Italia: Discariche abusive e acque reflue possibili sanzioni UE
Italia: la Commissione europea ha inviato un ultimo avvertimento riguardo a possibili penalità per le discariche abusive e ha avviato una procedura concernente le acque reflue
Fonte: http://www.antonellamascia.com/
Strasburgo, 5 agosto 2009 – La Commissione europea ha inviato un ultimo avvertimento riguardo a possibili penalità per le discariche abusive e ha avviato una procedura che riguarda le acque reflue. Qui di seguito la comunicazione apparsa il 25 giugno 2009 su presse releases RAPID, sul sito dell’Unione europea.
“La Commissione europea prosegue l’azione legale intrapresa nei confronti dell’Italia a causa di violazioni della normativa ambientale dell’UE con riguardo al trattamento dei rifiuti e delle acque reflue. Nella prima procedura, la Commissione ha deciso di inviare all’Italia l’ultimo avvertimento scritto concernente le penalità che potrebbero esserle comminate se non intraprenderà azioni tempestive per chiudere e bonificare migliaia di siti illegali e incontrollati di smaltimento dei rifiuti nell’intero paese. Nel 2007 la Corte di giustizia delle Comunità europee ha condannato per tali siti l’Italia, che deve tuttavia ancora adottare le misure occorrenti per conformarsi alla sentenza. La seconda procedura si riferisce al mancato rispetto degli obblighi in materia di trattamento delle acque reflue. Sono circa 500 i centri urbani che non possiedono un impianto di trattamento delle acque reflue conforme alle norme comunitarie.
Il commissario per l’ambiente Stavros Dimas ha osservato: “I gravi rischi costituiti dallo smaltimento incontrollato dei rifiuti e dal mancato trattamento delle acque reflue urbane sono tra i motivi che hanno indotto l’UE ad adottare norme che garantiscono i più elevati livelli di protezione dei cittadini e dell’ambiente. Invito pertanto le autorità italiane ad attuare rapidamente le iniziative occorrenti per ovviare alla situazione e dare piena attuazione alla normativa comunitaria in materia di ambiente.”.
Smaltimento illegale dei rifiuti
Nell’aprile 2007 l’Italia è stata condannata dalla Corte di giustizia delle Comunità europee per inadempimento generale e persistente degli obblighi previsti dalla normativa comunitaria in materia di rifiuti 1 , a causa dell’esistenza di migliaia di discariche illegali e incontrollate.
Nel febbraio 2008 la Commissione ha inviato all’Italia una prima lettera di avvertimento ai sensi dell’articolo 228, applicabile quando uno Stato membro non ha dato piena esecuzione a una sentenza della Corte di giustizia europea. Tale articolo attribuisce alla Commissione il potere, dopo l’emanazione di due avvertimenti, di deferire una seconda volta lo Stato membro alla Corte e di chiedere l’applicazione di penalità.
Le informazioni trasmesse dalle autorità italiane in risposta alla prima lettera di avvertimento indicano che il problema continua a essere di vasta portata e interessa quasi tutto il territorio nazionale. Nonostante le autorità italiane abbiano adottato un certo numero di provvedimenti, come il monitoraggio di alcuni siti, la Commissione giunge alla conclusione che, a due anni dalla sentenza della Corte, questi non sono sufficienti per affrontare la situazione e risolvere l’esistenza di un problema sistemico sul lungo termine.
La Commissione ha pertanto deciso di inviare all’Italia un ultimo avvertimento scritto ai sensi dell’articolo 228.
Questa procedura rientra in un più vasto approccio inteso ad affrontare problemi sistemici relativi allo smaltimento dei rifiuti illegale e incontrollato negli Stati membri.
Mancato trattamento delle acque reflue urbane
La Commissione ha deciso di inviare all’Italia un primo avvertimento scritto per mancato rispetto della normativa UE intesa a proteggere la salute umana e l’ambiente dall’inquinamento provocato dalle acque reflue. A norma della direttiva del 1991 concernente il trattamento delle acque reflue urbane 2 , i centri abitati con una popolazione superiore ai 10 000 abitanti che scaricano le acque in zone sensibili sotto il profilo ambientale devono dotarsi di un sistema di raccolta e trattamento che rispetti le più rigorose norme di qualità (“trattamento terziario”) entro la fine del 1998.
Sulla base di una valutazione delle informazioni trasmesse dall’Italia, la Commissione ritiene che oltre 500 centri abitati non rispettino tale direttiva. L’Italia ha due mesi per rispondere e in seguito la Commissione deciderà se inviare un ultimo avvertimento scritto.
Le acque reflue non trattate possono essere contaminate da batteri e virus pericolosi e rappresentano pertanto un rischio per la sanità pubblica. Tra l’altro contengono nutrienti come l’azoto e il fosforo che possono danneggiare le acque dolci e l’ambiente marino favorendo la crescita eccessiva di alghe che soffocano le altre forme di vita, processo conosciuto come eutrofizzazione.
Iter procedurale
L’articolo 226 del trattato conferisce alla Commissione la facoltà di procedere nei confronti di uno Stato membro che non adempie ai propri obblighi.
Se constata che la disciplina comunitaria è stata violata e che sussistono i presupposti per avviare un procedimento di infrazione, la Commissione trasmette allo Stato membro in questione una diffida o lettera di “costituzione in mora” (primo avvertimento scritto), in cui intima alle autorità del paese interessato di presentare le proprie osservazioni entro un termine stabilito, solitamente fissato a due mesi.
Alla luce della risposta dello Stato membro, o in assenza di risposta, la Commissione può decidere di formulare un “parere motivato” (secondo e ultimo avvertimento scritto), nel quale espone chiaramente e in via definitiva i motivi per cui ritiene che sia stata commessa una violazione del diritto comunitario e invita lo Stato membro a conformarsi entro un termine ben preciso, in genere di due mesi.
Se lo Stato membro non si conforma al parere motivato, la Commissione può decidere di adire la Corte di giustizia delle Comunità europee. Se la Corte di giustizia accerta che il trattato è stato violato, lo Stato membro inadempiente è tenuto ad adottare i provvedimenti necessari per conformarsi al diritto comunitario.
L’articolo 228 del trattato conferisce alla Commissione la facoltà di agire nei confronti di uno Stato membro che non si sia conformato a una precedente sentenza della Corte di giustizia delle Comunità europee, ancora una volta attraverso l’invio di un primo avvertimento scritto (lettera di costituzione in mora) e di un secondo e ultimo avvertimento scritto (parere motivato). Sempre a norma dell’articolo 228, la Commissione può chiedere alla Corte di infliggere una sanzione pecuniaria allo Stato membro interessato.
Le ultime statistiche generali sulle infrazioni sono disponibili sul sito:
http://ec.europa.eu/community_law/your_rights/your_rights_forms_en.htm#infractions.
Le sentenze della Corte di giustizia sono consultabili al seguente indirizzo:
http://curia.europa.eu/en/content/juris/index.htm
1 :
La direttiva quadro sui rifiuti (75/442/CEE, modificata dalla direttiva 91/156/CEE), la direttiva relativa ai rifiuti pericolosi (91/689/CEE) e la direttiva relativa alle discariche di rifiuti (99/31/CE).
2 :
Direttiva 91/271/CEE del Consiglio concernente il trattamento delle acque reflue urbane.”