Colonna del VI secolo a.c. rinvenuta durante i carotaggi nell’Oliva
Nel fiume Oliva, tra i fanghi industriali, spunta una colonna del VI Secolo a.c. E’ il caso di dire ”non tutti i mali vengono per nuocere”.
Fiume Oliva, 30 Giu. 2010 - I lavori di carotaggio, disposti dalla procura di Paola alla ricerca di rifiuti pericolosi nell’alveo del torrente Oliva, hanno portato alla luce una colonna antica risalente al VI secolo a.c.
Il reperto archeologico era stato seppellito insieme a rifiuti industriali. Era prassi, soprattutto negli anni passati e soprattutto nella frazione di Campora San Giovanni seppellire, cementificare o comunque “far sparire” i reperti storici rinvenuti durante gli scavi delle fondamenta dei fabbricati, per paura che le autorità competenti potessero sequestrare i cantieri e sospendere i lavori. Cosa non vera perhè i lavori edili in questi casi vengono sospesi generalmente solo per pochi giorni, il tempo necessario a recuperare i reperti storici.
Dai primi rilievi effettuati dalla Soprintendenza dei beni culturali è emerso che la colonna apparterrebbe ad una costruzione antica facente parte dell’agglomerato urbano dell’antica Temesa, città della Magna Grecia, che tanti studiosi negli ultimi anni stanno cercando di far riaffiorare dai terreni che circondano l’abitato di Campora San Giovanni, frazione del comune di Amantea. E’ infatti di questi ultimi tempi l’avvio di una campagna di scavi archeologici che proprio alcuni giorni addietro ha portato alla luce in località Principessa un’antica villa romana.
Non solo rifiuti quindi lungo il fiume Oliva, ma anche risorse culturali trattate come semplici materiali di scarto, a testimonianza della scarsa sensibilità verso la “cosa pubblica” e verso quei beni che potrebbero divenire preziosi per tutta la comunità. Purtroppo la Calabria a differenza della Sicilia conserva poco e male le risorse ereditate dal periodo magno-greco e latino. Questi beni se valorizzati e resi fruibili potrebbero diventare un polo d’attrazione per i turisti. Come speriamo avvenga per il pezzo di colonna ritrovato, che è stato preso in consegna dai militari della guardia costiera che lo custodiscono nella stazione della capitaneria di Porto di Amantea, in attesa di essere trasferito probabilmente nel museo di Serra d’Aiello, nato pochi anni fa per custodire il patrimonio archeologico che sta venendo alla luce in questa zona.
Una volta ripulito dalle sostanze tossiche che vi sono state seppellite, il fiume Oliva potrebbe diventare un’area fruibile dal punto di vista turistico e culturale. E perché no, magari diventare quel parco naturale che pochi anni fa l’amministrazione comunale di Amantea aveva pensato di realizzare.
Ma per fare in modo che questo avvenga, bisogna prima disporre e realizzare la bonifica dei circa 100mila metri cubi di rifiuti che pare siano stati seppelliti nell’alveo del fiume (leggi l’articolo che segue).
Comitato civico Natale De Grazia