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L’Espresso riapre il caso Cetraro: “E’ un’altra la nave dei veleni”

6 novembre 2009 Commenti chiusi

Fonte: Repubblica.it

http://www.repubblica.it/2009/09/sezioni/cronaca/nave-veleni/nave-dellebugie/nave-dellebugie.html

Le rivelazioni del pilota del Rov che il 12 settembre scorso s’immerse
a 470 metri in cerca dei bidoni tossici nel cargo affondato dal pentito Fonti

L’Espresso riapre il caso Cetraro
“E’ un’altra la nave dei veleni”
di CARLO CIAVONI

ROMA – Quella in fondo al mare di Cetraro, scoperta la scorsa settimana e risultata – secondo il ministero dell’Ambiente – una nave passeggeri – la Catania – affondata nel 1917 e non la tanto temuta “nave dei veleni”, potrebbe rivelarsi invece la “nave delle bugie”. In questa storia, in altre parole, c’è qualcuno che non dice la verità. 

L’Espresso, oggi in edicola, pubblica un articolo di Riccardo Bocca, nel quale viene riportata la trascrizione della testimonianza audio del pilota del Rov – Remotely Operated Vehicle, il congegno meccanico dotato di telecamera per l’esplorazione dell’ambiente sottomarino – che il 12 settembre scorso scese a 470 metri per verificare se nelle stive di quello scafo c’erano o no dei bidoni sospetti. 

Il pilota parla di due stive pienissime di bidoni, tanto piene da non permettere l’ingresso neanche ai pesci. E questo non coincide affatto con quanto affermato dal ministero dell’Ambiente, che ha sempre detto che le stive della Catania erano vuote. Lo stesso pilota parla poi di uno scafo con una fiancata alta 6-7 metri e con una parte dello scafo interrato, mentre la Catania non era alta più di 5,5 metri. 

E ancora: le coordinate del punto in cui il primo Rov scese in cerca dei presunti veleni il 12 settembre scorso, sono diverse da quelle in cui è sceso il secondo Rov, sulla verticale della Catania. C’è una differenza di 3 miglia e mezzo, tra la prima nave con le stive piene e la seconda, con le stive vuote. 

Insomma, dichiarazioni che smentiscono di fatto la ricostruzione fatta giovedì scorso alla Direzione Nazionale Antimafia, alla presenza del ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, del Procuratore Piero Grasso, e del capo della Direzione distrettuale Antimafia di Catanzaro, Vincenzo Lombardo. 

Il confronto fra le affermazioni del pilota del Rov con quelle ufficiali del Governo e dei magistrati, pone diversi interrogativi. Ma uno, prima di tutti: i filmati e le immagini portate a testimonianza dalle pubbliche autorità giovedì scorso alla Direzione Nazionale Antimafia si riferiscono ad una nave che non è quella che si sarebbe dovuta cercare?

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Il mistero della nave dei veleni: dopo novant’anni può allungarsi di 7 metri?

6 novembre 2009 Commenti chiusi

Fonte: http://domani.arcoiris.tv/?p=2742

articolo di Susanna Ambivero *

del 4/11/2009

Il ministro dell’ambiente Stefania Prestigiacomo e il Procuratore Nazionale Antimafia Piero Grasso, il 29 ottobre, hanno affermato che la nave al largo di Cetraro, in provincia di Cosenza, non è la Cunsky corredata dal suo pericoloso carico di 120 fusti di materiale radioattivo come ha affermato il pentito Fonti fin dalle sue dichiarazioni datate anno 2000, dichiarazioni che  non hanno quasi mai sortito reazione alcuna da parte delle istituzioni.
Secondo gli esponenti di governo si tratterebbe in realtà del Catania un piroscafo passeggeri costruito nel 1907 e silurato dai tedeschi nel 1917 . Questo è stato dimostrato, secondo il loro giudizio, dalle ricerche effettuate dalla nave “Oceano” inviata dal Ministero dell’Ambiente in Calabria.
Dunque il pentito Fonti è stato in grado di indicare il luogo esatto di un relitto sottomarino sconosciuto fino ad ora ma si è confuso sul nome.
Per la Prestigiacomo e Grasso il caso è chiuso, per qualsiasi altra persona no, per il pentito Fonti che ora si trova nella situazione di non ricevere più nessuna protezione in quanto considerato collaboratore non attendibile, ancora meno.
Sono tante le incongruenze che stanno emergendo con il passare dei giorni.
Secondo i registri navali le coordinate che indicano il posizionamento del relitto del “Catania” sono 39.32 N ; 15.42 E. Le coordinate del punto in cui è stato calato il robot della Copernaut Franca che ha individuato un relitto il settembre scorso, sono 39.28.50 N ; 15.41.57 E. Tentando di spolverare le mie reminiscenze di carteggio navale questo sta ad indicare che i due relitti si trovano a circa 3 miglia navali di distanza ossia quasi sei chilometri, roba che se si commette un errore di rotta del genere a bordo di una nave ci si ritrova spiaggiati in quatto e quattrotto.
Le immagini che sono state inizialmente diffuse dalla Regione Calabria che mostravano una nave lunga più di 100 metri e larga 20, con un grosso squarcio a prua dal quale fuoriesce un fusto, cosa ci mostravano?  Le immagini sono nitide, si vede un mercantile che sembra costruito dopo gli anni ‘50 adagiato su un fianco e coperto da reti. Si è trattato di un’allucinazione collettiva?
Se così fosse ne sono stati vittima anche personaggi illustri come procuratore di Paola Bruno Giordano che, prima che il fascicolo di indagini gli fosse tolto dalle mani, aveva dichiarato “Se sia davvero la nave di cui parla il pentito Fonti, questo lo dirò solo quando avremo tutte le prove. Certo, una serie di elementi lo fanno pensare: la lunghezza complessiva, la relativamente recente costruzione, perché non presenta bullonature ma le lamiere sono saldate, il fatto che non sia registrata come affondata, tutto ciò fa pensare che sia una delle tre navi indicate dal pentito”.
Anche uno dei più grandi esperti in inchieste riguardanti navi contenenti veleni e fatte affondare, il procuratore Nicola Maria Pace, aveva commentato nei giorni precedenti al comunicato ufficiale del ministro Prestigiacomo e del procuratore Grasso “si riproduce e si sovrappone, con una precisione addirittura impressionante, agli esiti di indagini che ho condotto proprio come procuratore di Matera, partendo dalla vicenda della Trisaia di Rotondella e proseguendo con la tematica dello smaltimento in mare di rifiuti radioattivi, su cui svolsi delle indagini in collegamento investigativo con la procura di Reggio Calabria”.
La versione ufficiale si scontra anche con le affermazioni di altri esperti del settore che indicano la motonave “Oceano” utilizzata dal ministero dell’ambiente per gli accertamenti, come mezzo inadeguato per svolgere i rilevamenti che si sostiene siano stati fatti.
Ma continuando con le illogicità: secondo il registro navale della World Ship Society e i dati pubblicati dal sito specializzato Miramar Ship Index e dal sito www.uboat.net , il Catania dovrebbe esser lunga 95.8 metri; il relitto rinvenuto ha una lunghezza (ufficiale da relazione del ministero) di 103 metri. Non si conoscono precedenti casi in cui un affondamento prolungato novant’anni abbia causato l’allungamento di uno scafo di più di sette metri.
Se però venisse confermato ciò che è stato affermato dalla Prestigiacomo e da Grasso tornerebbe d’attualità la necessità di capire come mai un anno e mezzo fa il dipartimento di Reggio Calabria dell’Arpacal, l’agenzia regionale per la protezione dell’ambiente,  ha denunciato la presenza di Cesio 137 nelle acque prospicienti Cetraro, denuncia che portò nel 2007 la Capitaneria di Porto a vietare la pesca in quest’area, divieto poi ritirato in tutta fretta e senza aver eseguito nessuna contro-analisi nel 2008. A seguito della denuncia Arpacal la procura di Paola ha anche aperto un inchiesta per accertare le cause della morte di alcune persone, morte che si sospetta siano la conseguenza di una contaminazione con rifiuti radioattivi.
Speriamo che questo pasticciaccio istituzionale non vada comunque ad intaccare le investigazioni in corso sui traffici internazionali di rifiuti tossici e radioattivi. Fu Carlo Giovanardi ad affermare in un audizione in parlamento che “numerosi elementi indicavano il coinvolgimento nel suddetto traffico di soggetti istituzionali di governi europei ed extraeuropei, nonché di esponenti della criminalità organizzata e di personaggi spregiudicati”.

* Susanna A. Pejrano Ambivero (Milano, 06 Agosto 1971) ha una formazione medico scientifica, spesso impegnata in battaglie sociali e culturali soprattutto nell ambito del contrasto alla mentalità mafiosa. Vive nel profondo nord, a Cologno Monzese (MI), località tristemente nota per fatti di cronaca legati a ‘ndrangheta e camorra.

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“A largo di Cetraro le navi sono tre”

3 novembre 2009 Commenti chiusi

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Fonte: La Repubblica.it

Una seduta della Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti

Il pm Greco racconta di ricerche e relitti individuati e non ancora identificati

Il documento segreto del 2006
“A largo di Cetraro le navi sono tre”

di ANNA MARIA DE LUCA e PAOLO GRISERI

CETRARO - Un documento inedito. E’ la parte segreta di una seduta della Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti. Un documento ufficiale dove si dice che le navi sono tre, non una. E che sono stati pescati fusti in mare. Ma nessuna delle tre navi corrisponde alle misure e alla profondità del “Catania”, il relitto della prima guerra mondiale ritrovato proprio dove si credeva potesse esserci una nave dei veleni. Così, quello che dopo la dichiarazione di chiusura del caso di Cetraro, sembrava una mera ipotesi, oggi ritorna a prendere corpo. Come resta, nero su bianco, il verbale che riporta tracce di cesio rinvenute nei pesci. Analisi, lo ricordiamo, scomparse nel nulla.

Il documento inedito si riferisce ad una seduta del 24 gennaio 2006 dove il pm Franco Greco, che all’epoca aveva aperto l’inchiesta sulla nave di Cetraro, dice davanti alla commissione che i pescatori della zona hanno pescato dei bidoni: “Ho cercato in tutti i modi di capire quale fosse il luogo preciso. Mi sono state date delle coordinate, che ho riportato al consulente, per verificare il sito…. Ed è stato rilevato un corpo estraneo della lunghezza di 126 metri. I consulenti hanno escluso che si possa trattare di un oggetto naturale… non si spiegano cosa sia. Potrebbe essere una nave… si trova a 680 metri di profondità”.

Una nave, non l’unica nave. Infatti, si legge nel documento di un secondo ritrovamento: una nave lunga tra gli 88 e i 108 metri, larga dai 15 ai 20 metri, a 380 metri di profondità. Intorno alla pancia di questo relitto c’è un alone di 200 metri quadri, scuro, che – dice davanti alla commissione il Sostituto Procuratore Franco Greco – “non può essere liquido e deve per forza essere il carico della nave che appoggiandosi, si è aperto ed è fuoriuscito”

Greco racconta di aver chiesto alla Capitaneria di Porto se c’erano navi da guerra affondate in quell’area. Alla Capitaneria non risultavano unità da guerra. Risultava solo una nave affondata nel 1989, a 15 miglia, verso Scalea. Incrociando dati con l’ufficio maridrografico di Genova, Greco scoprì che esisteva un relitto della prima guerra mondiale ma scoprì anche due grandi punti interrogativi: la nave risulterebbe affondata nel 1920, cioè dopo la fine della guerra. Si chiamava “Federico II”, ma gli atti sono “classificati, ossia coperti da segreto militare”. Un segreto militare dopo ottanta anni dall’affondamento?
La nave di cui parla Fonti sarebbe affondata nel ’92. Le mappe nautiche riportano la Federico II dal 1993, come relitto non pericoloso con battente d’acqua sconosciuto. “Il che vuol dire – dice il pm Greco – che non sanno cos’è; ma allora come fanno a dire che non è un relitto pericoloso? Ho chiesto il motivo per il quale questa nave non è stata mai riportata nelle mappe nautiche e non mi hanno saputo dare una risposta”. Di certo c’è che nella zona della nave Federico II la Capitaneria di Porto di Cetraro vietò la pesca per un anno e quattro mesi perché proprio lì le analisi hanno rilevato metalli pesanti, tra cui arsenico e mercurio, fuori dai livelli consentiti. Come mai proprio in quel punto la concentrazione dei metalli?

La seduta segreta tra Greco e la commissione viene sintetizzata in una domanda che lo stesso Presidente della Commissione rivolge al pm: “Dottore, mi faccia capire, mi sto perdendo. C’è quindi una nave certa, una che si vede e una che potrebbe esserci”. E il pm risponde: ” Sì, quello è il posto dove sono stati trovati i bidoni”.

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19 domande per il Ministro Prestigiacomo

3 novembre 2009 Commenti chiusi

Associazioni, movimenti, comitati e sindacati organizzatori della

Manifestazione Nazionale di Amantea del 24 ottobre 2009

Stefania Prestigiacomo - Ministro Ambiente

Stefania Prestigiacomo - Ministro Ambiente

Tutte le associazioni organizzatrici della manifestazione di Amantea dello scorso 24 ottobre, chiedono al Ministero dell’Ambiente che siano fornite le risultanze documentali delle prospezioni marine e delle analisi di laboratorio effettuate sui campioni prelevati dalla nave “Mare Oceano” che ha operato al largo di Cetraro per individuare l’eventuale presenza della nave carica di rifiuti radioattivi come rivelato dal pentito Fonti.

In attesa di poter valutare direttamente, mediante tecnici di fiducia e di analisi comparate,  chiedono di fugare tutti i dubbi e le perplessità addensatisi su una vicenda piena di contraddizioni. E per questo pongono al Ministro Prestigiacomo le seguenti domande:

1)      Come è possibile che una persona non del luogo, come Francesco Fonti, fosse a conoscenza della presenza di un relitto nei fondali di Cetraro esattamente nel sito dove è stato trovato?

2)      Perché questo relitto, se conosciuto dalla Marina Militare e dalle Capitanerie di Porto, non è stato segnalato a tempo debito al Procuratore Giordano titolare dell’inchiesta?

3)      Perché esistono differenze sostanziali tra le caratteristiche del relitto di Cetraro e del piroscafo Catania? Quest’ultimo, secondo i dati dei costruttori, era lungo 95,8 metri mentre la lunghezza ufficiale del relitto, comunicata dal Governo, è pari a 103 metri. I dati differenti del piroscafo Catania sono ben noti e riportati nel registro navale della World Ship Society e pubblicati dal sito specializzato Miramar Ship Index. Gli stessi identici dati sono pubblicati anche sul sito specializzato nella storia degli U-boat (www.uboat.net).

4)      Perché dai registri navali risulta che il piroscafo Catania venne affondato almeno a 3,2 miglia di distanza dal punto dove la “Mare Oceano” stava effettuando le verifiche. Un punto più a largo di circa cinque chilometri, non qualche centinaio di metri.?

5)      Come mai le foto e le riprese video effettuate dal Rov della Nave Oceano sembrerebbero diverse da quelle realizzate dal Rov dell’Arpacal?

6)      Perché non è stato ancora reso pubblico l’intero filmato georeferenziato realizzato dal Rov della Mare Oceano?

7)      Perché il Ministro, prima ancora che il Rov della Geolab si immergesse nelle acque, ha comunicato che il relitto di Cetraro non poteva essere quello del Cunsky ?

8)      Che fine hanno fatto i fusti o maniche a vento ripresi dal Rov inviato dalla Regione Calabria e perché non sono stati recuperati e portati in superficie a prova della asserita verità?

9)      Perché la ministra Prestigiacomo ha subito detto che il “caso è chiuso” senza neanche accertarsi del carico della nave?

10)  Perché sono stati comunicati solo i dati delle analisi sulla radioattività effettuate a 300 metri di profondità nonostante il relitto si trovi ad oltre 480 metri? Questa differenza incide notevolmente visto che le radiazioni gamma hanno una schermatura diversa a seconda della profondità. Ad esempio 170 metri generano un livello di schermatura pari ad un fattore 3*E126. Quindi anche in presenza di numerosi noccioli di reattori nucleari la contaminazione radioattiva non sarebbe facilmente rilevabile.

11)  Perché, nonostante la richiesta ufficiale da parte della Regione Calabria, non è stato comunicato il protocollo scientifico adottato per compiere le analisi sul relitto, sui fondali e nelle acque circostanti?

12)  Perché  non sono state condotte, in via preliminare, le dovute indagini sulla catena alimentare della fauna ittica e  sui sedimenti dei fondali onde rilevare la presenza di eventuali radionuclidi e/o agenti contaminanti di diversa natura? Questo  allo scopo di tranquillizzare la popolazione in caso di eventuale riscontro negativo o viceversa proclamare lo stato di emergenza onde ricorrere agli indennizzi in caso di riscontro positivo (alla luce di indagini pregresse che già paventarono tale possibilità)?

13)  Perché per la vicenda del relitto di Cetraro è stato adottato un metodo differente da quello utilizzato per le indagini sul materiale contaminato rinvenuto nella vallata dell’Oliva dove le analisi sui campioni prelevati saranno condotte da quattro laboratori differenti mentre sulla Nave Oceano non  è stato permesso l’ingresso, se non per poche ore, ai ricercatori dell’Arpacal?

14)  Perché tanta fretta nel chiudere le indagini e nel mandare via la Nave Oceano  mentre , vista la presenza in loco dell’imbarcazione, si sarebbe potuto continuare a scandagliare tutto il mare circostante Cetraro?

15)  Perché la Capitaneria di Porto di Cetraro nel 2007 emise l’ordinanza di divieto di pesca a poche centinaia di metri dal luogo indicato da Fonti , subito dopo le analisi effettuate dall’Arpacal che indicavano la presenza allarmante di metalli pesanti quali l’arsenico, il cobalto ed il cromo sul pescato?

16)  E perché quell’ordinanza venne ritirata un anno dopo? Sarebbe utile comunicare i risultati di quelle analisi.

17)  Perché non sono stati applicati anche a Cetraro i recenti provvedimenti legislativi  (L. 123/2008 e L. 210/2008) che classificano come siti strategici di interesse nazionale le aree in cui vengono smaltiti o individuati rifiuti tossici e/o nocivi?

18)  Chiediamo alla Ministro Prestigiacomo se è a conoscenza dei filmati effettuati nel 2005 2006 per conto della Procura di Paola della società Nautilus e chiediamo cosa questi hanno filmato e di rendere  pubblici tali filmati.

19)  Perché ad esprimersi sui risultati dei riscontri effettuati dalla nave Oceano sono stati la ministra Prestigiacomo ed il procuratore generale della DNA Pietro Grasso e non il titolare delle indagini?

Le associazioni, i comitati e i movimenti organizzatori della manifestazione del 24 ottobre ad Amantea:

Comitato Civico Natale De Grazia / Movimento Ambientalista del Tirreno /Forum Ambientalista / Beni Comuni Cosenza / Rosso Cetraro / WWF Amantea-Belmonte C./ Associazione Paolab/ Associazione Confronti / Comitato Civico Valle Oliva Terre a Perdere / CGIL Amantea / Cib Unicobas / Ammazzateci Tutti movimento antimafia.

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Nave dei veleni: i dubbi di Angela Napoli (PDL)

3 novembre 2009 Commenti chiusi
on. Angela Napoli (Commissione parlamentare antimafia)

on. Angela Napoli (Commissione parlamentare antimafia)

Il problema dell’inquinamento ambientale della Calabria ha sempre destato in me grandi inquietudini e perplessità su come lo stesso sia stato continuamente affrontato. Inquietudini e perplessità che oggi più che mai, alla luce

delle ultime vicende delle navi dei veleni, sono diventate non più sopportabili. Ed allora ho deciso di spogliarmi momentaneamente delle vesti di politico e di assumere i panni di normale cittadina che vive in quella martoriata terra. E’ poiché con tali vesti non intendo patteggiare né per i Governi nazionale o regionale, né per questo o quel Magistrato, più che mai per un collaboratore piuttosto che per qualsiasi trafficante o faccendiere, sento la necessità di porre alcune domande per vedere se qualcuno è in grado di darmi le relative risposte.

Premetto che parto dalla certezza che la ‘ndrangheta, come la camorra, trae grandi profitti dal settore dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani e tossici e che per poter praticare tale illecita attività deve trovare complicità in ambienti istituzionali di varia natura.

Ma ritorniamo alle navi dei veleni e prima di potermi sentire tranquilla sull’esito delle relative indagini, gradirei sapere se c’è stata attività, ed in caso affermativo le relative risultanze, dopo la deposizione nel 2005 presso la DNA del memoriale del collaboratore Fonti.  Se e chi ha avuto la possibilità di comparare le immagini realizzate dalla Geolab con quelle della Copernaut.  Perché nelle fasi di accertamenti non vi è stata reciproca collaborazione tra Governi nazionale e regionale. Perché la Magistratura competente non ha provveduto a sequestrare i relitti reperiti al fine di accertare l’identità e l’eventuale uguaglianza degli stessi. Chi può garantire che a largo delle coste calabresi non giacciano navi affondate dalla ‘ndrangheta e contenenti rifiuti radioattivi.  Chi mi garantisce che le morti del Capitano Natale De Grazia e della giornalista Ilaria Alpi non siano avvenute perché entrambi vicini alla scoperta di verità . Perché le indagini nel merito finiscono ogni volta che le stesse passano per competenza dalle Procure ordinarie alle DDA. Perché a distanza di anni qualcuno tenta di riavviare le indagini e qualcun altro fa si che le stesse vengano immediatamente chiuse.

Sarò sicuramente una cittadina sospettosa, ma se non mi verranno date esaustive risposte, non potrò che desumere che in questo settore, oltre agli interessi della ‘ndrangheta ci sono anche quelli di ben altri ambienti, la cui natura potrà essere identificata da ogni cittadino in chi riterrà più opportuno.

On. Angela NAPOLI

Componente Commissione parlamentare antimafia

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Emergenza ambientale: il Comitato “De Grazia” esprime solidarietà e vicinanza a Greco e Giordano

3 novembre 2009 Commenti chiusi
SILVESTRO GRECO

Silvesto Greco Assessore regionale Ambiente

Il Comitato Natale De Grazia, assieme a tutte le associazioni promotrici della Manifestazione Nazionale del 24 ottobre svoltasi ad Amantea, manifestano solidarietà all’assessore regionale Silvestro Greco e al Dr Bruno Giordano, capo della procura di Paola.

In particolare, esprimono fiducia e vicinanza all’assessore regionale all’ambiente, Silvestro Greco che, con la sua iniziativa, dettata soltanto dalla caparbia volontà di voler agire per il bene della Calabria, ha consentito di approfondire la ricerca sul sito di Cetraro, i cui risultati, al di là delle ultime notizie, non ritengono definitivi in quanto pieni di contraddizioni.

Pertanto le associazioni tutte stigmatizzano le critiche feroci mosse all’assessore, apprezzando, viceversa, il suo senso delle istituzioni e l’estrema trasparenza nell’aver comunicato costantemente l’attività svolta dalla Regione ed essendosi offerto – finora – come unico interlocutore istituzionale con i cittadini.

Bruno Giordano 1

Bruno Giordano capo Procura di Paola

Occorre che l’assessore Greco ed il Procuratore Giordano continuino a lavorare in tranquillità e siano sostenuti adeguatamente con risorse e mezzi necessari.

La loro opera è oggi indispensabile per tutti i calabresi che vogliono conoscere la verità sul traffico illecito di materiale tossico, nocivo e radioattivo che da anni interessa la nostra regione.

Amantea 02/11/09

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Nave dei veleni. Wwf: il caso non è chiuso

3 novembre 2009 Commenti chiusi

LETTERA DEL WWF A PRESTIGIACOMO E GRASSO

“PERIZIA PUBBLICA COMPARATA DEI VIDEO ANCORA PIÙ URGENTE

PER FUGARE DUBBI SUI PUNTI NAVE DELLE  2 INDAGINI FILMATE”

Il WWF ha inviato questa mattina una lettera al Ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, e al procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso. Nel messaggio il Presidente del WWF Italia, Stefano Leoni, ha ribadito l’urgenza di una perizia pubblica comparata che possa fugare ogni dubbio e accertare appieno la verità sull’identità e il contenuto della nave affondata a Cetraro.

Nella lettera il WWF segnala che da alcune verifiche compiute dall’associazione esisterebbero delle incongruenze sui punti nave su cui hanno operato le due indagini filmate, ovvero, quello utilizzato dalla ‘Mare Oceano’ e quello su cui ha indagato la stessa Regione Calabria circa 1 mese fa. Secondo queste analisi il punto su cui ha operato la  ‘Mare Oceano’ sarebbe a tre miglia e mezzo (6,5 km circa di distanza) dal luogo dove era stato individuato dalla Regione Calabria il relitto della sospetta nave dei veleni (le coordinate fornite dalla Regione di quest’ultima sono: 39 gradi 28.50 primi nord, 15 gradi 41.57 primi est; mentre quelle della nave mercantile Catania, come risulta da dati tratti dall’Ufficio idrografico del Regno Unito, sono: 39 gradi, 32 primi nord,  15 gradi, 42 primi est).

“Siamo stati i primi a gioire delle risposte rassicuranti da voi venute in occasione della conferenza stampa del 29 ottobre scorso, ma siamo convinti che l’unico modo per superare ogni equivoco sia quello di approfondire nel modo più trasparente possibile le analisi dei relittidichiara il WWF nella lettera a Prestigiacomo e Grasso Per questo il WWF chiede una perizia pubblica comparata, a cui possano assistere esperti nominati dalle associazioni ambientaliste, tra i due video girati dal ROV della nave ‘Coopernaut Franca’ della società Nautilus cha ha agito su incarico della Regione Calabria e dell’Arpacal (Agenzia regionale protezione ambiente) e dal ROV della nave ‘Mare Oceano’ della società Geolab incaricata dal Ministero dell’ambiente nonché di tutte le informazioni riguardanti le zone di operazione (a partire dalle coordinate) e le caratteristiche tecniche del naviglio rilevato.

Questo per proseguire nell’“Operazione Trasparenza” lanciata dal WWF il primo ottobre scorso anche per superare quelle che in passato sono state segnalate come reticenze di Stato sui traffici illeciti internazionali di rifiuti pericolosi e radioattivi, spesso coniugati con il traffico d’armi, e chiedere un’azione adeguata, continuativa e coordinata del Governo, del Parlamento  e della Magistratura su questo tema. Con la richiesta di oggi il WWF ribadisce la sua proposta della nomina di un Commissario delegato alla individuazione, messa in sicurezza, e la bonifica, laddove possibile, dei relitti delle “navi a perdere” e dei siti di discarica a terra, con adeguate risorse economiche e tecniche.

Roma, 2 novembre 2009

Ufficio stampa WWF Italia – tel. 06-84497.377, 213, 265, 463

LEGGI LA LETTERA

Nave veleni lettera prestigiacomo e grasso

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En Calabre, la vérité sommeille à 500 mètres de profondeur

2 novembre 2009 Commenti chiusi
Fonte: Radiofrance-blogs.com
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Comprendre l’Italie à travers ses nuances

“Ce n’est pas le Cunski et il n’y a aucune trace de déchets radioactifs. Affaire classée.”Communiqué du Ministère de l’Environnement du 29 octobre 2009

Ce qui se présentait comme un des plus grands scandales de ces vingt dernières années ne reposerait sur aucun fait tangible.

Fin Aout, un mafieux repenti de la N’Dranghetta affirme dans un interrogatoire que la Mafia Calabraise coulait au large des cargos avec à leur bord des containers de déchets toxiques. Au total, une trentaine de bateaux aurait été ainsi sabordé.

Francesco Fonti, il pentito, parle de trois navires dont il aurait lui même orchestré le sabordage. En guise de bonne foi, il donne les coordonnées d’une des trois épaves, au large de Cetraro. Le Parquet vérifie :  il y a bien un bateau qui repose à 470 mètres de fond.

L’association écologiste Legambiente dénonce cet état de fait depuis 20 ans. Une pratique connue mais la loi du silence engendre l’indifférence. Selon Legambiente, de 1975 jusqu’au début des années 90, la Mafia récupérait des déchets toxiques venus du Nord (Italie, Europe), les chargeait sur des cargo pourris et faisait tout exploser au large.

Les déclarations du repenti relance l’idée d’un véritable crime contre l’environnement perpétré en Méditerranée. Et pas seulement.

Francesco Fonti affirme que “les déchets ont été dans un premier temps acheminés en Somalie et remis aux seigneurs de guerre qui étaient payés en armes. En échange, ces groupes africains balançaient les déchets dans le désert. A l’arrivée des cargos, les militaires italiens qui géraient le port de Mogadiscio s’arrangeait pour regarder ailleurs“, dit Fonti. Il y avait un arrangement.

La découverte de l’épave à la fin de l’été accrédite les thèses de Francesco Fonti.

Aussitôt, des caméras plongent pour filmer les premières images de l’épave et des bidons.

Au port de Cetraro, c’est la déprime.

Les pêcheurs refusent de travailler ” A quoi bon aller en mer puisqu’on ne vendra pas le poisson que tout le monde soupçonne être radioactif“.

Les chalutiers restent à quai.

Plus de pêche, plus de marché, les poissonniers ne travaillent plus.

Tout un pan de l’économie locale est arrêtée.

Ils attendent le résultat des expertises ordonnées par le gouvernement.

Le bateau “Mare Oceano” se rend sur zone pour envoyer un robot ultra performant inspecter les fonds. Dotés de caméra, il identifiera avec précision le cargo.

A terre, les militants écologistes s’inquiètent. Leur Calabre si belle, si contaminée aussi bien dans son sol que dans ses eaux.

Les professionnels du tourismes accablent ces “alarmistes”. “A force de manifester, ils font peur aux touristes et l’économie devient sinistrée. Plus de pêche, plus de tourisme”

Parce que quoi qu’il en soit, l’affaire du Cunski n’est pas nouvelle. Ce qui constitue une découverte aux yeux de l’Europe n’est, sur place,  que le prolongement d’un scandale qui dure depuis vingt ans.

L’acheminement des déchets toxiques vers la Somalie. Les bateaux coulés en Mediterranée. Les déchets industriels largués dans des décharges improvisées à ciel ouvert.

Les médecins ont constaté ces dix dernières années une progression spectaculaire du nombre de cancers et tumeurs, “nous sommes tous des cadavres ambulants” marmonne PierAngelo, un quadragénaire qui traine sur le port de Cetraro.

Mais aucun lien ne peut être établi entre l’augmentation des pathologies et la présence avérée des déchets toxiques, identifiés et repérés par des images satellites et des études géologiques menées par la Region. Ici, la température du sol est supérieur de 7 à 8 degrés à celle relevée sur les terrains avoisinants.

En 1990, la Jolly Rosso, un navire contenant “officiellement’ des déchets toxiques s’échouent à Amantea. Les enquêtes s’ouvrent pour découvrir ce qu’est devenu le chargement du “bateau rouge“. Les enquêtes s’élargissent à la pratique des sabordages au large.

Natale di Grazia, capitaine de frégate de la capitainerie du port de Reggio, travaillait pour le Parquet. Ses investigations mettaient en lumière l’immense marché des déchets toxiques et les naufrages en mer. Les mafieux repentis ont commencé à parler, à donner des informations précises.

Natale di Grazie devait recueillir des témoignages importants à La Spezia dans le cadre de l’enquête du “bateau rouge”.  Parti en voiture, il n’atteindra jamais sa destination. Arrêté à une aire de repos pour se restaurer, il sera terrassé à la sortie de la caféteria par un infarctus. Aucune autopsie, aucun droit à la famille de récuperer le corps. Et les honneurs funèbres de la Nation pour “ce soldat qui  luttait avec courage contre la Mafia”.

Gianfranco Posa a travaillé avec l’ONG WWF. Militant écologiste, il est aujourd’hui le président d’un comité apolitique et citoyen qui porte le nom de Natale di Grazia. Depuis 20 ans, ce comité pointe les nombreux dysfonctionnements.

 © GCLP

© GCLP

A Amantea, ITW de Gianfranco Posa, président du Comité NatalediGrazia qui travaille avec WWF Calabre :

5′45

per ascoltare vai su http://radiofrance-blogs.com/eric-valmir/

Les premiers éléments concrets de pollution radioactives interviennent après l’échouage du Jolly Rosso en 1990.

 © RegioneCalabria

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Le Parquet de Paola, la juridiction de la zone, évoque régulièrement le manque de moyens. Notamment pour les investigations en mer.

Il y a 5 ans, le procureur avait réclamé un crédit de 50 000 euros pour les besoins de l’enquête. L’offre a été présentée à trois reprises. Le gouvernement n’a pas refusé, mieux, il n’a jamais répondu à cette requête.

 © PartitoDemocratico

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ITW Roberto della Setta, fondateur de Legambiente, aujourd’hui sénateur Parti Démocrate, chef de la commission environnement .

3′10

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Cette affaire n’est pas un scandale italien, c’est aussi un scandale européen. Il y a des intérêts économiques. Des groupes industriels sollicitent la Mafia pour se débarasser à moindre cout de leurs déchets les plus nauséabonds. Qu’importe ce que deviennent ces déchets, qu’ils soient envoyés par les fonds méditerranéens ou dans les villages somaliens, ce n’est plus leurs problèmes.

Depuis 20 ans, l’omerta règne et les autorités semblent tout faire pour que ce silence perdure, pensent les habitants de la Province de Cosenza. Le repenti Francesco Fonti qui a relancé cette affaire des déchets toxiques au grand jour est invité par décision de justice à se taire.

Le Tribunal de Mantoue vient d’ordonner que “le mafieux n’ait plus de contact direct et indirect avec la presse et un quelconque moyen d’information”. Son avocat Claudia Conidi s’étrangle de rage et redoute que son client ne soit un homme mort à brève échéance.

Deux journalistes ont pu interviewer jusqu’à présent Francesco Fonti. L’un d’eux, Alessandro Farrugia suit ce dossier depuis 10 ans.

ITW Alessandro Farrugia, journaliste, spécialisé en affaires environnementales, à la rédaction du journal régional toscan, la Nazione. A interviewé le mafieux repenti, Francesco Fonti  :

4′

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Dans les environs d’Amantea, où 40 000 personnes ont défilé le 24 octobre pour réclamer la vérité, les déclarations du Ministère de l’Environnement suivies de son empressement à classer le dossier sont aux yeux de la population plus inquiétants que rassurants.Ce n’est pas le Cunski mais la Catania, un bateau de croisière coulé par un sous marin allemand en 1917″ précise le rapport officiel.

Mais les images diffusées en conférence de presse ne montrent rien. Et le Conseil de Region Calabre s’étonne de ne plus voir les bidons pourtant filmés lors de la première plongée le mois dernier.

L’avocate de Francesco Fonti précise que le repenti n’a jamais certifié que le bateau était leCunski. “Lui, il était chargé d’ amener les cargos au large, de les plastiquer et de prendre ses jambes à son cou avant que tout n’explose. Il n’avait pas franchement le temps de s’attarder sur les livres de bord. Un fait est : il a indiqué le lieu exact d’une épave. Cette épave s’y trouvait, et aucun document des autorités maritimes n’indiquait sa présence.”

En revanche, la Catania aurait déjà été reperé, attestent des documents portuaires indiqués par les associations écologistes, il suffit de les consulter. Le Catania reposerait à quelques kilomètres plus au nord et n’aurait pas les dimensions du bateau au large de Cetrato.

La Region et les associations écologistes semblent désormais livrer un bras de fer avec les autorités nationales.

A Cetraro, ITW Antonello Quaglianone, medecin, et militant écologiste.

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Natale di Grazie est mort.

Des journalistes locaux qui veulent enquêter et parler de cette affaire voient leur projet refuser par leurs directions.

Et puis une journaliste et son caméraman ont été assassinés le 20 mars 1994 . Ilaria Alpi, journaliste de la Rai 3 et son cameraman Milan Hrovatin enquêtaient en Somalie sur le trafic des déchets toxiques qui arrivait d’Italie par la mer.

Deux versions contradictoires circulent. Une commission d’enquête parlementaire conclut : un guet apens avec un tir lointain de kalashnikov.

En revanche, les témoignages recueillis sur place par enquêteurs et journalistes évoquent un meurtre en pleine rue. Tirs de pistolets à bout portant. Là aussi, difficile de savoir la vérité.

http://www.ilariaalpi.it/

ilaria alpi

La mer c’est dégueulasse, les poissons baisent dedans” chantait Renaud. Si seulement…
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Navi dei veleni. Gianfranco Posa “hanno dimenticato la vera emergenza”

31 ottobre 2009 Commenti chiusi

Fonte:  Rivistaonline.com     la cava

Navi dei veleni. Posa (Wwf) abbiamo dimenticato la vera emergenza

di Sara Dellabella 30/10/2009

Dopo le rassicurazioni del Ministro Prestigiacomo, abbiamo chiesto a Gianfranco Posa del Wwf di Amantea e promotore del Comitato per la verità Natale De Grazia di esporci i suoi dubbi riguardanti il relitto a largo di Cetraro e l’intera vicenda delle navi a perdere. Per due mesi abbiamo parlato della Cunsky dimenticando la vera emergenza, quella ambientale che riguarda tutta la Calabria …

Il ministro Prestigiacomo dice che bisogna abbassare i toni dell’allarmismo. Voi cosa pensate a riguardo?
Fino a quando non sarà fatta piena luce sulla vicenda terremo alta l’attenzione. A noi sembra che abbiano spostato i riflettori sulla nave di Cetraro dimenticando quello che è il vero problema: l’emergenza ambientale in Calabria. Testimoniata dalla presenza di rifiuti tossico-nocivi e radioattivi nella vallata del fiume Oliva che danno certezza dell’esistenza del traffico di rifiuti pericolosi e che la Calabria è luogo di smaltimento di tali sostanze. Inoltre vi sono altre realtà come quella di Crotone, quella di Praia a mare, quella del Metrano, Melito Porto Salvo, Sibari, l’Aspromonte. La Calabria non vuole più essere la pattumiera d’Italia e d’Europa e lo farà sentire. E poi l’allarmismo è stato generato dall’inerzia del Governo. Il ministero dell’Ambiente e la Protezione civile sapevano da aprile dell’esistenza di tali sostanze nel fiume Oliva e del sospetto della presenza di un relitto sui fondali di Cetraro. Ma non ha mai risposto alle continue richieste del procuratore di Paola Bruno Giordano e quelle dell’assessore regionale all’ambiente Silvestro Greco. E’ stato necessario l’interessamento dei media a livello nazionale e la protesta popolare per far muovere il governo.

Vi ha convinto il Ministro, quando dice che quel relitto non è la Cunski?
E’ molto probabile che non sia la Cunsky, ovvero che questo non sia il vero nome della nave. Ma non ci convince l’atteggiamento utilizzato dalle istituzioni per far chiarezza sul caso. Sin dall’inizio del suo ritrovamento si diceva che non era una nave censita sulle carte nautiche, ovvero che nessuno sapeva, ufficialmente, dell’esistenza di quel relitto sui fondali di Cetraro. La nave è stata ritrovata grazie alle dichiarazioni di un pentito che dice di averla affondata egli stesso. In questi giorni, prima ancora che la nave Oceano immergesse il Rov in acqua, hanno dichiarato che si trattasse della motonave Cagliari, ma il procuratore di Paola Giordano ha smentito questa notizia fornendo le giuste coordinate della Cagliari. Poi nelle dichiarazioni ministeriali è diventata una nave tedesca ed infine è stata accertata come la nave Catania. Ci è stato riferito da fonti giornalistiche che la Catania è una nave il cui affondamento è già documentato sulle carti nautiche e si trova a quattro miglia di distanza dal relitto di Cetraro. Inoltre noi abbiamo chiesto trasparenza sulle indagini e sulle analisi condotte a Cetraro, volevamo fosse utilizzato lo stesso protocollo d’intervento utilizzato nella vallata dell’Oliva (dove la competenza giudiziaria è rimasta alla Procura di Paola). In questi siti, infatti, le campionature verranno analizzate e comparate da quattro enti differenti, a garanzia di trasparenza e obiettività. Il Comitato chiede che anche le indagini sul relitto di Cetraro siano improntate sulla massima trasparenza. Per fare questo occorre che vengano coinvolti nelle indagini tecnici delegati da enti rappresentativi come la Regione Calabria, l’Arpacal e da Associazioni ambientaliste riconosciute.

Cosa chiedere ad un Parlamento che in tanti anni di inchiesta non è riuscita mai a giungere ad una verità? Avete ancora fiducia nella politica?
In questa situazione molto complicata è difficile continuare ad avere fiducia nelle istituzioni, tantomeno in quelle politiche. Ci saremmo aspettati una maggiore presa di posizione soprattutto dei parlamentari calabresi ed in modo particolare quelli che rappresentano le forze di Governo. Poiché quando su una vicenda interviene l’opposizione viene accusata di “strumentalizzazione”. Una richiesta fatta con determinazione da forze di governo avrebbe avuto un peso diverso. Ma la Calabria ha dimostrato che non ha più voglia di delegare ad altri la difesa dei propri diritti ma che i cittadini vogliono prendere in mano le redini del proprio destino. I politici in piazza sono stati tutti contestati e la maggior parte non erano certo politici vicino al Governo. Il Parlamento, ma soprattutto il Presidente della Repubblica, dovrebbe intervenire chiedendo che venga rispettato uno dei principali articoli della Costituzione italiana, l’articolo 32 che con con straordinaria chiarezza, semplicemente afferma: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”.La salute in Calabria è a rischio e lo testimoniano le consulenze affidate ad esperti dalla procura di Paola e studi effettuati in loco da medici di base (vista l’inesistenza di un registro dei tumori!) che rilevano un aumento delle malattie tumorali. Ci aspettiamo, quindi, che la commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti contribuisca, con proprie indagini autonome, a far davvero chiarezza sul traffico di sostanza pericolose.

In questi anni di battaglie, vi siete sentiti soli?
Quando iniziammo il nostro cammino nel comitato civico NATALE DE GRAZIA nell’agosto del 2004, eravamo in pochi, avevamo tanti nemici e i cittadini che ci sostenevano non erano tanti e questo ha segnato la nostra vita, non poco, facendoci anche pensare di andar via da questa terra. Oggi le cose sono diverse perché c’è una maggiore presa di coscienza. La gente è davvero stanca dei soprusi, del maltrattamento del proprio territorio da parte di faccendieri senza scrupoli, dalla criminalità organizzata e da una parte istituzionale e da certa politica connivente e complice. E poi finalmente abbiamo trovato delle persone serie nelle istituzioni, di cui abbiamo fiducia: Bruno Giordano capo della procura di Paola e Silvestro Greco assessore regionale all’Ambiente. Non so se si tratta di fortuna oppure è il segno che in Calabria, anche nella Calabria istituzionale, qualcosa stia davvero cambiando.

la notizia è stata ripresa e riportata anche dall’ansa: http://www.ansa.it/ambiente/notizie/notiziari/inquinamento/20091030133934970899.html

ECORADIO 2 ott. 2009 – Lucio Biancatelli ci presenta Gianfranco Posa

http://www.ecoradio.it/index.php?option=com_content&task=view&id=6668&Itemid=36

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Non è la Cunsky! ma i conti o meglio le coordinate non tornano…

30 ottobre 2009 Commenti chiusi

Non è la Cunsky. Non è una “nave dei veleni” il relitto sui fondali di Cetraro. Sarebbe un piroscafo del 1917. Il Catania.

E’ indubbiamente una bella notizia, per i calabresi, per i pescatori, per il turismo.

Ma se analizziamo le coordinate di affondamento del Catania non corrispondono con la nave al largo di Cetraro. Da una prima analisi ci sarebbero circa 4 miglia di distanza tra il relitto di Cetraro e il “Catania”.  Ed inoltre il Catania non era una nave passeggeri ma un mercantile.

E poi ci sono ancora tante domande senza risposta:

Il cesio 137 che costrinse la Capitaneria di porto nel 2007 a vietare la pesca nel tratto di mare antistante Cetraro che fine ha fatto? E i bidoni fotografati dal Rov della Nautilus?…

notizie sul “Catania” su:   coordinate navihttp://www.wrecksite.eu/wreck.aspx?136076

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