Mal di mare Calabria
Mal di mare Calabria
Dopo le rivelazioni di un ex boss su ‘L’espresso’ , trovata una nave nei fondali di Cetraro. Portava carichi tossici? Parla il pm dell’inchiesta sui veleni
di Riccardo Bocca
Ora la Procura di Paola ha due certezze. La prima è che a quattro miglia al largo della costa calabrese di Cetraro, sotto 390 metri d’acqua, c’è il relitto di una nave. La seconda, che appena più a nord, al limite delle acque internazionali davanti al comune di Belvedere, si trova un enorme blocco a 500 metri di profondità. Una massa che i tecnici definiscono “corpo estraneo agli elementi naturali”, e che potrebbe essere una seconda nave, vista la lunghezza di 126 metri. “Tutto”, spiega il sostituto procuratore Francesco Greco, titolare dell’indagine sullo spiaggiamento della motonave Rosso, “è partito dal memoriale di un boss della ‘ndrangheta pubblicato da ‘L’espresso’ lo scorso giugno”. In quelle pagine, il mafioso raccontava di avere ricevuto nel 1992 dall’armatore Messina la richiesta di affondare un’imbarcazione carica di rifiuti pericolosi davanti a Cetraro. E di avere eseguito l’operazione nell’ottobre dello stesso anno. “Lette le sue parole”, spiega Greco, “abbiamo cercato riscontri sul territorio. Dopodiché è scattata una missione in mare sotto la guida di Edoardo Arena, consulente della Blue Tek”. L’8 gennaio il tecnico-subacqueo si è imbarcato, con gli uomini della Procura di Paola e i tecnici della cooperativa Nautilus, sulla nave Copernant Franca. E al ritorno ha confermato i due ritrovamenti.
Partiamo da quello che avete scoperto a quattro miglia da Cetraro. Che tipo di imbarcazione è?
“Per capirlo abbiamo consultato le carte nautiche dell’Istituto idrografico della Marina. E qui è spuntata la prima sorpresa. Fino al febbraio del ’92 non c’è traccia di alcuna barca. Nell’aggiornamento del ’93 spunta invece, a 0,6 miglia da dove abbiamo individuato la nave, un relitto definito ‘non pericoloso, con battente d’acqua sconosciuto’”.
Cosa vuol dire?
“Saperlo. Nei giorni scorsi, l’Istituto idrografico ha precisato che potrebbe essere una nave da guerra affondata durante il primo conflitto mondiale. Al che noi abbiamo chiesto: perché non compare nelle carte prima del ’93? Domanda che non ha trovato risposte convincenti”.
Quindi?
“Anche fosse una nave da guerra, non ci fermeremmo. Uno dei sistemi usati dalla malavita per confondere le idee è proprio questo: colare a picco le navi dei veleni dove c’è già un relitto. A insospettirmi sono quelle 0,6 miglia che separano il nostro rilevamento da quello della Marina. Non possiamo avere commesso un errore tanto marchiano”.
Come intendete procedere?
“Con grande prudenza. Ma senza guardare in faccia a nessuno. Anche perché va chiarito un altro elemento determinante”.
Il nome della nave da guerra?
“Non solo. Il fatto che il sonar indica, attorno alla nave, una macchia di circa 120 metri. Qualcosa che non è liquido, altrimenti sarebbe sfuggito ai controlli”.
Lei cosa pensa?
“Seguendo la logica, che si tratti del carico fuoriuscito dall’imbarcazione. Presto, prestissimo, invierò sott’acqua una telecamera e tutto verrà chiarito”.
Una perplessità. Possibile che la capitaneria della zona, o perlomeno chi abita a Cetraro, non abbia visto o sentito niente durante un affondamento clandestino?
“Le capitanerie fanno quello che possono, e il mare si sta rivelando un luogo di nessuno. Certo è che gli articoli del vostro giornale hanno scosso la memoria di tante persone. E qualcuno ci ha raccontato episodi precisi, indicando coordinate marittime. Altrimenti la nostra missione sarebbe fallita”.
È andata così anche per la massa di 126 metri che avete scoperto sul fondale davanti a Belvedere?
“Diciamo che è stata cruciale l’attività investigativa. La vaghezza della risposta, in questo caso, è d’obbligo”.
Sia allora chiaro su questo: cosa può essere un blocco di 126 metri, su un fondale a 500 metri di profondità, se non una nave?
“È quello che dico anch’io. Se non è una una nave, è qualcosa di metallico che va identificato con urgenza. I calabresi non vogliono più avere paura del loro mare. Cercano verità, piuttosto. E in primo luogo sicurezza”.
C’è chi dice che, dal 1990 a oggi, voi magistrati avete fatto tante indagini sulle navi dei veleni ma non avete trovato prove certe. Come risponde?
“Parlando della mia indagine: quella sullo spiaggiamento della motonave Rosso, e sull’ipotesi dello smaltimento clandestino di rifiuti pericolosi. Abbiamo dovuto ricostruire fatti che risalivano al 1990, analizzare un’imbarcazione che era stata demolita 15 anni prima. Eppure i risultati, tra mille difficoltà, stanno arrivando”.
Ad esempio?
“Gli armatori Messina sono stati rinviati a giudizio per non avere asportato dai fondali tutti i resti della Rosso”.
A proposito dei Messina. Più volte hanno lamentato di non essere stati convocati dalla magistratura. Hanno persino confezionato un dossier di 400 pagine per discolparsi. Perché non avete ascoltato la loro versione?
“Partiamo dal memoriale. L’abbiamo ricevuto e l’abbiamo letto con scrupolo. Tanto che da lì sono partiti nuovi accertamenti. Quanto alla convocazione, dopo il ritrovamento dei resti della Rosso i Messina hanno effettivamente chiesto di essere sentiti”.
E lei?
“Ho accolto la loro richiesta. Ma hanno preferito rinunciare”.
Chi ha fiducia nella vostra Procura è il presidente della regione Calabria, Agazio Loiero. Ha dichiarato che state svolgendo un lavoro “apprezzabile e da incoraggiare”. Segno che non siete più soli?
“Segno che il presidente ha colto la gravità del fenomeno su cui stiamo indagando. Appoggiandomi alle sue generose parole, chiedo che ci aiuti a raccogliere fondi per le nostre investigazioni. La concretezza è d’obbligo, in queste occasioni”.
Sarebbe anche bello sapere cosa c’è nella discarica di Grassullo, dove un testimone vide, dopo lo spiaggiamento della Rosso, camion scaricare nottetempo.
“Il testimone, in seguito, ha ritrattato davanti alla Commissione parlamentare per il ciclo dei rifiuti. Ma l’assessore regionale all’ambiente, Diego Tommasi, ci ha assicurato che quel terreno verrà scavato e studiato. Di più: ha aggiunto che il bando per la bonifica è già stato pubblicato sulla ‘Gazzetta europea’”.
Resta un problema. Il suo pool macina lavoro. E intanto l’indagine sulla motonave Rosso sta per sbattere contro la prescrizione. Come intende procedere?
“Valuterò presto il complessivo quadro indiziario, oggettivamente pesante. Qualunque decisione prenda, sottolineo che l’approvazione dell’ex legge Cirielli ci ha danneggiato non poco”.
Intanto, dice lei, la gente sta ritrovando la memoria. Ma c’è anche chi protesta per la cattiva pubblicità alla costa calabra. Si sente in colpa?
“Al contrario. Se non vogliamo perdere il turismo, dobbiamo sbarazzarci dell’immondizia che in passato è stata buttata nel mare”.
E oggi? Vengono affondate le cosiddette navi dei veleni?
“Vorrei smentirlo categoricamente, ma non ho elementi per farlo. Quello che so, è che quando le organizzazioni malavitose azzeccano un buon affare, difficilmente lo abbandonano”.
Territorio in comune
La Commissione bicamerale sul ciclo dei rifiuti non ha perso tempo. Martedì 24 gennaio, viste le novità calabresi, ha convocato i magistrati della Procura di Paola per un’audizione. “Come sempre”, dice il presidente Paolo Russo (Forza Italia), “la cautela è d’obbligo. Ma è sotto
gli occhi di tutti come gli elementi in gioco siano di straordinaria importanza. Per la prima volta
si sfiora una verità sull’affondamento in mare delle celebri ‘navi a perdere’. L’importante,
ora, è procedere con determinazione, tutelando tutti i soggetti coinvolti”.
La sua Commissione, dopo il memoriale scritto dall’ex boss della ‘ndrangheta, si è attivata
con trasferte e verifiche. Commento finale?
“Che le dichiarazioni di un pentito devono essere valutate singolarmente. Non ha senso pensare che un memoriale sia tutto vero o tutto falso. Piuttosto, quando si trovano riscontri, bisogna intervenire con prontezza”.
Tradotto in fatti?
“Nel caso delle navi calabresi, va circoscritto immediatamente l’eventuale danno al territorio
e alla salute”.
La politica è pronta a dare il suo contributo?
“Sui temi ambientali non c’è il tradizionale antagonismo destra-sinistra. C’è un partito trasversale che coglie determinate urgenze. E un altro, altrettanto trasversale, che frena. Non mi chieda
chi avrà la meglio”.
Territorio in comune
La Commissione bicamerale sul ciclo dei rifiuti non ha perso tempo. Martedì 24 gennaio, viste le novità calabresi, ha convocato i magistrati della Procura di Paola per un’audizione. “Come sempre”, dice il presidente Paolo Russo (Forza Italia), “la cautela è d’obbligo. Ma è sotto gli occhi di tutti come gli elementi in gioco siano di straordinaria importanza. Per la prima volta si sfiora una verità sull’affondamento in mare delle celebri “navi a perdere”. L’importante, ora, è procedere con determinazione, tutelando tutti i soggetti coinvolti”. La sua Commissione, dopo il memoriale scritto dall’ex boss della ‘ndrangheta, si è attivata con trasferte e verifiche. Commento finale? “Che le dichiarazioni di un pentito devono essere valutate singolarmente. Non ha senso pensare che un memoriale sia tutto vero o tutto falso. Piuttosto, quando si trovano riscontri, bisogna intervenire con prontezza”. Tradotto in fatti? “Nel caso delle navi calabresi, va circoscritto immediatamente l’eventuale danno al territorio e alla salute”. La politica è pronta a dare il suo contributo? “Sui temi ambientali non c’è il tradizionale antagonismo destra-sinistra. C’è un partito trasversale che coglie determinate urgenze. E un altro, altrettanto trasversale, che frena. Non mi chieda chi avrà la meglio”.