I movimenti per l’Acqua pubblica presentano una proposta di legge regionale

14 gennaio 2013 Commenti chiusi

Critiche alla proposta della Giunta regionale

Negli ultimi anni anche in Calabria, come nel resto d’Italia, si è diffusa la consapevolezza sociale dei rischi connessi alla mercificazione del bene comune acqua, e dimostrazione ne è la vittoria dei Sì ai referendum del giugno 2011: 780mila calabresi, oltre la metà degli aventi diritto al voto,  si  sono  espressi  chiaramente  contro  la  privatizzazione  del  servizio idrico,  sostenendo  i  quesiti  referendari  promossi  dal  Comitato  “2  Sì  per  l’Acqua  Bene Comune”.

Ma la politica è sorda e non vuole saperne di dare seguito alla manifesta volontà popolare. In Calabria, con  la deliberazione n. 545 del  10  dicembre  scorso  la  Giunta Regionale ha presentato una  proposta di legge in materia di risorse idriche con la quale, sotto la fuorviante dicitura di “società di interesse pubblico”, intende mantenere la Sorical nella sua attuale forma di società di diritto privato ed a scopo di lucro nata da una pseudo-privatizzazione. In particolare, nella proposta di legge regionale si stabilisce che la Sorical S.p.A. “per la gestione operativa può […] costituire una  società  mista  pubblicoprivata”, ripresentando tale e quale il rovinoso meccanismo precedente, con l’unica non irrilevante differenza che “per  la realizzazione e l’approvvigionamento  di lavori,  servizi e forniture”, cioè ciò per cui servono i maggiori investimenti, si avrà una in-house, mentre per la gestione operativa (il segmento più “allettante”) resta tutto come prima.

Eppure il giudizio sulla fallimentare esperienza della privatizzazione è unanime: solo un mese fa, dal dibattito avvenuto nel Consiglio regionale, abbiamo appreso che “la multinazionale Veolia  non  ha  MAI  versato  nulla  in  questi  anni” e che la Regione Calabria era una “mucca da mungere per fare tutto quello che era possibile per favorire il privato che non era controllato né si faceva controllare”. Una per una, quasi tutte le critiche e perplessità espresse nel corso degli anni dal Coord. “Bruno Arcuri” sono state riprese e fatte proprie da gran parte del Consiglio Regionale: le convenzioni forzose della Sorical con diversi Comuni, verso i quali si inoltravano atti di diffida per giustificare una consulenza di 800 mila euro l’anno con uno studio di Napoli; gli investimenti (non) realizzati, con la Regione Calabria che in questi anni ha erogato risorse per 147 milioni di euro contro il nulla della parte privata;  il mutuo con la Depfa Bank  e altri debiti, per cui la Regione Calabria rischia di avere un danno di 385 milioni di euro che “grava e graverà sulle spalle dei cittadini calabresi”;  la mancanza  di  controllo, per cui l’assessore ai lavori pubblici, che detiene la maggioranza della  Sorical  SpA,  chiedendo  documentazioni  e  informazioni  “non  era  nelle  condizioni  di riceverle”.  Resta  inoltre  completamente  aperto  il  problema  delle  tariffe  illegittime applicate  ai  comuni, “certificata”  di  recente  nella  relazione  della Corte  dei  Conti  della Calabria, che comporta un maggior esborso valutabile in decine di milioni di euro.

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Il forum dei movimenti per l’acqua presenta la proposta di legge regionale d’iniziativa popolare per la ripubblicizzazione del servizio idrico

10 gennaio 2013 Commenti chiusi

Acqua pubblica, i movimenti dell’acqua calabresi, cercano di far rispettare la volontà popolare espressa con il referendum del giugno 2011. 
L’obiettivo è sostituire So.Ri.Cal con un’azienda pubblica denominata “Acqua Bene Comune Calabria”

volontari del "De Grazia" durante la campagna referendaria

Negli ultimi anni anche in Calabria, come nel resto d’Italia, si è diffusa la consapevolezza sociale dei rischi connessi alla mercificazione del bene comune acqua, e dimostrazione ne è la vittoria dei Sì ai referendum del giugno 2011: 780mila calabresi, oltre la metà degli aventi diritto al voto, si sono espressi chiaramente contro la privatizzazione del servizio idrico, sostenendo i quesiti referendari promossi dal Comitato “2 Sì per l’Acqua Bene Comune”.

Ma la politica è sorda e non vuole saperne di dare seguito alla manifesta volontà popolare. In Calabria, con la deliberazione n. 545 del 10 dicembre scorso la Giunta Regionale ha presentato una proposta di legge in materia di risorse idriche con la quale, sotto la fuorviante dicitura di “società di interesse pubblico”, intende mantenere la Sorical nella sua attuale forma di società di diritto privato ed a scopo di lucro nata da una pseudo-privatizzazione. In particolare, nella proposta di legge regionale si stabilisce che la Sorical S.p.A. “per la gestione operativa può […] costituire una società mista pubblico-privata”, ripresentando tale e quale il carrozzone precedente, con l’unica non irrilevante differenza che “per la realizzazione e l’approvvigionamento di lavori, servizi e forniture”, cioè ciò per cui servono i maggiori investimenti, si avrà una in-house, mentre per la gestione operativa (il segmento più “allettante”) resta tutto come prima.

Eppure il giudizio sulla fallimentare esperienza della privatizzazione è unanime: solo un mese fa, dal dibattito avvenuto nel Consiglio regionale, abbiamo appreso che “la multinazionale Veolia non ha MAI versato nulla in questi anni” e che la Regione Calabria era una “mucca da mungere per fare tutto quello che era possibile per favorire il privato che non era controllato né si faceva controllare”, mentre maggioranza ed opposizione si rimpallavano le responsabilità politiche.

Per invertire la rotta e dare seguito alla manifesta volontà dei calabresi, un’ampia coalizione sociale, già impegnata a sostegno dei referendum del 2011, ha deciso di presentare una legge di iniziativa popolare per fare in modo che in Calabria si realizzi un modello per la gestione del Servizio Idrico Integrato volto al perseguimento degli interessi collettivi e, al contempo, a ottimizzare le risorse finanziarie disponibili.

Il deposito della proposta di legge avverrà venerdì 11 gennaio alle ore 11.00 presso gli uffici del Consiglio Regionale della Calabria. A seguire sarà tenuta da parte dei promotori una conferenza stampa presso la sala “Giuditta Levato” del Consiglio Regionale, a Reggio Calabria.

Si scrive Acqua ma si legge Democrazia!

Coordinamento Calabrese Acqua Pubblica “Bruno Arcuri”

Reggio Calabria, 09/01/2013

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Ombre sulla morte del pentito Fonti. Si riapre il caso della nave Cunsky

28 dicembre 2012 Commenti chiusi

E mentre non si sa che fino abbia fatto la nave Cunsky sembra siano spariti dei documenti dalla casa di Francesco Fonti (il pentito che aveva detto di aver affondato quella nave a largo di Cetraro) dopo la sua morte

 

Ombre sulla morte del pentito Fonti

La morte del capitano De Grazia avvolta dal mistero di un possibile avvelenamento, la scomparsa del pentito Fonti che presenta profili poco chiari e ora anche il caso della Cunsky che come la Jolly rosso secondo Fonti era una nave utilizzata per il traffico di rifiuti tossici. Le indagini della Dda si riaccendono attorno al caso delle navi dei veleni che sembrava chiuso ma, a quanto pare, chiuso non è.

 

Paolo Orofino su Il Quotidiano della Calabria

 

LA MORTE DEL PENTITO FONTI. Il pentito appartenuto alle cosche di San Luca è morto venti giorni fa all’età di 64 anni nella località segreta in cui si trovava in conseguenza al suo stato di collaboratore di giustizia. È morto in ospedale “per cause naturali” hanno precisato tutte le agenzie di stampa, a seguito delle sue precarie condizioni di salute. Ma dopo il ricovero qualcosa ancora non del tutto chiarito è accaduto nella sua abitazione, ubicata in un centro assistenziale dove viveva da anni riservatamente. Il figlio di Fonti quando è entrato nelle stanze del padre, all’indomani del decesso, ha avuto l’impressione che qualcuno avesse rovistato nei cassetti dell’arredo interno, notando varie carte sparse a terra. Non solo. L’altra sorpresa per il figlio del pentito è stata quella di aver trovato cambiate le chiavi della serratura della porta dell’appartamento. Serrature che sarebbero state cambiate dopo il ricovero in ospedale, verosimilmente, dopo la notizia della morte di Fonti. Dettagli che slegati sembrano non aver un significato preciso…continua a leggere sul sito de Il Quotidiano della Calabria

 

venerdì 28 dicembre 2012

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Nave dei veleni, è di nuovo mistero

28 dicembre 2012 Commenti chiusi

Come scrivevamo ieri si infittiscono i misteri sulle navi dei veleni, in particolare sul relitto ritrovato a Cetraro nel settembre 2009. “Il caso è chiuso” sentenziarono a quel tempo il ministro Prestigiacomo ed il procuratore nazionale antimafia Grasso dicendo che quella nave era il mercantile Catania affondato durante le I Guerra mondiale. In realtà i misteri si infittiscono e il “caso” non finirà mai, almeno fino a quando le “ragion di Stato” prevarranno sulla “verità”. Ora si scopre che le “carte” ufficiali che certificavano che la Cunsky era stata demolita ad Alang in India sembrerebbero false…ma in questa storia chi dice la verità?

Dopo alcune rogatorie internazionali l’India smentisce che la Cunsky sia stata demolita nel porto di Alang. Dda al lavoro per capire chi e perché ha falsificato le certificazioni

 

Roberto De Santo sul “Corriere della Calabria”

La “nave dei veleni” riemerge dall’oblio in cui era finita dopo che la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro aveva chiesto e ottenuto l’archiviazione dell’indagine aperta dopo le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Francesco Fonti. Il pentito, deceduto il 5 dicembre scorso, aveva raccontato di aver fatto inabissare il mercantile Cunsky al largo di Cetraro con la stiva carica di rifiuti tossici. Gli accertamenti della Procura erano, però, terminati davanti a due dati che apparivano, almeno fino a qualche giorno fa, incontrovertibili: il relitto trovato nel Tirreno cosentino appartiene al piroscafo Catania affondato da un U-boat tedesco durante la prima guerra mondiale; ma soprattutto la Cunsky era stata demolita il 23 gennaio 1992 nel porto indiano di Alang. Caso chiuso, e invece…
Succede che nelle settimane scorse giunge l’esito di alcune rogatorie internazionali. L’autorità indiana mette nero su bianco che la nave non solo non è mai stata rottamata nel porto di Alang, ma non è mai giunta sulle coste indiane. Insomma, i registri trasmessi alla Dda catanzarese erano sbagliati, forse addirittura falsificati.
Gli inquirenti calabresi sono già al lavoro. Da quanto si apprende, nel registro degli indagati sarebbero stati iscritti alcuni nomi con l’ipotesi di falso, tecnici e dirigenti della Marina mercantile che avrebbero trasmesso ai magistrati della Dda le certificazioni rivelatesi adesso fasulle.
‘Ndranghetista con il grado di “vangelo”, Francesco Fonti…(…Continua sul sito del Corriere della Calabria)

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Il “giallo” della Cunsky

27 dicembre 2012 Commenti chiusi

La nave, che un pentito diceva di aver affondato a largo di Cetraro,  secondo le autorità marittime internazionali era stata invece smantellata in India, ma adesso le autorità indiane smentiscono.
E “non coinciderebbero le coordinate degli affondamenti di alcune navi poi ritrovate, come la famosa Catania affondata nel 1917 e rilevata nel 2009, laddove si credeva potesse essere invece ritrovata la Cunsky, una delle cosiddette navi dei veleni

Ora il caso delle navi dei veleni è destinato verosimilmente a riaprirsi (dopo le festività natalizie sarà presentato un dossier da parte della Commissione bicamerale) anche perché il battagliero commissario Alessandro Bratti (Pd) non era già convinto prima delle conclusioni della Procura, figuriamoci ora che si trova davanti una nuova perizia. “Alcuni fatti accaduti sono sconcertanti – dichiara al Sole 24 Ore online – e soprattutto dopo le numerosissime audizioni che nel corso di questi anni abbiamo fatto, appare chiaro che non sono mancati depistaggi e sviamenti. Si figuri che i servizi segreti ci hanno consegnato una marea di carte inutili, alcune delle quali semplici ritagli di giornali con sopra la scritta secretato. Una beffa. Ma la cosa che al momento appare più inverosimile è che non coinciderebbero le coordinate degli affondamenti di alcune navi poi ritrovate, come la famosa Catania affondata nel 1917 e rilevata nel 2009, laddove si credeva potesse essere invece ritrovata la Cunsky, una delle cosiddette navi dei veleni”.

 

 

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Si riaprono i misteri sulle navi dei veleni: sparite le carte di un pentito e c’è pure una morte sospetta

20 dicembre 2012 Commenti chiusi

Natale De Grazia sarebbe stato ucciso da sostanze tossiche e non da infarto

Fonte: http://mobile.ilsole24ore.com/sole24orem/post/102?url=AbF0EuDH

Non sarebbe morto di infarto ma di immunodepressione e immunodeficienza causate da sostanze tossiche presenti nel suo organismo. Sarebbe questa la sconvolgente novità contenuta nella terza perizia ordinata all’Università di Roma dalla Commissione parlamentare di inchiesta sui rifiuti, che dopo anni di indagini ha voluto vederci ancor più chiaro sulla morte del capitano Natale De Grazia, che proprio oggi avrebbe compiuto 56 anni.

Il comandante De Grazia morì il 13 dicembre 1995, improvvisamente, a Nocera Inferiore, mentre era in viaggio da Reggio Calabria a La Spezia nell’ambito delle indagini relative al traffico di rifiuti tossici e/o radioattivi: lì avrebbe dovuto raccogliere importanti deposizioni e documenti nautici relativi ad affondamenti sospetti nel Mediterraneo, in particolar modo di fronte alle coste calabresi. Le indagini gli erano state delegate dall’allora capo della Procura di Reggio Francesco Scuderi. Quel giorno in viaggio con lui si trovavano anche il pm Francesco Neri, titolare delle indagini, l’autista e il suo collega Nicolò Moschitta.

Secondo le prime due perizie il capitano morì dopo aver consumato un pasto in una stazione di servizio sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria. Il certificato di morte riporta come causa del decesso la generica motivazione “arresto cardio-circolatorio”. Il suo corpo fu sottoposto ad autopsia solo dopo una settimana dal decesso e presso l’ospedale di Reggio Calabria, anziché di Nocera Inferiore dove era deceduto. Agli esami autoptici non è stato concesso di assistere al consulente medico della famiglia che chiese di ripetere gli esami. La seconda autopsia fu assegnata allo stesso perito che condusse la prima e i risultati di questi ulteriori esami, che confermarono ovviamente i dati della prima, furono trasmessi alla famiglia dopo circa dieci anni.

La conferenza stampa annullata
Era questa la novità clamorosa che avrebbe dovuto essere annunciata oggi in conferenza stampa dal presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta, Gaetano Pecorella, che però all’ultimo momento l’ha annullata perché, tra le altre cose, non era stata avvertita a Reggio Calabria la vedova di De Grazia, Anna Vespia, che correva così il rischio di apprendere le novità – contenute in una perizia di 5 pagine alla cui stesura si è arrivati dopo circa tre mesi di lavoro – dai media. Ma non sono queste le uniche novità che avrebbero dovuto essere discusse intorno alla morte di quel capitano integerrimo che a partire dal 1994 collaborò attivamente con il pool investigativo della procura di Reggio Calabria, sciolto a distanza di pochi mesi da quel decesso.

Il capitano Natale De Grazia avrebbe trovato nella casa di Giorgio Comerio, faccendiere investigato per smaltimento illecito di scorie radioattive, un’agenda con l’appunto “Lost the ship” (“nave persa”) il 21 settembre 1987, il giorno in cui affondò una nave, la Rigel (a largo di Capo Spartivento, che si trova nel Comune di Brancaleone, Reggio Calabria). Quel giorno, secondo quanto stabilito dall’International maritime organization, affondò solo quella nave. Comerio è l’ingegnere ideatore del progetto Odm (Oceanic disposal management) che – secondo quanto si legge nel sito del Comitato De Grazia – “prevedeva di stipare rifiuti radioattivi in siluri (telemine) da sparare sotto i fondali marini con l’ausilio di navi”. Gli investigatori di Reggio Calabria, tra cui De Grazia, avevano ipotizzato che Comerio avesse trattato, a questo scopo, l’acquisto della motonave Jolly Rosso. Nel corso delle indagini De Grazia ed i suoi collaboratori, maturarono la convinzione che la Jolly Rosso doveva essere affondata al largo del Golfo di S. Eufemia (Catanzaro) per smaltire un carico di rifiuti pericolosi e per lucrare sul premio di assicurazione. Il 14 dicembre 1990, però, la nave si arenò sulla spiaggia di Amantea in località Formiciche e il carico della nave sparito, forse seppellito nell’alveo del fiume Oliva, poco distante dal luogo della spiaggiamento. Dopo una prima archiviazione l’inchiesta è stata riaperta dalla procura di Paola nel 2004 ma per mancanza di prove è stata di nuovo archiviata a maggio 2009 perché l’ipotesi accusatoria non fu supportata. Dunque nessuna prova, tutte le ipotesi cadute (comprese quelle delle telemine) e tutti i protagonisti innocenti, a partire da Comerio.

Tutto si riapre?

Ora il caso delle navi dei veleni è destinato verosimilmente a riaprirsi (dopo le festività natalizie sarà presentato un dossier da parte della Commissione bicamerale) anche perché il battagliero commissario Alessandro Bratti (Pd) non era già convinto prima delle conclusioni della Procura, figuriamoci ora che si trova davanti una nuova perizia…(segue sul sito del Sole 24Ore clicca su “Tutto si riapre?”)

robertogalullo.blog.ilsole24ore.com

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Quale verità sulla morte di Natale De Grazia?

20 dicembre 2012 Commenti chiusi

Una conferenza stampa prima  convocata poi disdetta dalla Commissione Rifiuti per riferire sulla morte di Natale De Grazia. E così trapelano informazioni non confermate sulle cause del decesso che non sarebbe avvenuto per un malore improvviso.

“La Commissione parlamentare d’inchiesta sugli illeciti connessi al ciclo dei rifiuti presieduta dall’on Gaetano Pecorella svolgerà domani 20 dicembre una conferenza stampa nell’ambito dell’indagine relativa alle cosiddette navi dei veleni ed in particolare alla morte del capitano Natale De Grazia. L’appuntamento si svolgerà alle ore 10.30 presso la sala delle conferenze stampa della Camera…”

Questo il testo diffuso alle 16.40 di ieri da Palazzo San Mancuto sede della Commissione bicamerale sui ciclo dei rifiuti. Ma questa mattina, un’ora prima dell’appuntamento con i giornalisti, la Commissione ha annullato la conferenza stampa rinviandola al mese di gennaio, ufficialmente perché sono necessari ulteriori “approfondimenti e verifiche in ordine agli elementi su cui da tempo la commissione sta lavorando”.

Quanto avvenuto però, nonostante la giustificazione della Commissione, contribuisce a creare quella coltre di mistero che avvolge la vicenda delle “navi dei veleni” e ad acuire quel senso di sfiducia che i cittadini hanno verso le istituzioni, che con il loro atteggiamento invece di fare chiarezza rendono il clima ancora più nebuloso e cupo.

Questa mattina eravamo in attesa di conoscere cosa era stato accertato “in particolare” sulla morte di Natale De Grazia e se è vero, come la stampa riporta, che il decesso non sarebbe avvenuto per arresto cardiocircolatorio come certificato dalle autopsie effettuate ma “nelle mani dei membri della commissione sia finita una perizia che attesterebbe la presenza di elementi tossici nel corpo del capitano morto diciassette anni fa” (Corriere della Calabria)

Auspichiamo che la Commissione, come riferitoci direttamente dai collaboratori di Pecorella, voglia chiarire in breve tempo quanto avvenuto ed entro pochi giorni possa riferire all’opinione pubblica, ed in particolare ai familiari del capitano De Grazia, le risultanze delle indagini condotte su tali vicende.

Non intendiamo accontentarci di dichiarazioni ufficiali non supportate da fatti, né di dati confusi e contrastanti come avvenuto per il relitto di Cetraro nel 2009.  Il comitato è impegnato da anni affinché sui fatti avvenuti in Calabria, in mare, nel fiume Oliva, a Cetraro ed in altri luoghi venga fatta chiarezza e siano adottati tutti i provvedimenti necessari a bonificare i territori e mettere in sicurezza la salute della popolazione e staremo al fianco delle persone perbene che si impegnano pe difendere la nostra terra. A quelle persone che anche dall’interno delle istituzioni perseguono con impegno e sacrificio la verità, difendendo gli interessi fondamentali dei cittadini. Lo dobbiamo ai tanti morti e malati che ruotano intorno al traffico dei rifiuti e anche e soprattutto al sacrifico consapevole di persone “giuste” come Natale De Grazia.

 

Amantea, 20 dicembre 2012

Comitato civico Natale De Grazia

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Buon compleanno Capitano!

19 dicembre 2012 Commenti chiusi

Il 19 dicembre 1956 nasceva a Catona di Reggio Calabria, Natale De Grazia. Oggi avrebbe compiuto 56 anni.

Natale De Grazia «E’ un Uomo Che Cerca. E non importa se è morto prima di trovare. Gli uomini che cercano, finché continuiamo a farci le loro domande, non muoiono mai».

(da “Navi a perdere” di C. Lucarelli)

Buon Compleanno Capitano!

Domani è un’altro giorno…sul cammino per la verità

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I volontari ricordano il Capitano De Grazia nel 17° anniversario della sua morte

16 dicembre 2012 Commenti chiusi

Una corona di alloro apposta dai volontari del De Grazia sul lungomare di Amantea che porta il nome del capitano di corvetta deceduto il 13 dicembre 1995 mentre indagava sulle “navi dei veleni”. 

AMANTEA, 13 dic. 2012 – Diciasette anni sono passati da quel tragico 13 dicembre 1995, quando il capitano Natale De Grazia si spegneva nella vettura di servizio che lo stava conducendo, con due carabinieri, in Liguria nel tentativo di scoprire cosa si nascondeva dietro quegli strani affondamenti che si erano verificati nel mar Mediterraneo, nei pressi delle coste calabresi. In quel mare dove egli, da militare della capitaneria di Porto, lavorava e che amava profondamente.

Una tragica fine, in un momento delicato delle indagini che stava conducendo in qualità di consulente tecnico per la procura della Repubblica di Reggio Calabria. “Arresto cardiocircolatorio” hanno sentenziato i risultati ufficiali delle autopsie, ma il dubbio che qualcuno o qualcosa abbia provocato la morte del capitano non è mai stato fugato del tutto. Anche perché “qualcuno” o “qualcosa” ha beneficiato della sua scomparsa, le indagini sulle “navi dei veleni” infatti, dopo la sua morte hanno subito un brusco arresto.

Con la sua scomparsa sembrava tutto dovesse finire, che una pietra miliare fosse stata apposta sulla vicenda delle nevi dei veleni, «ma non è così perché, pur tra mille difficoltà, c’è qualcuno che ha raccolto il testimone di De Grazia, che cerca con sacrifici personali e familiari di far emergere quella verità che un “sistema” ben collaudato e oleato cerca di occultare – ha dichiarato Posa, portavoce del “De Grazia”, durante la commemorazione sul lungomare di Amantea -. A queste persone che con tanta fatica si muovono in questo sistema che cerca di schiacciarli, noi dobbiamo stare vicino perché è nel momento che sono in vita e che operano che bisogna sostenerli. A che serve piangerli o commemorarli dopo la loro scomparsa? Se Natale De Grazia avesse avuto in vita adeguato sostegno oggi forse non saremmo qui e conosceremmo un’altra verità».

Le parole di Posa si dissolvono nell’area umida del lungomare “Natale De Grazia” di Amantea – così chiamato dal 24 ottobre 2009 su iniziativa dello stesso comitato – mentre nelle stesse ore la Commissione bicamerale sul ciclo dei rifiuti stava ascoltando investigatori che hanno avuto un ruolo chiave nelle recenti indagini sulle “navi dei veleni” calabresi, le loro dichiarazioni e le scoperte che hanno fatto non possono essere taciute per sempre.

Con unA cerimonia intima, che ripetono ormai da anni, i volontari del De Grazia  hanno osservato un minuto di raccoglimento nei pressi della targa che ricorda il capitano Natale De Grazia.  «Esercitando un ruolo che non è naturalmente nostro apponiamo una corona di alloro in memoria, sostituendoci alle istituzioni che Natale De Grazia hanno voluto dimenticare» conclude Posa.
Forse perché era un personaggio scomodo che stava per svelare i contorni di un traffico al quale hanno partecipato delle figure “innominabili”.

Segue il testo con cui è stata riconosciuta la medaglia d’oro alla memoria al Capitano di fregata Natale De Grazia:

MEDAGLIA D’ORO “ALLA MEMORIA” al MERITO DI MARINA

NATALE DE GRAZIA

CAPITANO DI FREGATA (CP)

 

“MOTIVAZIONE”

“Il Capitano di Fregata (CP) Spe r.n. Natale DE GRAZIA ha saputo coniugare la professionalità, l’esperienza e la competenza marinaresca con l’acume investigativo e le conoscenze giuridiche dell’Ufficiale di Polizia Giudiziaria, contribuendo all’acquisizione di elementi e riscontri probatori di elevato valore investigativo e scientifico per conto della Procura di Reggio Calabria. La sua opera di Ufficiale di Marina è stata contraddistinta da un altissimo senso del dovere che lo ha portato, a prezzo di un costante sacrificio personale e nonostante pressioni ed atteggiamenti ostili, a svolgere complesse investigazioni che, nel tempo, hanno avuto rilevanza a dimensione nazionale nel settore dei traffici clandestini ed illeciti operati da navi mercantili. Il comandante De Grazia è deceduto in data 13.12.1995 a Nocera Inferiore per “Arresto cardio-circolatorio”, mentre si trasferiva da Reggio Calabria a La Spezia, nell’ambito delle citate indagini di “Polizia Giudiziaria”. Figura di spicco per le preclare qualità professionali, intellettuali e morali, ha contribuito con la sua opera ad accrescere e rafforzare il prestigio della Marina Militare Italiana.

(Reggio Calabria, 1994 -1995)”

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Aiello, il comune non si costituisce parte civile nel processo Valle Oliva e la minoranza interroga il sindaco

16 dicembre 2012 Commenti chiusi

AIELLO C., 29 nov. ’12 - Nel  corso di un recente evento pubblico il presidente del comitato De Grazia aveva evidenziato come nel processo giudiziario che avrà inizio nella prossima primavera saranno tutelati gli interessi dei cittadini che vivono intorno alla valle dell’Oliva dato che quasi tutti i comuni interessati si sono costituiti parte civile.
«Processo nel quale il comitato intende essere presente – aveva dichiarato Posa in seguito all’esclusione del “De Grazia” dalle parti ammesse – perché vogliamo dare il nostro contributo a fare chiarezza su quanto avvenuto in questi anni nel fiume Oliva». Attualmente le parti civili ammesse nel procedimento giudiziario sono i comuni di Amantea, San Pietro in Amantea e Serra d’Aiello tranne Aiello Calabro che non ne ha fatto richiesta. «Invitiamo i cittadini di Aiello – ha detto Posa – a chiedere con decisione ai propri amministratori, anche attraverso una petizione pubblica se necessaria,  di costituirsi parte civile, per far tutelare gli interessi della comunità».

L’appello sembra essere stato raccolto dalla minoranza che siede in consiglio comunale che ha rivolto al sindaco un’interrogazione.
Perché il comune di Aiello Calabro non si è costituito parte civile nel processo relativo all’inquinamento nella vallata dell’Olivo, come invece hanno fatto gli altri comuni interessati?

Il sindaco Franco Iacucci

A chiederselo è Alleanza di Progresso per Aiello che ha presentato una interrogazione ad hoc al sindaco Iacucci.
Come si ricorderà, nelle scorse settimane, con il rinvio a giudizio da parte del Gup di Paola degli imputati ritenuti colpevoli di disastro ambientale, il cui processo si terrà presso la Corte d’Assise di Cosenza a partire dal 16 aprile 2013, si erano costituiti quali parti civili i comuni di Amantea, Serra D’Aiello e San Pietro in Amantea. Ma non il comune di Aiello, né il Ministero dell’Ambiente, e né la Regione Calabria. La costituzione in giudizio, tuttavia, è ancora possibile prima dell’inizio del processo di aprile prossimo.

In una nota diffusa dal presidente di AdP, Ernesto Cicero, si ribadisce, in aggiunta all’interrogazione presentata dal gruppo consiliare di minoranza, ancora di più la necessità per la comunità Aiellese di conoscere «il motivo per cui il primo cittadino del comune di Aiello Calabro non si sia ancora espresso a riguardo».
«Secondo l’accusa – ricorda Cicero -, lo smaltimento illecito di rifiuti avrebbe comportato seri danni per il territorio e per le acque, utilizzati per pascolo ed agricoltura, causando un aumento statisticamente significativo di tumori nelle aree coinvolte. Ipotesi che destano timore all’interno delle comunità e che se dovessero essere confermate i danni per il Comune di Aiello Calabro e per gli altri comuni coinvolti sarebbero incalcolabili».
«Queste sono le ragioni – spiega – per le quali abbiamo provveduto mercoledì scorso a produrre un atto ufficiale,  presentando all’attenzione del Sindaco un’interrogazione a risposta scritta, articolata in due punti, nella quale si chiedono le ragioni per le quali il sindaco e la giunta non si sono ancora espressi a riguardo e se hanno o meno intenzione di costituirsi parte civile, motivandone ovviamente, in entrambi i casi le ragioni».
«Mi auguro che su una questione così delicata – aggiunge l’esponente del movimento che si oppone alla maggioranza che guida il municipio aiellese – il Sindaco possa rispondere al più presto ai nostri quesiti in modo da poter dare ai cittadini le risposte che tanto aspettano».
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