Amantea, il Giro d’Italia si colora d’Azzurro…Acqua Pubblica

15 maggio 2011 Commenti chiusi
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Governo e Televisioni boicottano il referendum e i comitati si organizzano

15 maggio 2011 Commenti chiusi

Nell’ultimo mese di campagna elettorale per i referendum i volontari passano al “Porta a porta” per informare gli elettori.

di Asmara Bassetti

Amantea, 15 maggio 2011 - Diamoci da fare, il referendum è vicino! Il governo voleva boicottarci, togliendoci il secondo quesito – quello che riguarda il nucleare – pensando così di far perdere importanza alla cosa e spingere i cittadini a non andare a votare nemmeno per gli altri quesiti (Acqua pubblica e legittimo impedimento) ma senza risultati, perché noi continuiamo ad andare avanti nella nostra battaglia. E quella dell’acqua è una vera e propria battaglia che ha avuto inizio già da qualche anno, grazie ai vari comitati promotori, e che è continuata con la raccolta delle firme di cittadine e cittadini, ottenendo un risultato quasi impensabile: 1.400.000 firme.

Attivisti di Amantea e Campora con un camper attrezzato

Ora si passa alla fase successiva: coinvolgere i cittadini, informarli e sensibilizzarli affinché si rechino in massa alle urne il 12 e il 13 giugno, ma dobbiamo pensarci noi, perché il Governo non pubblicizza il referendum, né sulla Rai né ovviamente su Mediaset, quindi è nostro il compito di spiegare le ragioni per cui è importante raggiungere il quorum. Il Comitato De Grazia si sta mobilitando ormai da mesi per far sì che questo accada: oltre alla varie iniziative settimanali in cui vengono distribuiti i volantini informativi – non solo ad Amantea ma anche nei paesi limitrofi – sono state inviate lettere ai sindaci i quali hanno il compito di “pubblicizzare” i referendum, e nel caso di elezioni amministrative, i candidati a sindaco sono stati invitati a rendere noto alla cittadinanza durante le presentazioni delle liste e i comizi, la loro disponibilità/indisponibilità nei riguardi del referendum e appunto dell’acqua pubblica.

In più di un paese del comprensorio – Amantea, Aiello e Belmonte Calabro – è stato modificato lo statuto comunale con una delibera, in cui si afferma che l’ Acqua è un bene comune a gestione pubblica e quindi la gestione del servizio idrico integrato di questa fondamentale risorsa umana deve restare pubblica e deve essere priva di rilevanza economica.

Sono già state programmate altre iniziative: il 21 maggio ad Amantea, presso l’auditorium delle scuole medie, ci sarà la visione del film “Water Makes Money” , che spiega come le multinazionali speculino da anni sull’acqua; il 22 invece, a Belmonte Calabro marina, ore 10:00-10:30 circa, ci sarà un dibattito pubblico sull’acqua bene comune che vedrà intervenire Alfonso Lorelli vice presidente del comitato civico De Grazia, Giovanni Manoccio sindaco di Acquaformosa, e l’avvocato ambientalista Gulli; il 28 maggio invece potremo assistere alla realizzazione del progetto “Acqua… risorsa di vita” di Iole Pugliano e Roberto De Santo (con la partecipazione di Roberta Rappini e Francesca Munno) che coinvolgerà i bambini delle varie scuole dell’infanzia e primarie di Amantea. Per gli studenti delle scuole superiori invece, è stato indetto un concorso letterario (la cui data di premiazione è ancora da stabilire) in cui i temi più belli realizzati a scuola – l’argomento principale sarà ovviamente l’acqua e la sua importanza- verranno premiati con pile di libri offerti dalle case editrici Rubettino e Falco, dalla libreria Ubik di Cosenza e da altre librerie locali. Noi ce la stiamo mettendo tutta e continueremo questa battaglia perchè il nostro futuro we quello delle future generazioni lo decidiamo noi!

Programma Referendario:

21 Maggio:  Film “Water Makes Money” e reading “Vibrazioni d’acqua” di Gino Gallo e Nando Brusco, Auditorium scuole medie Amantea

22 maggio: Dibattito con il sindaco di Acquaformosa G. Manoccio, Belmonte Calabro marina

28 Maggio: Presentazione progetto scuole elementari e materne “Acqua… risorsa di vita”, Auditorium Scuole medie Amantea

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Il comitato referendario ha invitato i candidati a sindaco a parlare di Referendum

15 maggio 2011 Commenti chiusi

Elezioni Amministrative del 15/16 maggio 2001

LETTERA APERTA

ai candidati a sindaco dei comuni di Amantea, S. Pietro in Amantea, Belmonte Calabro, Cleto

Oggetto: campagna elettorale referendaria su Acqua Pubblica e Nucleare

Il Comitato comprensoriale “Vota Sì per l’Acqua Bene Comune e per Fermare il Nucleare” che organizza la campagna elettorale sui referendum del 12 e 13 giugno 2011 nel comprensorio di Amantea, si rivolge a Lei nella qualità di candidato alla carica di sindaco del suo Comune per chiedere un fattivo impegno affinché i due referendum sull’acqua pubblica e sul nucleare possano essere conosciuti nei loro contenuti da tutti i cittadini-elettori ponendoli nella condizione di poter decidere liberamente.

"Il Quotidiano della Calabria" 7 maggio

Come Ella sa, i due referendum contro la privatizzazione dell’acqua e quello contro la reintroduzione del nucleare nel nostro paese, vengono continuamente boicottati da parte del governo che prima ha impedito la contemporanea consultazione tra turno elettorale amministrativo e referendum, facendo pagare alla collettività un costo aggiuntivo di 350 milioni di euro, poi è ricorso all’approvazione di alcuni provvedimenti di parziale modifica della legislazione vigente che dovrebbero impedire la consultazione referendaria. In attesa del pronunciamento della Corte di Cassazione sui decreti blocca-referendum del governo, il Comitato promotore, nella convinzione che la consultazione si svolgerà comunque, chiede a tutti i democratici di attivarsi per una corretta informazione sui contenuti dei quesiti.

Poiché, come Lei sa, la consultazione referendaria per essere valida necessita della partecipazione al voto di almeno il 50 più uno per cento degli elettori, coloro che vogliono negare al popolo sovrano il diritto di decidere su due importantissime scelte che interessano la propria vita e quella delle generazioni future, ricorrono ad ogni mezzo per impedire che quel quorum venga raggiunto.
In democrazia, ai cittadini dovrebbe essere garantito il diritto a decidere sul proprio presente e sul proprio futuro, sicché chi si dichiara democratico dovrebbe favorire sempre tutte le consultazioni elettorali, compresa quella referendaria.
Ancor di più lo dovrebbe fare oggi, dal momento che i quesiti referendari riguardano problemi vitali come quello della privatizzazione dell’acqua e quello sulla costruzione di centrali nucleari in Italia.

La privatizzazione dell’acqua, introducendo il principio della mercificazione di un bene naturale che invece dovrebbe essere garantito a tutti senza discriminazioni di natura economica e sociale, di fatto toglie all’ente pubblico la gestione del servizio idrico per affidarlo a società miste o private che

possono far pesare sulle tariffe pagate dai cittadini non soltanto i costi del servizio (come avviene quando la gestione è pubblica) ma anche la “remunerazione del capitale investito” da parte dei privati, ciò significando un sicuro aumento delle tariffe legato alle leggi del capitale e del profitto.

Mentre nei paesi dove la privatizzazione dell’acqua era stata introdotta alcuni anni fa (Francia, Belgio ecc.) si sta ritornando alla gestione pubblica, in Italia si vuole “privatizzare” nel solo interesse dei privati speculatori e contro gli interessi diffusi dei cittadini.
Votare SI il 12 e 13 giugno significa bloccare questa mastodontica operazione speculativa.

Quanto al referendum sul nucleare, dopo quello che è successo in Giappone e che è stato in gran parte nascosto all’opinione pubblica dalle lobby nucleari di tutto il pianeta, soltanto governanti senza coscienza possono ancora pensare di poter costruire nuove centrali atomiche, quando invece, come stanno pensando di fare in Giappone ed in Germania, bisognerà smantellare quelle esistenti ed introdurre nuove tecnologie per utilizzare totalmente le fonti rinnovabili.

Ricorrere a stratagemmi legislativi, come sta facendo il governo italiano, per impedire la consultazione referendaria del 12 e del 13 giugno è un fatto gravissimo perché, mentre i cittadini (ricordiamo che i referendum sono stati firmati da circa un milione e mezzo di cittadini), chiedono la cancellazione di tutte le norme che privatizzano l’acqua e di tutte quelle che possono far ritornare il nucleare in Italia, le disposizioni legislative approntate non rispondono alla domanda referendaria ma sono finalizzate a rimandare i problemi ad un futuro migliore (per loro).

Alla luce di tutto ciò, il Comitato per i referendum sull’acqua pubblica e contro il nucleare si rivolge alle SS.LL. chiedendo che:

a) Durante la campagna elettorale per le amministrative i cittadini-elettori del suo Comune vengano informati anche della consultazione referendaria.

b) I candidati delle liste facciano conoscere agli elettori le loro scelte sul voto referendario.

c) I candidati alla carica di sindaco dichiarino pubblicamente la loro disponibilità/indisponibilità alla costituzione di un Consorzio inter-comunale per la gestione del servizio idrico integrato che comprenda i Comuni di Amantea, Cleto, S. Pietro in A., Belmonte C., Longobardi, Fiumefreddo, Serra d’A., Nocera T., Aiello C. e Lago.

Se lo ritengono opportuno, i candidati ai quali la presente viene inviata possono comunicare al nostro Comitato quali decisioni intendono assumere, nel presente e nel futuro, su tutti i problemi da noi esposti con la presente lettera, e come intendano far conoscere le proprie scelte ai cittadini-elettori.
Restiamo in attesa di un cortese riscontro.
Distintamente

Amantea, 01/05/2010

Il Comitato Referendario Comprensoriale
“Vota Sì per l’Acqua Bene Comune
e per Fermare il Nucleare”

c/o Comitato Natale De Grazia – Pal. GeFa
Via Della Libertà – Amantea (CS)

e-mail: comitatodegrazia@gmail.com

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Jolly Rosso una storia senza fine. Anche Cirillo querelato dai Messina

14 aprile 2011 Commenti chiusi

Jolly Rosso alla deriva

(video inedito)

La società Messina ha querelato per diffamazione a mezzo stampa l’ambientalista Francesco Cirillo.

Gli articoli “incriminati”  sono quelli scritti da Cirillo nel suo blog www.sciroccorosso.org e sul settimanale Mezzoeuro nel 2009 e riguardano la vicenda della motonave Rosso spiaggiata in località Formiciche il 14 dicembre del 1990.

Nell’articolo Francesco Cirillo contestava la richiesta di archiviazione emessa dal PM Francesco Greco il 7 gennaio 2009 dell’inchiesta sulla Jolly Rosso.

Il Pm Antonella Lauri della Procura di Paola in merito alla querela dei Messina contro Cirillo,  ha chiesto l’archiviazione del procedimento al quale i querelanti hanno presentato opposizione. Così mercoledì 13 aprile vi sarà un’udienza davanti al Gup presso il tribunale di Paola che dovrà decidere se archiviare il caso o rinviare a giudizio l’indagato.

«Nella richiesta di archiviazione  - si legge nella nota inviata alla stampa da Cirillo – il Pm d.ssa Antonella Lauri sottolineava che “dalla lettura dell’articolo incriminato non emergono, ad avviso di questo PM, espressioni gratuitamente offensive dell’onore e del decoro dei responsabili della motonave Jolly Rosso, ma solo riflessioni connotate da un indiscutibile tono sarcastico dal quale traspare, invero, anche amarezza per una vicenda sulla quale si è a lungo indagato ed in merito alla quale molte sono state le sollecitazioni da parte degli organi di stampa e dei residenti nel comune interessato dallo spiaggiamento e di quelli limitrofi”».

Navi dei veleni. E’ l’ora della “vendetta” contro chi insegue la verità

2 aprile 2011 Commenti chiusi

NAVI DEI VELENI Chiesta l’archiviazione
Caso chiuso: la Cunski affonda tra le carte

ed inizia la guerra tra «poveri»

di Andrea Palladino (il Manifesto)

Dieci pagine per porre fine alla vicenda del relitto di Cetraro. Sono firmate dalla Dda di Catanzaro, che il sette marzo scorso ha chiesto al Gip di archiviare definitivamente il caso. Francesco Fonti si è inventato tutto e nei mari di Calabria non vi è nessuna nave chiamata Cunski, carica di fusti radioattivi, scrivono il procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli e il sostituto Alfonso Lombardo. Caso chiuso, dunque, e questa volta con l’ufficialità della giustizia.

In Calabria c’è chi si prepara ora alla seconda fase, quella della vendetta. Guai a chi ha sostenuto la battaglia per la verità sul traffico delle scorie, uccidendo il turismo, fonte principale di reddito per la costa del cosentino. In prima fila nella battaglia c’è Calabria Ora, guidata da Piero Sansonetti. «C’è anche chi si è arricchito scrivendo libri su tali fandonie – commenta Guido Scarpino sull’edizione dello scorso 27 marzo – e chi, ancora più furbo, senza arte né parte, ha raccolto premi immeritati diventando personaggio mediatico». Un riferimento, probabilmente, al Comitato Natale De Grazia di Amantea, che pochi giorni fa ha ricevuto il premio Borsellino. La caccia, insomma, è iniziata.

Occorre però leggere con attenzione le pagine della richiesta di archiviazione presentata dalla magistratura e, soprattutto, inserire questa decisione nel complesso e drammatico quadro della storia delle navi dei veleni. La ricostruzione dei magistrati si basa esclusivamente – stando alla richiesta presentata al Gip – sull’indagine svolta dal Ram, ovvero il Reparto ambientale marittimo. Con un unico obiettivo: la nave indicata da Francesco Fonti è una nave dei veleni? La risposta è nota, si trattava in realtà di un piroscafo affondato nella prima guerra mondiale. I Ram nella presentazione dei risultati della ricerca fatta nell’ottobre del 2009 dalla Mare Oceano al largo di Cetraro ci misero anche un tocco di ironia, mostrando la foto del capitano del sommergibile tedesco autore dell’affondamento. Ecco il vero colpevole, spiegarono.

La chiusura dell’inchiesta pone anche una pietra tombale sul metodo d’indagine che costò la vita al capitano Natale De Grazia, l’ufficiale delle Capitanerie di Porto che per primo, nel 1995, indagò sulle navi a perdere. De Grazia aveva intuito la chiave di questo tipo di indagini. Partire dal relitto per poi descrivere i traffici dei veleni e delle scorie radioattive è una strada che rischia di non portare da nessuna parte: se non c’è il relitto tutto si ferma. De Grazia partiva nelle sue indagini da un accurato lavoro di intelligence sulle rotte, analizzando le caratteristiche delle navi affondate nel Mediterraneo. E, da investigatore di razza, cercava di sviluppare i contatti con fonti riservate, ricostruiva il contesto, tracciava le relazioni tra i diversi trafficanti, non solo di rifiuti. Nella stanza che occupava a Reggio Calabria la parete era occupata da una cartina d’Italia, con i punti di affondamento e i percorsi via terra. Morì – in circostanze considerate ancora oggi sospette – mentre era in viaggio verso La Spezia, dove – secondo alcune ricostruzioni più recenti – avrebbe voluto incontrare un informatore molto importante.

C’è un punto chiave che viene glissato, evitato nella richiesta di archiviazione per il caso Cetraro: esiste un problema di inquinamento in quelle acque? La risposta non può che essere positiva, almeno secondo le uniche analisi note. Nel 2006 l’Arpacal – su richiesta della magistratura di Paola – fece un’indagine sulla qualità delle acque al largo della costa cosentina. Tre punti – a ridosso del luogo indicato da Francesco Fonti – risultarono contaminati da metalli pesanti, tanto che ne scaturì un’ordinanza di interdizione della pesca. Nell’agosto del 2008, però, l’ordinanza viene ritirata, nonostante altre analisi effettuate sempre dall’Arpacal avessero confermato i valori riscontrati due anni prima. Non solo. La Procura di Paola aveva chiesto di approfondire il quadro, di stabilire se esistessero radionuclidi artificiali nel pesce, visto che l’Arpacal aveva documentato la presenza di Cesio 137. Nulla venne fatto.

«Se non si trova un relitto, non esiste il fatto», commentano informalmente dal Reparto ambientale marittimo, considerato reparto di eccellenza delle Capitanerie di porto, mettendo la parola fine – dal punto di vista del Ministero dell’Ambiente – alla vicenda.
Come in tutte le storie di navi e di traffici la verità difficilmente viene a galla. C’è un punto nella vicenda di Cetraro che nessuno ha finora verificato. La localizzazione del relitto arrivò da fonti confidenziali, da pescatori che sostenevano di aver visto, in quello spazio di mare, affondare una nave. La presenza del Catania era nota, in un punto distante circa sette chilometri. Ora gli ufficiali del Ram sostengono che quel piroscafo è stato affondato in realtà dove doveva essere il relitto indicato da Fonti. Rimane una domanda finale: qualcuno ha verificato – anche con un semplice sonar – se sul punto dove doveva essere il Catania – secondo i registri nautici – non vi sia nessun relitto? Questa sarebbe stata senza dubbio la prova che avrebbe fugato ogni ragionevole dubbio. Prova che nel fascicolo non c’è.

Acqua pubblica, il Comune di Belmonte Calabro modifica il proprio statuto comunale

31 marzo 2011 Commenti chiusi

Approvata all’unanimità dal Consiglio comunale la delibera che sancisce il principio del diritto umano all’acqua

Belmonte Calabro, 31 marzo 2011 Acqua bene comune a gestione pubblica per cui la proprietà e la gestione del servizio idrico integrato di questa fondamentale risorsa umana devono restare pubbliche e sono prive di rilevanza economica. Questi i principi che la delibera votata all’unanimità nell’ultimo Consiglio Comunale hanno introdotto nello statuto del comune di Belmonte Calabro.

La delibera che ha apportato questa importante modifica alla carta fondamentale della località tirrenica è stata proposta dal primo cittadino, Luigi Provenzano (foto), su sollecitazione del comitato referendario locale “Due si per l’acqua bene comune” che si è costituito nelle scorse settimane ad Amantea. Questa decisione permetterà anche al comune di Belmonte Calabro di avviare un diverso e più funzionale modo di gestione delle proprie risorse idriche allontanandosi dalla logica della mercificazione di un bene essenziale quale è l’acqua per la stessa sopravvivenza del genere umano.

In particolare le nuove norme introdotte nello statuto riconoscono “l’accesso all’acqua come diritto umano, universale, indivisibile, inalienabile e lo status dell’acqua come bene comune pubblico”. Inoltre confermano “il principio della proprietà e gestione pubblica del servizio idrico integrato e che tutte le acque, superficiali e sotterranee, anche se non estratte dal sottosuolo, sono pubbliche e costituiscono una risorsa da utilizzare secondo criteri di solidarietà”. Ed infine riconoscono che “il servizio idrico integrato è un servizio pubblico locale privo di rilevanza economica, in quanto servizio pubblico essenziale per garantire l’accesso all’acqua per tutti e pari dignità umana a tutti i cittadini, la cui gestione va attuata attraverso gli Artt. 31 e 114 del d. lgs n. 267/2000”.

La decisione del Consiglio Comunale di Belmonte Calabro segue l’esempio di altre cittadine del Tirreno cosentino che nelle scorse settimane avevano già varato un analogo provvedimento. Solo per citare gli ultimi esempi, infatti, già le vicine Amantea ed Aiello Calabro avevano aderito a questa iniziativa modificando i rispettivi statuti comunali su proposta del comitato civico Natale De Grazia e del comitato “Valle Oliva Terre a perdere” tra i promotori del comitato referendario a favore dell’acqua pubblica.

“L’auspicio – affermano i responsabili del comitato referendario comprensoriale “Due si per l’acqua bene comune” – che altri comuni calabresi seguano questo esempio che permetterà di proteggere un bene fondamentale per la vita. In particolare proporremo ai comuni di Fiumefreddo Bruzio e Longobardi di modificare il proprio statuto e di avviare la costituzione di un Consorzio intercomunale per la gestione del servizio idrico comprensoriale. Inoltre stiamo organizzando altre iniziative a sostegno delle ragioni dei SI ai referendum che si terranno il 12 e 13 giugno prossimo”.

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Navi e veleni. “Alcune verità vanno nascoste al Popolo…”

30 marzo 2011 Commenti chiusi

Gli arcana imperii e la valle dell’Oliva

«Uno dei grandi segreti che oggi il popolo non deve conoscere è quello delle scorie nucleari e della pericolosità delle centrali atomiche esistenti nel mondo»

di Alfonso Lorelli*

Amantea, 30.3.2011 - Che sulla vicenda delle navi dei veleni e delle scorie radioattive potesse distendersi ancora una volta il silenzio di Stato, non abbiamo mai avuto dubbi; né che i costruttori di verità a tavolino potessero trovare megafoni sempre pronti e velinari sempre disponibili. La povera gente come noi, che si batte a mani nude per conoscere la verità su problemi enormi come l’affare nucleare, viene sempre zittita attraverso una vasta ed incontrollabile organizzazione dei poteri forti e coalizzati operanti in silenzio, che comprende sia la manipolazione dell’informazione che la somministrazione di una verità ufficiale le cui fonti di prova sono sempre sottratte ai cittadini. Come scrisse Tucidide, 2400 anni fa, “ il mondo è retto dagli arcana imperii… alcune verità vanno nascoste al popolo nel superiore interesse del Principe….”.

Uno dei grandi segreti che oggi il popolo non deve conoscere è quello delle scorie nucleari e della pericolosità delle centrali atomiche esistenti nel mondo; ed anche quando scoppia un incidente catastrofico come quello di Cernobyl o di Fukushima il “superiore interesse” fa scattare subito una valanga di bugie e  disinformazioni da parte delle potentissime lobby (governi,industrie, stampa asservita). Queste losche alleanze cercano di minimizzare il pericolo al fine di impedire le rivolte popolari che potrebbero scatenarsi se venissero scoperte le loro terribili bugie come “ il nucleare pulito di terza o quarta generazione” , “ da noi fatti come quelli non potrebbero mai accadere” , “ le scorie non sono un problema irrisolvibile”, e così via cianciando.

Dopo quello che è successo in Giappone tutto è ormai possibile, la catastrofe nucleare è sempre dietro l’angolo, gli effetti di lunga durata sulla salute dell’umanità intera sono imprevedibili, la morte nucleare può arrivare anche dopo cento e mille anni se, oggi, gli uomini non si coalizzano per fermare i pazzi sedicenti scienziati che mettono la loro scienza al servizio del male assoluto, incuranti della distruzione del mondo. In Giappone non hanno retto le tecnologie più avanzate, figuriamoci in Italia; forse neanche le bugie che vengono somministrate quotidianamente possono reggere a lungo.

Il governo italiano, incurante del nostro futuro e della nostra salute, ha scelto il ritorno al nucleare, perciò, ancor più dopo Fukushima, ha bisogno di intorbidire le acque, di mettere fumo nei nostri occhi, di barattare bugie per verità, di impedire  che la rabbia montante dei cittadini possa vincere e fermare definitivamente la costruzione delle sei nuove centrali nucleari. Ecco perché chiudere la bocca dei cittadini attivi sulle navi dei veleni e sulle scorie radioattive scaricate nei fondali marini è considerato fondamentale per i nostri “dottor Stranamore” programmatori di morte atomica.

Dentro questo quadro generale va dunque collocato ed interpretato l’uso che viene fatto, proprio in questi giorni, delle sedicenti verità ufficiali sulle navi dei veleni.

Così si sbandiera ai quattro venti che anche le ultime indagini sono state chiuse; che nel nostro mare non vi sono navi affondate con carichi nocivi; che i fusti fotografati in fondo al mare contengono granaglie e portarli alla luce non serve. Si ribadisce che chi afferma il contrario o solleva dubbi dice solo bugie, e se può dimostri il contrario  “ altrimenti taccia per sempre”; ma poiché dimostrare il contrario è impossibile perché solo lo Stato ha i mezzi ed i capitali per farlo, bisogna accettare la verità ufficiale e tacere. Bisogna fare come gli struzzi, altrimenti si rischia di essere accusati di lesa maestà, di voler danneggiare le popolazioni, di voler continuare a dire bugie, di essere additato a nemico pubblico, di voler svegliare i dormienti.

Gli “arcana imperii” di cui parlava Tucidide 24 secoli fa hanno vinto ancora una volta.

Che i poteri forti possano ripetere lo stesso copione anche sull’inquinamento del fiume Oliva e sulla necessità della bonifica ci sembra più difficile ma non impossibile. Le centomila tonnellate di rifiuti scoperti possono essere sempre degradati a materiale non pericoloso; cesio, cadmio, piombo, mercurio e quant’altro possono sempre essere ridotti a scarti di lavorazione industriale innocui o ad elementi non pericolosi per la salute della gente; la radioattività artificiale scoperta nel 2004 può sempre diventare “naturale”;  Foresta può diventare all’improvviso un’oasi eclogica doveandare a fare pic-nic; gli ambientalisti possono essere sempre rappresentati come pericolosi banditi che vogliono il male della gente; l’Autorità giudiziaria che ha scoperto  tutto il materiale inquinante può essere trasformata in  un nemico dello Stato  che agisce nell’ombra; gli inquinatori, veri pirati dei fiumi, anziché mandarli in galera possono anche essere fatti santi subito.

Al di là di ogni amara ironia, vogliamo ancora una volta denunciare con molta preoccupazione i silenzi ed i ritardi ingiustificati che stanno caratterizzando la vicenda delle analisi sui campioni prelevati nel fiume Oliva circa un anno  fa. L’Ispra, organismo statale che deve concludere e sintetizzare le risultanze sui prelievi dopo aver acquisito i dati forniti dalle diverse Arpa regionali incaricate delle analisi sui campioni, a ben otto mesi dalla conclusione delle operazioni di carotaggio del terreno, pare non abbia ancora fatto pervenire alcunché di definitivo all’Autorità giudiziaria. E l’Ispra è un ente tutt’altro che indipendente.

Le risultanze dell’Arpa Calabria, già consegnate da qualche mese alla Procura di Paola, pongono già, di per sé sole, il problema della necessità della bonifica di molti siti inquinati, stante la pericolosità elevata per la salute della gente.

Non vorremmo che i ritardi dell’Ispra dovessero essere collegati alle prossime elezioni referendarie, al panico per Fukushima oppure a qualche altro depistaggio o tentativo di costruire una verità ufficiale edulcorata, in nome della tranquillità sociale spesso tanto invocata a sproposito da qualche  organo di stampa ma anche da amministratori comunali poco accorti, sempre più struzzi e sempre meno aquile.

* Vice-presidente Comitato “De Grazia”

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Ci privatizzeranno anche l’Aria

29 marzo 2011 Commenti chiusi

La satira di Altan

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Roma, un’onda azzurra invade la capitale

29 marzo 2011 Commenti chiusi

Un fiume di 300 mila persone da Piazza Della Repubblica a piazza S. Giovanni per promuovere il Si ai referendum

Alla manifestazione partecipazioni da tutta Italia. Presente anche il comitato “De Grazia”

di Asmara Bassetti

ROMA 26 marzo 2011 – Più di 300mila persone: questa la cifra dei partecipanti alla manifestazione a favore del referendum del prossimo 12 e 13 giugno per l’acqua pubblica e il nucleare.
Una calda e affollata piazza Repubblica ci ha accolti con decine di bandiere, striscioni e cartelli.
Ad essere presenti, oltre al popolo romano, numerose persone da ogni parte del bel paese, dalla Sicilia al Piemonte, dal Molise alla nostra Calabria, scese in piazza per dimostrare che un’altra Italia è possibile, che l’acqua è un bene comune dal quale è ingiusto ricavare profitti, e che il nucleare, soprattutto dopo la catastrofe giapponese, non può e non deve essere accettato nel nostro territorio.

«È stata una manifestazione riuscita grazie a un coordinamento che ha portato 1.400.000 firme in cassazione, apposte dai cittadini che sull’acqua non vogliono privati e dicono “Si” all’acqua bene comune» dice una voce dall’alto di un “camioncino” addobbato d’azzurro e blu, che intrattiene tutti con un’allegra musica che coinvolge il corteo, snodatosi fino a piazza San Giovanni, dove da un palco si sono susseguiti vari interventi riguardanti temi su acqua pubblica e nucleare, alcuni in lingua inglese, francese e tedesca.

Una manifestazione vivace e colorata come le numerose bandiere e gli striscioni, e come i giovani percussionisti che hanno accompagnato il corteo con i loro particolari suoni.
I coordinatori del referendum si dicono soddisfatti ed ottimisti, e la grande adesione alla giornata di sabato lo dimostra; portare 26 milioni di italiani alle urne il 12 e il 13 giugno, ora è “un’impresa” che sembra più realizzabile e vicina, e dobbiamo perciò continuare a portare avanti questa lotta, che è una lotta di dignità e cultura, necessaria per “riavere in mano” il nostro paese.
Perché l’acqua è un bene comune: riprendiamocelo!

Arrivo a piazza repubblica

Concerto in piazza san giovanni

Corteo

Giovani gocce si uniscono alla pace

goccia dopo goccia si sbriciola la roccia

percussionisti all'interno del corteo

La bilancia

Vota Si per fermare privatizzazione acqua e nucleare

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Acqua Pubblica, è ufficiale: il 12 e 13 giugno i Referendum

24 marzo 2011 Commenti chiusi

“Il Governo non si illuda, vinceremo i referendum!”

Roma, 23 marzo 2011 - Il Comitato Referendario 2 Sì per l’Acqua Bene Comune apprende che le date scelte per lo svolgimento dei referendum sono quelle del 12 e il 13 giugno. Quella del mancato accorpamento con le elezioni amministrative è una decisione sconcertante, che “brucia” 400 milioni di euro e di cui il Governo dovrà dar contro ai cittadini.

Non si illuda la maggioranza, porre i referendum a metà giugno non scoraggerà gli italiani dall’andare al voto. Il Comitato Referendario è certo del successo referendario, del raggiungimento del quorum e della vittoria dei Sì per l’acqua bene comune.

Sabato 26 marzo tutte le italiane e tutti gli italiani sono invitati alla grande manifestazione per l’acqua a Roma, per gridare a tutti che un’altra Italia è possibile.



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