Tirreno inquinato. Due arresti per disastro ambientale
I fanghi dei depuratori comunali venivano scaricati direttamente in mare. La procura di Paola ha disposto l’arresto di due dirigenti della Smeco. Secondo il Gip possibili connivenze politiche e amministrative
Paola, 02 nov. 2011 – «Disastro ambientale e frode in fornitura» con quest’accusa sono finiti in carcere l’Amministratore della Smeco, Domenico Albanese e Jessica Plastino dirigente della stessa società che gestisce il maggior numero di depuratori dei comuni che si affacciano sul Tirreno cosentino. Il provvedimento di custodia cautelare è stato emesso dalla Procura di Paola, diretta dal dottor Bruno Giordano, nell’ambito delle indagini preliminari sulla gestione dei depuratori. Nel corso delle indagini, che vanno avanti ormai da tre anni, è stato accertato che i fanghi della depurazione di alcuni comuni finivano direttamente in mare o nei fiumi che sfociano nel Tirreno. E’ il caso del comune di Fuscaldo dove i fanghi, altamente pericolosi per la salute, venivano seppelliti in un torrente che alla prima pioggia li riversava in mare. Dai documenti in mano alla magistratura «emerge inconfutabilmente che per alcuni depuratori non sono stati smaltiti fanghi per anni». L’ipotesi è che, per risparmiare, si sia deciso di gettarli direttamente in mare senza depurarli.
Si attende lo sviluppo delle indagini che «andranno avanti» come ha dichiarato lo stesso procuratore capo di Paola Bruno Giordano – e coinvolgeranno anche le abitazioni private dotate di “pozzi neri” e la depurazione delle attività produttive della zona. Potrà – forse – esser chiarita l’origine di quella famosa chiazza marrone che compare spesso sulle acque del Tirreno cosentino, che fa indignare i bagnanti minando seriamente il turismo della zona ormai al collasso.
Il Gip di Paola, Giuseppe Battarino, nell’accogliere la richiesta di custodia cautelare formulata dalla Procura, ha richiesto di approfondire le indagini per verificare possibili connivenze tra i gestori degli impianti e gli amministratori locali o funzionari e tecnici comunali. «Ci si deve ragionevolmente rappresentare la concreta possibilità che solo attraverso connivenze estese di soggetti collocati nei livelli locali e regionali di governo – ha scritto il Gip - in ambito politico o più probabilmente tecnico amministrativo, gli indagati abbiano potuto impunemente devastare la costa tirrenica, essendo supportati, o “non disturbati” nella scelta di porre a rischio un intero ecosistema e la salute di decine di migliaia di cittadini».
«La frode nelle pubbliche forniture – aggiunge il gip motivando la necessità della custodia cautelare dei due indagati – non è strutturalmente esclusa dal fatto che qualche “intraneus” alle amministrazioni sia colluso con gli attuali indagati. Si tratta – ipotizza il giudice per le indagini preliminari – di relazioni illecite, o comunque di omissioni di intervento la cui natura dovrà essere necessariamente oggetto di indagine, venendo a riguardare soggetti che i due indagati senza dubbio alcuno contatterebbero per pianificare una strategia comune di elusione delle indagini, con concreto e decisivo rischio per le stesse…»
Sarebbe interessante anche verificare come mai le analisi condotte dall’Arpacal sulle acque del Tirreno cosentino hanno dato spesso risultati “eccellenti” se è vero che molti depuratori comunali non funzionavano correttamente sversando in mare sostanze altamente inquinanti.