’acqua per raffreddare il materiale radioattivo incandescente che cercano di conservare. E l’acqua, a contatto con la radioattività lo diventa a sua volta. Una buona parte viene contaminata e riversata nel Mar Tirreno, nel Mar Jonio e nel torrente Arrone, nei pressi del Deposito nucleare della Casaccia, a 25 chilometri da Roma. E questo è insopportabile. Bisognerebbe rendere inerte questo liquido, portandolo allo stato solido: vetro o ceramica, come si fa in altre parti del mondo e invece da noi viene rilasciata nei torrenti. Nel Po addirittura». Ulderico Pesce racconta che gran parte delle sue scoperte le ha fatte durante la preparazione del suo spettacolo “Storie di scorie”. Non fa nomi durante la perfomance, ma non ce n’è bisogno. Prima di esibirsi ha raccontato tutto.
Il docente Angelo Chimienti, che ora è morto, nel 2001 gli ha segnalato la presenza a Rotondella, in provincia di Matera, di una condotta lunga 5 km che scarica nel mar Jonio liquido radioattivo proveniente dal deposito nucleare Enea. «Questo tubo s’era bucato nel marzo del 1993. Il liquido radioattivo aveva contaminato il terreno e vari prodotti agricoli. Il giudice Nicola Maria Pace, allora Procuratore della Repubblica di Matera, lo aveva fatto sequestrare e aveva obbligato l’Enea a sostituirlo. Ma nonostante questo provvedimento, la tubatura non era ancora stata messa in sicurezza. Allora ho raccolto 6.500 firme sul mio sito e con grande piacere ho visto che il tubo è stato messo finalmente in sicurezza a settembre del 2007». Le scoperte che l’attore lucano racconta però sono inquietanti. «Riesco ad ottenere il capitolato d’appalto per i lavori di messa in sicurezza. Per prassi la tubatura doveva essere disseppellita dalla campagna agricola, sezionata in pezzi di 5 metri, isolati e portati immediatamente nel deposito nucleare. Inoltre gli operai dovevano lavorare con cartellini identificativi e attrezzature protettive. Ma io ho filmato i lavoratori privi di questi strumenti di sicurezza e 300 metri di condotta rotta e abbandonata a 10 metri da un campo di fragole». Il governo Berlusconi, spiega Ulderico, ha stanziato 780 mila euro per mettere in sicurezza la condotta. Vince la gara d’appalto una società che si chiama Icos. Il campo di fragole in questione è di proprietà della ditta Agrifela, uno dei più grandi distributori al mondo di fragole. Agrifela fa capo al titolare dell’Icos.
«Come fa lo Stato ad assegnare i lavori di messa in sicurezza di una condotta di scarico di liquidi radioattivi che passa su un campo di fragole a un imprenditore che è proprietario sia della ditta che rimuove il tubo che del campo di fragole? Lo Stato non lo vede proprio il conflitto di interesse?»
L’appello che Ulderico Pesce rivolge al Presidente del Consiglio, al Ministro dell’Ambiente, al Presidente della Regione Basilicata e a quello della Sogin è chiaro: «Chiediamo è che vengano bloccate tutte le condotte di scarico di effluvi radioattivi, nel torrente Arrone, nel Po (la centrale atomica di Caorso scarica nelle sue acque), nella Dora Baltea (impianto di Trino Vercellese), nel mar Tirreno (centrale di Latina) e nel mar Jonio (deposito di Rotondella). Chiediamo anche la dismissione di tutti i reattori nucleari presenti in Italia. E infine vogliamo che venga sospesa qualsiasi tipo di attività nucleare in Italia e la solidificazione delle 20 tonnellate di rifiuti liquidi radioattivi giacenti presso il Centro Eurex di Saluggia e la sostituzione delle cisterne che li contengono perché scadute».

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Terra venduta – Così uccidono la Calabria

4 giugno 2010 Commenti chiusi

Terra venduta – Così uccidono la Calabria

il reportage di Claudio Cordova dai luoghi dei veleni (Laruffa Editore). Sabato 5 giugno la presentazione al Palazzo della Provincia di Reggio Calabria

Dal torrente Oliva di Cosenza alla Pertusola di Crotone, da Cosoleto, nella Piana, a Melito di Porto Salvo, nella ionica, e, ancora, i segreti affondati nel mare, gli atti giudiziari, le dichiarazioni dei pentiti, i dati ufficiali dei dipartimenti sanitari, le cifre di denaro attorno ai traffici illeciti di rifiuti e quelle delle morti per malattia sul territorio.

Terra venduta – Così uccidono la Calabria – Viaggio di un giovane reporter sui luoghi dei veleni”, del giornalista Claudio Cordova per Laruffa Editore, è un’inchiesta diretta e coraggiosa che analizza i fatti e li intreccia a numeri spaventosi che descrivono una regione alla mercé della ’ndrangheta e attanagliata dalle malattie.

Le cosche, con alleanze impensabili e connivenze occulte, muovono un malaffare da milioni di euro. E uccidono il territorio sul piano dello sviluppo e, fatto ancora più grave, sotto il profilo della salute pubblica.

Cordova ripercorre, con razionalità rigorosa e stile avvincente, i misteri insoluti delle navi avvelenate, della Pertusola, dei traffici d’armi, su rotte internazionali che, inevitabilmente e misteriosamente, finiscono per ritornare in Calabria. Soprattutto dà voce alla gente, ai comitati costituiti per chiedere la verità, alle storie individuali.

Informazioni e notizie puntuali, suffragate da riscontri documentali, dagli atti della Commissione parlamentare sui rifiuti, della DIA, di Legambiente e della magistratura, con una spietata e coraggiosa denunzia di omertà, omissioni, inerzie, negligenze dovute a pressioni di poteri occulti e a interessi enormi decisi a difendere i proventi illeciti con ogni mezzo, nessuno escluso (F. Imposimato).

Il libro, che gode del Patrocinio morale del Forum Nazionale dei Giovani e si avvale della prestigiosa prefazione del magistrato Ferdinando Imposimato, sarà presentato sabato prossimo, 5 giugno, alle ore 17, presso la sala del Palazzo della Provincia, a Reggio Calabria.

Oltre all’autore, interverranno: Omar Minniti, consigliere provinciale – Luigi De Sena, vicepresidente Commissione Parlamentare Antimafia – Angela Napoli, componente Commissione Parlamentare Antimafia – Giusva Branca, direttore responsabile Strill.it – Andrea Iurato, delegato Forum Nazionale dei Giovani – Nuccio Barillà, dirigente nazionale Legambiente – Roberto Laruffa, editore. Coordina Maria Teresa D’Agostino (Ufficio Stampa Laruffa).

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Claudio Cordova

Nota biografica dell’autore – Claudio Cordova, nato nel 1986, giornalista, vive a Reggio Calabria. Ha lavorato per diverse testate locali e da anni è redattore del giornale on line Strill.it, occupandosi di cronaca nera e giudiziaria. Per Laruffa ha già pubblicato, insieme a Giusva Branca, il volume “Reggina 1914-2008 – La storia”.

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Aiello (CS) nel prossimo fine settimana raccolta firme per la Campagna Referendaria ‘Acqua Pubblica’

2 giugno 2010 Commenti chiusi

5-6-7 Giugno si firma in Piazza Municipio.
Promotore dell’iniziativa il comitato civico “Valle Oliva. Terre a perdere” di Aiello Calabro.

Tanti comitati e associazioni locali hanno aderito alla Campagna referendaria per scongiurare la privatizzazione di un bene essenziale per la vita, come l’acqua. Sul basso Tirreno cosentino il comitato civico Natale De Grazia ha già raccolto centinaia di firme, molte delle quali già consegnate vidimate e complete di certificazione elettorale, ai referenti regionali del Forum Nazionale dei movimenti per l’Acqua, il coordinamento calabrese “Bruno Arcuri”.

Uno dei comitati più attivi e che con il “De Grazia” ha condiviso esperienze comuni, è il comitato “Valle Oliva-Terre a Perdere” di Aiello Calabro, nato nei giorni della protesta per la scoperta di rifiuti pericolosi nel’alveo del fiume Oliva, che prima di sfociare nel mar Tirreno nei pressi di Amantea, attraversa vari comuni tra cui Aiello Calabro, sul cui territorio recentemente, nell’ambito delle indagini sullo smaltimento illecito di rifiuti nella vallata dell’Oliva condotte dalla procurda di Paola, sono state scoperte vaste aree in cui risultano seppelliti rifiuti molto pericolosi, fanghi industriali, provenienti quasi certamente da fuori regione, contaminati da metalli pesanti.

Il comitato "Valle Oliva" alla manifestazione di Amantea del 24 ottobre

“In occasione della Campagna Referendaria per l’Acqua Pubblica (iniziativa annunciata sulla Gazzetta Ufficiale Seri Generale N. 76 del 1 Aprile 2010) il Comitato Civico “Valle Oliva. Terre a perdere”, insieme al Comitato Civico “De Grazia” di Amantea,- si legge in una nota del comitato Aiellese – effettuerà la raccolta di firme ad Aiello Calabro, in piazza Municipio, nei giorni: sabato 05, domenica 06 e lunedì 07 giugno 2010 dalle ore 10:00 alle ore 15:00 e dalle ore 17:30 alle ore 20:00″.

Anche i cittadini di Aiello potranno dare un incisivo contributo alla raccolta firme che ha già superato il quorum necessario (500mila firma) a livello nazionale,per poter indire i referendum. Anche in Calabria è stato oltrepassato l’obiettivo minimo stabilito in 24mila firme. Ma resta importante proseguire l’iniziativa per far conoscere la problematica e sensibilizzare la cittadinanza a partecipare al referendum che prossimamente sarà indetto. Sarà quella la tappa più importante. Se si riuscirà a portare alle urne la maggioranza degli elettori italiani, saranno abrogate le norme che prevedono la gestione privata dell’acqua, sarà sancito che  l’acqua è un bene comune privo di rilevanza economica, e pertanto deve stare fuori dalle logiche del mercato, per evitare che privati senza scrupoli se ne possano appropriare per realizzare dei profitti.

Info: comitato.valleoliva@gmail.com

02 giugno 2010

Comitato Civico Natale De Grazia

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A Lamezia “Scorta civica” per i magistrati antimafia

1 giugno 2010 Commenti chiusi

Organizzato dalle Scorte civiche Calabresi, di Caltanissetta e Palermo un sit-in di solidarietà ai magistrati vittime di atti intimidatori

I ragazzi della Scorta Civica insieme a Bruni, Spadaro e Vitello con "l'Agenda Rossa"

Anche Lamezia Terme dice NO alla mafia.

Nella mattinata del 29 Maggio scorso associazioni, cittadini, studenti e anche istituzioni politiche di diverso schieramento si sono ritrovati davanti al Palazzo di Giustizia, in un sit-in organizzato dalla Scorta Civica Calabria-Caltanissetta- Palermo, e insieme si sono stretti in un abbraccio di solidarietà attorno a quei magistrati impegnati quotidianamente nella lotta alla criminalità e per questo vittime di atti intimidatori. «Eroi da proteggere e sostenere finché sono ancora vivi» li hanno definiti gli organizzatori dell’iniziativa, come il Procuratore Salvatore Vitello, il Presidente della sezione penale del tribunale lametino Giuseppe Spadaro, il Procuratore Pierpaolo Bruni della Procura di Crotone. Magistrati  che s’impegnano quotidianamente nella lotta alla mafia e per la difesa della Costituzione.

Il ruolo delle Scorte civiche, “costola” delle movimento delle Agende Rosse,  fondato da Salvatore Borsellino,  nella speranza di far luce sulle stragi di Palermo, in cui persero la vita il fratello Paolo ed il giudice Falcone, è quello di cercare di far capire alla società civile che è ora che ogni singolo cittadino faccia la propria parte per garantire l’incolumità ai magistrati antimafia, per far sentire loro che i cittadini apprezzano il delicato lavoro che svolgono. «Noi prima di essere magistrati siamo uomini, – ha affermato il presidente Spadaro – uomini che fanno sempre più fatica a spiegare ai loro cari il perché dei loro silenzi, delle loro assenze da casa e dei loro sacrifici per un mestiere sempre più ingrato, anche e soprattutto per le continue denigrazioni a cui i nostri familiari sono costretti ad assistere, quasi fossimo noi giudici i criminali. Sono un uomo, sono un uomo-giudice» La sua è stata una commozione che ha toccato tutti i presenti che si sono lanciati in un lungo applauso per questo servitore dello Stato costretto a subire minacce, non solo rivolte a lui personalmente ma anche ai suoi bambini. «La famiglia non c’entra, – ha detto con forza Spadaro – la famiglia non si tocca. Un vero uomo non si sarebbe mai permesso, i figli non c’entrano».

«Ma vi conviene vivere così? – ha chiesto il Procuratore Vitello rivolgendosi agli uomini di mafia – Ma che vita fai? continuamente immerso nel terrore che la cosca rivale possa trucidare te e la tua famiglia. Ma ha senso vivere così? Pensate che si possa acquisire rispetto mancando di rispetto alla collettività? È un falso rispetto: la gente vi odia. Questo sit-in è anche per chi sta dalla parte mafiosa: sono tutti invitati a cambiar vita, convertendosi a vivere serenamente la libera democrazia italiana».

«Questa partecipazione – ha detto il magistrato crotonese Pier Paolo Bruni – significa che la Calabria sta sviluppando gli anticorpi per reagire a questa tremenda malattia che è la criminalità organizzata. Questi ragazzi sono la testimonianza del fatto che la società calabrese è un organismo sano che sa e vuole reagire».

Si, erano soprattutto giovani ad affollare piazza della Repubblica a Lamezia. Rragazzi che sventolavano bandiere e striscioni delle associazioni antimafia, ma sopratutto tante agende rosse al cielo in memoria di quell’agenda sottratta dall’auto di Paolo Borsellino il giorno del suo attentato e che conteneva tante verità sulla criminalità e sui legami della Mafia con pezzi delle istituzioni. «Oggi abbiamo creato un nuovo ponte dello stretto, – hanno dichiarato i componenti della Scorta civica calabrese insieme a quelle di Palermo e Caltanissetta – quello della legalità e della resistenza alle critiche, resistenza ai sistemi collusi, al “puzzo del compromesso”. Siamo ovunque, siamo “piccole” gocce in tutta Italia, perché verità e giustizia sia fatta per le stragi di Falcone e Borsellino e per tutte le vittime di mafia. E per far sì che questi magistrati-uomini non debbano più sentire solitudine, sappiano gli “uomini” di mafia, che ogni volta che minacceranno uno di questi veri uomini, minacceranno anche noi. Noi della scorta civica resteremo uniti insieme a loro.”

Una risposta a quel luogo comune che definisce i Calabresi gente omertosa, incapace di stare dalla parte delle persone oneste, e la Calabria come una regione rassegnata e incapace di arrabbiarsi difronte alle brutture di questa terra. “E’ nelle scelte quotidiane che si costruisce il cambiamento. – Affermano le “Agende rosse” – e fortunatamente noi abbiamo degli esempi da seguire come il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Caltanissetta Giovanbattista Tona, come il Procuratore aggiunto alla procura di Palermo Antonio Ingroia, come il Procuratore della Repubblica di Caltanissetta Sergio Lari e il Procuratore di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone – a cui va la nostra solidarietà e vicinanza per le minacce subite nei giorni scorsi –, come il Procuratore della Procura di Paola Bruno Giordano che nonostante pochi mezzi e uomini, nonostante le minacce, gli attacchi e i rischi continuano a lottare per noi”.

«Chiunque può contribuire attivamente a rendere migliore la nostra società – sono le parole di Salvatore Borsellino – Se l’antimafia diventa un patrimonio “collettivo”, allora colpire un singolo giudice non sarà più conveniente per la criminalità organizzata. E come diceva, esattamente mio fratello Paolo : “Se la gioventù le negherà il consenso anche l’onnipotente e misteriosa mafia svanirà come in un incubo.”

Lamezia Terme 29 maggio 2010

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