Perché è stato negato a 400 bambini amanteani il diritto alla “loro recita” sul tema “Acqua…risorsa di vita”.
L'intervento del prof. Lorelli
di Alfonso Lorelli
ANTE-FATTO
Un paio di mesi fa, discutendo della necessità di sensibilizzare la popolazione amanteana sul problema dell’acqua pubblica e della opportunità di educare i giovani ed anche i bambini ad una diversa coscienza sull’uso di questa preziosa risorsa naturale, all’interno del Comitato “ De Grazia” è nata l’idea di proporre alle scuole elementari di Amantea-centro un progetto dal titolo “ Acqua risorsa di vita” alla cui stesura si è immediatamente dedicata con entusiasmo, idee e competenze Iole Pugliano, assistente alla persona disabile nella scuola.
Sia la dirigente, dott.ssa Nella Pugliese, che i docenti contattati, considerata la valenza educativa del messaggio veicolato e l’attenzione che la scuola ha sempre dedicato a progetti finalizzati ad educare i bambini alla difesa delle risorse naturali e dell’ambiente, hanno dichiarato la loro disponibilità a realizzarlo insieme ai volontari del Comitato. A chi non era d’accordo la dirigente ricordava i tanti riconoscimenti ricevuti dal Comitato a livello nazionale, tra questi il premio nazionale conferito, proprio in quei giorni, da “Agende Rosse”, l’associazione che fa riferimento alla memoria del giudice Borsellino.
E’ iniziata così una lunga e fattiva collaborazione tra molti insegnanti ed il gruppo dei volontari del Comitato, che ha coinvolto le scuole elementari di via Garibaldi e di via Baldacchini, le scuole materne dipendenti dalla stessa dirigenza e la scuola materna privata “Dolce bimbo” coordinata da Denise Malomo.
I ragazzi delle scuole materne si sono espressi attraverso la recita di facili ed armoniose poesie e canzoncine sull’acqua; quelli delle scuole elemenari si sono dedicati anche alla preparazione di cartelloni ed altri lavori manuali ed artistici, a giochi creativi con l’acqua, a visite guidate sul Catocastro; un gruppo di bambini ha simulato un’attività giornalistica intervistando sul tema dell’acqua altri loro compagni. Tutte queste attività sono state riprese da Antonio Cima per essere poi proiettate il giorno 28 maggio nell’auditorium della scuola media, dando così ai bambini la gioia di sentirsi protagonisti ed “attori” man mano che la loro immagine sarebbe passata sullo schermo.
Due giorni prima della manifestazione la dirigente scolastica dott.ssa Pugliese comunica ai volontari del Comitato che in tutti gli interventi che sarebbero stati fatti durante la manifestazione non si doveva fare cenno ai referendum sull’acqua e che nell’auditorium non dovevano essere affissi simboli o striscioni che facessero riferimento al Comitato de Grazia; questo perché, a suo parere, l’accenno ai referendum avrebbe significato “ far politica nella scuola”, cosa assolutamente vietata e passibile di denuncia; in caso di disaccordo sulle sue decisioni la manifestazione non si sarebbe più tenuta.
Nella stessa mattinata le stesse cose sono state ripetute a G. Posa, presidente del Comitato, recatosi a scuola per discutere delle richieste fatte dalla dirigente ed arrivate inopinatamente alla vigilia della manifestazione. Evidentemente dovevano essere intervenuti fatti nuovi se, addirittura, la dirigente imponeva, improvvisamente, di non esporre nell’auditorium neanche il logo e lo striscione del Comitato De Grazia organizzatore e proponente il progetto nonché soggetto attuatore unitamente al corpo docente della scuola.
Mi chiedo da dove sia scaturito quell’improvviso diktat della dirigente: Che vi sia stata una qualche “circolare” del Ministero della Istruzione che, all’interno della scelta governativa di boicottare i referendum, abbia invitato le scuole ad obbedire ad un comando, questo si tutto politico e tutto illegittimo, proveniente da quei partiti che vogliono impedire ai cittadini l’esercizio del diritto costituzionale previsto dall’art.75 della Costituzione ? Se così fosse, un organo dello Stato (di tutti) avrebbe agito in violazione di un diritto costituzionalmente garantito perché è illegittimo utilizzare apparati statali per impedire o ridurre il godimento di un diritto di cittadinanza. L’esercizio del diritto referendario è primieramente l’esercizio del diritto generale di cittadinanza attiva, non è equiparabile alla lotta politica tra partiti, perciò non riconduce a quella che comunemente si chiama propaganda politica. I soggetti che hanno indetto la raccolta delle firme e che gestiscono la campagna referendaria sull’acqua sono Comitati autonomi di cittadini che non appartengono a partiti né si rapportano alle loro organizzazioni. Il Comitato nazionale che ha organizzato la raccolta delle firme sull’acqua si chiama “ Forum nazionale per l’acqua pubblica”.
Comunque il presidente del “De Grazia”, pur incredulo per quella perentoria richiesta, al fine di evitare che il lavoro svolto dai volontari dell’Associazione, da tanti insegnanti e da centinaia di bambini fosse vanificato, senza che i principali destinatari del messaggio educativo (i bambini) potessero comprendere le cause della loro mancata “recita”, dette assicurazione alla dirigente che il Comitato avrebbe “obbedito”, e che avrebbe potuto solo riferire le richieste della dirigente all’amministrazione comunale ma non avrebbe potuto imporre al sindaco o ad un suo rappresentante di esprimere liberamente le proprie idee nel corso della manifestazione. L’idea di una “necessaria censura preventiva” sulle opinioni degli altri non appartiene alla nostra cultura, la “religione della libertà” fa parte del nostro essere nel mondo.
FATTO
Sabato mattina (28-05-2011) circa 400 bambini accompagnati dalle rispettive insegnanti, si sono recati nell’auditorium e pur non avendo trovato tutti una sistemazione a sedere, si notava nei loro occhi curiosi e nei loro sguardi interrogativi tutta la gioia di stare insieme, di partecipare ad un evento che li vedeva protagonisti, di poter manifestare ai “grandi”, specialmente ai genitori presenti, la loro capacità a cantare, recitare, disegnare, parlare davanti ad un microfono ecc.
Una vispa ragazzina di quarta elementare, scelta per fare la presentatrice dell’evento insieme ad una socia del Comitato, emozionata ma piena di gioia , andava ripetendo il copione scritto, preoccupata di doversi cimentare in un ruolo mai svolto prima.
Dopo le prime parole “di rito” delle due presentatrici il rappresentante del Comitato ringrazia le scuole e le insegnanti che hanno partecipato alla realizzazione del progetto, ringrazia principalmente i bambini ai quali rivolge un invito a difendere l’acqua come bene comune; dice, tra l’altro, che madre natura ha dato l’acqua a tutti, ricchi o poveri che siano, perciò a nessuno deve esser consentito di collegare il godimento di questo bene alla ricchezza o povertà degli uomini.
In assenza del sindaco, impegnato altrove, viene invitata a salire sul palco la dott.ssa Monica Sabatino, presente in sala, in rappresentanza dell’amministrazione comunale la quale, con il garbo e la gentilezza che la caratterizzano, ricorda ai bambini l’importanza dell’acqua sollecitandoli a rispettarla ed a non sciuparla negli atti quotidiani, accenna alla sacralità dell’acqua in ogni epoca ed in ogni religione, invita i bambini a ricordare ai loro genitori di andare a votare e di votare SI ai referendum in difesa dell’acqua che si svolgeranno il 12 e 13 di giugno.
All’improvviso, mentre Sabatino si trova ancora sul palco circondata dai bambini in festa che sventolano palloncini blu a simboleggiare le gocce d’acqua e che si apprestano a recitare le loro poesie, la dirigente scolastica si impossessa di uno dei microfoni che girano in sala e dopo aver affermato la gentiliana frase “qui non si fa politica”, accusa il Comitato De Grazia di non aver rispettato i patti che stabilivano di non pronunciare le parole referendum e di non invitare al voto del 12 giugno; chiarisce che si può votare anche NO, che addirittura è stata commessa un’illegalità(?) e che per la mancata osservanza degli accordi presi avrebbe chiesto alle maestre di riportare nelle classi i propri alunni.
Pur avendo il diritto alla libertà di parola e riconoscendo il diritto altrui a criticarla per l’invito fatto a votare sui referendum, dicendo comunque che lei nulla sapeva del divieto imposto e dell’accordo con il Comitato, la dott.ssa Sabatino, anche per buttare acqua sul fuoco, chiede scusa alla direttrice e dice ai bambini di non tenere conto delle parole dette sul voto, invita a non esasperare la situazione ed a far continuare la festa ai bambini presenti in sala. A quel punto, quasi come contraltare alle parole pronunciate dalla dirigente scolastica, una mamma presente si impossessa anche lei di un microfono, dichiara con forza di dissociarsi dall’atteggiamento e dalla decisione presa dalla dott.ssa Pugliese, stigmatizza e critica la decisione di far portare via i bambini perché non è educativo impedire lo svolgimento di una festa organizzata con tanto entusiasmo.
A quel punto l’incidente poteva considerarsi chiuso perché sia la direttrice, sia la mamma, sia la dott.sssa Sabatino, seppure in forme diverse, avevano espresso le loro opinioni. I bambini potevano svolgere la loro manifestazione secondo il copione previsto. Invece la direttrice ha abbandonato l’aula e l’invito rivolto alle insegnanti è diventato un ordine. E’ scattato il riflesso condizionato dell’obbedienza all’autorità, anche se, forse, alcune maestre sono state attraversate da qualche dubbio: per esempio, se quel comando era legittimo, se riportare i bambini a scuola era pedagogicamente corretto, se era poi possibile spiegare ai bambini il perché di quel divieto, se i bambini avevano veramente recepito il messaggio elettorale mandato dalla Sabatino, se era giusto ed educativo per i loro alunni obbedire ad un comando che mal si concilia con il principio dell’autonomia didattica ecc. ecc. Ma alla fine anche i pensieri critici ed il desiderio di agire liberamente, comparsi nella coscienza di quelle insegnanti, sono stati messi a tacere ed è prevalsa l’obbedienza al comando gerarchico.
Sono risultati inutili i tentativi fatti da alcuni genitori e dai componenti del Comitato de Grazia a far continuare la manifestazione, a superare “l’incidente di percorso” nell’interesse dei bambini che, increduli ed incapaci a capire che cosa stava succedendo tra i “grandi”, guardavano con occhi interrogativi le loro maestre che ordinavano il ritorno a scuola. Loro erano andati all’auditorium per “fare la recita”, cioè per cantare, recitare, divertirsi; per dimostrare agli adulti che cosa sapevano fare e dire, ed invece alcuni adulti gridavano, litigavano, imprecavano travolgendo insensatamente quei visini diventati improvvisamente tristi perché i grandi toglievano loro la gioia della festa. Dopo l’allontanamento dei bambini della scuola pubblica la “recita” è continuata, seppure in tono minore, con i bambini della materna privata.
Verso le ore 18 dello stesso giorno una bambina di sette-otto anni gira con una piccola bicicletta davanti al cancello di casa mia; mi guarda con occhi interrogativi, poi prende coraggio e si ferma:
“Ciao, stamattina ti ho visto, lo sai”;
“Dove mi hai visto?”;
“Nella scuola della recita, hai pure parlato; ma poi le maestre non ce l’hanno fatta fare, ci hanno detto che dovevamo ritornare a scuola… ma noi eravamo andati senza zaino… alcune mamme sono venute a prendere i figli…”
“ Ma me lo dici perché non ci hanno fatto fare la recita?”
“ Forse perché c’era troppa confusione, ma non ti preoccupare, vedrai che le maestre te la faranno fare lo stesso la recita.”
Mi ha sorriso ed è ritornata a girare sulla sua biciclettina.
Un momento della recita
CONSIDERAZIONI APORETICHE
A) Quei bambini delle scuole materne ed elementari non potevano capire che cosa significa “referendum”, “acqua pubblica e non privata”, “votare Si-votare No” ecc. perché – come le maestre sanno – non sono ancora in possesso delle strutture logico-cognitive e del necessario processo di astrazione; i bambini fino a sette-otto anni, poi, per comprendere un messaggio “hanno bisogno di un altro sistema di significanti, più individuali e più motivati, di tipo simbolico…”( Piaget) . Ma anche se quei messaggi astratti fossero stati recepiti dai bambini di otto-dieci anni, non capisco che cosa essi contenevano di contrario ad una corretta educazione scolastica, atteso che far conoscere i diritti ed i doveri dei cittadini rientra tra i compiti fondamentali di ogni insegnante. “Quando ritornate a casa, cari bambini, ricordate ai vostri genitori di andare a votare per difendere l’acqua, e di votare SI…” A queste parole della Sabatino bastava aggiungere con garbo “ Cari bambini, ricordate ai vostri genitori che si può votare anche No, ma l’importante è andare a votare, perché votare è un diritto di tutti i cittadini…”. Invece, purtroppo, così non è andata. Alla normale dialettica delle idee che avrebbe educato i bambini presenti alla tolleranza, si è sostituita una violenza verbale che ha generato una certa confusione in sala, condizione comunque non sufficiente per far interrompere la festa dei bambini che, invece, bisognava far svolgere comunque. Un cattivo esempio di educazione alla vita sociale, perché, come ha scritto Aldous Huxley, “Fine dell’educazione è quello di far progredire i più giovani in vista della libertà, della giustizia e della pace”
B) Come tutti sappiamo, non vi è società senza educazione alla vita sociale; ogni società trasmette alle nuove generazioni il proprio patrimonio di conoscenze e di valori, le proprie esperienze, le proprie abitudini di vita. Questa socializzazione si realizza in primo luogo mediante la convivenza tra adulti e giovani nel corso della quale la formazione etica viene trasmessa dagli adulti ai ragazzi attraverso l’esempio, il loro modo di fare e le loro modalità di relazione, la loro libera e pacifica convivenza, la loro collaborazione. Noi adulti siamo spesso agitati da passioni turbolente, da irascibilità ed incomprensione verso gli altri, ma quando ci troviamo al cospetto di bambini che osservano ed imitano i nostri comportamenti dobbbiamo assolutamente evitare manifestazioni negative. Ciò è richiesto a tutti noi, ma è richiesto essenzialmente agli educatori di professione. L’esempio negativo dato da alcuni adulti giorno 28 maggio ai bambini presenti nell’auditorium della Scuola media doveva essere assolutamente evitato.
C) Alla base di ogni buona attività educativa va posto “il rispetto della spontaneità creativa del bambino” (Ad. Ferrière) comprendendo e favorendo il suo spirito di iniziativa che non va mai né compresso né impedito o vietato, che anzi va favorito ed aiutato ad esprimere tutta la gioia che egli sente quando può far conoscere agli altri le sue capacità liberamente espresse. Questa gioia è stata inopinatamente negata a centinaia di bambini amanteani la mattina del 28 maggio. Il fanciullo ha sempre bisogno di fare e fare da sé; “egli ha tendenze che sbocciano, è un essere in espansione che va ascoltato, diretto, mai impedito da pregiudizi o discorsi teorici degli adulti…”( J. Dewey). Non mi pare che queste verità pedagogiche siano state rispettate quando, si è impedito, di fatto, a centinaia di bambini di far conoscere agli altri le capacità espresse nei lavori effettuati durante due mesi di svolgimento di quel progetto educativo. “Gli educatori dicano sempre a sé medesimi: io son qui a loro modello”(Lambruschini). I responsabili di quella recita negata dovrebbero chiedersi se i comportamenti tenuti giorno 28 maggio al cospetto di centinaia di bambini sono stati o meno comportamenti esemplari.
Attivisti del comitato con la dott. sa Sabatino e "Manny Manny"
Concludendo: Non è stata una bella giornata quella vissuta dai bambini di Amantea giorno 28 maggio, perché è stato loro impedito, senza ragione, di esprimere la loro creatività, il loro impegno, la gioia del fare e del far vedere agli altri le cose fatte, di capire anche attraverso l’esempio dei grandi come si può stare armonicamente insieme ed agire nel rispetto reciproco. Chi era presente ha potuto capire e vedere chi ha voluto proditoriamente rompere tra le mani di quei bambini i loro giocattoli. Il Comitato De Grazia quei giocattoli aveva contribuito a costruirli con il lavoro esemplare di volontari capaci, motivati ed amati dai bambini;altri hanno voluto romperli, incuranti del danno psicologico prodotto su quelle piccole coscienze gioiosamente presenti nell’auditorium quella mattina.
Amantea 3 giugno 2011
Prof. Alfonso Lorelli
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