Livorno, 200 fusti tossici sui fondali del Santuario dei cetacei.

8 gennaio 2012 Commenti chiusi

Silenzio sui 200 fusti dispersi nel mare di Livorno. I cittadini protestano e la procura avvia un’inchiesta. Ancora una nave dei veleni?

Foto scattate da Franco Falsetti, Wwf Italia

Gli organi di informazione di massa non ne parlano. Ma da quasi tre settimane una nave mercantile ha perso, nel mare di Livorno, un carico di 200 bidoni pieni di catalizzatori Co/Mo, cioè a base di monossido di cobalto e molibdeno. Una sostanza usata in un passaggio della raffinazione del petrolio – la idrodesulfirizzazione. I fusti viaggiavano sulla nave “Venezia” della compagnia Grimaldi Lines e adesso si troverebbero su un fondale di circa 500 metri di profondità in un’area di quasi 45 miglia quadrate a sud dell’isola di Gorgona, un’area protetta dal Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano, nel cuore del Santuario internazionale di mammiferi marini Pelagos, il cosiddetto “Santuario dei cetacei”.

Ci sono voluti circa 12 giorni perchè la notizia fosse diffusa. Un lasso di tempo inspiegabile, come inspiegabile è il fatto che la notizia non passi sugli organi di informazione nazionali. A parte  due quotidiani che rischiano la chiusura, come il Manifesto e l’Unità, poco o nulla hanno scritto o raccontato gli altri organi di informazione. E così come successo qui da noi in Calabria a proposito delle “navi dei veleni”, i cittadini si sono mobilitati ed hanno organizzato, per oggi domenica 8 gennaio, una manifestazione di protesta che si è rivelata di portata nazionale, mentre intanto la procura di Livorno ha aperto un’inchiesta.

«I bidoni sono di colore azzurro, chiusi ermeticamente» ci hanno riferito da Livorno. E proprio quel “colore azzurro” uguale al fusto spiaggiato a Longobardi (nella foto) e ritrovato da un cittadino di Amantea il giorno di capodanno, ha destato all’inizio dei sospetti, in parte dissipati, grazie alla staffetta di informazioni tra attivisti del comitato De Grazia e giornalisti de il Manifesto (che hanno anche lanciato un appello sul loro sito ai cittadini toscani su “I Bidoni di Amantea“). Parrebbe infatti che il bidone ritrovato in Calabria, a Longobardi, nulla avrebbe a che fare con i bidoni inabissati nel mare di Livorno che «dovrebbero essere rimasti tutti nella zona dell’isola di Gorgona su un fondale di circa 400 metri di profondità» secondo quanto riferito dagli addetti ai lavori al cronista Riccardo Chiari de IlManifesto.

Ma “gli addetti ai lavori” sono sempre attendibili?

La Capitaneria di porto misteriosamente silente per più di dieci giorni.
A Livorno si chiedono come sia possibile che una nave mercantile carica di sostanze tossiche viaggi da Catania a Genova con un mare in tempesta, sferzato da un libeccio di oltre 125 chilometri orari. E come sia possibile che la perdita del carico, subito denunciata dal capitano del cargo “Venezia”, sia stata segnalata ben dodici giorni dopo alle autorità interessate, come il sindaco di Livorno. Atteggiamenti istituzionali che noi calabresi conosciamo bene quando si parla di mare e di veleni.

Cittadini in piazza
E così cittadini e associazioni ambientaliste oggi sono scesi in piazza, o sarebbe meglio dire  “in porto”, per affermare che il mare non è una discarica e i bidoni dispersi sui fondali di Livorno devono essere recuperati. Una manifestazione che ha raccolto numerosissime adesione di associazioni nazionali partiti e comuni cittadini che hanno visto in questi anni ridurre il proprio mare ad una discarica, soprattutto di rifiuti tossici e pericolosi. I manifestanti depositeranno uno striscione con la scritta «Il mare non è una discarica» sulla lapide della Moby Prince luogo simbolo di verità negata.

Per saperne di più leggi su Il Manifesto Allarme rifiuti tossici in mare e Dove sono quei bidoni?” oggi la manifestazione a Livorno

Categorie:Attività del Comitato Tag:

Contro gli atti di intimidazione solidarietà e aiuti concreti

5 gennaio 2012 Commenti chiusi

«Sostenere Progetto sud e Goel incentivando i progetti Sprar e indirizzando i nostri acquisti verso le attività economiche gestite da queste comunità virtuose»

Caulonia. I danni provocati dall'esplosione

Amantea, 05 gen. 2012 - Dopo la comunità Progetto Sud di don Giacomo Panizza, anche il consorzio di Cooperative Goel che opera nella locride finisce nel mirino della ‘ndrangheta. A Natale a Lamezia è stato fatto esplodere una pacco bomba presso il centro per minori stranieri non accompagnati, realizzato dalla comunità di don Giacomo Panizza in un bene confiscato alla mafia.  Mentre, all’inizio dell’anno, nel comune di Caulonia (RC), è esploso un ordigno davanti all’ingresso del locale che il gruppo Goel stava predisponendo come laboratorio d’inserimento lavorativo per gli immigrati rifugiati politici, presenti nei propri progetti di accoglienza. Il locale era stato affittato dal consorzio con l’intenzione di avviare un ristorante multietnico che avrebbe aperto nei prossimi giorni.

I progetti di inclusione sociale, cooperazione ed avvio al lavoro, portato avanti dalle comunità colpite, tolgono forza alla criminalità organizzata che, con tali vili gesti, esprime il timore di perdere il controllo del territorio e la possibilità di “arruolare” un esercito di disperati provenienti da paesi lontani.

«Il lavoro è l’arma di riscatto delle popolazioni meridionali – ha affermato spesso Vincenzo Linarello presidente del consorzio Goel – per liberarsi dalle catene della mafia» e la criminalità organizzata evidentemente lo ha capito ed ha iniziato a colpire chi mette in campo progetti concreti contro la disoccupazione e per il cambiamento, con l’intenzione di creare un sistema economico che, fondato sulla giustizia sociale ed economica, si contrappone al sistema attuale che ostacola lo sviluppo del territorio.

Lo Stato invece sembra nicchiare su tali temi e non sembra capace di intraprende iniziative che favoriscono progetti virtuosi e di contrasto alla mafia. Invece di favorire i progetti dello Sprar mette in atto sistemi di accoglienza profughi meno virtuosi. Lo Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati), per esempio, vede coinvolti gli enti locali (come il comune di Caulonia, Riace, Lamezia e San Giovanni in Fiore) che, con il prezioso supporto delle realtà del terzo settore (come Progetto Sud e Goel), garantiscono interventi di “accoglienza integrata”. Tali progetti, che superano la sola distribuzione di vitto e alloggio – prevedendo in modo complementare anche misure di informazione, accompagnamento, assistenza e orientamento, attraverso la costruzione di percorsi individuali di inserimento socio-economico – si contrappone a quello messo in atto dal precedente Governo nazionale che ha inteso “stipare” i profughi che raggiungono l’Italia, in strutture alberghiere, lasciandoli, nei migliori dei casi, alla solidarietà dei cittadini locali o, nel peggiore, alla mercé della malavita e di imprenditori senza scrupoli che ne sfruttano la manodopera a bassissimo costo. Il governo deve intervenire a supporto di iniziative come quella del consorzio Goel e di Don Giacomo Panizza e sostenerle concretamente favorendone lo sviluppo, così come deve favorire l’inclusione nel mercato delle iniziative economiche che queste comunità mettono in campo. Allo stesso tempo bisogna incentivare la lotta alla mafia mettendo in condizione le forze dell’ordine e la magistratura di operare. La decisione di chiudere alcune procure e di tagliare fondi alla giustizia, non ci sembra che vadano in tale direzione.

Le istituzioni devono essere dotate degli strumenti necessari a  fronteggiare lo strapotere della ‘ndrangheta che va colpita soprattutto nei loro patrimoni illegali.Ma anche noi cittadini possiamo fare la nostra parte concretamente. Non solo condannando apertamente tali vili gesti, come noi facciamo, ma mettendoci a disposizione delle organizzazioni colpite, sostenendo le loro attività. I cittadini, – soprattutto in questi momenti – devono star vicino alle organizzazione colpite e sostenere con i loro acquisti le attività economiche promosse da strutture come il Goel evitando invece di comprare nei negozi gestiti da imprenditori vicini alle organizzazioni criminali. La mafia si combatte anche isolando i violenti, rifiutandone favori e complicità.

–Comitato Civico Natale De Grazia

Categorie:Attività del Comitato Tag:

“L’ultima spiaggia. saggio di geografia disumana” trailer

3 gennaio 2012 Commenti chiusi
Categorie:Attività del Comitato Tag:

Aiello Calabro, proiezione documentario “L’ultima spiaggia…”

3 gennaio 2012 Commenti chiusi

Il documentario di Massimo De Pascale utile ad una presa di coscienza collettiva sulla vicenda dell’Oliva,  «per la cui risoluzione sarà necessario lottare uniti»

La locandina dell'evento

AIELLO CALABRO – “L’Ultima Spiaggia – Saggio di geografia disumana” (durata 50 min., anno 2010) è il documentario del regista calabrese Massimo De Pascale che farà da prologo all’incontro organizzato ad Aiello Calabro per mercoledì 4 gennaio, dai comitati civici “Natale De Grazia” e “Valle Oliva”, per continuare a parlare della questione dell’inquinamento della vallata dell’Oliva e tenere alta l’attenzione.
Come riferiscono gli organizzatori, «l’intento è di promuovere una discussione che faccia comprendere ai Cittadini l’importanza del rispetto del territorio e l’importanza della vigilanza su di esso; ma soprattutto la necessità di prendere coscienza di quanto accaduto in passato nel fiume Oliva, della situazione attuale e dei possibili futuri sviluppi».
L’invito che viene rivolto a tutta la Cittadinanza è quello di portare riflessioni, pensieri, idee. Un coinvolgimento corale a partecipare alla discussione «per una presa di coscienza collettiva sulle vicende che ci legano inesorabilmente tutti assieme ad una vicenda per la cui risoluzione sarà necessario lottare uniti».
Il docufilm che aprirà l’incontro – inizio previsto alle 17.45, nel salone del nuovo CineTeatro comunale, messo a disposizione dalla locale Amministrazione comunale -, è stato già presentato in Italia e negli Usa, e ha partecipato a diversi concorsi a tema ambientale con lusinghieri risultati. Il tema della narrazione è il traffico di rifiuti pericolosi che riguarda la Calabria. Un racconto attraverso il linguaggio delle immagini, tra poesia e antropologia, con riflessioni sull’incrinarsi del rapporto tra l’uomo e la natura, che si snoda attraverso una serie di interviste e testimonianze toccanti.
Invitate al dibattito le Istituzioni locali, le Associazioni e la Cittadinanza tutta.

Categorie:Attività del Comitato Tag:

«Urge la bonifica dell’Oliva»

2 gennaio 2012 Commenti chiusi

Nel corso dell’incontro “La bonifica del territorio per il lavoro e il futuro della Calabria” organizzato dalla Cgil, arrivano richieste e proposte per le istituzioni che devono ocuparsi del risanamento del territorio

Un momento dell'incontro

AMANTEA – «Urge la bonifica dell’Oliva» è il coro quasi unanime che si è levato dalla sala consiliare del comune di Amantea il 22 dicembre scorso, nel corso dell’incontro organizzato dalla Cgil, “La bonifica del territorio per il lavoro e il futuro della Calabria”. “Quasi” perché c’è qualcuno, come il sindaco di Aiello Calabro Franco Iacucci, a cui non basta sapere che vi sono rifiuti seppelliti ma bisogna approfondire, capire cosa vi è stato interrato, perché «la procura non ci ha mai comunicato i dati delle analisi e abbiamo dovuto apprendere dai giornali le notizie sull’Oliva».

I risultati delle analisi, almeno in parte, sono invece stati acquisiti dal Comitato De Grazia che ne ha fatto formale richiesta ad ottobre alla Procura versando le relative imposte di cancelleria. Analisi che confermano la presenza di metalli pesanti, fanghi industriali, idrocarburi e la presenza pressoché inspiegabile di elementi radioattivi come il cesio137. Rifiuti industriali dalla dubbia provenienza e stimati in circa 100mila tonnellate. Ma aldilà di qualche distinguo nella forma, la sostanza non cambia perché sindacato, ambientalisti, giornalisti, esperti, imprenditori e i sindaci di Amantea e Aiello ritengono che bisogna fare uno sforzo comune per ottenere il risultato più importante, ora che siamo all’epilogo di una storia lunga quasi trent’anni, ottenere la bonifica del territorio appunto, i cui mali ambientali potrebbero essere tra le cause dei tanti tumori diffusi tra la popolazione del basso Tirreno cosentino.

Demetrio Metallo, imprenditore

Sulla necessità del risanamento del territorio è stato incisivo l’intervento di Demetrio Metallo, albergatore ai vertici della Confindustria regionale, disposto a rinunciare ai fondi destinati al settore (come quelli delle fiere per esempio stimati in qualche milione di euro) per destinarli alla bonifica quanto mai necessaria per far ripartire anche l’immagine e quindi l’economia del territorio.

Ma per far raggiungere tali obiettivi le istituzioni locali devono schierarsi al fianco dei cittadini per spingere le autorità competenti, come Governo e Regione, ad investire i fondi necessari al risanamento del territorio. Ma le istituzioni, come ha ribadito Silvio Greco, non sempre remano nella direzione della verità, soprattutto quando si tratta di traffici e smaltimento di rifiuti.  E  lui ne ha avuto conferma quando da assessore regionale all’ambiente si è occupato dell’Oliva e del relitto ritrovato nei fondali di Cetraro. In quell’occasione si è scontrato con dei veri e propri muri di gomma.

Anche sui risultati delle analisi dell’Oliva c’è molta contraddizione. L’Ispra, l’Arpacal, le Arpa di altre regioni, il Cnr, i consulenti della procura e gli altri istituti di ricerca che hanno partecipato ai lavori non hanno un uguale metro di lettura dei risultati, tant’é che il procuratore di Paola, Bruno Giordano, ha dichiarato di voler esaminare l’atteggiamento avuto dai tecnici che hanno collaborato con la Procura. Atteggiamento che non convince neanche chi da più anni segue la vicenda. «L’idea paventata, secondo la quale la presenza di cesio137 sedici volte superiore alla norma, provenga da sedimenti di Chernobyl e che la presenza di idrocarburi discenda dallo smaltimento abusivo di rifiuti solidi urbani, ci appare inverosimile per diversi fattori – ha affermato il professor Alfonso Lorelli, del Comitato De Grazia, nel corso dell’incontro organizzato dalla “Cgil che vogliamo”-. Noi pertanto vogliamo verificare cosa e come fare per procedere alla bonifica dei siti, assieme alle istruzioni locali».

Categorie:Attività del Comitato Tag:

Condanna e sdegno per l’attentato alla comunità di don Giacomo Panizza

30 dicembre 2011 Commenti chiusi

Comitato De Grazia: «Siamo vicini a Don Giacomo Panizza e lo saremo sempre, pronti ad un aiuto e ad un sostegno concreto»

In relazione all’atto intimidatorio subito dalla comunità Progetto Sud di don Giacomo Panizza esprimiamo la nostra solidarietà, fin troppo scontata, quanto lo è la nostra rabbiosa impotenza immediata.

Ma come don Giacomo ci ha sempre detto, il miglior modo di dire è il “fare”. Contrastare la mafia ed i mafiosi con l’agire quotidiano, con l’impegno civico nella comunità in cui viviamo. Combattere la mafia significa isolare i violenti, rifiutare favori e complicità. Significa non alimentare il loro potere economico perché comprare nei loro negozi, chiedere o accettarne il voto, bere nel loro bar, usare le loro ruspe ed il loro cemento, significa legittimarne il potere, farli sentire onnipotenti, convincerli che tutti stanno ai loro piedi e che loro tutto possono fare contro la legge. Significa aiutarli a reclutare il loro esercito di disperati.

Combattere la mafia significa essere di esempio ai giovani, aiutarli a fare battaglie positive partendo dai bisogni di ognuno. Ma combattere la mafia significa innanzitutto combatterla dentro di noi, nella nostra mente, nei nostri atteggiamenti, nelle nostre relazioni sociali, nel nostro esserci. La mafia si combatte con i fatti più che con le parole e don Giacomo Panizza con la sua opera è esempio per tutti. Solo quando i Giacomo Panizza saranno migliaia e migliaia la mafia sarà sconfitta.

Siamo vicini a Don Giacomo e lo saremo sempre, pronti ad un aiuto e ad un sostegno concreto.

Amantea, 29 dicembre ’11

Comitato Civico Natale De Grazia

Categorie:Attività del Comitato Tag:

Avviso ai “giornalisti”

26 dicembre 2011 Commenti chiusi

Avviso per i “giornalisti” che scopiazzano dal sito.

Si prega di citare la fonte soprattutto quando ci si appropria delle foto.

vedi articolo CalabriaOra del 24 dicembre 2011 le foto sono state pubblicate in anteprima dal “Corriere della Calabria” e da questo sito (comitato De Grazia)

Categorie:Attività del Comitato Tag:

Amantea, richiesta l’istituzione del registro tumori dal consiglio comunale

22 dicembre 2011 Commenti chiusi

L’ordine del giorno con la richiesta dell’attivazione del registro tumori per la popolazione residente nei comuni del distretto sanitario di Amantea, sarà votato domani durante il consiglio comunale.

intervento del sindaco all'iniziativa del De Grazia

Amantea, 22 Dic. 2011 - Il  sindaco di Amantea ha più volte elogiato la lunga attività portata avanti «con sacrifici personali» dagli attivisti del comitato De Grazia, e durante l’incontro del 13 dicembre, in occasione della commemorazione del capitano Natale De Grazia, si è detto disponibile ad intraprendere insieme al comitato ogni iniziativa utile a far avviare la bonifica del territorio. Ora arriva il primo provvedimento concreto dell’Amministrazione. L’iniziativa è del consigliere di maggioranza Pasquale Ruggiero, che, in vista del consiglio comunale straordinario e urgente in programma il 23 dicembre, ha proposto di inserire all’ordine del giorno, la richiesta di attivazione del Registro tumori per la popolazione residente nei comuni compresi nel distretto sanitario di Amantea.

La città convive da troppi anni con i dubbi, ancora irrisolti, degli effetti che può avere sulla salute della popolazione residente, l’inquinamento del territorio legato soprattutto allo smaltimento illecito di rifiuti tossici nella vallata del fiume Oliva. Questione che è emersa in tutta la sua gravità a seguito dell’inchiesta giudiziaria condotta in questi ultimi otto anni dalla procura di Paola. La popolazione, in più di un’occasione, ha manifestato preoccupazione per l’elevato numero di malati di tumore nel nostro territorio, preoccupazione confermata anche dai consulenti medici a cui la Procura si è rivolta, affidando loro il compito di condurre delle indagini sanitarie.

P. Ruggiero

«E’ giunto pertanto il tempo di capire scientificamente – ha affermato Ruggiero (nella foto)- se è vero che la nostra comunità, più di altre, sia colpita da malattie oncologiche e se le problematiche ambientali riscontrate nell’Oliva influiscano sull’insorgenza di tali malattie». «Per queste ragioni, ritengo opportuno, in qualità di consigliere comunale interessato alle problematiche ambientali, che il prossimo Consiglio Comunale discuta un ordine del giorno con la richiesta, da indirizzare poi alle Autorità Sanitarie competenti, di istituire un Registro tumori di popolazione per il distretto sanitario di Amantea».

Il consiglio comunale si terrà domani 23 dicembre 2011 alle ore 17.30 in prima convocazione ed alle ore 18.30 in seconda convocazione. L’O.d.G. “Richiesta attivazione del registro tumori di popolazione del distretto sanitario di Amantea” sarà discusso al punto numero nove dei dodici previsti.

ascolta l’intervento del Sindaco

Segue Il testo dell’Ordine del Giorno

Al Presidente della Giunta Regionale

Della Regione Calabria

Dott. Giuseppe Scopelliti

Nella sua qualità di

Commissario ad Acta  Per la Sanità

Al Direttore Generale dell’ASP di Cosenza

Al Direttore del dipartimento di Prevenzione dell’ASP di Cosenza

Al Direttore del Distretto Sanitario di Amantea

ORDINE DEL GIORNO DEL CONSIGLIO COMUNALE DI AMANTEA

PREMESSO

- Che da recenti indagini condotte dalla Procura della Repubblica di Paola è emerso che sul territorio del comune di Amantea e su quello di alcuni comuni contermini sono stati illegalmente smaltiti rifiuti, anche tossici;

- Che nel corso delle citate indagini, la stessa procura ha nominato quale CTU il dott. Giacomo Brancati – dirigente del Dipartimento Tutela Salute e Politiche Sanitarie Regione Calabria – e che nella lettera di incarico veniva formulato il seguente quesito: “voglia riferire con la massima cortese urgenza le statistiche riportate all’attualità (raffrontate ai dati di altre parti della Regione Calabria ed a livello nazionale), non solo in riferimento alla mortalità e morbilità per linfomi ma anche per altre forme tumorali e per malattie non tumorali del sangue e degli organi emopoietici e/o per altre malattie eventualmente riscontrate, specificamente nei seguenti territori comunali: Amantea, San Pietro in Amantea, Serra d’Aiello. Aiello Calabro, Lago, Cleto, Malito, Domanico e Grimaldi. Riferisca in particolare se possano esistere connessioni tra quanto registrato e gli inquinanti ambientali presenti nel suolo e nelle acque e in atmosfera in ambito del bacino fluviale del fiume Oliva.”

- Che il consulente tecnico interpellato dalla Procura, riportando tutti i dati delle analisi chimiche e fisiche effettuate dai diversi Enti che hanno collaborato nelle indagini, ha effettuato una importante valutazione di riskassessment preliminare oltre ad effettuare le misure epidemiologiche, in termini di rischio relativo ed odds ratio, per la popolazione residente ha così concluso le sue considerazioni finali: “con l’attuale disponibilità di informazioni in possesso dello scrivente si può senz’altro confermare l’esistenza di un eccesso statisticamente significativo di mortalità nell’area nel distretto sanitario di Amantea rispetto al restante territorio regionale, dal 1992 al 2001, in particolare nei comuni di Serra d’Aiello, Amantea, Cleto e Malito. A tale proposito è importante tenere presente che:

- l’eccesso di mortalità nel comune di Serra d’Aiello è poco specifico, anche se diverse evidenze fanno propendere per un eccesso di mortalità per tumori maligni, in particolare del colon, del retto, del fegato, degli organi genito-urinari e della mammella

- l’eccesso di mortalità nel comune di Amantea riguarda i tumori maligni del colon;

- l’eccesso di mortalità nel comune di Cleto riguarda le malattie dell’apparato cardiovascolare;

- l’eccesso di mortalità nel comune di Malito riguarda i tumori maligni del colon”

- Che l’art. 8 del DDL n. 1249 approvato dal Senato 12 dicembre 2007 prevede, come individuati dal Piano sanitario nazionale e dai Piani sanitari regionali, l’istituzione dei registri di patologia riferiti a malattie di rilevante interesse sanitario, registri nominativi delle cause di morte e registri dei soggetti sottoposti a procedure sanitarie di particolare complessità al fine di acquisire la conoscenza dei rischi per la salute e di consentire la programmazione nazionale e regionale degli interventi sanitari volti alla tutela della collettività dai medesimi rischi;

- Che la Giunta Regionale nella seduta del 25 marzo 2010 ha approvato un “Progetto per la realizzazione del registro tumori di popolazione della Regione Calabria” attivando tre registri tumori, quello di Cosenza-Crotone, di Catanzaro-Vibo Valentia e quello di Reggio Calabria;

CONSIDERATO

- Che questa assise comunale fa proprie le preoccupazioni della comunità che amministra in relazione alla assoluta necessità di avere dati ed informazioni scientifiche certificate dal Sistema Sanitario Nazionale, tali da confortare una corretta informazione socio-sanitaria, per la qualità della vita, per una corretta azione di prevenzione e cura;

- Che le preoccupazioni espresse sono frutto del risultato di analisi condotte sul territorio dall’ARPACAL e dall’ISPRA, ARPA di altre regioni, Vigili del Fuoco, NOE (Carabinieri) e consulenti della Procura di Paola per cui è necessario avere contezza degli effetti sulla salute dell’uomo degli inquinanti certificati;

CHIEDE

Alle autorità in indirizzo di conoscere lo stato di attuazione del Progetto per la realizzazione del registro tumori di popolazione della Regione Calabria,

Di conoscere i dati statistici e l’incidenza delle malattie tumorali sulla popolazione residente nel comune di Amantea, con particolare riguardo alle aree adiacenti il bacino idrografico del fiume Oliva e sulla popolazione residente nei comuni compresi nel distretto sanitario di Amantea;

Di avviare, qualora ancora non sia stato fatto, uno studio epidemiologico sulle aree descritte nel punto precedente e di rendere operativo il Registro tumori per la popolazione che risiede nei comuni  compresi nel distretto sanitario di Amantea, così da poter individuare eventuali specifiche esposizioni e fattori di rischio.

Categorie:Attività del Comitato Tag:

FEUDO OLIVA

21 dicembre 2011 Commenti chiusi

Alcuni scatti dimostrerebbero il metodo utilizzato dalla ditta accusata di disastro ambientale per avere smaltito i veleni nelle acque e nei terreni della valle

di Roberto De Santo su il “Corriere della Calabria”

 

Prima dei lavori di intombamento - foto Corriere della Calabria

Valle Oliva - Esterno giorno, 15 settembre dell’anno del Signore 2010. Da poche settimane sono andati via i tecnici dell’Arpacal e dell’Ispra incaricati dalla Procura di Paola di effettuare i carotaggi nella valle dell’Oliva. Un’operazione complessa che ha impegnato per oltre tre mesi i due istituti di ricerca. In zona c’è la presenza massiccia anche delle forze dell’ordine. I tecnici sono lì per comprendere la portata dell’inquinamento dei suoli e dell’acqua della vallata. I militari per vigilare attentamente la zona. Eppure, nonostante i riflettori nell’area siano tutt’altro che spenti, c’è chi sembra rimanere indifferente. Continua in pieno giorno a lavorare nella valle. Apparentemente per compiere attività regolari: movimentazione terra. Si procede a scavare una buca. Profonda, molto profonda. E a interrare materiale. Terreno, forse. All’opera ci sono due grosse escavatrici e si intravedono almeno due camion che fanno la spola con del materiale da interrare. C’è anche una pala meccanica che deve ricoprire il tutto.

Due scatti fotografici immortalano la scena. Nulla di strano per i mezzi di una ditta che si occupa proprio di questo genere di lavoro. Nulla di nulla. Se non fosse che ci troviamo proprio all’interno della valle dell’Oliva, l’area che più di uno ha ribattezzato la “valle dei veleni” per via delle migliaia di metri cubi di materiale altamente tossico rinvenuto – almeno 90mila – nonché della presenza di cesio 137, ben 16 volte superiore ai valori della zona. E poi quei mezzi ritratti nelle foto sembrano gli stessi nella disponibilità della ditta il cui titolare è finito nei giorni scorsi agli arresti domiciliari. Per il capo della Procura di Paola, Bruno Giordano, titolare dell’inchiesta sull’Oliva, Cesare Coccimiglio, 75 anni – proprietario della ditta che potrebbe aver effettuato quei lavori – sarebbe responsabile di disastro ambientale.

Durante i lavori di intombamento - Foto Corriere Della Calabria

Le indagini portate avanti dagli inquirenti paolani avrebbero accertato che l’uomo sarebbe responsabile, in concorso con altri quattro soggetti, di un «imponente ed illecito smaltimento di rifiuti industriali» e per questo di aver determinato anche «l’avvelenamento delle acque sotterranee del bacino, destinate al consumo umano». Secondo quanto ricostruito e riportato anche nell’ordinanza con cui il gip di Paola, Giuseppe Battarino, ha deciso l’arresto dell’imprenditore amanteano, il metodo adottato dalla ditta Coccimiglio per smaltire illecitamente i rifiuti pericolosi sarebbe avvenuto proprio con operazioni come quelle ritratte in quei due scatti del settembre 2010: trasporto di materiale contaminato e interramento in profonde buche. Così anche questa operazione diviene sospetta.

Perché scavare una profonda buca e gettarci del terreno? Una domanda che diviene ancor più inquietante alla luce dello stato attuale di quei luoghi immortalati lo scorso anno. Sopra quello scavo realizzato e poi coperto con del materiale nerastro, utilizzando diversi mezzi nella disponibilità dell’azienda, al centro dell’inchiesta sull’inquinamento dell’Oliva, esiste attualmente una pesante massicciata. Una montagna di grosse pietre che copre completamente l’area oggetto dei lavori realizzati nel 2010. È un nuovo scatto a ritrarre lo stato attuale di quei luoghi. E poi c’è un altro elemento da valutare: l’area teatro dei lavori immortalati da queste fotografie è limitrofa alla sede dell’impresa Coccimiglio. Coincidenze. Forse. Ma il dubbio che qualcosa di sospetto sia stato interrato è legittimo. Soprattutto alla luce del modus operandi criminale che, secondo gli inquirenti, sarebbe stato messo in atto negli anni da quella ditta. E gli esempi in questo senso sono tanti. Tutti descritti analiticamente anche nell’ordinanza del gip Battarino che la qualifica come «costante attività di rimodellamento dei terreni finalizzata all’uso

La stessa zona oggi - Foto Corriere della Calabria

dell’area come insediamento di una vasta discarica di rifiuti speciali, pericolosi, chimici e radioattivi…».

L’INFEUDAMENTO DELLA VALLE

Sono tante le operazioni di interramento di rifiuti che, secondo gli inquirenti, sarebbero iniziate almeno dagli anni 90. Un testimone, sentito dagli inquirenti, riferisce che nel 1990 in una vecchia discarica di rifiuti in località Carbonara di Aiello Calabro, l’impresa Cesare Coccimiglio avrebbe effettuato imponenti scavi con mezzi meccanici alla profondità di circa tre metri, seguiti da un immediato interramento dopo una denuncia anonima. Stessa operazione riferita da un altro teste il 21 marzo del 1992. In questa occasione verranno accertati dalle forze dell’ordine lavori abusivi di scavo e successivo livellamento di terreno a circa quaranta metri dalla sponda destra del fiume Oliva. Questo fondo è nella disponibilità di uno degli indagati dell’inchiesta che, secondo l’accusa, avrebbe permesso a Coccimiglio di interrare i veleni.

Episodi che di anno in anno portano a quanto riscontrato anche da un dirigente della Regione e dalla Guardia costiera di Vibo Valentia. La ditta nel mirino degli inquirenti è aggiudicataria di lavori di somma urgenza sul fiume Oliva, che verranno eseguiti tra il 20 marzo del 1998 e l’11 novembre dell’anno successivo. Si trattava di realizzare un canale, ripristinare il sifonamento della briglia a lato sinistro idraulico nonché dell’avambriglia del fiume Oliva. È qui che verranno trovate le più alte concentrazioni di veleni dispersi sia nei terreni che nelle acque. Si tratta di cadmio, mercurio, tallio, manganese ma anche di clorometano, diclorometano e tolunene nei terreni «al di sopra – dirà il perito della Procura, Rosanna De Rosa dell’Unical – dei limiti previsti per i siti d’uso pubblico e privato». Mentre nell’acqua a

Panoramica della zona teatro dei lavori - Foto Corriere Della Calabria

sforare quei limiti ci pensano l’arsenico, il ferro e il manganese nonché il triclorometano. In quest’area sarà riscontrata dall’Ispra anche la presenza di cesio 137 con un valore 14,4 Becquerel su chilogrammo. È la zona in cui due appassionati di pesca contrarranno tumori che condurranno alla morte, per neoplasia polmonare con metastasi epatica, uno dei due. Una vicenda già raccontata dal Corriere della Calabria. Ma la sequela di episodi raccolta dagli inquirenti prosegue: ci sono anche i lavori per la realizzazione del tratto Valle del Signore – Galleria Cozzo Manca della strada provinciale “Fondovalle fiume Oliva”, l’opera che Coccimiglio si sarebbe aggiudicata con un ribasso del 41 per cento. Sotto il rilevato stradale verranno trovati, per uno spessore di almeno un metro, altri veleni. Da quest’area, secondo gli inquirenti, proverrebbero anche le parti metalliche della nave Ro-Ro – del tipo della Jolly Rosso spiaggiatasi poco distante dall’Oliva – e alcune parti di fusti interrati poi nell’arenile di Amantea, nel corso dell’operazione di ripascimento del litorale condotta sempre dalla ditta. Quanto basta per far descrivere dal gip tutte queste attività come «infeudamento» dell’intera valle dell’Oliva da parte dell’imprenditore.

 

Sostanze pericolose rinvenute nella valle dell’oliva (Fonti: Ispra, Arpacal, consulenti tecnici Procura della Repubblica di Paola)

I RISULTATI FINALI DELL’ISPRA E LO STATO DELL’INDAGINE

 

Intanto sono finalmente arrivate in Procura le conclusioni del Piano della caratterizzazione del fiume Oliva. A distanza di “appena” 14 mesi il direttore dei lavori, Leonardo Arru, ha consegnato nella mani del procuratore Giordano i risultati delle attività d’investigazione scientifica coordinata dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra).

Risultati con non poche contraddizioni. Da un verso i tecnici dell’Ispra riconoscono le contaminazioni chimiche e la presenza del cesio nell’area, dall’altra riconducono la contaminazione radioattiva a un effetto della “nuvoletta” di Chernobyl giunta nell’Oliva e alla presenza in zona di rocce “naturalmente” radioattive. Mentre la quantità massiccia di rifiuti tossici-nocivi rinvenuti nell’area – tra i 23mila e i 140mila metri cubi – sarebbero «rifiuti industriali – scrivono – riconducibili ad attività di lavorazioni di marmi e secondariamente da rifiuti connessi all’attività edilizia». Inoltre, secondo l’Ispra, altri elementi chimici «possono essere scrivibili ad un quadro di fondo»

Camion parcheggiati nella sede della ditta Coccimiglio

e al processo di invecchiamento di rifiuti solidi urbani. Dunque tutte sostanze – il cui smaltimento illecito ci sarebbe stato – ma presenti in questa zona. Eppure letante indagini scientifiche condotte fin dal 2004 in quest’area, anche da parte dell’Arpacal, ma soprattutto dai tecnici incaricati dalla Procura, avevano chiaramente indicato come questi veleni non provenissero dalla Calabria. Ad iniziare dalla massiccia presenza di idrocarburi trovati nell’Oliva – sei volte superiori alla soglia di legge (Arpacal, dicembre 2010) – e imputabili con tutta probabilità, secondo quei rapporti, agli scarti di lavorazione di raffinerie. Per questo motivo una trance di questa inchiesta è finita alla Procura di Taranto. E poi ci sono i valori enormi di contaminazione rilevati ad esempio a Foresta dove, tra i 16 e i 20 metri, i periti della Procura hanno rinvenuto – a differenza dell’Ispra – la presenza massiccia di arsenico, antimonio e nickel. E, infine, l’ultima contraddizione contenuta nella conclusione del rapporto dell’Ispra: un invito ad approfondire le indagini ma soprattutto a «predisporre idonee misure di messa in sicurezza permanente e/o bonifica e ripristino ambientale delle aree». Come dire: il pericolo c’è ma non troppo. Combinazioni. Strane storie che ricordano il finale della vicenda della Jolly Rosso, chiusa frettolosamente nonostante le tante anomalie riscontrate. «Le indagini sull’esecutore materiale dell’inquinamento – afferma il capo della Procura di Paola – possono considerarsi concluse. Ora restano da chiarire le altre responsabilità su connivenze a tutti i livelli che su questa storia si riscontrano. Inoltre valuteremo tutte le risultanze scientifiche acquisite nel corso dell’inchiesta per verificare se coloro che hanno collaborato con il nostro Ufficio lo abbiano fatto in maniera trasparente e in coerenza con le analisi oggettive provenienti dai laboratori».

La radioattività e la massaia

Leonardo ARRU, dirigente Ispra e direttore Lavori fiume Oliva

Leonardo ARRU, dirigente Ispra e direttore Lavori fiume Oliva

«Ha presente una massaia che pulisce il pavimento di una stanza? Ebbene, mettiamo che la polvere accolta da quella donna sia cesio: se analizzassimo il cumulo accantonato risulterebbe con un valore i gran lunga superiore al resto della superficie del pavimento». Usa una metafora Leonardo Arru nella foto), dirigente dell’Ispra e direttore dei lavori di carotaggio della vallata dell’Oliva, per piegare il picco di contaminazione radioattiva riscontrato in zona. Ricordiamo, ad esempio, che in località Valle Petrone di Aiello Calabro il radioisotopo artificiale è pari a 132 Bq/kg (Bequerel per chilogrammo di terreno). Ben sedici volte superiore al fondo naturale. «Quel dato elevato – sottolinea – lo abbiamo riscontrato nei pressi di un comignolo di un fabbricato. Per cui potrebbe essere frutto del deposito delle ceneri della legna bruciata all’interno della struttura». Ma la legna che proverrebbe da questa zona sarebbe perciò radioattiva? «Sì – ribatte Arru –, ma riteniamo che la radioattività sia frutto dell’incidente di Chernobyl che ha provocato una contaminazione in tutta l’Italia». Peccato che i picchi registrati nell’Oliva siano più di uno e siano stati localizzati anche fino a cinque metri di profondità. «Casualità – bolla il dirigente – semplice casualità».

Categorie:Attività del Comitato Tag:

La bonifica del territorio per il lavoro ed il futuro della Calabria

21 dicembre 2011 Commenti chiusi

L’iniziativa organizzata da “La  Cgil che vogliamo” di Cosenza  si terrà ad Amantea il 22 dicembre 2011


Categorie:Attività del Comitato Tag: